lug
9
2012
La locanda dei Buoni e Cattivi – Interno
Dissertazione quarta. Al di là del bene e del male; riuscite forse a vedere da sopra le nuvole, nello squarcio aperto dal meraviglioso tuonare del dubbio, quanto fragile possa divenire l’esercizio della vostra morale, per la quale il perfettibile soccombe al valore della consuetudine, il meritevole muta in Burriccu, il brillar di spade cede il passo agli onori della temperanza. Epperò, prima che il gregge travolga con mansuetudine il proprio pastore, nulla può presentarsi tanto malvagio o tanto probo da non accostarsi al limite opposto della propria essenza, e nulla è tanto solido da non essere amato e odiato in sola funzione di un proferito “sì” o “no”.
Composizione polpo di scoglio e patate
Dissertazione intermedia. Volontà di potenza; si coltiva infine la propria coscienza, nel delirio della personale burriccaggine, auspicando di condurre il proprio contrappasso e prescrivere la propria pena. L’eletto di fatto determina e dipinge la sua gloria, ma questa diviene sovente nevrosi insanabile, o noioso passatempo.
Dissertazione ultima. Inedia di passioni; è regno e dominio della susunkaggine, che nulla chiede al mondo per nulla sentirsi chiedere. E’ il principio di prudenza, il timore del castigo, il passo mancato verso l’uscio del piacere, che si tramuterà in rimpianto o, senza coscienza, in qualcosa di unicamente utile per colmare queste ultime righe.
Frullato di melone biologico e prosciutto croccante
Lungi da noi la volontà di dissertare ulteriormente su questioni che meriterebbero orecchie meno appuntite e, allo stesso modo, scoperti inadatti e inadeguati all’elogio – in virtù di una maggiormente coltivata attitudine all’insulto – accenniamo solo marginalmente alla iniziativa della onlus ”Domus de Luna” che, con il prezioso indirizzamento della accademia di cucina dello chef Petza (S’Apposentu di casa Puddu), e il supporto della cooperativa “Pocopoco“, trova felice e concreta realizzazione nel locale che oggi recensiamo: la “Locanda dei Buoni e Cattivi”, non solo un ottimo ristorante ma anche un comodo Bed & Breakfast collocato nel cuore della Cagliari aristocratica.
Tagliatelle gamberi rosa zucchine
Venerdì sera. Uno stanco e provato Jesus si fa scarrozzare dal più energico Raschione Ettore per le vie del centro città. Un lungo week end di fatiche istituzionali l’attende ma, nonostante questo, non si sottrae al suo alto e doveroso Uffizio. Indisponibile l’Ing.Marrocu, salta nuovamente la promessa presenza del burriccu Melis (vedi dissertazione ultima) il quale, non trovando più scusanti adeguate per rimandare l’attesa scornata economica, sceglie di interrompere le comunicazioni e non rispondere più ai messaggi: giudicate voi!
Alle ore 21 circa, quindi, in obbligata configurazione PACS, Jesus e il Raschione imboccano la Via Vittorio Veneto, a pochi passi dal Teatro Massimo, per trovarsi, di lì a poco, di fronte all’ingresso del ristorante.
Scaloppa di cefalo gratinata
“La locanda dei buoni e cattivi”, collocata all’interno di una elegante villa del novecento, si affaccia discretamente nella via Veneto, ed è esternamente dominata da un grazioso e ombreggiato giardino, alloggio estivo per una decina di tavoli, protetti da pratici tendaggi e circondati da piante e ornamenti vegetali, che rendono la permanenza piacevole e suggestiva.
La sala interna – dove i burricchi trovavano riparo -, è intima e ben curata: pareti color crema, grandi tempere dai temi acquatici, arredamento semplice e moderno, eccezione fatta per qualche mobile rustico adibito a deposito di posate, ad onor del vero accidentalmente avulso dal contesto estetico. Il servizio, preciso e professionale, è garantito da una gentile e graziosa signorina, e da un più frenetico e indaffarato giovinetto.
Crema al mascarpone, macedonia
Il menù, relativamente agli antipasti, non prevede un elevato numero di differenti portate, ma propone una ristretta scelta di eccellenze di scuola Petza, prodotte dallo chef Paolo Ghiani: composizione di polpo di scoglio con tocchetti di patate di Villacidro e cipollotti caramellati biologici (eccellente) e un originalissimo frullato di melone biologico al moscato di Monserrato e prosciutto croccante, il cui amalgama medio risulta equivalente a un convenzionale “prosciutto e melone”, ma inversamente distribuito in termini di consistenza!
Ad accompagnare gli antipasti e il resto della cena, per un colpevole difetto di cernita da parte del Raschione, è stato un pur ottimo (spumante) torbato brut “Terre Bianche” di Sella & Mosca.
La locanda dei Buoni e Cattivi – Mousse al limone
Più ampio il ventaglio di proposte di primi e secondi piatti. Stesso primo per entrambi i burricchi, delle buonissime “tagliatelle fresche di semola con bisque di gamberi rosa e zucchine del Paese del vento”, seguito
– come secondo – da una “scaloppa di cefalo gratinata, con panure alle erbe del Paese del vento” su letto di zucchine saltate; quest’ultima, molto gradevolmente abbinata con le verdure, risultava forse meno brillante, in ordine alla tenuta della gratinatura e al livello di idratazione.
Ineccepibili invero i dessert: crema al mascarpone e macedonia di pesche biologiche su crumble croccante per Ettore, mousse al limone con cialda al burro e scorze amare caramellate per Jesus.
Essendo praticamente assente (non sappiamo se per ragioni contingenti, logistiche o morali) una cantina dei liquori, l’unico accenno di libagione concesso ai due sacerdoti del vizio, è stato un buon moscatino DOC della cantina Trexenta, con il quale i burricchi concludevano il loro pasto.
Costo complessivo della cena 50€ cadauno, da giudicarsi un 10% superiore rispetto al giusto ideale.
L’ambientazione della “Locanda” è gradevole e rilassata, parimenti all’aspetto culinario
– marcatamente di impronta Petza -, di ottimo livello, nonostante qualche limabile imperfezione in istanza di preparazione dei piatti.
Inoltre, se da un lato si può giustificare (e forse elogiare) la scelta di tenere un menù limitato a poche eccellenti pietanze, più appuntabile ci pare il difetto di una adeguata cantina di vini e liquori, che sarebbe di naturale sussidio ad una cucina obiettivamente prestigiosa. Ad ogni modo, tre meritati burricchi per un ristorante non ci ha certo lasciato indifferenti.
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mag
28
2011
Semplicemente – Donkeys
Semplicemente favoloso. Nessun esordio potrebbe essere più adeguato per descrivere la ciccionata by-night di quest’oggi, che travalica le solidificate abitudini del tempo e sovrasta le, fino a ieri incontrastate, cime del sapore e del gusto.
Venerdì Sera. L’ombra della notte ammanta da pochi minuti il tiepido respiro della città di Cagliari, che lentamente dimentica il suo urbano tramestio e si abbandona voluttuosa alle sdolcinate attenzioni alimentari di sei
– men’uno – affamati burricchi. L’uno
– l’Anziano – viene sferzato via dal non inaspettato vortice della parsimonia, che tutto ferocemente abbatte e tutto intimamente travolge, finché un nuovo velo arriva lui ad ammantare. Ora, velo pietoso.
Semplicemente – Interno
Ore 20.59. Per una sorta di incredibile dinamica coincidenza, o se volete di subconscia premeditata sincronizzazione,
i cinque sopravvissuti Burricchi convergono nel medesimo istante e organizzati in tre diversi raggruppamenti, al numero 60 del celeberrimo Viale Merello, nella zona residenziale della Cagliari aristocratica.
Jesus, il Raschione Ettore e il Dottor Melis
– per l’occasione chauffeur dei Triumviri ufficiali anziché della inaffabile V. – risalivano faticosamente il Viale, mentalmente appagati dall’idea che il ritorno sarebbe stato meno gravoso.
L’Ing. Marrocu, viceversa, con il suo consueto aristocratico incedere, discendeva speditamente dal culmine della collina, domandandosi dove potesse trovarsi il promesso “ampio parcheggio interno”, primo elemento e nota positiva da apprezzare all’arrivo in un qualunque locale.
Semplicemente – Tartara di salmone
Dall’opposto lato della strada, sopraggiungeva invece il Burriccone Pg che, accidentalmente (e grazie ad un arrivo anticipato di circa venti minuti rispetto l’orario ufficiale), era riuscito ad individuare il succitato posteggio: giusto di fronte al ristorante. Attenti osservatori!
Formalizzata la doverosa foto di rito in fronte all’ingresso, che celebra la occasionalmente numerosa conventicola e coscientemente esclude l’inafferrabile figura del comunque onnipresente Jesus, i cinque Burricchi varcano la soglia del locale.
Dopo esser stati splendidamente accolti dal personale e aver affidato i soprabiti al guardaroba, i cinque vengono scortati nella sala al piano superiore, a cui si accede attraverso una elegante scalinata in marmo. L’impatto visivo, superato il vestibolo, è semplicemente e piacevolmente incantevole.
Semplicemente – Cruditè di mare
L’ambiente è deliziosamente arredato. Lo stile è raffinato e moderno: luci ben dosate, arredi signorili e discretamente eleganti, mobili e pareti color crema e bianco latte, soffitto e decori di ricercate tonalità lilla, perfettamente in linea con la scelta cromatica del Raschione Ettore, per l’abbigliamento della serata. Semplicemente: che classe!
Ci accomodiamo ad un’ampia e comodissima (eccezionali da questo punto di vista le bellissime sedie) tavola rotonda e iniziamo ad interagire con il gentile, efficiente e preparatissimo cameriere di origine veneta.
Il menù cartaceo, la cui manifestazione estetica è in linea con lo stile generale del locale, ci suggerisce un eccezionale ventaglio di sublimi prelibatezze, distinte e organizzate per diverse salottiere occasioni: menu pranzo, menu cena, pre-teatro, post-teatro, evidenziando un simbiotico accostamento con le mondane attività del poco distante Teatro Massimo.
Da segnalare inoltre la lodevole iniziativa, da parte del ristorante, di voler donare il ricavato di non pochi piatti indicati nel menù, alla Lega italiana contro i tumori: chapeau!
Semplicemente – Antipasti
Concordiamo quindi di procedere con la specialità di cruditè di mare ed altri antipasti assortiti; scegliamo, inoltre, il vino per la serata: un Tuvaoes DOC del 2009, delle cantine Cherchi, già sperimentato in un’altra felice occasione dal Burricchi Triumviri, “premio due bottiglie annata 2008, guida vini d’Italia Espresso 2010, menzione Guida vini d´Italia Espresso 2011″. Il somelier Marrocu, insindacabilmente alla degustazione, commenta: «eccezionale».
Ora, per alcuni minuti il vostro amato si è soffermato di fronte alla tastiera con la speranza che arrivasse l’ispirazione, che potesse aiutare a descrivere e trasfondere le sensazioni vissute con il veloce incedere degli antipasti predisposti e preparati dal cuoco. Un eccezionale turbinio di sapori, sentimenti e passioni che dalla bocca, come effimeri voluttuosi baci, devastavano i di ciascuno sedimentati equilibri e certezze.
Semplicemente – Tagliatelle ai gamberi rossi
Un sublime deliquio dei sensi, un tripudio di alimentari emozioni, che non trovano voce e ricordo nella coscienza mnestica della lunga strada percorsa dal Donkey Challenge.
L’esordio, ancora prima degli antipasti, è a dir poco clamoroso; apertura offerta dalla cucina per meglio degustare il vino: tartara di salmone, preparata con arancia, verdura e finocchietto selvatico. Jesus non vorrebbe attribuirle il titolo di antipasto e si prepara a degustare senza immortalarne le fattezze, ma l’Ing. Marrocu richiama la sua attenzione: «La prego, faccia una foto, è meraviglioso!». Notevole anche il pane (fatto in casa) che ha accompagnato tutto il pranzo: focacce, panini all’olio, pane integrale, pane carasau.
Ecco gli antipasti. Cruditè. Tartara di spigola, carpaccio di salmone, tonno rosso, gamberi. tartara di dentice con peperoni, tutto accompagnato da eccellenti salsine di soia.
Ogni aggettivo utilizzato non servirebbe a dare la vera dimensione del riuscito equilibrio di sapori e, altresì, ogni confronto tra il valore delle singole pietanze sarebbe improponibile.
Semplicemente – Babà al rhum
Citiamo però, in ultimo, quello che è di sicuro la delizia più buona che Jesus ricordi di aver mai assaggiato: un inimmaginabile tortino di palmita e fragole. Gesù!
Seguivano alle cruditè: carpaccio di orata e verdure, polpo scottato con verdure, servito su vassoio di ardesia, patate viola e salsiccia, rana pescatrice con verdure croccanti patate chips e salsa guacamole per terminare con un incredibile pasticcio di palmita scottata, con erba cipollina e in crosta di sesamo e cioccolato.
Avendo purtroppo già pienamente attinto dal serbatoio di elogi del vocabolario sinonimi e contrari online, né volendo comunque tediare ulteriormente i nostri lettori con pleonastiche considerazioni, riportiamo alcuni commenti dei commensali durante l’evolversi della serata.
Semplicemente – Profumo d'estate catalana
Burriccu Pg: «Veramente serio!»
Ettore: «Vi ricordo che il ristorante l’ho scelto io!»
Melis: «Non dica più che sono un susunku!»
Jesus: «Sono commosso!»
Marrocu: «Tutto questo è meglio del sesso!»
Ettore: «Nel suo caso, non è difficile…»
Jesus: «Sia lodato Gesu Cristo!»
Dopo sittali antipasti, i primi piatti non potevano essere da meno. Col senno di poi, c’è il rimpianto di aver scelto tutti la medesima pietanza, negandoci quindi la possibilità di degustarne più d’una. “Tagliatelle di pasta fresca ai gamberi rossi e sua bisque con bagna cauda al timo”. Sapore dei gamberi fuori dal comune, anch’essi i più buoni mai assaggiati. Senza parole.
Semplicemente – Pasticcini assortiti
Dessert. Jesus, Marrocu e il Dott. Melis scelgono un “Babà al rhum su guazzetto di vaniglia e semifreddo agli agrumi, con cannoncino croccante rivisitato alla sicicliana”. Sapore e consistenza del Babà, francamente sovrannaturali. E’ sembrato di degustare un croissant al burro – come più buono non potrebbero preparare nei migliori caffè di Parigi – imbevuto nel rhum con uniforme sublime distribuzione.
Sapore fuori scala, indescrivibile.
Pg e il Raschione sceglievano invece un “Profumo d’Estate catalana”, gelato alla vaniglia su macedonia di pesche con una spruzzata di cacao e cialde fatte a mano, servito con due mini sfoglie di croissant. Sommo!
Annientati dalla più alta espressione della cucina mai sperimentata, il pasto dei Burricchi si avviava alla conclusione, con dolcetti assortiti offerti dalla casa, caffè, liquori alla liquirizia e un particolare liquore “Myrtle”, delle cantine Argiolas, a cavallo tra il sapore del mirto e del classico Cynar.
Costo cadauno della cena 55€, del tutto inferiori a quanto ci si aspetterebbe di pagare dopo una serata a dir poco eccezionale, dal punto di vista del servizio, dell’ambientazione e della cucina.
Mancia inevitabile, epperò finanziata dai soli Jesus, Pg, e dal Raschione Ettore (vedasi frase su attribuita all’Ing.Melis).
Al momento del congedo – prima che ai burricchi fossero riconsegnati, con gradito ed servizievole rituale, i soprabiti -, inevitabili le congratulazioni personali nei confronti di camerieri, cuoco di fama internazionale, pasticcere, in particolare da parte dell’incantato Ing.Marrocu.
Riguardo il giudizio finale, semplicemente leggo dalla Legenda ainina, che determina la scala di valutazione fin qui utilizzata. “Cinque burricchi: Dio mio, non abbiamo mangiato mai così bene nella nostra vita! ”. E’ questo il caso.
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