ott
11
2014
Ispinigoli – Forno esterno
Il cuore del monte, dalle profondità della terra, sale a divorarti e malignarti. Il suo fiato è opprimente e diabolico, ma sa attirarti verso di lui e costringerti al sacrificio. Ti supplica di lanciarti nel suo abisso, di scivolare nelle sue viscere, di ammirare dal baratro un cielo fatto di tenebra, di pietra e di sudore eterno. Gradino dopo gradino, i sensi riescono ad avvertire il vagare umido di epoche remote. Ad ogni passo contiamo i millenni impiegati dal silenzio per costruire il suolo sotto i nostri piedi, ed è seducente pensare che abbiamo il potere di distruggere tutto in un istante; ed è insopportabile pensare che qualcun altro possa farlo al posto nostro. Capito questo, possiamo risalire a veder il sole di mezzogiorno. Sotto questo suolo la luce non ha senso: l’oscurità è l’unico regno che il freddo crudo delle gole sarde possa desiderare.
Ispinigoli – Terrazza
Lasciati dietro di noi e sotto di noi, il ventre della montagna e l’abisso delle vergini, possiamo dedicarci, in questa calda giornata di ferragosto, a quello per cui siamo più portati. Non certo esplorare le viscere della terra, né calarci alla ricerca dell’ignoto, anche perché sicuramente google l’avrà scoperto prima di noi. Scopri anche tu, caro lettore, cosa è realmente Ispinigoli, cosa rappresenta per questa Terra, quali poesie della natura e ancestrali leggende porta con se, prima ancora che qualche burriccu senza autorità possa narrartelo. Possiamo qui invece ammirare e farti ammirare le tinte dell’acquarello che ci circonda: le campagne e la rigogliosa vallata che si distende fino al mare. Il giorno che ti offre i suoi silenzi, i muggiti lontani di bestie al pascolo, l’odore pungente del letame misto all’aria tersa della sera, la notte che ti soffia in faccia e ti regala un inarrivabile desiderio di quiete e serenità.
Ispinigoli – Antipasti terra
Ispinigoli – Antipasti mare
Dopo la visita alla grotta di Ispinigoli, una nuova anomala comitiva predisponeva il proprio accomodo sulla terrazza dell’omonimo Hotel/Ristorante. Il giorno prima, affogato nei bagordi della Cala Gononone by Night, il Raschione Ettore era riuscito a trovare quattro posti ancora disponibili per il pranzo di ferragosto. Per sé, per Jesus, per La Donna del Presidente, e per la Cognata del Presidente, condividenti la medesima vacanza in Terra e mare di Barbagia. L’Hotel, come descritto è immerso nel verde, a pochi passi dalla famosa grotta carsica.
Ispinigoli – Ravioli di formaggio
Prima dell’accesso agli spazi dell’hotel, accoglie il visitatore una piccola costruzione in pietra, destinata alla cottura di maialetti e altri sfortunati oggetti/soggetti sacrificali. Non è invero del tutto gradevole l’impatto visivo con la reception, adiacente ad un piccolo bar collocato a ridosso del vestibolo d’ingresso.
Tutta la struttura ha un sapore un po’ retrò, stile anni ’80, e questo ha di certo un suo fascino. La vista che si gode dalle camere da letto (l’Hotel aveva ospitato la coppia presidenziale circa un anno fa, in occasione del matrimonio di un collega di Jesus) e dalla terrazza del ristorante, è ad ogni modo impagabile, tanto da rendere splendido qualsiasi frugale o mondano avvicinamento a questi luoghi.
Ispinigoli – Fregola alla pescatora
Arrivati al ristorante, dopo un brindisi di benvenuto (a base di cannonau DOC “Filieri” rosato della cantina “Dorgali”) con contestuale accaparramento di stuzzichini locali, veniamo fatti accomodare sulla terrazza, in uno nei posti più esclusivi della sala, a dispetto della prenotazione dell’ultimo minuto! Il personale di sala è piuttosto numeroso e, immaginiamo, parzialmente in forze giusto per l’evento ferragostano. Il servizio si rivelerà quindi piuttosto alla buona, ma sufficientemente puntuale ed attento. Il menù era fisso e vergato su una graziosa pergamena bianca, mentre i vini a disposizione dei Burricchi erano un Vermentino di Sardegna DOC “Isalle” e un Cannonau DOC “Vigna di Isalle”, entrambi della Cantina sociale di Dorgali.
Porcetto alla brace
Orata, calamari fritti
Il susseguirsi dei piatti ci ha consentito di sperimentare sapori riconducibili ad una cucina decisamente semplice ma di buona qualità, anche se (a parte una porzione di porceddu arrosto) più vicina a quella di costumanza nel pot-pourri campidanese, piuttosto che la tradizionale barbaricina. Gli antipasti si articolavano in una composizione dicotomica terra-mare: dapprima una selezione di salumi locali (prosciutto, coppa di maiale, salsiccia) con tomata, frue e nodino di formaggio, seguiti da un piatto composito con insalata di polpo con frutti di mare, gamberi olio e limone, barchetta con rana pescatrice alla catalana.
Semifreddo alle more
Macedonia di frutta
Primi piatti. Ravioli ripieni di formaggio e menta al sugo tradizionale, seguiti da una buona fregola allo scoglio con cozze calamari e gamberi. Secondi piatti: porceddu alla brace con patate arrosto, filetto di orata al profumo di erbe locali e calamari fritti. Anche se potrebbe non sembrare dalle foto, grazie ai continui bis e “richiamini” al tavolo, le quantità ingurgitate risultavano essere al minimo industriali, con saturazione raggiunta a circa 2/3 del pasto! Per finire, i dolci: semifreddo variegato alle more e macedonia di frutta fresca, con pesche, mela anguria, uva e banana (almeno mi sembra di ricordare). Ovviamente caffè e amari classici (Jesus ordinava una “Sprite”!). Costo complessivo del pranzo 46€ cadauno, tutto sommato congrui data la festività, la qualità, e il numero di portate.
Ambientazione splendida. Un po’ meno brillante è la cucina del ristorante “Ispinigoli”, che a nostro avviso, qualora non intendesse orientarsi più su un discorso di creatività e sperimentazione, dovrebbe dedicarsi maggiormente alle tradizioni culinarie indigene. Due burricchi con menzione speciale per la location.
VALUTAZIONE “Ispinigoli”: Due Burricchi con menzione speciale. |
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Ristorante Ispinigoli |
Indirizzo: Località Ispinigoli, Dorgali
Telefono: 078495268 [mostra in google maps]
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commenta | tags: amari, antipasti, banana, barchetta ripiena, brace, caffè, calamari fritti, cannonau doc, cantina, cantina sociale, catalana, chef, commenti, conto, coppa, costo, cozze, cucina, dessert, DOC, dolce, dorgali, erbe locali, filetto, filieri, formaggio, foto, fregola allo scoglio, frue, frutta fresca, frutti, gamberi, gamberi olio, giudizi, indirizzo, insalata, isalle, jesus, limone, macedonia, maiale, mappa, mare, marrocu, mela anguria, menta, menù, more, nodino, opinioni, orata, patate arrosto, pesche, piatto, polpo, porceddu, prezzo, primi piatti, profumo, prosciutto, qualità, Rana pescatrice, Raschione, ravioli ripieni, recensione, ristorante, rosato, salsiccia, salumi locali, sardegna, secondi piatti, secondo, seguiti, semifreddo variegato, sugo tradizionale, telefono, tomata, uva, Valutazione, vermentino, vigna, vino
ott
7
2014
Su Gologone – Ambienti
Fonte della vita. Bevo la tua memoria. Brindo alla tua memoria; assaporo ogni istante che ho passato ad aspettarti, richiamo alla mente ogni minuto speso ad immaginare la nostra fine; gioisco e mi stupisco, nel tuo vortice di purezza, della tua essenza limitata e senza confini, del tuo tempo mutevole ad ogni spazio.
Sento la tua inerzia, muta e fragorosa; seppellisco la parte di me che non riesce ad ascoltarti, che non sa fermarsi per riposare, che non governa i suoi porci e le sue iene, che una cosa o l’altra risolve e dimentica, senza affondarla nel tuo oblio.
L’agnello sgozzato riposa sull’altare, il suo sangue ormai ha bagnato i nostri piedi. Ora resta a te purificare questo nostro rito, e permetterci, dopo la morte, di vivere ancora una volta. Tanto per non cugurrare e cugurrarvi!
Su Gologone – Antipasto barbaricino
Bene, a distanza di due mesi abbiamo detto abbastanza. Siamo talmente indietro con il nostro dovere, che l’Ing.Marrocu in questo istante starà probabilmente correndo con il suo CX Gilera capelli al vento. Non perderò tempo quindi nel raccontarvi i dettagli e i retroscena dell’evento. Giusto qualche riferimento temporale e geospaziale. Ferragosto, giornate non troppo afose, soprattutto con la climatizzazione settata al limite della sofferenza. Oliena, Terra di troiani in fuga, Terra di Barbagia. Non lontano dal Paese la sorgente carsica de “Su Gologone”, misteriosa e solenne. Poco distante, il Ristorante / Hotel che porta il suo nome.
Quivi, il Raschione Ettore, non domo – finanche in ferie – di tessere le sue trame pubblico-relazionali, organizza una estemporanea ciccionata per maestosamente celebrare il respiro del Supramonte.
Crocchette di patate
Flan di pecorino al sugo
Ospiti e celebranti la rituale gozzoviglia, lo stesso Raschione, Jesus, la Donna del Presidente e un nutrito e variopinto gruppo di fan, per un totale di otto persone (e altrettanti coperti).
In primis, il punto di congiunzione tra i Burricchi e il resto della comitiva era (Omissis), accompagnata dalla fanatica del fitness (Omissis), con consorte, oltre ché da una seconda coppia di amici. Anticipiamo subito che, per ragione di memoria e di bolscevica condivisione dei beni, non particolareggeremo l’associazione degli ordini. Gli Omissis mi sono stati imposti in sede di revisione censoria dell’articolo, per questioni legate all’invasione aliena e alle profezie Maya sugli sticazzi.
Su Gologone – Antipasti
Tralasciando la incantevole cornice naturale nella quale si trovano collocati, il Ristorante e l’Hotel “Su Gologone”, sono splendidi. L’Hotel è strutturato come una sorta di pittoresco e colorato villaggio barbaricino, adagiato su una collina che s’affaccia sul Supramonte. Ogni angolo e anfratto del villaggio è curato nei minimi dettagli, seguendo una linea a cavallo tra il raffinato e il gusto tradizionale sardo. Gli spazi comuni sono di per sé notevoli: salotti all’aperto, che mescolano eleganza e asprezza della natura, disimpegni che si trasformano in musei della tradizione indigena. Superato uno di questi spazi, raggiungiamo la sala ristorante, che per la stagione Estiva si declina in una terrazza coperta, con vista sulla Piscina.
Su Gologone – Primi
La comitiva si accomoda in un tavolo all’angolo Sud della terrazza, non proprio vicino al parapetto “Vip” che dà sulla piscina. Piuttosto, inizia subito una tragica competizione per la sopravvivenza, tra commensali imbaschiti, e chi, come Jesus, capitava collocato al perigeo di un vistoso ventilatore da soffitto, caratterizzato da una potenza non dissimile a quella di un Cessna turboelica. Da un ristorante di livello, ci saremo aspettati almeno un motore a due velocità! Risultato: freddo al pancino e questo brutto mal di pancia tutta la notte.
Ad ogni modo, dopo esserci fatti erudire dal personale (attento e professionale) in merito a costumanze e menù del ristorante, ciascuno degli astanti palesava la propria scelta e articolava la sua cena secondo esigenze e motivazioni differentemente particolareggiate.
Minestrone di verdure
Ravioli al sugo
Pani frattau
Su Gologone – Secondi
Riguardo l’aspetto puramente culinario, la cucina testata a “Su Gologone” è senz’altro di qualità, ma a nostro parere fin troppo tradizionale, senza alcuna ricercata variante sul tema di base. Tra l’altro, il menù in sé non ci è sembrato del tutto adatto per la calda stagione estiva.
Tradizionale anche la carta dei vini, dalla quale “estraiamo” una fornitura a profusione di classico “Nepente” DOC della Cantina di Oliena, e due bottiglie di Vermentino di Sardegna DOC “Cala Silente”, della Cantina di Santadi.
Iniziamo dagli antipasti. Venivano distribuiti, tra i vari commensali: antipasto barbaricino composto da prosciutto salsiccia e olive; crocchette di patate; flan di pecorino in bagno di sugo di pomodoro, con decoro di basilico; crema di pecorino; verdure fritte pastellate; funghi cotti in padella con condimento di prezzemolo; buonissima cordula (treccia) di agnello.
Su Gologone – Dolci
Numerosi anche i primi: orecchiette “alle erbette” e olio d’oliva; tradizionali maloreddus al sugo di carne e pecorino; orecchiette ai pomodori, melanzane e basilico; ravioli di ricotta alla crema di pecorino e finocchietto selvatico; pani frattau con pecorino fuso e finocchietto; ravioli al sugo con polpette di bue; minestrone di verdure barbaricino.
I secondi: pomodori con formaggio frue (formaggio fresco acidulo); stufato di maiale; carne capretto in umido; pane carasau con pecorino fuso su letto di lattuga.
Infine i dolci: assortimento di dolci al cucchiaio assortiti; tiramisù; cruditè di frutta e dolcetti sardi classici.
Costo complessivo: 46,50 cadauno, da giudicarsi un 15% eccessivi rispetto al giusto dovuto.
Ambientazione splendida, cucina tradizionale e tradizionalista, anche se non troppo elaborata. Il Ristorante “Su Gologone” è comunque una destinazione irrinunciabile per ogni turista che si trovasse nella zona. Tre burricchi con menzione speciale per la location.
VALUTAZIONE “Su Gologone”: Tre Burricchi con menzione speciale. |
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Hotel Ristorante Su Gologone |
Indirizzo: Loc. Su Gologone, Oliena
Telefono: 0784287512 [mostra in google maps]
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commenta | tags: agnello, alle erbette, amari, antipasti, antipasto barbaricino, assortimento, bagno, basilico, bue, buonissima, caffè, cala silente, cantina, carne, carne capretto, chef, commenti, con pecorino fuso, condimento, conto, cordula, costo, crema, crocchette, cruditè, cucchiaio assortiti, cucina, decoro, dessert, DOC, doc della cantina, dolce, dolcetti sardi classici, dolci, due bottiglie di vermentino, ferragosto, finocchietto, finocchietto selvatico, flan, formaggio, foto, frutta, funghi cotti, giudizi, indirizzo, jesus, lattuga, letto, maiale, mappa, marrocu, melanzane, menù, minestrone, nepente, oliena, olio, oliva, olive, opinioni, orecchiette, padella, pane carasau, pani frattau, patate, pecorino, pecorino fuso, polpette, pomodori, pomodori frue, pomodoro, prezzemolo, prezzo, primi, primi piatti, prosciutto salsiccia, qualità, Raschione, ravioli, recensione, ricotta, ristorante, santadi, sardegna, secondi, secondo, stufato, sugo, telefono, tiramisu, tradizionali maloreddus, treccia, umido, Valutazione, verdure barbaricino, verdure fritte pastellate, vermentino, vino
set
22
2014
Is Fradis beach – Esterno
Il vento che soffia alle tue spalle, non sempre è il maestrale dispettoso e ferino, che sa governare i tuoi passi e rallentare il cammino.
Non sempre è lo scirocco rovente e polveroso, che stordisce i sensi e ti accompagna verso il deliquio della coscienza. Quando Lui veramente arriva, è una brezza che ti avvolge, una tormenta che martella e rapisce, una burrasca che ti sfiora e ti stravolge, un primigenio e sofferto soffio di vita che trascina il tuo desiderio oltre i confini dell’ignoto, che ti porta alla deriva per mari lontani e cristallini, tanto rapidamente quanto più sono spiegate le vele del tuo desiderio e delle tue passioni.
Is Fradis beach – Battuto di gamberi
I desideri e le passioni dei Burricchi, a questo punto, dovreste aver imparato a ri-conoscerli. Non vi stupirà quindi qui leggere come, in un afoso Venerdì di Agosto, i venti dell’ingordigia e della passione alimentare, abbiano sospinto le vele della quasi-100cv del Raschione Ettore – con a bordo la ciurma del Triumvirato in equipaggio tipo – verso un porto ardimentoso e lontano, alla ricerca di nuovi libidinosi mari da navigare. Questa volta rischiando di naufragare contro gli scogli della segnaletica stradale e dell’illuminazione pubblica, che in quel di Castiadas, in località Cala Sinzias beach, divengono evidentemente insidiosi e taglienti. Consigliato vivamente approdarvi prima del crepuscolo.
Ceviche di cefalo
Tartare di tonno
L’impatto visivo con il “Is Fradis beach Club” a dire la verità non è del tutto positivo. Calato il sipario della notte sul meraviglioso palcoscenico della spiaggia di Cala Sinzias, da lontano il locale ci appariva come qualcosa a cavallo tra un lounge-bar e un chiosco da spiaggia. In realtà, appropinquatici giusto di qualche metro, potevamo già notare una serie di ben curati dettagli estetici, che riuscivano a trovare un giusto equilibrio tra estive esigenze di informalità e un più mondano desiderio di raffinatezza.
Is Fradis beach – Gnocchi di patate al nero di seppia
Sotto la veranda pseudo-ottagonale della struttura in legno, dominata al centro dal bar e dagli spazi delle cucine, alloggiano – oltre che i divanetti atti allo spazio aperitivo – una decina di tavoli bianchi e relative sedie in ferro e legno, dal peso approssimativo di una tonnellata cadauna, disposte su un bel parquet color mogano. Alcune fioriere bianche perimetrali celano un cuore luminoso colorato, che donano all’ambiente una atmosfera glamour, mentre notiamo un po’ ovunque, decori che, stilizzati in bianco e nero, ricordano i disegni degli arazzi dell’entroterra sardo, elemento caratterizzante e ricorrente per le gestioni del ristorante “Is Fradis”, già da noi valutato in versione cittadina.
Quello che forse manca al locale dal punto di vista estetico è un qualche tipo di elemento avvolgente – come possono essere, ad esempio, dei vaporosi tendaggi esterni -, che renda l’ambiente più chiuso e intimo, allontanando ogni possibile distorta interpretazione, come quella del nostro primo contatto visivo.
Is Fradis beach – Calamarata
Il personale (fratelli, per la totalità o quasi: is fradis, appunto) è numeroso e incredibilmente rigoroso ed attento ai dettagli, a dispetto della giovane età media. Per ciò che riguarda il nostro tavolo, siamo stati assistiti per la maggior parte del tempo da una ragazza, impeccabile nei modi per premura e grazia, che non ha comunque mancato, in più di un’occasione, di ridimensionare garbatamente l’ego dell’Ingegner Marrocu: «mi scusi, mi posso portare a casa la bottiglia con il tappo, per la mia collezione personale?». Risp.: «Certo, vuole portare via pure il mio cavatappi?». Il Raschione ha ammesso che l’avrebbe sposata solo per quella risposta. La raffinata cafonaggine dell’Ingegnere, comunque, pareva far breccia sulle attenzioni della giovane, perché da quel momento in poi questa usava interagire quasi esclusivamente nei suoi confronti, forse identificandolo come principale rompipalle della tavolata, da ben tenere sotto controllo.
Is Fradis beach – Filetto di tonno
Riguardo l’incedere della cena, non tutto è andato alla perfezione, come la prima serie di panini arrivati al tavolo: piuttosto freddi e tendenti al raffermo. A parte questa superficiale sbavatura, possiamo senza ombra di dubbio investire tutta la nostra credibilità e autorevolezza per affermare che le pietanze che abbiamo sperimentato a “Is Fradis beach”, sono alcune delle più meravigliose prelibatezze che abbiamo mai potuto gustare durante la nostra pur navigata carriera mangereccia. L’anche lui giovane cuoco ha dimostrato una magnifica e non comune padronanza dell’uso e della composizione dei sapori, oltre che tecnica di preparazione, distanti anni luce dalla media a cui siamo abituati in quel di Cagliari. Se siete del partito dei susunki, che giudica la qualità di un ristorante in funzione di quanto scabecciu vi hanno servito a tavola, o per quanto erano conditi gli spaghetti alle arselle, vi esortiamo a chiudere immediatamente questa pagina, prima che possiate arrivare al conto.
Is Fradis beach – Zuppa di piccola pesca
Dopo un Prosecco “Borgomolino” di Valdobbiadene, come intermezzo prima che venisse allestito il nostro tavolo, innaffiati da un eccellente (anche perché scelto da Jesus in onore del compianto Beppe Fenoglio, da una superba carta de vini) un Arneis DOC “Lange” Blangé, delle cantine Cerotto di Alba, arrivavano al nostro tavolo…
Antipasti: meraviglioso battuto di code di gamberi con pesche nettarine, finocchio selvatico e miele di sulla; strepitose ceviche di muggine (cefalo) con insalata di zucchine a julienne e olio al limone; divina tartare di tonno rosso battuto al coltello, con mandorle tostate, erba cipollina, crema di mozzarella di bufala e polvere di olive nere. Chapeau, accompagnato da ineccepibile verità aristotelica esternata dal Raschione: «sarà un vero peccato evacuare questo ben di Dio domani mattina»!
Is Fradis beach – Semifreddo
La cena proseguiva con due diversi primi: buonissima calamarata al tonno fresco, con crema di melanzane arrosto e timo limonato per il Raschione e l’Ing. Marrocu; incommensurabili gnocchi di patate piccanti al nero di seppia, con emulsione di basilico e scorza di limone scelti da Jesus: «che Iddio li benedica!».
Mentre l’Ingegner Marrocu proseguiva la sua personale trasfigurazione empatica nei confronti della cameriera («scusi ha da accendere?»), ovviamente ostacolato dagli interventi a gamba tesa del Raschione («ce l’ho io l’accendino!»), potevamo nuovamente gioire con i secondi piatti: zuppa di piccola pesca ai molluschi e crostacei (gamberi, vongole e cefalo) con finocchietto, basilico e pane pistoccu, per il Raschione; sublime filetto di tonno rosso in crosta di papavero e composta di pesche al rosmarino per Jesus e Marrocu.
Cheesecake al cocco
Mousse di cioccolato
I dolci non erano da meno. Spettacolare semifreddo al torroncino con composta di fichi e decoro di zucchero soffice caramellato per Jesus; cheesecake al cocco con crema leggera di fico d’india per Marrocu; accattivante mousse di cioccolato al peperoncino con granella di nocciola e riduzione ai frutti di bosco per il Raschione. Il tutto accompagnato da un vino moscato liquoroso “Tanit” di Pantelleria, della catina Miceli. La cena si concludeva quindi con tre caffè, un liquore alla liquirizia “Tanca dei Pavoni” per Marrocu e un aristocratico “Cynar” («Vediamo se indovina chi è il aggio che l’ha ordinato?»… e senza esitazioni indica Marrocu) per Jesus.
Costo complessivo della esperienza 65€ cadauno, da giudicarsi un 15-20% inferiori al giusto dovuto, in funzione di una qualità della cucina oltre le righe e di un servizio impeccabile.
Il Ristorante “Is Fradis Beach” garantisce una cucina di qualità eccelsa e un servizio di altissimo livello, contornati da una ambientazione naturale splendida. Qualche ulteriore aggiustamento dal punto di vista dell’estetica del locale lo renderebbe un paradiso in terra. Quattro burricchi con menzione speciale per il servizio (e la cameriera).
VALUTAZIONE “Is Fradis beach”: Quattro Burricchi con menzione speciale. |
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Ristorante Is Fradis beach |
Indirizzo: Spiaggia Cala Sinzias, Castiadas
Telefono: 3319139029 [mostra in google maps]
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1 commento | tags: alba, amari, antipasti, basilico, battuto, blangé, Borgomolino, bosco, bufala, caffè, calamarata, cantine cerotto, cefalo, cenar, cheesecake, chef, cioccolato, cocco, code, coltello, commenti, composta, conto, costo, crema, crema leggera, crosta, crostacei, cucina, decoro, della catina miceli, dessert, DOC, dolce, emulsione, erba cipollina, fichi, fico, filetto, finocchietto, finocchio selvatico, foto, frutti, gamberi, giudizi, gnocchi, granella, india, indirizzo, insalata, jesus, julienne, lange, limone, liquirizia, liquore, mandorle tostate, mappa, marrocu, melanzane arrosto, menù, miele, molluschi, moscato liquoroso, mousse, mozzarella, muggine, nero, nocciola, olio, olive nere, opinioni, pane pistoccu, pantelleria, papavero, patate piccanti, peperoncino, pesche, pesche nettarine, piccola pesca, polvere, prezzo, primi piatti, prosecco, qualità, Raschione, recensione, riduzione, ristorante, rosmarino, sardegna, scorza, secondo, semifreddo, seppia, strepitose ceviche, sulla, tanca dei pavoni, tanit, tartare, telefono, timo limonato, tonno fresco, tonno rosso, tonno rosso battuto, torroncino, Valdobbiadene, Valutazione, vino, vongole, zucchero soffice caramellato, zucchine, zuppa
ago
1
2014
La Lanterna – Interno
Trentuno Luglio duemilaquattordici. Serata afosa, quasi un caldo africano. Probabilmente annebbiato dai fumi dell’alcol il Raschione, verso il termine della cena, impavidamente proponeva: «questa recensione posso scriverla io…».
Ventuno Settembre, Autunno. Ormai abbandonato il docciaschiuma alla fragranza di “Solero Exotic”, per un più mascolino “Ginseng Uomo”, finalmente Jesus realizza che due mesi d’attesa possono essere sufficienti, prima che la mucillagine della mandronia soffochi l’oceano della nostra irragionevolezza narrativa.
E’ ora di risvegliarsi da questo torpore, è ora di ridonare al Mondo l’aspro sapore delle nostre recensioni. Stimolati da più parti, speriamo di recuperare presto il lavoro arretrato, e speriamo soprattutto di esservi mancati.
La Lanterna – Guazzetto
Arrivano per tempo Jesus e il Raschione, sulla 150 cavalli, in quel di Via Cugia Pasquale, nei pressi del palazzo di Giustizia, in Cagliari.
Ampia la disponibilità di parcheggi a quell’ora, nella zona, sarebbe di per sé un buon motivo per decidere di cenare alla “Lanterna” alla ricerca, a mo’ di Diogene il pazzo, dell’Uomo, anche se nel nostro caso si tratta più di Gusto o, se appartenete alla categoria dei susunki, di Prezzo onesto.
Fatto sta che, per la cronaca, l’Ingegner Marrocu, arriverà pochi minuti più tardi preferendo parcheggiare, piuttosto di non fare sette metri di strada in più a piedi, sotto le temibilissime sefore fiorite (ringraziamo cagliarinverde.com per il dettaglio botanico), scelta totalmente insensata per chi abbia voglia di preservare la carrozzeria della propria auto. Alle 21.00 esatte, i tre Burricchi potevano quindi varcare la soglia del ristorante.
Insalata di mare
Insalata di polpo
La lanterna è un ristorante pizzeria un po’ retrò, in stile fine anni ’80/primi ’90, che conserva ancora il fascino di quel periodo nonostante l’ambientazione abbia chiaramente subito qualche sorta di superficiale “rinfrescata”. La sala principale è separata dal vestibolo di ingresso per mezzo di una composita struttura lignea dal sapore cubista (color mogano) che funge, secondo organizzazione modulare, da mensola, armadio, separè e punto di alloggio per numerose stampe in bianco e nero della città.
Il pur piacevole pavimento in laminato chiaro, contrasta visibilmente con il colore scuro del mogano e ancora più marcatamente con le pareti dalle tonalità rosa. Al centro della parete Sud, fa bella mostra di sé un maestoso veliero in miniatura, mentre ipotizziamo che il caratteristico contro-sofitto sia rimasto quello della prima apertura.
La Lanterna – Gamberi
Subito notiamo, al nostro arrivo, la presenza di numerosi avventori, tanto che la sala risulterà particolarmente chiassosa. Solo poi scopriremo che il locale è anche una pizzeria con forno a legna, probabile motivo dell’insolito (per un Giovedì) affollamento.
Abbiamo qualche difficoltà a farci notare dall’indaffarato personale, tanto da restare parecchi minuti sospesi tra il caldo afoso e il brusio di sottofondo, in attesa di poterci almeno dissetare.
Finalmente Marrocu intercetta il cameriere e ordina un aperitivo. Questi scappa via prima che i colleghi asinini possano domandargli uguale trattamento. Per lo meno l’aperitivo arriverà nel giro di trenta secondi!
Dopo ancora qualche minuto, finalmente arriva al tavolo la cameriera, per la comanda principale.
La Lanterna – Spaghetti alla lanterna
Il menù offre, oltre la pizza, ricette in stile classico cagliaritano, senza particolari ed interessanti variazioni sul tema. Ordiniamo la serie di antipasti di mare e i primi piatti. E’ il Raschione a scegliere il vino da una carta non particolarmente fornita e prestigiosa: Vermentino di Gallura DOCG “Branu”, delle Vigne di Surrau.
Con il vino il personale di servizio compie l’errore più grave che si possa commettere davanti ad un esperto della Scuola di Pirri: la bottiglia, forse per questioni di celerità dato l’elevato numero dei clienti, è stata presentata al tavolo già stappata. Un sacrilegio, che ha stimolato non poco la permalosità del Raschione (già indispettito per l’episodio degli aperitivi) tanto da, assaggiato il nettare, adombrare dubbi sulla sua reale qualità ed origine del vino. Di questa mal-disposizione faranno le spese gli stessi antipasti, giudicati dal Burriccu totalmente non all’altezza. Più moderato e possibilista, invero, il giudizio di Jesus e Marrocu.
La Lanterna – Linguine all’astice
Gli antipasti si componevano di un tris di mare con personale “aggiuntina”: guazzetto di cozze e arselle, condite con aglio e prezzemolo; insalata di mare con gamberi cozze e calamari; insalata di polpo; gamberi bolliti su letto di rucola.
Buoni i primi piatti: linguine all’astice per Jesus e Marrocu, spaghetti “alla Lanterna” (vongole e zafferano) per il Raschione. Da segnalare, nell’attesa dei primi, l’”incursione” al tavolo di fan avventori che, riconosciuto probabilmente l’Ing.Marrocu (Jesus: «non confermo e non smentisco»), a titolo informativo ci esternavano la propria soddisfazione per la cena appena consumata.
Nonostante la volontà dell’Ing. Marrocu di proseguire con l’ordine dei secondi piatti (in contrasto con la necessità di Jesus e Raschione d’alzarsi presto l’indomani), questi recedeva dalla sua intenzione, una volta appreso quale sarebbe stata l’ulteriore proposta culinaria. Passavamo quindi direttamente al dolce.
La Lanterna – Sebada
La Lanterna – Ananas
L’Ing. Marrocu domandava ordinava allora una (ottima) cruditè di frutta (ananas), il Raschione una sebada al miele, mentre Jesus si “accontentava” di un semplice sorbetto al limone.
La cena si concludeva quindi con due caffè e un amaro (Liquirizia se la memoria non ci inganna) per Marrocu.
Costo complessivo 37€ cadauno circa, da giudicarsi un 15% superiori rispetto al giusto dovuto, in funzione del nostro personale giudizio in merito alla qualità di cucina e servizio.
Il Ristorante “La lanterna”, non ha la pretesa di proporre una cucina d’alta scuola, né è caratterizzato da particolari ricercatezze estetico/ambientali. La dimensione ad esso più vicina è quella della trattoria, ideale per cene conviviali non particolarmente impegnative. Il giudizio iniziale sulla qualità complessiva sulla cucina, due burricchi, viene trascinato al ribasso dall’episodio del vino che, in più gravi circostanze, avrebbe prodotto l’onta della mutilazione dell’orecchio. Un burriccu.
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lug
25
2014
Notre Reve – Interno
Dépit de tout, je me réveille tous les jours,
et mes rêves restent à mes yeux, autant les papillons aiment une même fleur.
J’ai laissé les idées colorées derrière moi, et ce que je vois devant, est maintenant seulement la couleur de mes chaussures, quand je porte attention où je mets mes pieds.
Étape par étape, j’ai traversé villes ternes et champs vierges.
Mes jambes sont lourdes, comme la façon dont je marche. Je ne veux pas donner un nouveau souffle à mes espoirs, et n’attends rien d’autre que m’endormir, rêver encore et enfin me réveiller demain.
Notre Reve – Antipasti
E’ terribilmente improbabile e arduo riuscire ad alterare l’azione dei vetusti e cigolanti ingranaggi della macchina delle ciccionate, custodita nelle umide segrete della fortezza medievale dimora del Raschione Ettore.
Era già pronta a vomitare l’ultima feroce sentenza e catapultarci chissà dove nel mare nostrum della ristorazione. Il coraggioso intervento turbativo del guastatore Jesus, con l’utilizzo di una cannuga po figumorisca ben innestata nell’ultimo treno epicicloidale, ha prodotto invece una felice variazione di programma. Unico difetto della soluzione, il difficile alloggiamento delle autovetture dei burricchi – una volta di più colpevoli di diaspora antieconomica -, i quali avrebbero dovuto parcheggiare “a casinu“.
Notre Reve – Ravioli di cernia
La cosa ovviamente, non turbava più di tanto l’Ing.Marrocu capace di trovare, come sua abitudine, un più o meno legittimo approdo, a pochi metri di distanza del locale e in piena zona a traffico limitato, valicandone il confine appena un secondo prima che scattasse il divieto serale. Jesus e il Raschione invero – trovandosi sistemati a pochi metri di distanza l’uno dall’altro -, si vedevano costretti a risalire l’irta collina pedibus calcantibus, fino a raggiungere, in quel di Via San Giovanni in Cagliari, la loro agognata destinazione. A pochi passi dal già recensito “Kuvee”, chiuso per la stagione estiva, compare il ristorante pub bisteccheria “Le Notre Rêve” (il nostro sogno), pronto ad accogliere l’ebdomadario rito dei Triumviri.
Notre Reve – Tagliatelle
Dopo aver atteso pazientemente che l’Ing.Marrocu terminasse di sfruttare a pieno il suo abbonamento mobile “Fastdonkey”, alle ore 21 in punto oltrepassavamo l’uscio del locale.
La struttura interna di quest’ultimo si articola su due sale. La prima è una sorta di salotto dedicato alla zona pub, con sedili in legno e stoffa, pareti color ocra e pavimentazione rustica.
La seconda sala, allo stesso tempo adiacente e separata dalla prima, ospita una decina di piccoli tavoli squadrati, sedie rustiche, tovagliame chiaro e una pavimentazione scura, discretamente composita ed elaborata. Ci accomodiamo all’angolo Est, e subito ci sorprendiamo per la maestosa effige del Dio Bacco che fa capolino da una tela sistemata in una sorta di nicchia alle nostre spalle.
Tonno scottato
Scottona bavarese
Abbiamo qualche difficoltà iniziale a relazionarci con il maître: un ragazzo spigliato e gentile, che ci intima subitamente di rivolgerci a lui con il “tu”. Rispondiamo, altrettanto velocemente: «come lei desidera!»
A parte l’aver dovuto richiedere più volte l’arrivo dell’acqua al tavolo, il servizio è stato piuttosto attento e metodico, comunque non particolarmente oberato di lavoro per il numero esiguo di astanti.
Notre Reve – Pera al cannonau
Come nostra abitudine, ordiniamo antipasti e primi piatti trovandoli ben categorizzati, sul menù cartaceo, in sapori di mare e di terra. Scegliamo ovviamente anche i vini. Il primo è un bianco: Vermentino di Gallura DOCG “Branu” di Surrau, per il quale l’Ing.Marrocu, già scramentau in passato, chiederà notizie certe sul prezzo. Per sua gioia il corrispettivo si rivelerà assolutamente abbordabile, se misurato rispetto al prestigio dell’etichetta. La seconda bottiglia sarà un rosso (monica, cannonau, bovale), in esclusiva funzione dell’ultima portata di carne: “La Giara”, della omonima cantina di Usellus.
Gli antipasti sono ottimi. Iniziamo con un incredibile pecorino fuso (provenienza: stessa madre del maître!) su letto di pane carasau, del quale L’ing.Marrocu pretenderà a gran voce il bis. Seguiranno poi dei succulenti bocconcini di tonno al brandy e arancio, un polpo con patate alla glassa di aceto balsamico e uno squisito tris di affumicati: pesce spada, tonno rosso e salmone (unico ingrediente non nostrano), su letto di verdure, accompagnate da una curiosa e voluminosa testa di radicchio, disposta al centro del plateau.
Notre Reve – Sebada
Impeccabili i primi. Buoni i ravioli di cernia con pomodorini e bottarga richiesti da Jesus e Marrocu, eccellenti le tagliatelle “flambate” al brandy, con gamberi e zucchine, scelte dal Raschione.
Per i secondi, i Burricchi optavano a favore di un bis terra-mare, con bistecca di scottona bavarese (cottura richiesta al sangue) e tonno scottato, al vinaigrette di agrumi e pepe rosa. Memore di lamentele subite da vari clienti, in riferimento alla cottura del tonno, il maître teneva a precisare che per la cucina scottato significava “poco cotto”. Quando, a fine serata, lo chef si sarebbe presentato al nostro tavolo Jesus boriosamente avrebbe affermato: «tutto buono, ma il tonno era un po’ troppo cotto».
Risposta: «la prossima volta ve lo porto vivo!»
Buoni anche i dolci. Seadas di Tertenia al miele di anacardo con fiocchi d’arancio per il Raschione Ettore, meno brillanti pere al cannonau con cioccolato e nocciole, per Jesus e Marrocu.
La cena si concludeva quindi con tre caffè e due rum “Ron Zacapa” 15YO per Marrocu e Raschione, servito con bicchiere di ghiaccio e cioccolatini. Costo finale, 44€ cadauno, da ritenersi adeguati al valore della cena.
Con piatti semplici ma non banali, il ristorante “Le Notre Reve” propone una cucina di tutto rispetto, nel cuore della Cagliari cittadina. L’ambientazione e l’atmosfera che fanno da contorno sono gradevoli, anche se non guasterebbero un po’ più di eleganza e formalismi da parte del personale. Tre burricchi.
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