lug
23
2014
Marceddì – Esterno
Il mare senza mare, volendo raggiungerlo, non lo troveremmo sui monti impervi o sui freddi altopiani, ma dovremmo allora scendere a valle, dove l’acqua termina la sua strada, dove le piogge d’Autunno trovano la loro galera, dove l’Inverno ansima con fiato breve, dove è lontano il ritmo della Primavera e dove, infine, l’Estate attira il canto dei grilli e gli animali da soma; all’abbeveraggio, alla ricerca di refrigerio, di beltà e soddisfazione animale.
Beviamo d’un fiato a questa fonte, tanto forte da prosciugane l’essenza, tanto copiosamente da divorare i suoi frutti, tanto pazientemente da assaporare il crescere delle stagioni. Ora, infine, apriamo la porta ed entriamo.
Marceddì – Antipasti
Il canovaccio è sempre lo stesso. Sabato di Luglio “a casinu“. Il Raschione Ettore, avendogli la macchina delle ciccionate espresso la sua preferenza, convoca poco eco-compatibilmente, il Triumvirato al punto di incontro prescelto: un ampio centro commerciale, situato in uno splendido Paese del cagliaritano – il cui nome inizia per S e finisce per U – celebre per l’inappuntabile piano urbanistico e per la impeccabile manutenzione delle strade cittadine, perfette per fare da set a un possibile remake di “Apocalypse now”. Anche la mia opinione, se venissi interrogato a tal proposito, inizierebbe per “Su c…” e finirebbe con “…gau”!
All’ora stabilita, Jesus l’Ing.Marrocu e il Raschione erano pronti a partire.
Guazzetto di cozze
Cruditè di cozze
Per fortuna il Raschione, avendo un appuntamento in serata e volendo assumere il controllo dei tempi di rientro, decide nuovamente di mettere a disposizione del gruppo i servigi e le sospensioni della sua nuova “quasi cento” cavalli. Verrà comunque giustamente ricompensato da un generoso rimborso carburante, prodotto – almeno da Jesus – all’atto di estinzione del conto.
Marceddì – Fregola
Tra gli insulti e le pontificazioni dell’Ing.Marrocu, tra i deliri di due differenti navigatori all’opera, il lungo viaggio verso quel di Marceddì, frazione di Terralba, aveva infine termine, non prima di aver comunque potuto apprezzare la geometrica e rigorosa organizzazione delle Vie dei campi.
Persa però qualunque speranza di raggiungere – con esattezza per lo meno decametrica -, la destinazione finale, seguendo le capziose informazioni elargite dagli strumenti elettronici di bordo, i tre chiedevano chiarimenti a un gentilissimo indigeno il quale, rispondendo con marcato accento fiorentino, volgeva il proprio dito indice oltre l’orizzonte, in direzione di una vistosa costruzione azzurra. Avevamo trovato l’ittioturismo “Marceddì”, la nostra ambita e ultima meta.
Marceddì – Muggini e orata arrosto
E’ splendido, invero, l’orizzonte indicato dall’oriundo. Al di là del nostro sguardo le coltivate pianure del campidano, dietro di noi il caldo Mediterraneo, di qua uno specchio d’acqua ribollente di vita che si perde in lontananza e riappare fin sotto la veranda esterna al locale, confinata alla base da una schiera di motori atti al condizionamento termico e una serie di fioriere spente dal sole, il cui contenuto l’Ing.Marrocu avrebbe poi tentato di incendiare con la combustione prodotta dal suo personal Thanatos. La costruzione principale è una sorta di estesa magione la cui prima declinazione epidermica dovrebbe, negli intenti, richiamare il colore dell’acqua, ma che di fatto si riduce ad un bianco-azzurro laziale identificabile, nel suo contesto, come inadatto rumore cromatico.
All’interno gli spazi sono ampi. La struttura in muratura iniziale, è stata visibilmente ampliata con (almeno) una appendice laterale, caratterizzata da un bel soffitto in legno, che produce una sorta di gradino a dente di sega con il profilo spiovente primigenio.
Le ampie vetrate danno occasione di godere della Natura circostante, mentre le lunghe tavolate con mobilia in plastica verde, escludono ogni possibile ricercata eleganza.
Marceddì – Sparlotte fritte
Al nostro arrivo, gli antipasti sono già serviti. Cambiamo di tavolo perché un quarto possibile commensale ci ha abbandonato all’ultimo secondo. Ovviamente la quarta porzione è rimasta con noi! Il menù è fisso mentre gli ingredienti, trovandoci di fatto in una peschiera (cooperativa San Domenico), sono di certo freschissimi e genuini. Diciamo subito, però, che non abbiamo potuto identificare alcuna particolare eccellenza o elaborazione di rilievo tra i piatti proposti. Il vino è quello “della casa”, un vinello bianco sufficientemente gradevole. Frutto di evidente navigata esperienza su un menù invariante, la cucina e il servizio, invero, ci paiono metodici, rapidi e ben organizzati.
Gli antipasti si articolano in una serie di sei portate, da cui viene escluso, per ragioni economiche e di stagione, un assaggio di oro del Sinis: la bottarga.
Ad ogni modo, potevamo in sequenza gustare: acciughe in salamoia; crostini di patè di salmone e prezzemolo (?); insalata di polpo e sedano; muggini (cefalo) al forno con condimento di verza; guazzetto di cozze e, per terminare, un ottimo piatto di cozze crude, quasi interamente ingurgitate da Jesus, nonostante le palesi cuccurre del Raschione: «ho una brutta sensazione»! Per la cronaca, nessun avvenimento intestinale nefasto, deve essere segnalato nei giorni successivi alla ciccionata.
Marceddì – Dolci
Primo piatto piuttosto anonimo. Una fregola ai frutti di mare con cozze e granchi. Nulla da dire per il condimento, ma la pasta in sé era insipida e mal amalgamata, oltre ad avere origine certamente industriale.
Dopo un intermezzo di pinzimonio di verdure (carote, pomodorini, lattuga), giungevano abbondantissimi i secondi: un enorme piatto di muggini (in cui compariva anche un’orata) arrosto, semplici ma gustosi e ben cucinati, accompagnati da sparlotte (saraghi) fritte.
Saremmo riusciti a terminare il tutto, se il Raschione non si fosse sentito alla fine “pienino”, costringendoci a subire lo scherno del cuoco, che intanto era arrivato in sala per presentarsi ai tavoli e informarsi sull’aggradimento degli astanti.
Il pranzo si concludeva con i dolci: assaggi di crostate di frutta, a cui Jesus preferiva un sorbetto al limone. Infine, con tre caffè e due acquavite fatte in casa si concludevano le ostilità.
Costo complessivo, 33€ cadauno, da giudicarsi adeguati.
Con l’Ittioturismo Marceddì si va sul sicuro. La cucina e il servizio sono ben sperimentati, i prodotti sono di qualità, anche se il menù è rigido e piuttosto convenzionale. Menzione speciale per l’ambientazione naturale circostante, che però non viene sufficientemente valorizzata dalla struttura ricettiva, precludendo così l’esibizione della stella. Due burricchi meno.
VALUTAZIONE “Marceddì”: Due Burricchi. |
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Ittioturismo Marceddì |
Indirizzo: Loc.Stagno Pauli Biancu Turri, Terralba
Telefono: 348.3934232 [mostra in google maps]
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giu
2
2014
Monti Paulis – Interno
In viaggio verso le paludi. Genoni oltre la collina. L’aria leggera, i colli verdi, il tepore della primavera, le giovenche sul prato, i cavalli bradi. Questa cavalcata cerchiamo di farla lesti come il vento, lanciandoci giù verso il pendio, risalendo l’asprezza dei monti, assaporando la ritmica violenza degli zoccoli, facendoci un tutt’uno con il calore e con il sudore dell’animale che guidiamo, tuffandoci in orgiastiche rettitudini e sfuggenti dettagli di vita, soffiati addosso da questo tempo patrigno, alla velocità del pensiero. Alla cime di corsa, che il tempo non attende, né il profumo dei pesci sulla graticola, che non durerà in eterno, ma che in eterno nutrirà questa Terra, ovviamente dopo aver nutrito noi.
Monti Paulis – Bruschette antipasti
«Lasci chiuso il finestrino, Ingegnere, non fosse mai che riuscissimo a respirare un po’ di natura, quando possiamo invece deliziare le narici con la frizzante aria condizionata della nuova quasi-cento cavalli del Raschione.
Ammiri il paesaggio, Ingegnere, questa non è l’erba cirdina e scolorita che Lei s’è avvezzato a criticare, quando si innescata la reprimenda verso i costumi e le abitudini sarde. E’ un verde intenso e rigoglioso che ci piace, identico a quello sparato sullo schermo, dal profilo colore iper-saturato del suo telefono Samsung Galaxy.
Scendo un secondo a leggere la mappa del parco… Ho trovato la nostra destinazione, è chiarissima, peccato che si siano dimenticati di scriverci anche un “voi siete qui”. Raschione, ti conviene telefonare e chiedere indicazioni. Ah, la Sardegna, Ingegnere!»
Monti Paulis – Antipasti
L’arrivo alla locanda “Monti Paulis” in quel del “Bosco di Monti”, presso Genoni, non è stato dei più agevoli, anche perché quegli aggeggiucoli conosciuti come Global Positioning System non sembravano prenderci troppo sul serio; ma una volta abbassato il finestrino, per interrogare un paesano di passaggio, l’Ing.Marrocu brevemente poteva rincuorarsi sulla semplicità dell’impresa: «Sempre dritto fino al cartello».
Detto questo e tralasciato qualche difficoltoso particolare, dopo un meraviglioso percorso nella rilassante quiete della campagna di Genoni, raggiungiamo di Sabato mattina un ristretto altopiano panoramico nel quale, discretamente e senza insegne, è collocata una piccola locanda. Una costruzione color ocra, presumibilmente degli anni ’80, architettonicamente abbastanza anonima, sovrastata dalla collina alle sue spalle e circondata da ineleganti tendaggi parasole.
Monti Paulis – Spaghetti ai frutti di mare
Varcata la soglia di ingresso, dopo un breve vestibolo che si defila oltre il bancone del Bar, ci si accomoda in una luminosa veranda perimetrale, nella quale per l’occasione i Burricchi verranno collocati, al pari di altri avventori presenti. Oltre questo perimetro esterno esiste una sala più interna, dominata da un moderno forno/barbecue e da una sorta di falsa parete che simula la sezione di una catasta di legno. Lo stile è rustico, con pavimento in cotto, tendaggi e tovagliame in stoffa scozzese, suppellettili caratteristici a decoro dell’ambiente. Invero dobbiamo sottolineare, ahimè, che i colori ormai sbiaditi delle pareti e i vistosi segni di umidità alla base dei muri, non rendono di certo onore al locale. Certamente, andrebbe data al più presto una pesante rinfrescata.
Monti Paulis – Fregola con triglie
Discorso opposto dobbiamo fare per la cucina del Monte Paulis. Se l’intonaco scrostato tradisce una certa incuria e disattenzione per i dettagli estetici, di segno diametralmente opposto, vedremo, appariva la filosofia dello chef ai fornelli. La scelta del menù avviene sostanzialmente in sede di prenotazione. Già in quella fase il Raschione, custode delle nostre abitudini alimentari, predisponeva tre menù di mare (anziché di terra), predilezione che avrebbe poi cagionato un sussulto di rimpianto da parte dell’Ing.Marrocu, allorché questi coglieva passare sotto il proprio naso un sontuoso maialetto da latte arrosto, indirizzato verso il tavolo di avventori terzi.
Estrema la gentilezza e l’ospitalità del personale. Il maître che ci accoglie, è colui che si è cristianamente premurato di farci giungere correttamente a destinazione, dando indicazioni telefoniche al Raschione. Accomodatici nella veranda perimetrale, il nostro pranzo esordiva con un prosecco di benvenuto, olive in salamoia e bruschette di pane abbrustolito e olio, predisposte davanti ai nostri occhi su espressa richiesta dell’Ingegner Marrocu. Escludendo dal principio la possibilità di desinare con il nettare della casa (con ovvio ulteriore aggravio sul costo del menù fisso), la cernita del vino (dalla non fornitissima cantina) ricadeva su un ottimo Vermentino Superiore di Gallura DOCG “Poesis”, una vera poesia di vino bianco, della azienda agricola “Cau”, nei pressi di Telti.
Monti Paulis – Cartoccio di mare
Gli antipasti si articolavano in una serie di sette meravigliose portate, prodotte dallo chef (Adriano Zucca) in funzione dei prodotti disponibili in giornata, secondo la tradizione sarda, e oristanese in particolare, rivisitata in chiave moderna, con ricette originali e ricercate in termini di accostamento di sapori, e con un occhio di riguardo alla presentazione. In particolare giungevano al nostro tavolo: polpo arrosto (in doppia cottura) su crema di patate; crostini di muggine (cefalo) e porri, con riduzione di pomodoro e spolverata di bottarga; involtini di rombo con capperi e zucchine; involtini di sardine con melanzane e carote; cestinetti di orata gratinata con pomodori secchi; panadine di gallinella di mare, patate, pomodori; cozze gratinate. Chapeau!
Monti Paulis – Dessert
Tanto di cappello anche per i primi piatti. Spaghetti ai frutti di mare, con arselle seppie e bottarga, seguiti da una sontuosa fregula alle triglie e pomodori! Terminata la prima bottiglia di vino (congiuntamente la scorta di “Poesis” della cantina), il maître ci suggeriva di testare – cioè fare da cavie, anche perché egli non l’aveva mai provato! – un particolare “Karinniu” dei vigneti di Santu Teru, Nurallao. Scelta che risulterà azzardata, dato che il nettare si rivelerà essere più naturalmente indicabile come vino da dessert. Come sua abitudine, l’Ing. Marrocu porterà via con sé la bottiglia, questa volta mezzo piena, da inserire nella sua collezione personale di “vuoti di prestigio”.
Proseguendo lietissimamente con il pranzo, di elevato livello si dimostrerà anche il secondo piatto: cartoccio di mare con pesce scorfano, spigola gamberi cozze. Come direbbe il Raschione: struppiau!
Anche i dolci, accompagnati da un moscato della casa, si paleseranno ineccepibili: fragole con crema di mascarpone; crostata alle mele con meringa su letto di crema pasticcera e miele e decoro di mentuccia.
Il pranzo si concludeva quindi con i caffè, con una liquirizia “Tanca dei Pavoni” per Marrocu, e con una acquavite “Abbardente” di Santu Lussurgiu, per Jesus. Costo complessivo, 40€ cadauno, da giudicarsi un 20% inferiori al giusto dovuto, per la qualità delle pietanze e per l’oggettivo valore commerciale degli abbeveraggi. Rimpianto per non aver assaggiato il menù di terra. Marrocu, sul finale del pasto, chiedeva di poter provare il maialetto, ma dalle cucine facevano sapere che l’avevano finito loro! Salutati gli chef al lavoro (intenti a sfilettare pesce per la sera), il maître si è improvvisato impiegato dell’ufficio turistico del Paese, erudendoci sulle bellezze naturalistiche e archeologiche di interesse della zona. Encomiabile.
La locanda “Monte Paulis” è un angolo di paradiso per gli amanti della cucina sarda. Inserito in un contesto naturalistico che di per sé vale una visita in quel di Genoni, offre ai viandanti un’offerta culinaria di alto livello. Peccato per i difetti di manutenzione della struttura, e per la cantina non troppo fornita. Quattro burricchi meno meno.
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apr
26
2014
New Barcavela – Interno
Notte di Primavera. Silenzio sulla baia, calmo il vento, spenta la luna. Nulla si sente altrimenti il tenue sciabordare delle onde a riva e un lontano latrare di cani; così dal tramonto, fin presso l’alba. Ratto le urla, il fuoco, lo strepitio del ferro, il terrore, l’odore del sangue e della terra umida, i pianti soffocati, le spade che trafiggono la carne e le ossa in frantumi. Di nuovo silenzio sulla baia. Nora ha dei nuovi padroni.
Giochiamo oggi tra le ultime sue rovine: discrete e bellissime, macchiate dal silenzio e dall’accidia dei secoli. Calpestiamo le strade, accarezziamo le colonne, sfioriamo la pietra nuda. Ci pentiamo di non essere stati lì, un giorno prima o il giorno dopo la battaglia.
New Barcavela – Antipasti
Pasquetta fuori porta. Dieci anni sulla s.s.195, a bordo della nuova quasi-cento cavalli del Raschione Ettore, che sciola meticolosamente tutte le sue dotazioni tecnologiche all’Ing.Marrocu, seduto al suo fianco; fintantoché non si tratti di vettura italiana, la sua approvazione è incondizionata, altrimenti avremmo dovuto sopportare circa un’ora di insulti e di pistolotti sulla bontà dell’industria teutonica e sulla inefficacia paesaggistica della assetata vegetazione sarda. Sul sedile posteriore Jesus, Donna del Presidente (DDP) e Cognata del Presidente (CDP), seguono la scena cantando a squarcia gola le canzoni dei Queen. Dopo 45′ dalla partenza, in coda, la domanda nasce da sé: «ma canduc… arribbausu??».
Verdure grigliate
Frittura gamberi calamari
Sbarcata quindi alla conquista di Nora l’allegra comitiva, avendo a disposizione circa un’ora di tempo prima di sedersi a tavola, ben felicemente si apprendeva che i tempi delle visite guidate si incastravano perfettamente con l’asinino programma. Meno positivamente veniva accolto il rapporto costo (7,5€)/durata (45′) dell’escursione, in particolar modo da parte di taluni ingegneri del gruppo, che minacciavano di rivendersi il biglietto di ingresso, per poi restare comodamente in attesa al Bar. La questione veniva ad ogni modo rapidamente superata, al presentarsi della avvenente fanciulla che ci avrebbe accompagnati e fatto da guida: «veramente, una delle escursioni più interessanti della mia vita!»
New Barcavela – Risotto maloreddus
Terminato il dovere storico-culturale, Burricchi e Signore si spostavano qualche chilometro più a Ovest, a Santa Margherita di Pula, presso l’Hotel “New Barcavela”. Lì ad attenderli, l’organizzatore dell’evento, una new entry per il Donkey Challenge: Burriccu per un giorno Agus, già in tenuta e carnagione estiva, tanto da non essere più etnicamente distinguibile rispetto alle popolazioni del corno d’Africa. Vorrei a questo proposito subito evidenziale la straordinaria simbiosi estetica tra il Burriccu Agus e l’Ing.Marrocu: una sorta di mescolanza tra Stasky & Hutch e i Blues Brothers, che dovrebbe essere seriamente presa in considerazione da qualche talent scout nostrano o, meglio ancora, teutonico.
New Barcavela – Brasato di manzo
Non è invero felicissimo l’impatto estetico con l’Hotel. Immerso in una splendida pineta a pochi metri dal mare, appariva, almeno all’esterno, non perfettamente riassestato (ad esempio la piscina non era ancora stata pulita) e pronto per la prossima stagione estiva, dopo la pausa invernale. La sala da pranzo, invece, era accogliente e ben allestita: strutturalmente, la sua copertura dava l’impressione di trovarci sotto l’enorme scafo di una nave, e di vedere lunghi pennoni d’ottone cadere dall’alto. I tavoli erano imbanditi con sobria eleganza, mentre una lunga vetrata con drappi cremisi – ripresi in altri episodici particolari – separava gli astanti dalla natura circostante, così come alcuni commensali dalle loro numerose pause “sigaretta”. Il giudizio estetico complessivo sull’ambientazione, rimane quindi mediamente neutro, al netto della qualità del nome stesso dell’Hotel, che pare abbia ragioni prettamente storiche.
New Barcavela – Grigliata mista
La ciccionata si è quindi consumata entro il solco di un tipico menù prestabilito di Pasquetta, articolato in antipasti, primi, secondi e dolci con bis e richiami vari alla “all you can eat”. I piatti erano particolarmente semplici, ma preparati con ingredienti evidentemente freschi (essendo l’esordio della stagione sarebbe stato strano il contrario) e di buona soddisfazione generale. Più che positivi il servizio e i tempi della cucina, che ci hanno concesso di terminare le ostilità entro limiti ragionevoli. Non avendo potuto apprezzare il promesso aperitivo di benvenuto con stuzzichini (probabilmente per il nostro arrivo in ritardo), il nostro pranzo è esordito con una serie di piccoli antipasti leggeri e ed appaganti: fette di bresaola con rucola e grana, verdure alla griglia, crostini al pomodoro e deliziose “barchette” (panadine) al pecorino. Seguivano quindi delle ottime cozze gratinate e un buon fritto di calamari e gamberetti. Non pervenuta la promessa insalata di mare, non ci è ben chiara la ragione.
Macedonia
Colomba
Molto gustoso il bis di primi piatti, di terra e di mare: maloreddus (gnocchetti) alla campidanese (con salsiccia) e risotto alla pescatora, con cozze, arselle, gamberi e scampi. Molto meno brillante (anche per effetto della mediocre presentazione) il brasato di manzo al cannonau che è seguito, mentre resta contraddittoria la valutazione sulla grigliata mista: seppie, gamberi, tonno e pesce spada. Personalmente ritengo siano stati positivi tonno e seppie, mentre meno efficaci gamberi e pesce spada.
New Barcavela – Dolcetti sardi
Infine i dessert. Si partiva con una semplice macedonia di frutta (che Jesus non ha assaggiato) seguita da una “estrema” colomba pasquale inondata da un mare di crema al “gran marnier” e impreziosita da scorze d’arancia grattugiata. Anche qui la presentazione poteva essere decisamente migliore. Seguiva un classico assortimento di dolci sardi quali pardulas e amaretti, quindi caffè e amari d’ordinanza (mirto e limoncello). Jesus, comunque, in onore del Burriccu Sollai, concludeva il suo pasto di resurrezione con una “Sprite”!
Tutto il pranzo è stato accompagnato da due buoni vinelli della casa (bianco e rosso) e da bevande analcoliche a profusione.
Costo del menù, 45€ cadauno, che in condizioni extra-pasquali avremmo giudicato un 5/10 euro al di sopra del valore del pranzo, ma che in quel contesto possiamo ritenere congrui.
Circondato da una splendida ambientazione naturale a contorno, forse non pienamente valorizzata dalla struttura, il ristorante del “New Barcavela” è sicuramente accattivante e bene organizzato dal punto di vista del servizio. Il proposto menù di Pasquetta è stato mediamente discreto, con una cucina semplice e genuina, ma con pochi spunti veramente di rilievo. Una presentazione meglio curata dei piatti avrebbe potuto fare la differenza. Per adesso, due burricchi con menzione speciale per la location.
VALUTAZIONE “New Barcavela”: Due Burricchi con menzione speciale. |
Ristorante New Barcavela |
Indirizzo: S.S.195 Km 39.800, S.Margherita di Pula
Telefono: 0709290476 [mostra in google maps] |
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mar
22
2014
Casablanca – Interno
Suonala ancora Jesus, suonala mentre passa il tuo tempo.
Questa è una canzone che sa già di profumi e di sapori d’Oriente ma, come un sogno beffardo che ratto svanisce, ti schiaffeggia con la realtà di ogni giorno, coi colori sbiaditi delle tue primavere, con la puzza dei tuoi vestiti, con la monotonia delle tue abitudini, con le tue discutibili frequentazioni che ogni fine settimana si manifestano per l’irrinunciabile rito pagano consumato sotto l’altare della buona tavola, che tu e i tuoi sacerdoti celebrate con gaudiosa e impegnata liturgia, senza mai risparmiarvi, senza mai veramente pensare al domani… Forse.
Casablanca – Ostriche S.Teodoro
Le discutibili frequentazioni di Jesus, probabilmente avrete già intuito, sono il Raschione Ettore e l’Ing.Marrocu, anch’essi prosperi e devoti sacerdoti della liturgia del Donkey Challenge, nel bene e nel male fedeli alla linea dell’opulenza da una parte, e dell’impegno incivile verso il lettore dall’altra, sempre quest’ultimo avido e insaziabile sperimentatore (virtuale) dell’offerta culinaria della Sardegna, dipinta e illuminata dal “lavoro” instancabile di tre navigati burricchi, che si ritrovano qui anche quest’oggi per informarvi, stimolarvi, indirizzarvi una volta di più, verso la gioia.
Ali di razza
Nasello ai ricci
Compagno d’avventura, per la seconda volta nella storia di questo blog, è il Burriccu Loi, Ingegnere operativo, nonché pittoresco personaggio della multiforme galassia asinina, anacronistico hippie nato con quarant’anni di ritardo, profondo estimatore di qualsiasi bizzarria alimentare, promotore di impareggiabili insegnamenti quale «dovremmo basare la nostra economia sulla Felicità Interna Lorda», «le carte di credito non mi servono», «l’agnello lo mangio volentieri, ma non terrò mai un animale morto nel mio frigo», prossimo cittadino del Bhutan e attuale temporaneo cittadino del Sol Levante, motivo per il quale potremo dire di lui qualsiasi amenità che tanto non ci sente (e soprattutto non ci legge).
Casablanca – Antipasti di mare I
E’ proprio il Burriccu Loi a indirizzare privatamente il Triumvirato verso quest’ultima non comune destinazione, che non molti hanno avuto il privilegio di conoscere e frequentare in quel della Via San Lucifero, in Cagliari. L’accesso non è pubblico ma riservato, previa richiesta telefonica, sulla falsariga dei numerosi circoli privati della città. E così il buon Ing.Loi, riuscendo chissaccome a reperire il prezioso numero di telefono, si faceva organizzatore della serata, poi coordinata nei tempi e nei modi dal Raschione Ettore.
Casablanca – Antipasti di mare II
Al nostro arrivo ci si fa incontro il padrone di casa, un gentile quanto austero omaccione canuto, dalle fattezze e dai modi a cavallo tra Dario Fo e il nonno di Heidi. Superato un breve vestibolo (quasi una anticamera) ci immettiamo nell’unica sala da pranzo, un breve corridoio che si estende dall’ingresso fino ad un piccolo bancone ad angolo, da dove il proprietario supervisiona i tavoli degli avventori. I tavoli stessi, sono disposti lateralmente a ridosso delle pareti, caratterizzate, per la parte basale da comuni piastrelle brune e, superiormente, da una bella vernice verde che richiama il colore del sovra-tovagliame.
Abbondanti le stampe e i suppellettili il cui tema generale, a dire la verità, ricorda più la Spagna che il Marocco, ma l’effetto è comunque accattivante e caratteristico.
Casablanca – Cartoccio di gamberi e asparagi
Arriva in orario secondo la sua tabella di marcia l’Ing. Marrocu, comunque un quarto d’ora dopo i tre colleghi, che nel frattempo avevano ingannato il tempo visitando un cantiere non a norma allestito dall’Ing.Loi nella zona, per poi accomodarsi cinque minuti prima che appunto arrivasse l’ultimo commensale. Oltre che il padrone di casa, il servizio è ben tenuto da due più giovani camerieri. Il menù è fissato da un canovaccio generale e quindi non abbiamo bisogno di meditare, ma ci proponiamo semplicemente di seguire il vento e de ci pappai tottu quello che arriva, tra l’altro come da nostra abitudine. Scegliamo però il vino bianco: DOCG “Canayli” del 2013 – Cantina Gallura -, dal gusto e dalla freschezza di un ottimo vino novello.
Casablanca – Astice
Diciamo subito che, per quanto ci riguarda, è stata notevole la sequenza di antipasti del Casablanca, in termini di qualità, quantità (dodici portate) e fantasia, con almeno tre quarti delle pietanze di non comune composizione: non particolarmente sofisticate o scenograficamente presentate, ma di certo ottimamente cucinate.
Si iniziava con un plateau di gustosissime ostriche di S.Teodoro, per poi proseguire con capesante e cozze gratinate, meno brillanti ali di razza marinate al limone, saporitissima insalata di tonno e fagiolini cannellini, e con uno spettacolare piatto di pesce nasello condito con ricci di mare. Superbe!
Casablanca – Frittura di calamari
La linea mediana degli antipasti veniva superata da un insolito e delizioso pulpo alla gallega (polpo alla galiziana, in accordo con il tema dell’ambientazione, tanto che ipotizziamo che lo chef in cucina, abbia avuto dei trascorsi nei ristoranti in terra iberica) con peperoncino e cipolle, per poi continuare con gattuccio di mare in agrodolce (scabecciu), insalata di seppie e carciofi, rana pescatrice con funghi cardoncelli, un incredibile carciofo ripieno di polpa di gamberi, per concludere con squisito cartoccio di gamberi e asparagi. Decisamente, chapeau!
Linguine ai ricci
Il pasto non proseguiva, come potevamo aspettarci, con un “primo piatto”, ma invero con un secondo che farà (scopriremo poi) le veci di un primo: veramente succulento astice in insalata – cottura perfetta e retrogusto di mare ben presente – accompagnato da una deliziosa salsina, probabilmente olio e interiora dello stesso crostaceo. Il gusto dell’astice veniva poi supportato da una frittura di calamari di buona fattura che però, a quel punto della serata, in considerazione della pienezza dei nostri stomaci, risultava abbastanza accessoria.
Fragole e limone
Pensando che la cena potesse qui terminare, ci ha stupito non poco la proposta indecente del titolare: «terminiamo con uno spaghettino?» che richiama più alla tradizione tutta romanesca del “digestivo”, piuttosto che alle abitudini indigene.
Ad ogni modo, forse perché strapieni, quest’ultimo piatto non risulterà all’altezza dei precedenti: linguine che sembravano condite con pochi ricci e con il sugo del ragù. Semplice e discreto, invece, il dessert che è seguito: ciotola di fragole condite con limone.
La cena si concludeva quindi senza amari e con due semplici caffè per Jesus e Loi.
Costo complessivo 37 euro, da considerarsi adeguati e finanche inferiore alla qualità e quantità di quanto mangiato.
Il Casablanca è un locale carino e pittoresco, caratterizzato da una cucina semplice ma gustosa, con piatti originali e con qualche contaminazione extra-cagliaritana. Non adatto per un primo appuntamento, ma di certo accogliente e piacevole per una serata con gli amici all’insegna della buona tavola. Tre burricchi con menzione speciale per l’abbondanza.
VALUTAZIONE “Casablanca”: Tre Burricchi con menzione speciale. |
Ristorante Casablanca |
Indirizzo: Via S.Lucifero, Cagliari
Telefono: Non disponibile [mostra in google maps]
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mar
3
2014
Vecchia Cagliari – Interno
Vecchia Cagliari canuta e bianca, di bianco nulla hai da mostrare, giammai i tuoi lunghi capelli, tinti con la pioggia dei più caldi Inverni. Scura città della notte, i colori nascosti dietro silenziosi anfratti, le voci dell’Estate celate al di là di indecifrati ricordi, il calore dei passanti trattenuto nell’attesa della gioia che verrà.
Uno dopo l’altro i passi sulla Via sono rubati alla vita, sospesi alla incertezza, consapevoli che non è ora il loro tempo. Ogni tua strada conduce all’attesa: vecchia nascerai nuova, bella diverrai splendente, pudica ti ritroverai puttana, per offrirti a noi tutti con il calore che conosciamo, che da te non ci lascia scappar via.
Questa tediosa circonlocuzione, giusto per sottolineare il fatto che la pioggia ha un po’ rotto i coglioni.
Vecchia Cagliari – Pescato del giorno
Il puntore è, che lo si voglia o meno, il leitmotiv di queste settimane. Jesus starnutisce, tossisce, impreca, gira la faccia, impreca nuovamente, maledice i meccanismi alla base della retro-trascrizione dei retrovirus, pensa al suo genoma, alla sua salute di ferro, agli inverni passati per metà in maglietta a maniche corte, e per un’altra metà a letto, imbottito di paracetamolo. Assunto per via orale, si intende (vedi wazobia food)! Ma chi me lo fa fare, ma chi mi costringe e cosa mi costringe a ciccionare sempre è comunque? Sarà abitudine, sarà desiderio di gloria, sarà incoscienza, sarà callonaggine? Ai posteri l’ardua sentenza.
Vecchia Cagliari – Antipasti
E’ il Raschione a condurre Jesus verso l’ultima meta. Di Sabato, a bordo della – una volta multicolore – utilitaria che il burriccu già pensa di aggiornare entro fine l’anno, per competere con la tracotanza della 150cv. Puntualissimi all’appuntamento, i due donkeys attendono l’arrivo del terzo Triumviro ufficiale, l’Ing.Marrocu, rimpatriato il giorno prima dall’altro capo del mondo (la Malesia, e altri paradisi che non ci è dato modo di sapere per la proverbiale riservatezza dell’ingegnere), e totalmente, incommensurabilmente stordito per effetto del Jet lag: «pronto scusate, mi sono svegliato dieci minuti or sono, arrivo con un po’ in ritardo».
Vecchia Cagliari – Zuppetta cozze e arselle
Nella mezz’ora di ritardo che il vagabondo ingegnere ha accumulato, prima di presentarsi in quel di Viale Sant’Aventrace, in Cagliari, i suoi colleghi commensali hanno avuto modo di valutare alcuni tratti caratteristici del “Vecchia Cagliari”. Architettonicamente, il ristorante si presenta composto e austero. Gli ambienti sono distribuiti su due piani, il secondo dei quali non abbiamo avuto modo di visionare, se non dal punto di vista acustico, a causa di occasionali frastuoni che arrivavano dalla sala superiore. La sala al piano terra, invero, è sobriamente arredata in stile rustico, con pavimentazione simil-cotto, sovra-tovagliame scuro in contrasto con le pareti bianco latte; queste ultime sono impreziosite da nicchie ad arco, stampe in tema cittadino, e da alcuni comuni suppellettili, tipici della vita contadina. Accattivante e scenografica la vetrina del pesce fresco, che con opulenza accoglie il visitatore all’ingresso.
Vecchia Cagliari – Spaghetti ai ricci
Meno positiva, dal nostro punto di vista, l’efficacia di esordio del servizio, colpevole di disattenzione – nonostante ripetute sollecitazioni – nei confronti dei due burricchi, per tutto il tempo di assenza dell’Ing.Marrocu. La giustificazione sul fatto che attendessimo un terzo commensale non regge al rimprovero di Jesus: «siamo qui mezz’ora, almeno una bottiglia d’acqua avremmo voluta averla» e alla celerità e reverenza con cui le richieste al tavolo vicino sono state soddisfatte: per quanto abbiamo potuto intuire, con tutta probabilità amici del cameriere. Le scuse del maître sono state comunque accettate, in virtù della gentilezza con cui il medesimo ha fatto ammenda. Da questo punto in poi, solo due appunti possiamo muovere al servizio medesimo: l’approssimazione con cui è stato mesciuto il vino (DOCG Vermentino superiore di Gallura “Canayli” della Cantina Gallura, Tempio Pausania) e la diacronia di presentazione del dolci, in riferimento al loro arrivo al tavolo.
Vecchia Cagliari – Risotto alla pescatora
Permalosamente stizziti per l’esordio non felice, dopo l’ordine di antipasti e primi, attendevamo con pregiudizio l’arrivo delle pietanze. In realtà ci siamo dovuti ricredere; a parte la presentazione, la qualità delle materie prime e la preparazione in sé risultavano mediamente più che soddisfacenti. Gli antipasti erano composti da otto portate, nel solco della più genuina tradizione cagliaritana: polpi alla diavola, insalata di polpo con patate, bocconi di mare (murici), burrida di gattuccio, scabecciu di cernia in bianco, cozze primavera con sedano e pomodori, frittelle di bianchetti, zuppa di cozze e arselle.
Vecchia Cagliari – Sebada al miele
Notevoli i primi: abbondantemente condita pasta ai ricci di mare per Jesus e per il Raschione Ettore, risotto alla pescatora, con cozze arselle e gamberi, per l’Ing.Marrocu. Quest’ultimo, c’è da dire, ha manifestato meno entusiasmo rispetto ai commensali, ma il suo giudizio potrebbe essere stato turbato dalla condizione psicofisica alterata.
Scendiamo di livello con i dolci, come detto arrivati al tavolo in istanti differenti: sorbetto al limone per Jesus e Marrocu, seada al miele (dozzinale millefiori) per il Raschione. La cena si concludeva quindi con due caffè e, in considerazione della non appetibilità della cantina, senza amari. Costo complessivo, 28 euro cadauno, da ritenersi limabile di qualche euro al ribasso, rispetto al giusto dovuto.
Con una cucina di discreto livello, il ristorante “Vecchia Cagliari” difetta però di attenzione e cura dei particolari, in ordine alla presentazione delle pietanze, alla originalità dei piatti, e alla assistenza nei confronti del cliente. Nonostante si sia rischiato il burriccu senza un orecchio, assegnamo il giudizio di due burricchi, meno meno meno.
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