ago
17
2013
L’Oasi – Interno
Cosa ci sia al di là del mare è un dato di fatto, perché così è, anche se mutevole nel tempo. Quello che noi sappiamo o crediamo esservi, è ben altro problema; ma è sempre ciò che la nostra immaginazione o i nostri sogni insistentemente stuzzicano, a spingerci oltre il nostro ignoto, a condurci una calda mattinata d’Agosto verso un’isola lontana, per consapevolmente offrire in sacrificio la cara 150cv ad un mastodontico ciclope marino, e vederla poi spingere via, dal metallico ventre dello stesso, lontano dalle sicure e amate sponde. Questa terra vicina e distante, questa lingua sconosciuta e nota, queste vie grigie e ricche di colori accesi, ancora ci confondono.
Ma bastano pochi istanti di sguardi, di aria e di mare, per ritrovarsi consapevoli d’essere qui, e non al Mondo dolorosamente altrove.
L’Oasi – Fritto misto
Quattordici Agosto: uno, uno, uno, zero. In un giorno simbolicamente carico di valori e significati per il Donkey Challenge, il Raschione e l’Ing.Marrocu sono chissà dove, mentre Jesus e la Donna del Presidente, in tenuta da turisti ferragostani, da pochi minuti son sbarcati sull’isola di San Pietro, nella parte Sud-occidentale della Sardegna e del Sulcis-iglesiente.
Splendido enclave genovese, Patria del venerabile Anziano, l’isola vede risalire la sua storia al 1700, quando un gruppo di coloni, originari del quartiere di “Pegli”, si spostarono dall’oasi tunisina di Tabarka, verso disabitate sponde sarde, per fondarare “Carloforte”; quella stessa cittadina che ora, gioiosa e splendida, si mostra e ci appare con il suo lungomare, le sue strette stradine colorate, il suo arrampicarsi sul promontorio fin verso le mura, replicando ed esaltando nello stile e nelle voci che si odono per i suoi anfratti, la Genova più pittoresca ed antica.
L’Oasi – Tonno pomodori e cipolle
Dopo un breve ed intenso girovagare esplorativo per il centro storico, Jesus si fa irrimediabilmente trasportare dai profumi del mare e della cucina, che subdolamente si insinuano e risalgono dalle strette stradine fino ad afferrarlo alle narici, quasi fossero un invisibile lazo che lo trascineranno seguendo un chissà quale intelligente progetto. Ed ecco, quasi all’improvviso, con la prorompenza della certezza assoluta, presentarlo di fronte l’uscio del locale che avrebbe accolto lui e la sua Signora.
Il Ristorante “L’Oasi” si colloca nella centralissima Via Gramsci, e fa angolo con la strettissima via Spano, da dove, come gamberetti dalle rocce, all’improvviso siamo sbucati.
L’Oasi – Tutto tonno
Al suo interno il locale è molto carino e caratteristico. Superato un breve vestibolo di ingresso, delimitato da una breve muratura, sormontata da una elegante barriera in ferro battuto, ci si immette in una piccola sala, caratterizzata da tavoli squadrati, pareti color paglierino chiaro, inserti in pietra, foto e decori in stile cittadino e marinaro. Deliziosi sono i punti luce, mentre non può non stonare il televisore LCD (comunque spento) collocato in fondo alla sala, vicino l’ingresso della cucina. A una seconda e più ampia sala, si può accedere lateralmente rispetto alla prima, mentre altri pittoreschi tavolini sono collocati all’esterno, insinuandosi fin verso via Spano. Se vogliamo trovare un rilevante difetto estetico, questo va individuato nell’insegna esterna, più adatta a una gelateria in contro-tono rispetto al ricercato stile dell’interno.
L’Oasi – Seppiette arrosto
Il Personale è parecchio gentile ed empatico. Il Titolare, un ragazzo e una risoluta cameriera, tengono il servizio con velocità e precisione. Inevitabilmente basiamo il nostro menù sull’ingrediente principe di Carloforte: il tonno rosso! E’ nella tonnara a Nord dell’isola che lo scombridae della qualità più pregiata e apprezzata viene pescato, e indirizzato per rotte che arrivano fino all’altra parte del Mondo!
Il nostro percorso nei sapori di questa terra inizia però scegliendo il vino, cernita determinata dalla disponibilità di mezze bottiglie, essendo la Donna del Presidente non avvezza alle grandi bevute: Vermentino di Sardegna DOC “Cala Reale” delle cantine Sella & Mosca di Alghero.
L’Oasi – Profiterol
Subitamente affermiamo che i piatti del ristorante sono quelli tipici carlofortini. La cucina è poco elaborata, ma senz’altro basata su qualità delle materie prime che – con tutta probabilità per strutturali questioni di logistica – non può neanche lontanamente essere paragonata a quella che abbiamo abitudine di provare a Cagliari: eccezionale!
Scegliamo un antipasto di filetto di tonno fresco condito con olio, pomodori e cipolle, impreziosito da un rametto di mirto, e un fritto misto con polpette di tonno e frittelle, dal quale emergeva meravigliosamente il gusto di eccezionali orziadas (anemoni di mare). Chapeau!
L’Oasi – Sebada al miele
La coppia presidenziale, in morigerato stile dietetico, sceglieva di procedere direttamente con il secondo, ma la comanda di Jesus (inizialmente tonno e pomodori) rapidamente mutava quando per errore veniva portato al nostro tavolo un appariscente antipasto “tutto tonno”: «ho cambiato idea, voglio questo!». Il piatto era composto da filetto di tonno, carpaccio, polpettine, bottarga di tonno, affumicato e musciame, dal gusto e dalla sapidità a dir poco intensi. Un ulteriore secondo piatto, consisteva in buonissime seppiette arrosto condite con brunoise di pomodorini, prezzemolo limone, decorate con il consueto rametto di mirto. I dolci che seguivano, invero, apparivano un gradino al di sotto delle altre portate, ma risultavano comunque gustosi: profiterol per la Donna del Presidente, sebada al miele per Jesus (che lo ha scelto ovviamente perché non amante delle sebada!) condito con “millefiori” anziché con il terminato miele di castagno. Il pranzo si concludeva quindi con due caffè. Costo complessivo: 36 euro cadauno, da ritenersi adeguato per ambientazione, servizio e qualità delle materie prime.
Ristorante pittoresco e caratteristico, personale gentile, ambiente confortevole, L’”Oasi” è veramente un rifugio dove trovare alimentare riparo dal mare in tempesta o dal sole accecante dell’isola di San Pietro. Tre burricchi con menzione speciale, per la qualità delle materie prime.
VALUTAZIONE “L’Oasi”: Tre Burricchi con menzione speciale. |
Ristorante L’Oasi |
Indirizzo: Via Gramsci 59, Carloforte
Telefono: 0781856701 [mostra in google maps]
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commenta | tags: affumicato, anemoni di mare, antipasti, arrosto, bottarga, cala reale, cantine, carloforte, carpaccio, chef, cipolle, commenti, cucina, dessert, DOC, dolci, filetto, filetto di tonno, foto, frittelle, fritto misto, giudizi, indirizzo, isola di san pietro, l'oasi, limone, lingua tabarchina, mappa, menù, miele, miele di castagno, mirto, musciame, olio d’oliva, opinioni, orziadas, polpette, polpettine, pomodori, prezzemolo, prezzo, profiterol, qualità, recensione, ristorante, seada, sebada, secondi piatti, sella e mosca, seppiette, tabarka, telefono, tonno, tonno rosso, tutto tonno, Valutazione, vermentino, via gramsci, vino bianco
ago
10
2013
Fradis minoris – Laguna di Nora
Nora, la città più antica dell’isola, che ha regalato alla comunità il primo documento in cui si parla di Sardegna (Shardana), antico porto di Ponente per l’approdo delle navi fenicie, culla di diverse civiltà, associata al mito della città sommersa, ma anche teatro delle celebrazioni per la sagra annuale del Martire Guerriero. E’ stato necessario attendere il XXI secolo perchè divinità di ben più alto spessore ripercorressero le orme del Santo più venerato della regione, secondo un faticoso percorso, pieno di insidie, che separa le acque della laguna da quelle del mare. Weekend carico di gioia e di aspettative, per l’inizio delle ferie estive, ma anche di tensioni e di fatiche per taluni burricchi, che evidentemente risentono del fatto di concentrare il proprio contributo alla comunità in mattinate di mero lavoro bovino, dopo semestri di ozio e improduttività.
Fradis minoris – Interno
Sabato 10 luglio, ore 13:25. I tre somari titolari varcano le porte del parco della laguna di Nora e intraprendono il lungo cammino lungo l’istmo che separa il golfo della città dalla peschiera, sotto un sole che moderava la propria esuberanza per l’occasione ed Eolo che assecondava la processione investendo la carovana con un gradevole vento di Maestrale. La comitiva giungeva dopo un viaggio sempre carico di forti quanto inutili emozioni bordo della tracotante 150CV dell’ipertricotico burriccu, che provava a mascherare la scarsa dimestichezza con la frizione e i comandi con fantomatici problemi di reazione del turbo compressore (Lunedi devo farla controllare dal V-Hot!!), secondo un piano ben studiato che premia competenze e materiale di qualità scadente nella manutenzione unicamente per giustificare palesi incapacità di controllo del mezzo. A parziale discolpa dei disagi subiti, segnaliamo la percorrenza di dorsali urbane nel comune di destinazione non sufficientemente adeguate alla larghezza della autovettura in questione, sebbene sufficienti a consentire l’atterraggio di piccoli aeromobili a reazione…
Fradis minoris – Scampi marinati
Destinazione designata, e oggetto di pregiudiziali diffidenze da parte dei commensali, in quanto distante più di dieci chilometri dal capoluogo, il ristorante Fradis Minoris. Il locale è inserito all’estremità ovest della lingua di terra artificiale che separa il golfo di Nora dal parco della laguna omonima e si configura come ittiturismo sostenibile, in cui la pesca viene praticata seguendo sistemi tradizionali, rispettando il ciclo naturale dell’ecosistema. In particolare, citando i principi fondamentali rispettati in questo senso: non si propongono specie ittiche provenienti da stock minacciati, nè da acquacoltura; gli arredi sono realizzati con materiali interamente riciclabili e/o riciclati; la struttura utilizza dispositivi a risparmio energetico e per il reciclo dell’acqua; non vengono utilizziamo detersivi contenenti EDTA e fosfati; la struttura si sta adeguando per adottare fonti energetiche rinnovabili.
Fradis minoris – carpaccio di cefalo
Il ristorante si sviluppa in lunghezza lungo l’istmo di terra che delimita la peschiera sul lato nord, mentre il lato sud si affaccia sul golfo grazie ad una vetrata composta di pannelli in plexiglas. La struttura condivide gli spazi con un piccolo acquario ad uso didattico nel quale è possibile ammirare diversi esemplari della fauna ittica del posto. Nell’ingresso al viale che porta sulla terraferma trovano posto alcuni coperti, impiegati solo nel turno serale, riparati dal sole per mezzo di un gazebo e di qualche ombrellone. I tavoli della zona chiusa, molto spartani, realizzati in ferro battuto con piano in compensato marino reciclato, sono distribuiti su una unica fila in due grandi sale affacciate direttamente sul mare – con panorama impreziosito dalla presenza di piccola macchia mediterranea -, separate da una porta a vetri dalla presenza quasi impercettibile, come possono testimoniare alcuni infanti che ne hanno verificato da vicino l’elasticità. In corrispondenza della divisione trasversale trovano alloggio i servizi e la cucina, con un piccolo bancone a vista che è stato l’angolo della contemplazione per l’Ing. Marrocu mentre i commensali attendevano la sua presenza per poter iniziare le danze.
Cameriera: Non capisco cosa stia guardando: son tutti maschi!!
Polpo al naturale
Tartare di palamita
Il servizio, che si rivelerà professionale, cortese e disponibile, è garantito da due gentili cameriere, di differenti classi di età.
Veniamo fatti accomodare su un ampio tavolo da quattro, apparecchiato con cura, nonostante tovaglie e tovaglioli monouso e ci viene offerto un ottimo prosecco di Valdibbiadene come aperitivo.
Fradis Minoris – Zuppa fredda al pomodoro
L’offerta della cucina prevede unicamente percorsi di mare, senza proporre specie ittiche eccessivamente blasonate (e perciò sovrasfruttate), ma solo prodotti e frutti di mare non minacciati dall’acquacoltura, i cosiddetti “fratelli minori” (fradis minoris); inoltre, tale proposta si articola secondo un menu degustazione giornaliero, con la possibilità di integrazioni “a la carte”. Interessante l’offerta della cantina che, in accordo con i principi della sostenibilità, propone unicamente etichette isolane, tra le quali individuiamo un eccellente DOCG Branu delle Vigne Surrau, servito con il consueto rito dell’assaggio da parte del nostro ipotricotico burriccu. Su consiglio della cameriera, anche considerato il poco tempo a disposizione per desinare – causa Comune di Nora che, in cambio di tutta la moneta dei somari (unica modalità di pagamento cash, no POS), concede solamente due ore di sosta a pagamento, confidando forse nel guadagno, a mezzo contravvenzione, conseguente alla poca puntualità dell’utente medio -, scegliamo di provare il menu degustazione del giorno con integrazione di due piatti di crudo (oltreché del vino).
Fradis minoris – Spaghetti gamberi fiori di zucca
In poco tempo arrivano al tavolo i due piatti fuori menu e la fatica della passeggiata sotto il sole viene subito dimenticata: straordinario carpaccio di cefalo con frutta fresca (fichi, melone, pesche nettarine, uva, fragole) al timo limonato e menta e incredibili scampi marinati alle erbe citriche con anguria e mandorle tostate, per i quali l’Ing. Marrocu ha esultato più di Tardelli nella finale Italia-Germania del 1982. Genuinità dei prodotti (dal colore della testa degli scampi si evince l’assenza di additivi estetici), accostamento e continuità di sapori indescrivibili: chapeau. Ma le meraviglie non si fermano qui; poco tempo e arriva una meravigliosa tartare di palamita su letto di crema di sedano, con pomodoro confit, peperoni gialli e pane aromatico: avrei voluto morire mangiando solo quel piatto!! La parentesi antipasti si chiude in bellezza con un un piatto composto da polpo al naturale, patate americane fritte su letto di crema agrodolce alla paprika dolce, rucola selvatica e semi di girasole: ineccepibile.
Fradis minoris – Ricciola di fondale alla piastra
La degustazione prosegue con due tipi di primo; incredibile zuppa fredda di pomodoro e melanzana leggermente affumicata, cozze fritte e friggitelli, divorata in meno di un minuto anche dal NON amante del pomodoro Jesus; ottimi spaghetti ai gamberi, zucchine alle erbe e fiori di zucca. Dopo una breve pausa, che ha consentito all’indisciplinato somaro di fumare dozzinali sigari cubani, vista l’impossibilità di reperire qualcuno a cui scroccare una più commerciale sigaretta, arriva il secondo piatto che conclude la festa delle proteine: eccellente filetto di ricciola alla piastra con giardiniera di verdure (carote, cipolle rosse) su crema di pomodoro fragolino, l’ennesimo capolavoro dell chef, che dimostra nelle scelte nette influenze da parte della cucina catalana, come poi confermato anche dalle cameriere.
Fradis minoris – Mousse di yogurt magro
Non poteva mancare la parentesi glicemica, a degna conclusione di un pranzo così sontuoso: mousse di yogurt magro, con pesche al pepe nero e croccantini di pane al burro: spettacolo! Il pranzo si è concluso con caffè per tutta la comitiva e grappa barricata Anghelu Ruju per Ettore e Marrocu. Costo dell’esperienza: 67,83€ cad. burriccu, decisamente in linea con la qualità e la quantità di quanto assaporato, sebbene un po’ distante dal corrispettivo del menu degustazione, fissato a 35€ bevande escluse. Espletate con una certa fretta le formalità post ciccionata, mentre Ettore e Jesus provvedevano a rientrare celermente al parcheggio per recuperare in tempo l’esuberante barroccio della giornata, il terzo somaro si tratteneva presso l’acquario didattico della struttura, ottenendo così di percorrere, dopo una inevitabile operazione di pick-up, il minimo tragitto a piedi: burriccu mandroni!!
L’ittiturismo Fradis Minoris rappresenta una delle più belle realtà visitate, al momento, nell’anno 2013. Una encomiabile attività di pesca sostenibile, integrata da una cucina superba, e da un ottimo servizio, immerse in un parco naturale di straordinaria bellezza, garantiscono al cliente una parentesi enogastronomica che ha pochi eguali nell’isola: quattro burrricchi con menzione speciale per l’esclusiva ambientazione.
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ago
3
2013
Domo Mea – Interno
Ma cosa mai ci faranno di Venerdì sera, sfiancati da una calda settima di lavoro, un probo e moralista ingegnere, un risoluto ed estraniato Raschione ed un abulico e sfaccendato («so’ stanco!») figlio di Dio, in quel del Viale Elmas, nota licenziosa enclave del piacere di strada cagliaritano?
Forse che quell’afa umida d’Agosto, che stringe e soffoca silenziosamente i polmoni, che spinge la coscienza verso la morsa di deliquio e irrealtà, abbia per un istante confuso e rimescolato le primigenie passioni dei nostri scapestrati eroi? Cosa andremmo allora a disquisire, rendicontare e recensire quest’oggi? Restate seduti, mettetevi comodi e non cambiate canale!
Domo Mea – Antipasti
Recidivi. Non è invero la prima occasione per la quale il Triumvirato asinino trova l’ardire di ricongiungersi per queste strade. Ed oggi, i Burricchi hanno previsto di celebrare la loro pagana liturgia nei già visitati spazi di un vecchio ristorante (“Su pruppu e s’aligusta”) che da tempo ha cambiato nome e – più volte – gestione.
Il recente passaggio all’ultima conduzione del “Domo Mea” risulterà presto evidente, in ordine al periodo di transizione e assestamento, con riferimento ad alcuni rimarginabili difetti, che nel seguito avremo modo di approfondire, e alla esibizione di biglietti da visita, in cui i nomi dei vecchi proprietari risultano eco-compatibilmente depennati con deciso tratto di pennarello.
Domo Mea – Zuppa di cozze e arselle
Venerdì sera. Nulla di particolarmente interessante da dettagliare nell’approccio alla ciccionata, se non un incidentale e fugace alterco verbale tra il Raschione e una signora, ultra settantenne, alla guida della sua claiming to be sa meri of the road utilitaria. Capziosamente segnalato in ultimo, dall’Ing.Marrocu, un suo possibile ritardo (risp: «eh, sticazzi») poi al contrario alloggiatosi di largo anticipo nel laterale parcheggio del ristorante, pronto ad accogliere Jesus e il Raschione al loro presentarsi – con consueta precisione svizzero-maniacale -, alle ore 21.00 in punto: «m. mia alla puntualità dei burricchi!!!»
Dopo i doverosi convenevoli di rito, i tre accedevano al ristorante dalla certamente più battuta via laterale, direttamente praticabile dal comodo riparo riservato alle auto dei clienti.
Domo Mea – Triglie Polpo Insalata di mare
Il locale, a parte qualche differente suppellettile notato alle pareti, è strutturalmente identico a quello che ben ricordiamo dai tempi de “su pruppu e s’aligusta”. Organizzato su due sale contigue, caratterizzate da pavimentazione in ceramica bianca, pareti color paglierino chiaro e drappeggi vermigli, presenta alcuni elementi elegantemente decorativi, come specchi incorniciati d’oro, ma molti altri che riconducono velocemente l’impronta estetica verso quella di una trattoria di quartiere, più in accordo con l’accezione del proprio nome: “casa mia”. C’è da dire che non tutto il ristorante è stato preso in visione, per cui potrebbe esserci una più elegante sala, celata a quella popolosa, dove siamo stati alloggiati.
Domo Mea – Burrida
Orata e Sardine marinate
Al nostro ingresso veniamo accolti da una gentile ed empatica cameriera, ma anche dalla molesta prorompenza di un televisore LCD sintonizzato su Rai3, che non ci siamo permessi di chiedere venisse spento, e di cui abbiamo finanche abusato, dapprima con un canale di musica caraibica (tra l’altro siamo stati informati di una prossima animazione a tema nel locale) per poi – assuefatti dalla nenia insopportabile – virare verso trasmissioni cult di DMAX, che ci hanno consentito di apprezzare il nostro pasto col sottofondo di spettacolari incidenti stradali ed improbabili omicidi indotti da ipnosi.
Domo Mea – Fregola con arselle
Dopo esserci accomodati ad uno spazioso tavolo per quattro, la cameriera “tuttofare” subito ci erudisce sulle consuetudini e i limiti determinati dal passaggio alla nuova gestione. In particolare, l’approvvigionamento dei vini bianchi aveva subito qualche rallentamento, tanto da indirizzare la nostra scelta forzatamente verso un Vermentino di Gallura DOC “Giogantinu”, della omonima cantina sociale di Berchidda, che personalmente non assaggiavo almeno dal 2006. La prima mescita del vino è avvenuta con sbrigativa risolutezza («neanche ve lo faccio assaggiare che tanto lo conoscete già!») ma questo è l’unico appunto che possiamo muovere al servizio, dimostratosi insperabilmente rapido e attento per tutta la sera, con continue richieste di feedback sul gradimento di quello che stavamo assaggiando.
Domo Mea – Riso alla pescatora
Prescindendo per nostro vezzo dalle possibili pietanze della bisteccheria, possiamo subitamente affermare che, nonostante la cucina del “Domo Mea” non si lanci in raffinati voli pindarici, ma sia piuttosto basata sui piatti tipici dell’ortodossia culinaria nostrana presentati con bucolica parsimonia di forma, ci hanno di certo positivamente sorpreso sia la qualità indubbia delle materie prime, sia la ricercata compostezza dei sapori che, con un impareggiabile controllo dei toni aciduli delle marinature e delle salse, ha trovato la sua apoteosi espressiva in una delle burride di gattuccio più delicate e gustose mai provate dai burricchi nella loro pur lunga carriera: chapeau!
Domo Mea – Grigliata mista
A parte la sopraccitata burrida, gli antipasti si componevano di altre nove pietanze, più un apricena costituito da crostini con brunoise di pomodori, olio d’oliva, basilico e origano. Insalata di sedano e bottarga (eccellente) a scaglie; filetto di orata alla pizzaiola; frittelle di gianchetti (bianchetti); orata e sardine marinate; strepitosa zuppetta di cozze e arselle in rosso; insalata di mare con polpo, cozze, arselle, surimi (quasi perdonabile, dato il gusto complessivo del piatto); insalata di polpo; triglie scaloppate.
Per dovere di cronaca segnaliamo che non ci è stato possibile ordinare una desiderata cruditè di cozze, perché i buonissimi mitili acquistati in giornata non avevano comunque superato la pezzatura minima richiesta dallo chef.
Dopo qualche minuto arrivavano al nostro tavolo anche i già comandati primi piatti, che confermavano le impressioni degli antipasti: ottima fregola con le arselle (in realtà Jesus l’aveva comandata con le cozze, ma lui stesso sospettava un misunderstanding al momento dell’ordinazione) e buon Risotto alla pescatora per l’Ing.Marrocu, che accusava già una certa fatica all’accumulo alimentare, forse cagionata dal caldo.
Domo Mea – Sebada
Non potevano i tre, a quel punto, negarsi e rinnegare il piacere di una grigliata mista, ordinata in numero di due porzioni, costituita da pur buoni gamberoni argentini cotti con una leggera gratinatura di pane, un’orata e una spigola dal sapore significativo: «è buona pure sa mazza!».
La serata ha rischiato di concludersi senza dolci, avendo la cameriera inizialmente asserito: «li abbiamo finiti!». Dopo pochi istanti, comunque, ritornava sui suoi passi suggerendoci una Sebada al miele (di eucalipto) gustata pienamente dal Raschione e invece condivisa da Jesus e dal Marrocu (ormai arrivato “alla frutta”). Le sebada (o seadas) sono state accompagnate da un vino moscato di discutibile fattura.
La cena si concludeva quindi con due caffè, una liquirizia “Myrsine” di Dolianova per Marrocu e Raschione (che fortunatamente non ha neanche osato domandare un Rum agricolo) e un “Amaro 18″ Isolabella per Jesus («ha un gusto che è un incrocio tra un Cynar e un alka seltzer!»). Costo complessivo dell’operazione 30 euro cadauno, da giudicarsi un 25% inferiori al giusto dovuto, rimpinguati da meritata e significativa mancia.
A Cagliari e dintorni non si trovano solo ristoranti di lontana tradizione familiare, blasonati locali panoramici e accattivanti proposte d’alta cucina. Se sapete bene ricercare, è possibile trovare piccoli inesplorati anfratti dove ancora ci si può coccolare con una cucina semplice e genuina, espressa nella migliore accezione della tradizione cagliaritana. Nonostante qualche cosa sia ancora da registrare e qualcos’altro probabilmente non migliorerà, il “Domo Mea” è un ristorante che sicuramente ci sentiamo di consigliarvi. Tre burricchi meno meno.
1 commento | tags: a scaglie, amaro 18, antipasti, argentini, arselle, basilico, bistecche, bottarga, brunoise, burrida, cagliari, cantina, carne, chef, commenti, conto, cozze, crostini, cucina sarda, dessert, DOC, dolianova, domo mea, eucalipto, filetto, foto, fregola, frittelle, gamberoni, gattuccio, gianchetti (bianchetti), giogantinu, giudizi, grigliata, in rosso, indirizzo, insalata, insalata di mare, isolabella, liquirizia, liquore, mappa, mare, menù, miele, mirsyne, moscato, myrsine, olio d’oliva, opinioni, orata, orata alla pizzaiola, origano, origano. Insalata, parcheggio, pescatora, pesce fresco, polpo, pomodori, prezzo, primi piatti, qualità, recensioni, risotto, ristorante, sale, sardegna, sardine marinate, scontrino, seada, sebadas, secondo piatto, sedano, spigola, surimi, telefono, triglie scaloppate., Valutazione, vermentino, viale elmas, vino, vino bianco, zuppetta
lug
27
2013
BIC – Esterno
E’ in una torrida sera estiva dell’ultima decade di luglio, che i triumviri titolari più il burriccu di scorta Sollai (di seguito denominato “lo scrivente”), si ritrovano per una ormai “ultracentenaria” ciccionata. L’appuntamento è, come sempre per le ciccionate fuori porta, all’ombra dei cipressi in quel di Pauli, crocevia ideale per tutti i partecipanti, compreso l’Ing. Marrocu, neo “cerexino” d’adozione. Appuntamento fissato per le 20, e con solita solerzia svizzera, carovana pronta a muovere verso la culla del Medio Campidano. Non appena guadagnato l’abitacolo della berlina americana, un sempre indisciplinato Ing. Marrocu dà il via alle prime scaramucce e discussioni su: temperatura interna, sistemazione sedili, e regolazioni varie, dimostrandosi sempre avvezzo a manifestazioni sterili e provocatorie. Immancabile l’intervento del Raschione sull’itinerario da seguire, che dovrebbe secondo lui sempre prevedere un passaggio di fronte alla cattedrale dove egli presta servizio infrasettimanale.
BIC – Interno
Le escursioni fuori dai confini cagliaritani danno l’opportunità ai burricchi, come consuetudine, di apprezzare il frenetico avanzamento dei lavori nella SS 131, leggi Carlo Felice – che nell’arco degli anni è diventata consuetudine triste – e apprezzare i commenti di un sempre polemico Ing. Marrocu, che non esita ad inveire verso tutto ciò che dai più viene considerato motivo d’orgoglio regionale, come paesaggio, clima, mare e servizi in genere. Tra una deviazione, un restringimento di carreggiata ed una estemporanea prova di safety car, nei confronti di una utilitaria strombazzante guidata di una gentilissima signorina (burricca), i critici culinari guadagnano la destinazione alle ore 20:45 in punto, ben quindici minuti prima dell’orario di prenotazione, ma oltre quindici minuti dall’orario di chiusura di un Brico Center situato nei pressi del parcheggio, che avrebbe costituito un passatempo ideale per ammazzare il quarto d’ora d’avanzo alla ricerca di qualche pezzo da bricolage, e soprattutto avrebbe prolungato il tempo di permanenza oltre l’orario di lavoro dei commessi inferociti. Teatro del sollazzo settimanale è il Ristorante, Pizzeria, Pub etc., BIC, sito nella vecchia statale 131, all’altezza di Sanluri.
BIC – Antipasti
Il nome BIC non deriva da un nostalgico delle vecchie penne a sfera, penne che tanti di noi hanno visto accompagnarsi alla propria carriera scolastica, ma dall’acronimo di BAR & ITALIAN CUSINE, denominazione che troviamo decisamente azzeccata vista la location internazionale. Seppur con qualche minuto d’anticipo si decide di guadagnare l’ingresso della struttura, articolata su più sale, capaci di accogliere un gran numero di avventori. La configurazione “estiva” del locale ruota intorno ad un gazebo in legno (pub) dove viene servito un apericena a favore dei clienti meno avvezzi alla spesa in un ristorante – subito apostrofati con un aggettivo che per diplomazia lasciamo immaginare a chi legge – che si affaccia in un giardino con piscina e attigua copertura, sempre in legno ma priva delle amate controventature, sotto la quale trovano sistemazione un ventina di tavoli. Il giardino, arredato con dei divanetti, risulta abbastanza spoglio e spartano, ed è motivo di discussione tra i commensali, che audacemente si cimentano nel suggerire soluzioni di alta architettura per l’abbellimento dello stesso.
Pizzette fritte
Carpaccio di tonno
I burricchi vengono accolti da un affabile cameriere e fatti accomodare in una tavolo rettangolare, apparecchiato in maniera contraddittoria, con posate e bicchieri adeguati ma con dei discutibili fazzoletti di carta!! Il cameriere, che si rivelerà attento e affidabile, propone di iniziare con un aperitivo, che trovava convergenti i tre quarti della compagnia su uno Spritz, ed il solito Jesus controtendenza, arrevesciu, che optava invece per un Martini Bianco. Gli aperitivi venivano accompagnati con delle tartine di pane guttiau farcite con un formaggio spalmabile spolverato con della bottarga di muggine dal sapore molto delicato e gradevole. Si poteva così passare alle ordinazioni di antipasti e primi, e del nettare di accompagnamento, scelto da un sovrastimato Ing. Marrocu, che continua, nonostante attestati millantati, a dimostrare notevoli carenze in materia enologica. La scelta pertanto ricadeva su una etichetta toscana della cantina “Banfi”, Vermentino Toscano IGT “La Pettegola”, definito dopo la immancabile sceneggiata dell’assaggio come vino “leggero”, e rivelatosi invece abbastanza “pesantuccio”, visto un titolo alcolemetrico di tredici gradi. La somministrazione e l’assaggio venivano proposti da un secondo cameriere, ovviamente scambiato per il primo dal nostro assaggiatore, già in avanzato stato confusionale nonostante ancora sobrio.
BIC – Riso Carnaroli gamberi cozze
Le ostilità avevano così inizio con il susseguirsi di una serie di antipasti consistenti in: polpo con patate, che si presentava con una ottima consistenza ma con un condimento poco deciso, secondo il Raschione a causa di un olio d’oliva non all’altezza. A seguire: capesante con gambero rosso del Mediterraneo su vellutata di piselli, considerato da tutti gradevole ma non eccellente, visto l’abitudine alla crema di piselli di un burriccu occasionale che si diletta in cucina di stanza in Parteolla. Ancora Pizzetta fritta ripiena di bufala con coulis di pomodoro, dal gusto veramente notevole. Poi carpaccio di tonno marinato agli agrumi con finocchietto e scalogno, di buona fattura, e per concludere un sublime crostino con pomodorini e bottarga a pezzi.
Paccheri alla marinara
Ravioli con capesante
La cena proseguiva quindi con la degustazione dei primi piatti, considerati senza dubbio il pezzo forte della cucina: ravioli dello chef con ripieno di ricotta e capesante per i burricchi anziani, Risotto “carnaroli” con gamberi e cozze, mantecato alle capesante, per il burriccu Marrocu, e Paccheri di Gragnano alla marinara, con gamberi, scampi, calamari, arselle e cozze per lo scrivente. Tutti i primi piatti si sono rivelati eccellenti, e di sicuro nettamente superiori al resto delle pietanze.
BIC – Tempura di gamberi rossi
Terminati i primi piatti, i famelici burricchi decidono all’unanimità di ordinare anche i secondi, non prima di aver approvvigionato il nettare di accompagnamento, che veniva prontamente ordinato dal Raschione, che nonostante nessun titolo da esibire si dimostrava ben più preparato in materia del sovrastimato Ingegnere Civile. La scelta ricadeva sempre su un Vermentino, questa volta di Sardegna DOC, un eccellente “Longhera”, della cantina Carpante di Usini. In attesa dell’arrivo dei secondi piatti, la serata veniva in qualche modo allietata da Jesus, che iniziava a manifestare i sintomi di una fantomatica puntura di una mosca cosiddetta “cavallina”, che sfociavano ad un certo punto in una urticante fastidio agli zoccoli (peisi), tanto da portarlo a dover richiedere del ghiaccio supplementare, per evitare di dover immergere gli stessi zoccoli all’interno della suaglass.
BIC – Filetto di tonno croccante all’arancia
Arrivavano a seguire i secondi piatti, equamente divisi tra i quattro commensali, consistenti in un ottimo filetto di tonno croccante all’arancia su letto di rucola e pinoli tostati, e in una tempura di gamberi, con una pastella non indimenticabile. In una cena che si rispetti non poteva di certo mancare l’apporto glicemico del dessert, ordinati tra lo stupore del cameriere, che avrà pensato… ma cantu azzz pappanta custusu? Venivano così ordinati una panna cotta al caramello per Jesus, Semifreddo al caffè per Raschione, Tagliata di ananas per il Marrocu, presentata al tavolo con due foglie dalle evidenti sembianze di padiglione auricolare ainino, e tortino al cioccolato freddo per lo scrivente. Immediatamente dopo l’ordinazione il cameriere portava al nostro tavolo la spiacevole notizia della mancanza del caramello, problema che veniva immediatamente risolto su suggerimento dell’Ing. Marrocu (allora l’accademia di Pirri a qualcosa sarà pur servita), con una preparazione espresso da parte dello chef del caramello, esecuzione peraltro non gradita a Jesus, che poi confessava di non gradire proprio come tipo di dessert la panna cotta, ma che impavido cercava di trovare uno chef che gli facesse cambiare opinione.
BIC – Dessert
Anche i dessert venivano considerati di buona fattura, pur non raggiungendo l’eccellenza dei primi piatti. Per concludere gli immacabili digestivi ed i caffè. Cynar con ghiaccio per Jesus, Rum “Santa Teresa” per Raschione, Rum Pampero Riserva per il Marrocu, che contribuiva in maniera definitiva ad innescare la sua vena polemica nei confronti dell’incompetenza del Raschione in fatto di Rum agricoli, facendola sfociare in un pippa allucinante e interminabile, con tanto di reprise anche durante il viaggio di ritorno. Costo finale, € 44,41 cadauno, arrotondato per eccesso su inconsueto invito dal burriccu susunku per eccellenza, che poi subito cercava di rifarsi scroccando una sigaretta ai camerieri, e facendo incetta di vivident dalla scorta automobilistica dello scrivente.
Il Ristorante BIC, offre di sicuro una cucina di buona levatura, con una scelta comunque interessante di piatti semplici e più elaborati, una location informale ma comunque gradevole, anche se in una posizione non facilissima da raggiungere per i forestieri. Valutazione finale: tre meritati burricchi!!
VALUTAZIONE “B.I.C.”: Tre Burricchi. |
Ristorante BIC |
Indirizzo: Km. 45 Strada Statale 131, Sanluri
Telefono: 0702359488 [mostra in google maps] |
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lug
24
2013
Caminetto – Interno
Capita di trovarsi un giorno, più casualmente che con certezza, indeterminazione che coscienza, in strade che percorrere non avremmo immaginato il giorno prima; spiagge e orizzonti ammirare, che un tempo avevamo divisato di raggiungere, ma che ora ci appaiono un temporaneo e indesiderato intermezzo tra noi e un nostro agognato ritorno a casa. E la sua amata casa Jesus un giorno divisava di riconquistare, in una calda mattinata di lavoro, soffocata da sa basca che fino ad allora l’aveva accompagnato nel viaggio e nella sosta istituzionale, in quel di Nuraxinieddu, nei pressi di Oristano.
Caminetto – Antipasti al buffet
Dunque arrivò, in quel dì di metà Luglio, l’ora del temporaneo congedo, in coincidenza dello Zenit del sole sopra la mia testa, e sopra le teste delle mie colleghe, giust’appena salvaguardate dalla rigida capotte di una utilitaria Renault, per nostra fortuna recentemente rinnovata in ordine all’ormai indispensabile impianto di climatizzazione.
Necessità volle, a quell’ora del primo pomeriggio, di sostenere alimentarmente il nostro motore energetico, tanto da rendere necessario investire lo stesso Jesus dell’onere di ricercare un luogo, nelle immediate vicinanze, adatto al naturale rifornimento. Furbescamente Jesus delegava tale incombenza al proprio navigatore, integrato sul Pureview da 41 Megapixel, che sì aveva il suo bel dire in fatto di fotocamera, ma come cellulare in sé incespicava da tanti punti di vista.
Caminetto – Scabecciu
Caminetto – Moscardini
Fatto sta che, anche in funzione di un non ottimale sistema di cartellonistica verticale nella zona, anziché venire condotti presso un ittiturismo in riva allo stagno, come inizialmente avevano sperato, i tre colleghi (non parliamo qui del Triumvirato ma di una strana conventicola guidata dal reduce Jesus) si ritrovavano presto fagocitati dal centro cittadino di Cabras, in fronte al ristorante “Il Caminetto”.
Caminetto – Insalata
Il Ristorante si trova inserito in una anonima palazzina, nella centrale Via Battisti, a pochi passi da due delle chiese principali della città, una delle quali, presumibilmente (pagu gana di approfondire!) è quella di Maria Vergine Assunta, che citiamo perché i nostri lettori cerexini potranno ritrovarla, almeno trasposta nella assonanza, in quel del loro Paese. Detto questo, il locale è al suo interno piuttosto carino. Superato un breve vestibolo di ingresso, in cui è presente la cassa – dotata di POS, particolare che in quel contingente contesto ci ha consentito di non restare digiuni – ci si immette nella sala principale che, aggirato il piccolo caminetto in muratura e pietra calcarea, si estende più avanti verso altri spazi. Le pareti sono di color paglierino mentre, i bei candelabri a goccia e le sedie in legno e tessuto blu danno un tono di sobria eleganza all’ambiente.
Caminetto – Fregola
Il personale è abbastanza numeroso, gentile e preparato, anche se durante il nostro pranzo si è perso in qualche dettaglio come nella mescita del vino – un pur ottimo e indigeno IGT di Tharros, Karmis della cantina “Contini”, scelto da Jesus in versione 375 cl – mai accomodato in un giusto supporto refrigerante. Dobbiamo dire che, a parte la carta dei vini, il menù non si offre all’avventore, in maniera netta e totalizzante, con sapori e caratteristiche proprie della penisola del Sinis, tanto che non notiamo particolari differenze con quello che avremmo mangiato in un ristorante del cagliaritano.
Caminetto – Ravioli
Dal menù, Jesus e L. sceglievano quindi un assaggio di antipasti in due che, per questioni di allergie, P. non avrebbe ahimè mai potuto digerire. Gli antipasti “al buffet” – se la non presente memoria del Raschione non ci inganna -, si articolavano in: insalata di polpo, cozze gratinate, salmone affumicato, burrida, moscardini in umido e scabecciu di (verosimilmente) dentice. Nonostante apparentemente siano stati usati ingredienti di buona qualità, il nostro giudizio si deve purtroppo fermare alla indeterminatezza dei sapori: anonimi! P. lamentava inoltre, al di là della bella presentazione, una insalata mista di bassa appetibilità, con riferimento particolare al gusto dei pomodori.
Caminetto – Dolcetti
Il Canovaccio si ripropone con i ravioli al sugo di P. e la fregola con arselle e pomodori scelta da Jesus e L.: molto positivo il sapore delle arselle, in luogo di un gusto inesistente della fregola in sé.
Le note positive arrivano invece quando non ci avremmo sperato. Avendo evitato di ordinare i dessert (per la non appetibilità dell’offerta), questi ci vengono comunque consegnati in forma di omaggio al momento di richiedere i caffè. Sia i dolcetti mignon, che i caffè stessi si dimostrano di tutto rispetto e soddisfazione.
Costo complessivo del pranzo, circa 19€ cadauno, da considerarsi adeguati, e sicuramente al di sotto degli standard del Donkey Challenge.
Il Ristorante “Il Caminetto” si presenta all’avventore con una ambientazione gradevole e un servizio sufficientemente adeguato. Non ci hanno pienamente soddisfatto, invero, il menù, parimenti alla sua espressione pratica da parte della cucina che, nelle nostre speranzose attese, avrebbe dovuto conquistarci facendoci provare i veri sapori di quel meraviglioso territorio. Un burriccu.
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