Ristorante Antica Cagliari
Cessu Cagliari Antica, non so se venirti a trovare, e discendere per il Castello fin giù alla Marina, da Stampace risalire verso il Colle, accarezzando le tue ruvide vie, incontrando mille ruvide voci di mille ruvidi volti, che qui le strade hanno tinto, di sudore e futura nostalgia, di lavoro ed incondizionato amore.
Cessu Antica Cagliari, non so se venirti a trovare, alzarmi dal mio letto di noia, calpestare le tue altezzose vie, incontrare mille rigidi volti, dipinti con mille sorrisi già spenti, per cercare, tra i tuoi infiniti e colorati anfratti, l’ultimo vero caldo piacere, che questo Autunno ancora può regalarmi. Per favore, non deludermi.
I propositi di Jesus, il pomeriggio dell’ultimo Venerdì del mese, nelle ultime ore di votazione del grande concorso “Vinci una giornata da Burriccu“, erano bellicosi. L’auriga della serata sarebbe stato questa volta il Raschione Ettore, e il burriccu già divisava di consumare una razione extra di cibarie e vino, a discapito dei prossimi futuri commensali. L’Ingegner Marrocu aveva già manifestato certezza, nel conferire sulla sua presenza, ma il malfidato Raschione, memore della defezione della settimana prima, ancora attendeva riscontri.
Alle ore 21 in punto, con due terzi dei burricchi già di fronte al locale, partiva la telefonata minatoria: «Ingegnere dove c… si trova???». «Esattamente dietro di lei!». Espletati i rapidi convenevoli di rito, la ciccionata poteva avere inizio.
L’”Antica Cagliari” è un ristorante intelligentemente affacciato sulla popolata “Via Sardegna” nel quartiere “La Marina”, punto focale e strategico del turismo cagliaritano. L’accattivante insegna, l’elegante menu a colonna e la pioggia di luci che illumina l’ingresso, invogliano il cliente ad entrare.
L’interno, si presenta come un lindo corridoio rettangole che, dal vestibolo di ingresso, dapprima si allunga con una zona bar laterale, per poi proseguire articolato in due file di piccoli tavoli quadrati, fino a raggiungere una seconda e meno longilinea sala; in questo piacevole anfratto – sapientemente decorato con pareti in pietra -, trovano alloggio una bella credenza rustica, una bandierina tricolore, suppellettili di vario tipo, e la foto celebrativa in bianco e nero, del Cagliari 1969/70. Evidentemente anche questa, è un’antichità da ricordare e preservare! Tutta la copertura superiore del locale, è poi dominata da travi in grezzo legno scuro, disposte alternativamente e trasversalmente lungo il corridoio. Nondimeno possiamo apprezzare, un cromaticamente equilibrato pavimento in finto parquet.
La seconda sala appare ben più intima ed accogliente, rispetto alla regolare asetticità della prima, mentre, voltando lo sguardo verso l’ingresso, si può scorgere una lunga scala che porta al piano superiore. Nonostante si possa immaginare che questa conduca ad un ulteriore livello di tavoli, il simpatico signore continentale, che ci ha interpellato dal balconcino che dà sulla strada poco prima del nostro congedo, ha fugato ogni dubbio: «wè, scusate, sapete per caso quanto ha fatto il Milan?»
Al nostro ingresso veniamo accolti da un personale nutrito e gentile, già indaffarato a dimenarsi tra i numerosi avventori presenti e gli aspiranti tali: «mi spiace signori, è tutto esaurito già da ieri!»
La preventiva prenotazione, a nome di un fantomatico sig. X che sempre tutela, inconsapevolmente, il nostro prezioso anonimato, ci garantiva l’accesso alla sala scortati, fino al nostro tavolo, da una giovane e parecchio graziosa cameriera, efficiente perno portante del servizio, che possiamo certamente elogiare come impeccabile e attento. Oltre che dalla gentile signorina – in elegante livrea nera -, siamo stati assistiti da un più sbrigativo giovanotto addetto alle comande, e da quello che presumiamo essere il maître/gestore del locale.
Dopo esserci gozzovigliati con i gustosi panini e “carasau” portati al tavolo, prendiamo visione del menù che, in accordo con il nome e la filosofia del ristorante, presenta un assortimento di pietanze tipiche della cucina cagliaritana, senza lasciare spazio a tralignanti interpretazioni o a fantasie particolari. Velocemente ordiniamo la carrellata di antipasti di mare, arricchiti da una zuppa di cozze in luogo dalla fritturina mista proposta dal cameriere; a seguire, tripartiamo la comanda su tre differenti primi, affidando all’evolversi degli eventi, la possibilità eventuale di consumare poi un secondo piatto. Vino scelto dal Raschione, un superbo IGT “Iselis” delle cantine Argiolas degustato, con il consueto impatto scenico, dall’Ing.Marrocu:
«Chi è l’esperto?» «L’ingegnere. Entrambi le classificazioni sono comunque discutibili!» A seguire, un prolungato quanto insensato “fare il figo” del Raschione, con improbabili domande in stile Trivial Pursuit, buttate sul tavolo ex-abrupto, senza una motivazione apparente: «Lei sa dove si trova la città di Sanah?». Marrocu: «è facile saperlo, dopo che si è guardato “alle falde del kilimangiaro” ieri sera!»
Gli antipasti arrivano velocemente, forse troppo, tanto da far avanzare l’ipotesi che non siano preparati sul momento. La verifica termica e la qualità non particolarmente brillante delle pietanze, danno credito a questa ipotesi: insalata di gamberi con carote e cipolle, un po’ troppo fredda; insalata di polpo, buono ma non morbidissimo; dozzinale insalata di mare, con cozze, seppie, polpo e condimento simil-giardiniera particolarmente acido; buone cozze primavera con prezzemolo e pomodorini, anche se troppo ricche di condimento anziché di mitili; tonno alla catalana con cipolle e pomodori, per terminare con una zuppa di cozze nella quale il sapore del frutto di mare veniva irrimediabilmente alterato da un fastidioso eccesso di (ri)cottura, mentre il sugo si manteneva comunque piuttosto gustoso.
Ottimi e abbondanti dobbiamo giudicare, invero, i primi piatti, arrivati in tempi più ragionevoli: linguine agli scampi e porcini per il Raschione; fregola (non artigianale) ai crostacei con gamberi e scampi per Jesus; linguine all’astice per l’Ing.Marrocu.
Ancora non paghi e incerti sul giudizio, i burricchi richiedevano una grigliata mista, quantificata in due porzioni da dividere in tre, e articolata in: due gamberi (buoni), due orate (piuttosto anonime) e due seppiette (eccessivamente cotte).
Piuttosto controverso anche il giudizio sul dessert: buona sebada al miele (millefiori) e arance per il Raschione, semifreddo al torroncino e caramello per l’Ing.Marrocu, mediocre panna cotta con caramello per Jesus.
Due caffè, una grappa barricata per Jesus e due liquori alla liquirizia (Eclisse) per gli altri burricchi concludevano la cena. Costo complessivo: 53€ cadauno, assolutamente ingiustificati e in disaccordo con la qualità delle pietanze assaporate, più tollerabili in funzione della professionalità del servizio. Registriamo inoltre, che tale costo non si è ugualmente distribuito sui commensali perché l’ing.Marrocu, volendo pagare con la sua appariscente “American Express”, dopo aver acquisito le quote dei suoi colleghi, maggiorate della giusta mancia, ha poi “inspiegabilmente” disatteso di elargire la medesima al pur meritevole personale.
Ambientazione elegante e gradevole, servizio puntuale ed attento; i punti deboli dell’”Antica Cagliari”, sono però la superficialità del menù e la qualità della cucina – solo a tratti interessante -, che mediamente risulta ben lontana dalla eccellenza. Due burricchi con menzione speciale per il servizio.
VALUTAZIONE “Antica Cagliari”: Due Burricchi con menzione speciale. | |||
---|---|---|---|
Ristorante Antica Cagliari |
Indirizzo: Via Sardegna 49, Cagliari Telefono: 0707340198 [mostra in google maps] |
|
★ |
Condividi su Facebook |