set
29
2013
Taverna Marina – Interno
Nulla di nuovo alla Marina. Solite vie, soliti odori, colori; soliti lontani schiamazzi e soliti Burricchi viandanti, che s’inerpicano sui falsopiani e discendono lungo i declivi dei santi e pluri venerati angiporto, che tanto hanno impegnato e alimentato le nostre passioni, e che piacere ci fa ritrovare oggi, quasi a cavallo del mese di Ottobre, identici come il caldo costume di Luglio li aveva vestiti. Stessa calura, stesso ciondolare allegro di lingue straniere, stesso reverente entusiasmo e stupefatto vociare ed ottimistica attesa: che dietro quell’angolo io scopra un anfratto mai veduto, e che più splendido sia di quello che lo precede, e che ancora prosegua scortato dalle solari pietre di tufo, grondanti profumi e genuino bucolico trasporto, fin su a raggiungere Castello e poi tornare indietro, perché la “Taverna” oggi è qui, e fin su non c’importa di salire.
Taverna Marina – Tagliere cinghiale
Venerdì sera, ultimo week end di Settembre. La 150cv è in “recovery mode” e il Raschione non sa che ristorante scegliere per questa settimana, adducendo presunta saturazione del mercato asinino. Propone dapprima un ristorante sotto casa sua, salvo accorgersi successivamente che aveva chiuso i battenti giusto pochi giorni prima. Dato che non ha voglia di cercare oltre, il burriccu opta poi per “La Taverna di Castello” che abbiamo nel non lontano passato già visionato, ma che secondo lui può assumere il ruolo di nuovo locale, perché nel frattempo ha movimentato gli alloggi giù nel quartiere Marina. Sarà quindi questo non più che un aggiornamento, così come suggeriamo a lui di aggiornare le sue fonti, dato che solo passeggiando per le strette stradine del quartiere, sono saltati fuori almeno tre ristoranti non visitati: mandroni!
Taverna Marina – Funghi
Jesus è nervoso. In primo luogo perché ha dovuto viaggiare in bus. Sceso alla fermata di ritorno da lavoro, vede lontano un bancomat: «speriamo che qualche c. non arrivi prima di me». Il fortunato arriva e, immediatamente dopo, per effetto della cugurra presidenziale il dispositivo si pianta bloccandogli la carta all’interno. E’ nervoso perché deve utilizzare lo scooter del Burriccu Sollai come vettore per raggiungere il ristorante, ma la sfortunata tattica del Raschione, innesca nuove dinamiche e porta lo stesso Sollai ad importunare un nuovo passeggero e protagonista della serata: la Cry! Dopo qualche minuto di viaggio sull’autovettura condotta dal Raschione, una telefonata arriva a sconvolgere nuovamente le nostre programmate vicissitudini: «non parte lo scooter, batteria morta, veniteci a prendere!»
21.05. Conclusasi felicemente l’operazione di pick-up, con circa venti minuti di ritardo sull’orario stabilito, Jesus e il Raschione raggiungevano finalmente la “Taverna di Castello alla Marina” dove già il Burriccu Sollai e la Cry li attendevano.
Taverna Marina – Antipasti mare
E’quindi inevitabile porsi subitamente nell’ottica del paragone. L’esperienza alla “Taverna di Castello” in Castello era stata eccellente. Qui troviamo non più una deliziosa piccola grotta in romantica penombra con pochissimi coperti disponibili, ma un locale più ampio e luminoso, articolato in un’unica sala con pareti e mobilia chiare, sobri decori e una serie di tavoli disposti all’esterno sulla Via Barcellona, per soddisfare il perverso piacere di desinare alla mercé dei venditori di (nell’ordine): rose, soprammobili, accendini, orecchie luminose e spade laser. Avvertiamo subito che la nuova ambientazione non potrà mai competere con la suggestione del Castello, ma di certo la posizione attuale diviene economicamente strategica, per attingere i propri avventori dall’infinita fiumana di turisti che discendono la Via.
Taverna Marina – Maccarrones de busa
Il numero ben più elevato di clienti, inevitabilmente determina un rallentamento della velocità di cucina e servizio, per il quale non ci è dato modo, invero, di determinare la percentuale di mutazione rispetto alla recensione passata. Una cameriera, comunque, di certo l’abbiamo riconosciuta: «ci sgamerà subito, burriccu!!!».
Ad ogni modo, registriamo che dall’aver completato la formazione, alle 21.05, fino ad avere udienza almeno per i primi abbeveramenti, nell’occasione sono trascorsi 35 minuti circa. Nulla da dire, al contrario, sulla attitudine pratica del personale: puntuale e sistematico cambio di stoviglie e ceramiche, ineccepibile mescita del vino, la cui scelta e assaggio, in assenza del crumiro Ingegner Marrocu, è stata affidata al Raschione: ottimo rosso autoctono “Cagnulari”, cantina Santa Maria la Palma di Alghero.
Taverna Marina – Culurgiones
L’anomala (per nostra abitudine) cernita del vino in qualche modo anticipa ed introduce il desiderio di assaporare per lo più pietanze di terra. L’iniziale intransigenza del Raschione è stata poi mitigata e formalizzata – in riferimento agli antipasti – con l’ordine di due porzioni di mix di “terra e mare”, articolati in otto portate (ne scopriremo cinque di mare). In esordio, arrivava in tavola un appagante tagliere di salumi e formaggi con prosciutto crudo e salsiccia su letto di rucola, fette di pecorino declinate in diversi gradi di stagionatura, il tutto accompagnato da confettura di fichi, particolarmente gradevole. Seguivano quindi dei buoni bocconcini di cinghiale al cannonau, parzialmente corrotti da una punta di acidità di troppo per proseguire con degli ottimi funghi (fritti) ripieni con pomodorini e dolce sardo, serviti su letto di carasau con formaggio fuso e accompagnati da miele millefiori.
Taverna Marina – Ravioli
Gli antipasti di mare si componevano di: buoni gianchetti (bianchetti) fritti accompagnati da polpettine di tonno e decoro di radicchio, carpaccio di pesce spada agli agrumi, insalata di polpo con melone e ananas (secondo Jesus il gusto dell’ananas copriva troppo quello del polpo, ma gli altri commensali l’hanno giudicata eccellente) per concludere con bocconcini di pesce spada in salsa primavera.
Giudizi contrastanti per i primi piatti. Jesus e la Cry si facevano affascinare dagli altisonanti maccarrones de busa in crema di ricci, nonostante di ricci non sia stagione e nonostante la cameriera gli avesse confermato che si trattava di prodotto surgelato. In realtà ricci surgelati, ancora ben colorati polposi e non acquosi abbiamo avuto modo di mangiarne; questi erano di qualità mediocre. Buoni invece i ravioli con speck e zafferano del burriccu Sollai e sontuosi i culurgiones con funghi porcini e guanciale del Raschione. Così come per gli antipasti, dobbiamo quindi giudicare anche i primi piatti mediamente positivi.
Taverna Marina – Dessert
Invero, mediamente al limite della sufficienza, almeno per le nostre attese, i dessert, che apparivano non fascinosamente impiattati e con un generale stucchevole eccesso di zucchero: crema catalana per Jesus, creme caramel per la Cry, tiramisù per il burriccu Sollai e semifreddo al croccante di mandorle con guarnitura di caramello per il Raschione. La cena si concludeva con due caffè, rum Ron Zacapa 23yo per Jesus (a cui non piace il rum, ovviamente, ma l’ha preso solo perché non guidava lui!) rum Santa Teresa per Ettore, convenzionale Sprite per il burriccu Sollai.
Costo finale della cena 31€ cadauno, da giudicarsi un 15% inferiori rispetto a quello che ci saremmo potuto aspettate.
La Taverna di Castello alla Marina, si conferma un ristorante di discreto livello, ma risente dei difetti di una filosofia che, probabilmente, strizza l’occhio più al turista di passaggio piuttosto che all’insoddisfabile appassionato di cibo, che sale fin su a Castello per provare un’esperienza culinaria fuori dal comune. Buoni antipasti e primi, deludenti i dessert. Il secondo piatto è stato saltato per compensare i tempi piuttosto lunghi del servizio. Tre burricchi meno meno.
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giu
1
2013
Bliss – Interno
Dopo aver partecipato a varie ciccionate, il burricco aggiunto Dessì, sottrattosi a tutte le altre, non poteva più esimersi dal recensire quest’ultima. Ore 20.55 i burricchi Sollai e Dessì giunti sul luogo dell’appuntamento notavano la presenza dell’Ing. Marrocu, puntualissimo oltre ogni previsione, che, telefono alla mano, era pronto a twittare il ritardo del duo Raschione e Jesus, i quali “come al solito” alle ore 21:00 si materializzavano davanti ai loro occhi. Destinazione scelta per la serata conviviale è il Bliss Caffè, situato nella centrale via Paoli.
Bliss – Cruditè di mare
All’ingresso si trova il bancone del bar, si prosegue con due sale, una interna ed una esterna dotata di barbeque. I burricchi vengono fatti accomodare nella sala interna costituita da un arredamento gradevole e sobrio. La musica ha un volume adeguato ed è presente, inoltre, una grande tv che, con immensa gioia dei commensali, è spenta. Il sottofondo musicale e la presenza della sola troupe asinina rende agevole la conversazione. L’iniziale scambio di opinioni viene subito interrotto dall’arrivo del cameriere, il quale propone un aperitivo da scegliere tra alcolico e analcolico. Si opta per un prosecco, in quanto al solo pronunciare della parola analcolico il buon Jesus risponde con: la parola analcolico è un’offesa!
Bliss – Tartare di tonno
Bliss – Insalata di gamberi
Il cameriere prosegue nel voler fare conversazione e la sua curiosità su come fosse avvenuta la conoscenza del locale, è subito soddisfatta dalla pronta risposta dell’Ing. Marrocu: Siamo amici dei giocatori del Cagliari e ci hanno indirizzato loro (pitticca sa ca**ada!). Orbene, si inizia con la scelta del vino, ricaduta su un D.O.C.G. Gewurztraminer della cantina altoatesina Rocca Savina annata 2012, il cui rito dell’assaggio è avvenuto solo dopo che il Dessì ha avvicinato il proprio bicchiere al cameriere, poco avvezzo a questa procedura.
Bliss – Antipasti di mare
La mancanza di un menù cartaceo costringe i commensali a scegliere le pietanze dalla descrizione orale delle stesse fatte dal titolare, il quale propone la divisione della cena in due parti, antipasti e primi ed eventualmente, qualora non paghi, i secondi. In attesa dell’arrivo degli antipasti, tempo traducibile in 10 anni circa, inizia lo sfoggio da parte di alcuni commensali di prestigiose carte di credito di vari colori (pitticcu su famini!!), a cui seguono opinioni discordanti sui servizi svolti dai gestori delle medesime, soprattutto per i possessori di quelle gratuite (fare i fighi ma susunki inside n.d.r.).
Bliss – Spaghetti ai ricci di mare
La prima portata consta di un plateau di cruditè di mare costituita da cozze, gamberi e ostriche, di medie dimensioni. Il tutto gradevole ma niente di esaltante. Una dozzina di cozze sono state lasciate, in quanto alcuni commensali hanno preferito non sfidare la sorte. Segue una tartare di tonno, la quale presenta alcuni difetti di preparazione in quanto poco amalgamata, ma soprattutto proveniente da una parte del tonno poco adatta a questo tipo di piatto. Gli ulteriori antipasti serviti sono costituiti da un’insalata di gamberi argentini con insalata thai (zucchine, melanzane, peperoni al wok), di discreta fattura anche dovuta alla nazionalità del cuoco, che i burricchi scoprono essere filippino; insalata di polpo (senza arte ne parte); insalata di seppie e fagiolini, particolarmente gradita ad uno dei commensali; tonno in scatola con cipolle capperi e mandorle che, se fosse stato preparato con del tonno fresco, sarebbe stato sicuramente migliore; per finire un’insalata di totani bottarga e pomodoro.
Trofiette carciofi bottarga
Bliss – Trofiette al tonno
La proposta dei primi per l’allegra comitiva spazia su varie tipologie di pasta: trofie e spaghetti, nulla di più! Per Jesus la scelta ricade su spaghetti ai ricci, prontamente rimandati in cucina dopo appena una forchettata, per un eccesso di sapidità, accertata anche dal Raschione e dal Dessì (nonostante al titolare fosse stata specificata la pibincaggine del burricco). Lo chef, dopo aver effettuato le opportune correzioni, ripresenta il medesimo piatto, il quale tuttavia si rivela con ancor più difetti del primo. Questa volta, infatti, si avverte oltre che un eccesso di sapidità anche un eccesso di piccantezza dovuta al sovrabbondante utilizzo del peperoncino. Meglio lasciar perdere!
Bliss – Filetto di spigola con carciofi
Da notare, inoltre, l’imbarazzo del titolare alle domande dell’ipertricotico Jesus sulla conservazione della polpa di ricci. I primi piatti scelti dal Raschione e Marrocu sono trofiette con carciofi, cozze e bottarga, arrivati senza le cozze. Anche in queste si denota un leggerissimo eccesso di sapidità, cosa che è risultata comune anche alle altre due portate e cioè, trofiette con tonno, pomodorini e basilico per il Dessì e il burricco Sollai. Tutto questa sapidità ha fatto sì che venissero tracannate due bottiglie di vino e soprattutto cinque bottiglie d’acqua.
Bliss – Frittura mista
La scelta dei secondi piatti, purtroppo, non è più vasta di quella dei primi, in quanto ne vengono proposti solo due, presi entrambi con particolare dissenso da parte di Jesus e dell’Ing. Marrocu. Viene proposto, infatti, un fritto misto di calamari e gamberi e due spigole del peso di circa settecento grammi ciascuna, da preparare in padella con carciofi e pomodorini, servite già porzionate. La cottura delle spigole risulta ottima, ma si nota anche qui la presenza di un eccesso di pepe nero aggiunto dopo l’impiattamento. Per quanto riguarda invece il fritto misto niente da dire ma purtroppo neanche da ricordare. Tra le varie disquisizioni dei commensali merita menzione l’esposizione di varie teorie sulle scie chimiche tra il cameriere catalano e l’Ing. Marrocu, il quale si è visto ahimè surclassare dall’elevata preparazione dello stesso. Ci si domanda ancora come si è potuti arrivare a parlare di scie chimiche in seguito ad una semplice domanda al cameriere: Di che nazionalità sei?
Bliss – Dessert
Si arriva quindi al momento della scelta dei dolci. Fortunatamente la varietà qui è leggermente più ampia e la scelta ricade in un gelato al pistacchio per l’ing. Marrocu, una macedonia di frutta fresca per il Dessì che apprezza il fatto che non sia immersa in succhi vari, soufflè al cuore morbido di cioccolato per i due burricchi Raschione e Sollai, servito purtroppo senza la consueta quenelle di gelato. Per l’immenso Jesus sorbetto al limone della casa che con le lacrime agli occhi lo decreta come la pietanza migliore di tutta la serata. (Annammo bene!!). Data l’ora tarda si decide di rinunciare al caffè e, in attesa del conto, si opta solo per due bicchieri di un buon rum venezuelano, il Santa Teresa. Costo complessivo della serata 51 € cad. burriccu, almeno un 20% sovradimensionato rispetto alla qualità dell’offerta.
Alla luce di quanto sopra descritto, nonostante la simpatia del cameriere catalano, la qualità media dei piatti serviti è stata piuttosto bassa. Il locale prescelto, che lavora prevalentemente come bar, riporta nell’insegna posta all’ingresso la dicitura pasti veloci, tuttavia la cena ha avuto una durata di ben tre ore, nonostante fossero occupati solo due tavoli: due burricchi stiracchiati.
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