AgriHotel Morada – Villa San Pietro
«E io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.» Mt.16,18.
E poi ti dico: tu sei un burriccu, e su questo blog edificherai il Donkey Challenge, e le stelle saranno la tua dimora. La biada sarà il tuo nutrimento, e le forze della susunkaggine non prevarranno sulla mia mensa.
A te darò le chiavi del mio regno, dove per locande vagherai senza meta, dove troverai i miei discepoli, dove chi t’incontrerà verrà giudicato, dai vivi e dai morti, dal Raschione Ettore e dall’Ingegner Marrocu, sempre in termini di controventature, ovviamente… Chiudi la porta quando esci e, soprattutto, fatti rilasciare lo scontrino, che Minosse non digerisce bene gli evasori fiscali!
Ventuno Settembre. Giusto per celebrare, in quest’ultimo giorno d’Estate, l’onorata visita del Padre dei cristiani in Terra sarda, esigendo e celebrando loro, più laicamente e paganamente, una nuova e solenne liturgia della tavola, i Triumviri del Donkey Challenge si ritrovano, stretti dal mesto profumo della stagione che scivola via, in quel della cittadina che porta in sé il nome del primo Vescovo di Roma e della cattolicità tutta.
Seppure a qualcuno potesse risultare prosaica e blasfema la nostra condotta, questi non si stupiscano: certamente lo è, ma tanto qui da noi sono sempre i più furbi ad averla vinta!
Ore 21. A proposito di furberie; a prima vista non sembrerebbe chiaro cosa abbia spinto il Raschione Ettore ad organizzare un cervellotico quanto inusuale piano logistico di avvicinamento alla ciccionata, prevedendo dapprima il pickup dell’Ingegner Marrocu, direttamente al termine del suo turno di lavoro, l’alloggio della sua utilitaria poi – giusto in fronte ad un presidiato obiettivo ultra sensibile – , e la successiva sostituzione della medesima, come vettore di transizione, in favore della attempata volkswagen dello stesso ingegnere: «non preoccupatevi, con le forze dell’ordine ho regolato tutto io!»
Dopo circa mezz’ora di viaggio, tra strade statali e sconnesse mulattiere pedemontane, i Donkeys raggiungono il locale scelto per la serata: L’ Agrihotel “Morada” (la dimora), ben collocato nelle colline del Paese di Villa San Pietro.
La dimensione della visitando struttura la svelano, seppure nella penombra della notte, le numerose autovetture allestite a festa nello sterrato che circonda lateralmente l’immobile.
Il “Morada” è un sesquipedale complesso che si compone di un hotel, un ristorante, due cucine, e una sala matrimoni, disposti a diverse altezze e circondati dal verde di un vasto prato inglese. Questo, almeno per riferirci alla parte che abbiamo potuto visionare di persona, non potendo e volendo andare in escursione per tutti gli ambienti.
Il Ristorante è di per sé non eccessivamente esteso, ma carino e accogliente. Alcuni tavoli trovano alloggio nella panoramica veranda esterna mentre, all’interno, la sala principale è dominata da un solido caminetto centrale, intorno al quale sono disposti gli altri tavoli lignei. Il caminetto e le chiare pareti del locale sono decorate con bucolici e gradevoli affreschi sul tema delle arance, emblema della gestione passata.
Al nostro arrivo, veniamo accolti dall’unica cameriera di sala – per altro più che sufficiente per il numero modesto di avventori -, che si dimostrerà sufficientemente efficace con il suo stile ultra-formale e dimesso. Ogni tanto baluginava tra i tavoli il (probabile) gestore, per noi prodigo di informazioni sulla storia del ristorante e sui prestigiosi ospiti che esso occasionalmente accoglie (Es. Fiorello!).
E’ anomala invece la prassi per la quale – almeno nel nostro caso – l’avventore, prima che venga consultato nel merito, viene condotto verso un implicito menù degustazione, probabilmente in accordo con quanto offerto agli ospiti dell’Hotel oppure, maliziosamente parlando, a quelli delle cerimonie in corso (in realtà, come detto, le cucine dovrebbero essere separate).
Invero, tra tutte le pietanze proposte, abbiamo avuto modo di scegliere singolarmente solo i dessert; le altre sono arrivate al nostro tavolo in maniera improvvisa, naturale e quasi scontata senza che ce ne lamentassimo (come nostra abitudine ci avremmo mangiato tutto ugualmente), non prima però che il Raschione avesse potuto selezionare il vino per la serata (direttamente dal discreto frigorifero alloggiato lateralmente al caminetto): Vermentino di Sardegna DOC “Cannisonis” delle cantine Massidda, a dire il vero non particolarmente apprezzato dall’Ing.Marrocu, che ne ha perfino delegato il rituale dell’assaggio al Raschione, in virtù di una indisposizione dovuta alle recenti fatiche lavorative.
Nello specifico, tra una boccata d’aria e una visita delle pelose mascotte dell’albergo, arrivavano al nostro tavolo: tempura di pescato e verdure (molto buona, ma fredda, evidentemente preparata qualche ora prima, peccato), ottimo flan di pecorino © su (verosimilmente) vellutata di insalata verde e polvere di bottarga, insalata di gamberi pomodori e zucchine, eccellente tonno alla griglia con cubetti di arance su vellutata di melanzane, buonissime cozze primavera su letto di rucola e spolverata di bottarga, buoni gamberoni arrosto, parzialmente spellati e avvolti nel guanciale.
Molto buono anche il primo: ravioli con ripieno di gorgonzola e noci, e delicato condimento al pesto di noci e gamberi. E’ soggettivo, invero, il giudizio sulla composizione del secondo: tonno in crosta di mirto con emulsione di aceto balsamico; parrebbe che faccia impazzire Fiorello ma, almeno secondo Jesus, presentava un eccesso di aceto che andava a coprire l’ottimo aroma di mirto. Sontuosi i dessert: semplice sorbetto al limone per Jesus, tortino al cuore di cioccolato e crema di fragole e frutti di bosco per il Raschione, gelato al croccante (sponsorizzato calorosamente dal gestore) con crema di fragole, more e ribes per il satollo ingegnere, che da principio era incerto sul poter terminare la sua porzione, per poi quasi richiedere del pane per riuscire a farne scarpetta!
La cena si concludeva con due caffè e un Rum J.Bally per il Raschione (Il proposto “Mount Gay” era stato scartato per questione di ortodossia cristiana!). Costo complessivo della serata 35€ cadauno, da giudicarsi un quindici per cento inferiore al giusto dovuto.
Il “Morada” non è solo un ristorante e una struttura adatta alle grande cerimonie. Se si ha voglia di addentrarsi tra le colline di Villa San Pietro, ci si può piacevolmente accomodare in un ambiente discreto e rilassante e gustare piatti certamente non comuni. Qualche piccolo difetto di preparazione delle pietanze e la poca flessibilità nella proposta della cucina, non spostano di molto il nostro positivo giudizio. Tre burricchi con menzione speciale per l’ambientazione.
VALUTAZIONE “Morada”: Tre Burricchi con menzione speciale. | |||
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AgriHotel Morada | Indirizzo: Loc. Su Guventeddu, Villa San Pietro Telefono: 070907543 [mostra in google maps] |
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