Ristorante Mare Nostrum – Torino [extra]
In principio era il verbo e il verbo era presso il Triumvirato, e il verbo era Raschione, Jesus e l’Ing.Marrocu. Questo era in principio presso il Donkey Challenge e compito dell’apprendista asinino fedele sarebbe ripetere ogni giorno con salmodiante umiltà l’unico immodificabile evento di cui si possa asserire l’incontrovertibile verità: il cibo è sacro.
15 settembre dell’Anno Domini 2013. Augusta Taurinorum. Torino. La prima capitale d’Italia. Ancor prima, capitale del regno sardo piemontese. Il filo rosso che lega la città sabauda a Casteddu, non foss’altro per le innumerevoli regine, re, principi e principesse che monopolizzano la toponomastica del centro, è tangibile; quindi, quale città migliore per provare a rendere omaggio al triumvirato asinino piu’ famoso del regno con una prima recensione extra insulare? Cospargendosi il capo di cenere ed indossando il saio dell’umiltà, il neofita, alla sua prima recensione, accompagna la gentile compagna di viaggio M.S. a festeggiare il suo trentesimo genetliaco in una serata gastronomica.
La serata è fresca, M.S. è ancora ignara della destinazione. Da via Carlo Alberto al museo del risorgimento, all’interno della Galleria Subalpina e sbucando poi in piazza Castello si dirigevano verso via Po, i portici della città sono qualcosa di unico, gli odori misti di libri usati e kebab, pipe e tram, ordine e anarchia, identificano via Po. Alla fine si apre Piazza Vittorio, con la Gran Madre che incute rispetto. Ci si addentra nelle vie quadre che rispettano ancora la geometria dei castrum romani, in zona Vanchiglia. La toponomastica motteggia ancora i due portandoli in un ristorante di pesce, sito in via Pescatore, si spera il nome sia di buon auspicio, il ristorante Mare Nostrum. Ma perché un ristorante di pesce a Torino? Perché Torino è la piu’ grande città del sud e c’è stata dopo il 2006 una crescita esponenziale della ristorazione.
All’ingresso si viene accolti col sorriso e con la prenotazione, indispensabile. Vengono fatti accomodare in una stanza sulla sinistra con ancora dei tavoli liberi che sarebbero stati occupati da lì a poco. Il locale è antico, arredato stile trattoria, con mobili in legno che rendevano l’ambiente molto informale. I tavoli in noce, le tovaglie in lino, le posate in argento e i bicchieri di cristallo. La cura degli arredi alle pareti con dei quadri antichi, delle stampe, degli oggetti antichi d’uso comune come stadere, boccali e cesti arricchivano senza creare l’effetto barocco e pesante che alcuni ristoranti hanno. Il ristorante non è molto grande, ha un locale sulla sinistra, vicino ala cucina diviso in due spazi, con circa trenta posti in totale e una stanza molto piu’ grande di fronte all’ingresso arredata in stile piu’ elegante con lampadari in vetro enormi che sovrastano la sala. La clientela sembrava a proprio agio. Composta all’apparenza da persone avvezze alla buona cucina, senza notare la comitiva del sabato sera o pippialla varia. Il cameriere che li ha accompagnati per tutta la serata, ha illustrato loro la filosofia del locale.
Cucina esclusivamente di mare e col pescato del giorno. Il menu riportava i prezzi degli antipasti, dei primi e dei secondi, nell’ordine 20, 16 e 22 euro e la carta dei vini. Quindi in base al pescato, il cuoco e i suoi cinque assistenti organizzano il menu che viene poi proposto ai clienti. Gli antipasti sono sempre una degustazione di vari bocconcini, all’incirca otto che permettono poi il proseguimento della cena. Come vino si opta per un Gewurztraminer 2012, non brillando per originalità, ma puntando sulla sicurezza, nonostante vi fosse la tentazione di un Arneis. Fortunatamente visto che il solo D.P. consuma il vino viene portata una bottiglia da 0,375l. L’attento cameriere una volta aperta la bottiglia, chiede a chi far assaggiare e versa, dopo l’assenso del tronfio D.P., il nettare degli dei altoatesini in un calice. Gli antipasti hanno illuminato gli occhi e soddisfatto il palato: alici marinate con pepe rosa, pinoli, prezzemolo e peperoncino, tortino di zucchine con cernia, ventresca di tonno cruda con salsa, cannolicchi al forno, involtino di zucchina e gambero impanato, crocchetta di patate e dentice, polpetta calda di ricciola e cous cous con polpo in salsa. Antipasti perfetti in qualità, quantità e tempi di attesa.
Come primi M.S. si è indirizzata verso tagliolini con gamberi viola di Santa Margherita mantecati con acqua di pomodoro fresco, completati con crema di mozzarella di bufala di Aversa; D.P. oltre una mezza porzione dei succitati tagliolini ha voluto anche una mezza porzione di rigatoni con crudo di tonno e pesto di Lampedusa, probabilmente i rigatoni prevalgono sui tagliolini, il pesto era leggero e il tonno crudo metteva il cappello a un piatto molto riuscito. Il secondo è stato scelto da entrambi di comune accordo da dividere poi in due piatti (scelta azzeccata vista la quantità della porzione): filettini di pesce castagna alla Eoliana, infarinati con cipolla, mandorle tostate e marsala, serviti con un misto di verdure grigliate. Il gusto di questo piatto una volta entrato in bocca, si incuneava nel palato ed arrivava alla parte del cervello deputata al piacere, sfiorando le pareti del centro di comando dell’orgasmo.
I due ormai satolli, consapevoli che rinunciando al dessert, avrebbero rinunciato a qualcosa di eccelso, visto che tutti i dolci erano fatti in casa, decidono comunque che era troppo. D.P. prende il caffè che, contrariamente a quello di tanti ristoranti, risulta molto buono. A fine cena a tutti i commensali viene offerto un marsala o un digestivo e D.P. accetta volentieri una grappa morbida e declina l’offerta del cameriere ad un secondo, gratuito bis. A questo punto della serata i due sono soddisfatti e felici. In attesa del conto commentano le bontà eccelse dei piatti e cercano di trattenere nei cassetti della memoria del gusto tutti quei sapori. Il conto di 50 euro a testa è da ritenersi molto onesto vista la qualità, la freschezza e la quantità del prodotto ittico consumato.
Il ristorante Mare Nostrum è una calda oasi siciliana sotto le Alpi, che mette al primo posto il prodotto fresco, la varietà dei menù, la competenza nel trattare il pescato. Le foto non sono state fatte in previsione di questa recensione ma solo per ricordo personale, ma vista la soddisfazione palatale e sensoriale sembrava un peccato non far saper ai seguaci asinini la bontà di questo posto. Quindi M.S. e D.P. concedono, o meglio propongono quattro burricchi con menzione speciale per la qualità del prodotto primario per questo ristorante, portato ogni giorno dalla Liguria da una cooperativa di pescatori.
Con profondo rispetto,
M.S. e D.P.
NDR: Ringraziando Dario per aver raccontato in maniera impeccabile la propria esperienza tramite il Donkey Challenge, precisiamo che il ristorante non potrà essere inserito nella classifica generale in quanto fuori dalla zona di competenza che, al momento, ci siamo dati, ovvero i confini isolani.
VALUTAZIONE “Mare Nostrum”: Quattro Burricchi con menzione speciale. | |||
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AgriHotel Mare Nostrum | Indirizzo: Via Matteo Pescatore 16, Torino Telefono: 0118394543 [mostra in google maps] |
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24 set 2013 alle 12:48
Complimenti a Dario per l’impeccabile cronaca. Ottimo inizio come recensore, nonostante debba appuntare che c’è da lavorare un po’ meglio sulle foto: i nostri lettori sono abituati alle aberrazioni digitali praticate da Jesus. Auscpichiamo di averti come ospite, anche narrante, a qualcuna delle prossime ciccionate.