apr
6
2013
Da Lucio – Interno
Lucio, lux, lucis, sei nato nella luce, sotto la luce hai vissuto il tuo tempo, con la luce hai nutrito i tuoi giorni, verso la luce scorre il tuo fato.
Io non so quanta luce occorra per trovare il proprio piacere, né immagino quanto buio si debba incontrare prima di scorgere il lume del proprio destino.
Forse il Diogene cinico e pazzo, ancora percorre le sue strade per trovare gli altri e se stesso, ma il suo passo è lento e pretenzioso, visionario e inappagato.
Vedete, questa è la nostra lanterna, questo è il nostro vagare: un viaggio lungo e incessante per le irte mulattiere della ristorazione sarda, per offrire a noi e a tutti, ogni riverbero di piacere alimentare.
Da Lucio – Focacce Antipasti
Del nostro lungo vagare alla ricerca di ogni luce e bagliore di gusto e sapori, qualcosa sanno i nostri più assidui lettori, e qualcosa sanno in quel del Corso Vittorio Emanuale II. In particolare, per più d’una volta i Donkeys si sono fermati all’altezza del civico 190, per introdursi negli spazi ancora oggi dedicati a San Crispino. All’interno del ristorante “Da Lucio”, perenne si conserva l’antica teca innalzata in onore del Santo, benché più volte, negli anni e nei mesi passati, il locale abbia voluto cambiare gestori, proprietari e insegna. La tempestiva visita dei Burricchi, dopo tali numerose transizioni, mai è stata fausta e propizia (cuccurre!) alla proprietà di turno: questa volta andrà meglio?
Da Lucio – Antipasti di mare
Il Raschione ci ricasca: lancia i burricchi all’avventura, invia le truppe al fronte con l’arma di una lontana e vaghissima idea e senza alcuna programmazione, ovvero prenotazione. Dato per malato – con tanto di certificato medico – l’Ing.Marrocu, dopo un non breve navigare alla ricerca di parcheggio nei pressi del Corso Vittorio in Cagliari, alle 21 di Venerdì il gruppo residuo di Triumviri, riesce comunque a raggiungere il Ristorante “Da Lucio”, di recentissima apertura. Il nome, direttamente chiama in causa il titolare di origini calabresi; ed è lui stesso che, parimenti a un giovane e spigliato cameriere, accoglie Jesus e il Raschione al loro arrivo: «Buonasera, siamo in due c’è posto???». Risp: «Eh, a voglia!».
Da Lucio – Trenette dello chef
Da principio, diciamo che la struttura del locale, dalla nostra ultima “ispezione”, ha subito importanti rivisitazioni . L’ampia sala principale appare sempre suddivisa in due aree contigue e distinte, separate da una coppia di grossi piloni centrali, ma dalle pareti è scomparsa la vecchia colorazione arancio, avvicendatasi con eleganti tonalità bianche e lilla, arricchite da belle stampe in stile moderno. Il mutamento più palese, invero, riguarda la cucina: ora direttamente esposta alla vista dei clienti, grazie all’abbattimento di un muro divisorio trasversale. Il piccolo seminterrato adibito a cantina, è stato inoltre reso fruibile dagli avventori, mentre sono state conservate le vecchie (e un po’ scomode) sedie sagomate, color crema.
Da Lucio – Fregola
Scambiamo subito due battute con il maître/titolare, il Sig.Lucio, che subitamente si presenta al nostro tavolo e ci erudisce sulle pietanze presenti in menù. Inoltre apprendiamo come, in questa fase di avviamento, non sia ancora attiva per il ristorante, una stabile e studiata rete di approvvigionamento delle materie prime; cosa che ha consentito a Jesus di criticare la premura con cui il Raschione decide sistematicamente di catapultarsi in un locale di nuova apertura, senza concedere alcun fisiologico assestamento, per esigenze esclusivamente mediatiche. Ad ogni modo, chiediamo di iniziare il nostro escursus con un assortimento di antipasti di mare, seguiti dai primi piatti; inoltre, scegliamo di stappare – proveniente da una già ben fornita cantina -, un’ottima bottiglia di vino “Iselis” bianco, delle cantine Argiolas. Da questo momento, il servizio sarà quasi interamente garantito dal cameriere più giovane, mediamente abbastanza efficiente, ma non privo di distrazioni, come quella di servire il vino pochi secondi dopo lo spumante di benvenuto (tra l’altro non accompagnato da alcuno stuzzichino, delle olive sarebbero bastate!) o di congedarsi dal tavolo, prima che i commensali avessero potuto assaggiare il loro nettare, per convalidarne il valore.
Da Lucio – Granchione alla catalana
All’arrivo degli antipasti, le prime impressioni sono buone: ottima la qualità delle cozze in zuppa, quella dei bocconi di mare (lasciati in bagno tiepido salato), e delle ostriche di Arborea, a dispetto della confessata e discutibile provenienza (Metro). Particolarmente appetitose, inoltre, risultavano essere le focacce aromatizzate, sfornate dal pizzaiolo ufficiale (altra novità del ristorante) e accompagnate ai piatti, parimenti al pane in tavola. Purtroppo, ben più critici dobbiamo essere nei confronti delle successive pietanze: anonimi gamberi all’arancia (più verosimilmente, al contorno di arancia); mediocre torta salata con piselli e radicchio (servita troppo fredda); insapore insalata di seppie con olio, limone, cipolle, sedano e peperoni; imbarazzante insalata di mare con gamberi, seppie, polpo (congelato) e condimento di prezzemolo.
Tiramisù
Malauguratamente, la qualità non migliorava con i primi piatti. Il Raschione Ettore ordinava le “Trenette” dello chef, servite al cartoccio e condite con panna, gamberi e pomodorini. Sebbene la pasta venisse presentata come “di Gragnano”, gli ingredienti fossero altisonanti e l’impiattamento risultasse accattivante, di certo il valore complessivo risultava fortemente condizionato dalla qualità dei gamberi (i medesimi degli antipasti) e da un uso improprio della panna. Molto migliore il sapore della fregola alle arselle scelta da Jesus, che difettava però per un eccessivo grado di cottura e per una pur minima presenza di sabbiolina, non perfettamente filtrata dalle buone conchilifere.
Crema catalana
Sicuramente positiva, ci pare la scelta di presentare ai clienti il pesce disponibile alla cottura su un apposito e ben fornito carrello. Tra il pescato di giornata, scorgiamo il più caratteristico dei crostacei sardi, un granchione da 1 Kg, e chiediamo che ci venga preparato alla “catalana”, con pomodoro olio cipolle e limone. Il risultato ci è sembrato abbastanza positivo nella preparazione del condimento ma, paradossalmente, il gusto del granchione in sé appariva più sanza lodo che sanza ‘nfamia, probabilmente per un disidratante eccesso di cottura. Tra l’altro, farà piacere sapere ai nostri lettori, che il Raschione non ama le chele dei crostacei, a causa della eccessiva fatica necessaria per consumarli: «pitticcu su mandroni!».
Per concludere, impietoso deve essere, il nostro giudizio sui dolci. Il tiramisù del Raschione, ma soprattutto la crema catalana di Jesus erano imbarazzanti: una poltiglia immangiabile di crema fredda, arricchita con uno strato di caramello oltremodo compatto. I velocissimi tempi di presentazione, ci fanno ipotizzare che fossero stati preparati la mattina e maldestramente rivisitati sul momento. Un caffè, una liquirizia “Eclisse” per il Raschione (arbitrariamente arricchita con un cubetto di ghiaccio) e un Cynar per Jesus, hanno chiuso le ostilità. Costo finale: 50€ cadauno, che commisurati a come e a quanto abbiamo mangiato, possiamo ritenere un 20% superiori al giusto ideale.
Allestito in un ambiente finalmente gradevole ed elegante, dotato di un’ottima carta dei vini, e nonostante una buona impostazione generale, il ristorante “Da Lucio” presenta ancora numerosi difetti in ordine alla cucina e al servizio; difetti che, con il tempo e con le nostre osservazioni, speriamo possano essere in qualche modo sanati. Due burricchi, meno meno.
VALUTAZIONE “Da Lucio”: Due Burricchi. |
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Ristorante Da Lucio |
Indirizzo: Corso V.Emanuele II 190, Cagliari
Telefono: 070671013 [mostra in google maps]
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1 commento | tags: amari, antipasti, arancia, arborea, argiolas, arselle, bocconi, caffè, cagliari, calabrese, caramello, cartoccio, catalana, chef, cipolla, commenti, condimento, corso vittorio, costo, cozze, crema catalana, cucina sarda, cynar, da lucio, dessert, dolci, eclisse, focacce, fregola, gamberi, giudizio, granchione, granseola, indirizzo, insalata, iselis, limone, liquirizia, mappa, mare, menù, metro, murici, olio, opinioni, origano, ostriche, panna, pesce fresco, piselli, pizze, polpo, pomodori, prezzemolo, prezzo, primi piatti, qualità, radicchio, recensione, ristorante, secondo piatto, sedano, seppie, sugo, telefono, tiramisu, torta salata, trenette, Valutazione, vino bianco
gen
27
2013
Kiwi – Esterno
Non è che io vada esattamente pazzo per il kiwi. Sia chiaro: indiscusso che proprio io abbia qualcosa in contrario nello sradicare una qualsivoglia pianta autoctona (猕猴桃), per provare a coltivarla con profitto dall’altra parte del Mondo, in condizioni di clima e ambiente microbiologico ostile; se così non fosse stato nei secoli, cosa mangeremmo qui ora, come frutto dalla nostra Terra? Forse solo il cardo selvatico e sa canciofa; nemmeno sa ficumorisca: niente pomodori, niente angurie, melone, niente patata… Non è che esattamente non mi piaccia quel sapore, insistentemente acidulo, che sa di lontano estro orientale … ma, perdio, consentite che mi piaccia di più il gusto dolce del piricocco nostrano?
Kiwi – Interno
Sabato mattina. E’ breva la giornata per i Burricchi. Alle dieci, con il sole già alto, Jesus è ancora croccau mentre il Raschione, infortunato qualche giorno prima, è concentrato sulla stimolazione criogenica della sua caviglia gonfia. Il V-Hot, apprezzato e titolato personaggio della galassia Donkeys – che forse ricorderete in altre esaltanti apparizioni – è invece già in piedi, impegnato nell’hobby della meccanica, per ristrutturare una preziosa Vespa d’epoca. Di lì a breve, Jesus, avrebbe fatto irruzione nella sua dimora, per procedere al cambiamento di una lampadina della 150cv: «non puoi farlo tu da solo burriccu???». «Ho cercato il video su youtube, il 90% delle persone lo fanno fare all’elettrauto: pitticcu su casinu!». Per fortuna che il V-Hot c’è!
Kiwi – Cruditè di ostriche
Dati i tre minuti di ritardo con cui i due burricchi (ricordiamo che l’Ing.Marrocu è nuovamente uccel di bosco, in vacanza all’estero) si presetavano di fronte alla abitazione del Raschione, ci saremmo aspettati che questi si manifestasse lanciando insulti e brandendo minacciosamente una stampella di legno. Invero, solo una ben mimetizzata cavigliera rigida tradiva il suo accidentale malessere fisico, oltre ché un ben evidente passo claudicante. Dopo circa venti minuti, passati a discutere su quale fosse la strada migliore per risparmiare quei venti/trenta secondi di viaggio, i tre raggiungevano il ristorante Kiwi, collocato a metà strada tra i comuni di Assemini e Decimo. Nonostante qualche riferimento indichi che il locale si trova formalmente nel comune di Decimo, Jesus preferisce pubblicare la prima collocazione, giusto per fare un dispetto al Raschione, che sosteneva insistentemente la tesi opposta.
Kiwi – Antipasti di mare
La struttura – che secondo l’insegna all’esterno dovrebbe contemplare anche i servizi di gelateria e pizzeria – è una sorta di moderna villa con un piccolo giardino verde perimetrale ed un ampio parcheggio, edificata su misura per banchetti e ricevimenti di nozze di medie dimensioni.
Oltre che ombrelloni e tavolini metallici da bar, compare, sempre all’esterno del ristorante, un grande gazebo bianco coperto, probabilmente utilizzato nelle attività del periodo invernale. Internamente, il locale si compone di un’unica ampia sala, disegnata con uno stile sardo-new style, a cavallo tra il rustico e moderno, interrotta nella distribuzione degli spazi da alcune arcate in muratura color paglierino, poggiate su solidi pilastri bianchi. La resa scenica complessiva è piuttosto confusa e caotica, soprattutto nei pressi dell’ingresso, dove primeggia il bancone da bar e dove troviamo collocati gli split delle pompe di calore, con effetto piuttosto approssimativo e antiestetico. Punto di non ritorno nella sindacabile ricerca estetica, è il TV LCD che troneggia sui tavoli, tra l’altro con una vistosa macchia scura al centro. Più ordinato ed apprezzabile ci pare invece il fondo della sala, dove striate pareti chiare sono state arricchite con splendide sculture lignee amorfe, e dove alcuni discreti tendaggi cercano di celare i moderni infissi, non propriamente eleganti.
Kiwi – Aragostelle
Kiwi – Zuppa di cozze
Proprio sul fondo della sala i tre burricchi vengono fatti accomodare, e scoprono subito che il freddo che avvertono (Jesus presenta ancora gli strascichi del puntore) dipende da un problema all’impianto di riscaldamento, al quale un tecnico in loco cercava di porre rimedio.
Il servizio in sala viene garantito da una giovane cameriera, un cameriere più anziano, e da un preparatissimo e gentile maître che, vi anticipiamo, per professionalità, cortesia e attenzione ai particolari, vale per metà la piacevolezza del pranzo, essendo riuscito finanche ad arginare, alcune evidenti disfunzioni organizzative che complessivamente abbiamo potuto rilevare.
Kiwi – Fregola con arselle
La prima disfunzione è la disponibilità della cantina. Nonostante la prestigiosa carta dei vini, abbiamo dovuto indirizzare la nostra scelta, verso un pur buon vermentino “Costamolino” DOC del 2011, delle cantine Argiolas, a seguito di una contingente indisponibilità di molte altre etichette.
La degustazione del vino è stata portata a termine dal V-Hot e condotta in maniera impeccabile dal maître mentre, per dovere di cronaca, segnaliamo che il Raschione Ettore ha solo in minima parte attinto alla bottiglia del nettare, perché assolutamente ligio e piegato alle controindicazioni istoriate nel bugiardino dei propri antidolorifici: maledetto infortunio!
Kiwi – Spaghetti alle arselle
Gli ordinati antipasti di mare, arrivavano al tavolo in tempi pienamente (ed eticamente) ragionevoli mentre, a parte le buonissime ostriche crude richieste come integrazione, non possiamo giudicare con entusiasmo il valore complessivo delle portate presentate: dozzinale insalata di mare con polpo, cozze, calamari, surimi e “giardinera”; anonima insalatina di rucola e polpa di gambero (o surimi, non era ben chiara la differenza); polpo alla diavola con buona aromatizzazione di pomodori secchi; poco efficaci frittelle di gianchetti, dal retrogusto eccessivamente acido. Seguivano poi delle buone aragostelle in salsa catalana (pomodoro e cipolle) e una discutibile zuppetta di cozze: sufficientemente gustoso (tanto quanto è gustoso il sugo casar) il sugo, ma la qualità dei mitili in sé lasciava piuttosto a desiderare. Il V-Hot non apprezzava. Abbiamo apprezzato, invero, la qualità e il gusto dei panini messi a disposizione della tavolata.
Kiwi – Grigliata mista
Un secondo “grave episodio” (che ha dilatato in maniera considerevole i tempi del pranzo) viene registrato, nell’avvicinamento ai primi piatti. Il Raschione, che inizialmente aveva richiesto delle altisonanti trenette “Kiwi” con arselle, fiori di zucca e zafferano, veniva avvicinato (ad antipasti terminati da un pezzo) dal desolato maître, che faceva notare come i fiori di zucca fossero ormai fuori stagione, e quindi sarebbe stato necessario modificare gli ingredienti o scegliere una portata alternativa. Ci chiediamo: perché tenerlo allora in menù? Ad ogni buon conto, il Raschione derubricava il suo piatto verso il medesimo scelto da Jesus: una fregola con arselle in rosso, molto gustosa e servita alla giusta temperatura (buddia!), nonostante fosse stata preparata con pasta evidentemente non artigianale. Buoni anche gli spaghetti alle arselle del V-Hot, che però segnalava un eccesso di sabbiolina, non efficacemente drenata dalla appetitosa conchilifera.
Kiwi – Sorbetto
Nonostante le porzioni fossero state abbondanti e i fumi dei vari analgesici/antiepiretici presenti nel sangue dei 2/3 dei commensali, si decideva per una “piccola” grigliata mista. La lunga attesa è stata mitigata dalla presentazione di fresco pinzimonio (finocchio, sedano, carote, pomodori), corredato da una deliziosa salsa vinaigrette, preparata con maestria sul momento dall’ottimo maître: «meglio che farsela preparare dal Marrocu, no?!».
L’ottima ed abbondante («meno di questo non ce la facciamo!») grigliata al gradevole aroma d’alloro era costituita da una grossa spigola, un’orata, tre seppie e sei gamberi.
Non pienamente convinti dai dolci della casa proposti, i Burricchi sceglievano di terminare il pranzo con tre sorbetti al limone, dimostratisi veramente gustosi, probabilmente per effetto del buon dosaggio di scorze di limone amare, e dell’utilizzo di Vodka (almeno pensiamo). L’avventura culinaria si concludeva con dei caffé, non accompagnati da alcun ulteriore liquore. Costo complessivo dell’esperienza 40€ cadauno, da giudicarsi un 10% limabile per difetto rispetto al giusto dovuto.
Il Ristorante Kiwi presenta un certo numero di difetti. Innanzitutto il nome, che richiama l’idea di una discoteca e che risulta poco accattivante per chi dovesse scegliere un locale della zona, in funzione della sola pubblicità (questo per rispondere ai dubbi del maître sulla fragile popolarità del luogo). Altri più seri difetti sono l’organizzazione complessiva (vini e menù dovrebbero essere sempre sotto controllo) e una scelta di antipasti piuttosto banale e approssimativa. Per il resto abbiamo potuto notare una cucina dalle buone potenzialità e un servizio a dir poco impeccabile, che gli vale obiettivamente la menzione speciale. Due burricchi.
VALUTAZIONE “Kiwi”: Due Burricchi con menzione speciale. |
Ristorante Kiwi |
Indirizzo: SP Assemini/Decimo, Assemini
Telefono: 070946444 [mostra in google maps] |
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★ |
1 commento | tags: aceto balsamico, alloro, antipasti, aragostelle, arrosto, arselle, assemini, bianchetti, caffè, cagliari, calamari, cantine argiolas, catalana, cibo, cipolle, conto, costamolino, costo, cozze, cruditè, cucina sarda, decimo, DOC, fiori di zucca, foto, frittelle, gamberi, gianchetti, giudizio, grigliata mista, guazzetto, indirizzo, insalata, insalata di mare, kiwi, limone, liquori, maître, mappa, mare, matrimoni, menù, mitili, olio d’oliva, opinioni, orata, ostriche, pepe, pinzimonio, polpo, polpo alla diavola, pomodori, pomodori secchi, prezzo, primi piatti, qualità, recensione, ristorante, rucola, sale, salsa vinaigrette, sardegna, seppie, servizio, sorbetto, spaghetti, spigola, surimi, telefono, trenette, Valutazione, vermentino, vino bianco, vodka, zafferano, zuppa
lug
28
2012
Ippodromo – Esterno
Equidi, quadrupedi sulla pista; s’affrontano nella calca e nell’impeto della corsa, fianco contro fianco, ciascuno sentendo l’ansimare veloce dell’altro, ciascheduno bagnato dal sudore del vicino avversario, ognuno contro la propria fatica e i propri limiti, per trionfare su tutti, per eleggere il primato del proprio sangue, per glorificare la propria discendenza, per sentire ardere la fiamma della propria esistenza, divorata nel volgersi di una veloce passione, piuttosto che erosa dal lento e disonorevole oblìo della umana accidia.
Orsù, destatevi miei cari Burricchi! Assaporate lo spirito dei vostri fratelli purosangue, lottate nel delirio dell’arena, combattete senza timori e sentitevi vivi!
Ippodromo – Interno
Venerdì sera. Viva e rinata, quasi a prendere esempio dal suo padre Jesus, morto e risorto in quel di terra Santa qualche millennio orsono, la 150cv, sfreccia e scorrazza nuovamente per le strade del cagliaritano, coraggiosamente (accallonatamente) sfidando, nella calca del traffico urbano, le sue sorelle, quasi tutte imbrigliate nella limitatezza di una meccanica dozzinale.
Il secondo fantino Ettore, si irrigidisce, avverte il pericolo, e alla fine pontifica: «Burriccu, non spuntare in seconda, che ti fotti di nuovo la frizione!».
Di lì a poco, verso le ore 21, i due burricchi avrebbero raggiunto la loro destinazione: ristorante “L’ippodromo”, in Cagliari, sul lungomare Poetto.
Ippodromo – Carpaccio di salmone
Il Ristorante/Pizzeria, si trova negli spazi riservati al vecchio ippodromo di Cagliari che, dopo aver percorso una breve strada sterrata, si raggiunge lasciandosi sulla destra il maneggio degli equidi, per arrivare infine al comodo ed amplissimo parcheggio in fronte al locale stesso, gestito e organizzato, con discrezione, da un non più giovane parcheggiatore, che dà le indicazioni agli automobilisti in arrivo.
Arrivati naturalmente ben prima dell’Ingegner Marrocu, lontano dal correttamente interpretare qualsivoglia – pur semplice – indicazione stradale, Jesus e il Raschione hanno modo di apprezzare il non trascurabile numero di colleghi avventori che, nel frammezzo della loro attesa, avrebbero varcato la soglia del ristorante. Tale fattore condizionerà, vedremo, tutta la loro serata.
Ippodromo – Insalata di mare
Al suo interno il ristorante, seppure non particolarmente impegnativo in termini di raffinatezza ed eleganza ambientale, si presenta gradevole, curato e ben climatizzato. Gli spazi sono distribuiti su diversi ambienti, dominati da pareti color arancio, piante ornamentali, infissi e mobilia verde scuri, e una sovrastruttura ad archi, che dà l’idea di trovarsi all’interno di un giardino coperto.
Ben numeroso (adeguato all’elevato numero di clienti) , gentile e volenteroso il personale, in certi casi comunque distratto e dispersivo, in taluni professionale e attento. Nonostante la cosa potrebbe andare contro radicate consuetudini e aspetti di natura pratica, un consiglio che ci sentiamo di dare in queste condizioni, è quello di distribuire il carico di lavoro assegnando un unico cameriere a diversi tavoli, piuttosto che differenziare i vari compititi e destinare ai propri clienti un interlocutore sempre nuovo nelle varie fasi della cena; in caso differente, si rischiano fastidiose distrazioni e un pericoloso difetto di coordinamento.
Ippodromo – Tonno alla catalana
Quello che però ipotizziamo e riteniamo un grosso difetto de “L’Ippodromo”, almeno durante la stagione estiva, è il fatto che la cucina sia strutturalmente sottodimensionata, rispetto al numero gestito di coperti; altrimenti non si spiegherebbero i sesquipedali tempi d’attesa, manifestatisi in ogni fase della nostra ciccionata, che hanno condotto il solitamente composto Ing.Marrocu, a lamentarsi verbalmente con una incolpevole cameriera, finanche minacciando di non consumare i piatti già ordinati, per concludere velocemente il pasto.
Altro fattore negativo, che disegna il contesto di svolgimento della nostra cena
– sempre legato al numero di clienti – è il perenne brusio e la chiassosità della sala, alimentati da talune sguaiate e moleste avventrici, dall’ugola evidentemente ben allenata: «quale gaudio, quale gaiezza, di giovialitá son pregni i muri!»
Ippodromo – Zuppetta di cozze e arselle
Fatte queste doverose e non troppo lusinghiere premesse, possiamo invero rendicontare i nostri lettori sull’effettivo svolgersi della cena, che si è aperta con l’offerta di un buon prosecco di benvenuto, accompagnato dalle ottime olive marinate (consumate per intero nell’attesa degli antipasti) già presenti in tavola. Come di consueto ordiniamo dapprima un assaggio di antipasti di mare, valorizzati da una bottiglia di ottimo vermentino DOC Tuvaoes, delle cantine Cherchi, ahimè servito inspiegabilmente troppo caldo, e per il quale i Donkeys hanno fatto non poca fatica per ottenere, dopo un prolungato scorrere del tempo, adeguato e fresco riparo in un cestello del ghiaccio.
Gli antipasti, non abbondanti ma adeguati nell’ottica di una cena completa, erano costituiti da quattro differenti pietanze.
Ippodromo – Fregola
Trattavasi di: buona insalata di mare con polpo, seppie e gamberi, ottimo carpaccio di salmone su letto di pomodorini e lattuga, buon (ma qui il giudizio del Raschione si differenzia, in negativo, rispetto a quello dei commensali) tonno alla catalana con cipolle, pomodorini, su uguale letto di lattuga e rucola, per finire con una zuppa di cozze e arselle, parecchio saporite ma arrivate al tavolo eccessivamente fredde.
Per dovere di cronaca, segnaliamo che, tra l’aver ordinato gli antipasti e il loro effettivo usufrutto, sono passati all’incirca cinquanta minuti, e oltre.
Altrettanto gravoso è stato il tempo d’attesa, prima di riuscir d’addentare i primi piatti: buone (seppur con qualche difetto di cottura della pasta) linguine alla granseola e granchi (non ben identificati) per Jesus e l’Ing.Marrocu, pessima fregola di mare (in realtà di sole cozze e arselle) presentata al cospetto del Raschione: «la peggiore che abbia mai mangiato!» e criticata persino da un attento cameriere: «non ha un bell’aspetto, redarguirò il cuoco!»
Ippodromo – Linguine alla granseola
Nonostante spazio vi fosse per poter ingurgitare qualche altra pietanza – in particolar modo l’appetitosa aragasta osservata nel tavolo di una coppia al nostro fianco, per la quale fortunatamente il servizio è sembrato più rapido – dati i tempi d’attesa rapportabili alla filogenesi dei primati, i tre burricchi sceglievano di passare direttamente ai dolci, risultati questa volta impeccabili: semplice sorbetto al limone per Jesus, cassata siciliana dalla originale forma triangolare per il Raschione, zuppa inglese per l’Ingegner Marrocu. Quest’ultimo – vi segnaliamo – sul finire della cena, forse stimolato dai fumi alcolici del Tuvaoes ormai rinfrescato, forse infastidito dall’eccesso di attesa e dalla rumorosità della sala, si lasciava andare ad una serie interminabili di sproloqui non politically correct, su alcune discutibili peculiarità di pensiero dei sardi. Per chi fosse interessato, può visionare sul canale Twitter del Donkey Challenge: [http://seud.eu/?wgm]
Ippodromo – Zuppa inglese
Ippodromo – Cassata siciliana
Costo complessivo della cena, 44€ cadauno – comprensivi di due caffè e due dimenticabili grappe barricate finali -, da giudicarsi almeno un 25-30% superiore al giusto dovuto, in funzione di una serata determinata dagli intollerabili tempi d’attesa, che hanno inevitabilmente condizionano metabolismo ed evoluzione glicemica dei commensali, determinando conseguenti situazioni di non gradevolezza alimentare, come ad esempio la perdita d’appetito per sfinimento! Quello che possiamo banalmente consigliare ai gestori dell’Ippodromo, o di altri ristoranti con il medesimo problema nel periodo di maggior afflusso turistico, è quello di astenersi dall’accogliere più clienti, di quelli che in realtà si possano adeguatamente servire. Ovviamente, ben comprendiamo, questo può andare incontro a più stringenti esigenze di carattere economico, ma nella prospettiva della salvaguardia del proprio nome, è forse meglio guadagnare qualcosa di meno, piuttosto che compromettere, con spiacevoli situazioni di contorno, una cucina che è sembrata (a parte qualche eccezione) di discreto livello. Un burriccu!
4 commenti | tags: anima nera, antipasti di mare, arselle, caffè, cagliari, calamari, cantine cherchi, carpaccio, cassata siciliana, catalana, cestello, cipolle, commenti, condimento, conto, costo, cozze, cucina, cucina sarda, dessert, DOC, dolci, focaccia, forno, fregola, fresco, gamberetti, ghiaccio, granchi, granchione, granseola, grappa barricata, indirizzo, insalata, l’ippodromo, lattuga, limone, linguine, liquirizia, liquore, lungomare, mappa, mare, olio, opinioni, ospedale marino, pane, pizza, pizzeria, poetto, politically correct, polpo, pomodorini, prezzemolo, prezzo, primi piatti, qualità, recensione, ricetta, ristorante, rucola, sale, salmone, sardegna, sardi, seppie, servizio, sorbetto, tagliolini, telefono, tonno, tuvaoues, twitter, usini, Valutazione, vermentino, vino, vino bianco, zuppa inglese, zuppetta
lug
15
2012
Officine di Hermes – Interno
Hermes, figlio di Zeus e della Pleiade Maia, l’inventore del fuoco, della lira e della siringa (leggi flauto di Pan), dotato di grande scaltrezza, capace fin da bambino di rubare e nascondere la mandria immortale di Apollo e di celarne le tracce, tanto da sollecitare l’intervento come arbitro dello stesso Zeus che, durante la discussione viene ammaliato a tal punto dal suono della lira da assolvere completamente la baby divinità.
Gli fu attribuito il ruolo di interprete, di messaggero degli dei, fu inventore del pugilato e per questo protettore degli atleti, intervenne a protezione di Priamo Re di Troia questi entra nell’accampamento acheo per chiedere che gli fosse restituito il corpo del figlio Ettore per dargli i funerali, nonostante fosse schierato dalla parte degli Achei nella guerra.
Preferiamo in ogni modo ricordarlo come scrissero Platone e poi Socrate: Hermes è dio interprete, messaggero, ladro, ingannatore nei discorsi e pratico degli affari, in quanto esperto nell’uso della parola; suo figlio è il logos, pur ritenendo che in realtà di questi dèi non sappiamo nulla, probabilmente perchè, come chi Vi scrive, si erudirono sull’argomento guardando Pollon.
Officine di Hermes – Apri cena
Intrecci storici e mitologici portano in questa occasione tre figure asinìne di cui si legge e si scrive molto, messaggeri della cultura della tavola, e per questo amate, rispettate, ma anche criticate e attaccate da sedicenti ronzanti filosofi del terzo millennio, presso le officine in cui presero forma le invenzioni che il buon Hermes regalò ai mortali.
Trattasi di Jesus, figlio di Zeus, Ettore, figlio di Priamo e di un’oscura eminenza grigia che non vuole svelarsi in questa occasione al nostro pubblico e che chiameremo, nel rispetto della privacy richiestaci, al fine di depistare qualsiasi associazione, IM.
Officine di Hermes – Cinquina siciliana
Venerdi, ore 21:25, dopo una serata che ha visto il nostro ipertricotico burriccu vittima di un tentativo di sequestro della propria persona presso un noto autolavaggio di Cagliari, salvato unicamente dall’aria condizionata della fedele autovettura, dopo aver trovato un accomodamento per la citata 150CV, Jesus ed Ettore attendono l’arrivo del sedicente ospite, che di lì a poco arriverà esibendo l’orologio del proprio dozzinale telefono, auto congratulandosi per una puntualità, decisamente sforata di alcuni minuti: burriccu! Punto di convergenza Le Officine di Hermes, nella via De Magistris al centro di uno dei quartieri più eleganti della città.
Officine di Hermes – Gnocchi di patate allo scoglio
Il locale si configura come un Lounge Cafè Restaurant: arredamento moderno e lineare, ingresso in cui spicca una sorta di teca con tre ceri accesi, in onore del fuoco di Hermes supponiamo (anche se preferiamo ricordare ciò come un omaggio al Triumvirato). Di fronte all’ingresso domina il bancone del bar, separato dalla sala principale da un elegante paravento divisorio. La sala, ospita poco più di venti coperti, le pareti e i pilastri a vista sono tinteggiati di un particolare verde oliva molto chiaro; la parete portante è attrezzata con diversi ripiani, in cui trovano posto differenti bottiglie della riserva, oltre che un poco opportuno televisore LCD.
I tavoli sono quadrati, di colore bianco, sorretti da un’unica struttura metallica e rivestiti da eleganti tovaglie trasversali scure.
Officine di Hermes – Tonno cipolle pomodorini
Il servizio in sala è garantito da un unico ma efficiente e molto cordiale cameriere. Un primo scambio di battute tra Jesus e il responsabile della sala sulla disposizione a tavola rompe subito i formalismi. J: Mi siedo qui per avere le spalle coperte. C: Come in Sicilia, non si spara mai ai barbieri!
Il locale propone un’offerta di cucina tipica siciliana, accompagnata da una cantina che spazia dalle (poche) etichette nostrane ai vitigni di tutto il SUD Italia.
Non appena accomodati ci viene servito un ottimo calice di prosecco di produzione artigianale da vitigni siciliani, accompagnato da un sontuoso apri cena composto da tomino di capra su un letto di miele d’arancio, impreziosito da scorze di arancia e granella di pistacchi di Bronte: straordinario!
Dopo questo esordio col botto, arriva il momento della scelta del nettare con cui accompagnare il percorso alimentare appena intrapreso. Non avendo molta esperienza su etichette non sarde la scelta è ricaduta su quella dal nome più accattivante, e in questo caso decisamente appropriato: un ottimo Lacryma Christi DOC (leggi cuccurra di Jesus) del 2010, della cantina I Nobili del Vesuvio di Boscotrecase, composto per l’80% da uve Coda di Volpe e per il 20% da Falanghina; l’assaggio affidato al nostro ospite IM, che insinua subito dei dubbi, rivelatisi poi infondati, sull’appropriato accompagnamento con i piatti che ci si apprestava ad assaporare.
Officine di Hermes – Cannolo siciliano
In assenza di menu, non ci viene presentata una vera e propria offerta di antipasti, ma ci viene servita la codiddetta cinquina siciliana composta da: arancino siciliano, timballo di olive, mattonella di melanzane condite con formaggio fresco, zucchina ripiena di ricotta di pecora e pastella fritta alle olive ed alici. Ottima preparazione e trionfo di sapori, sebbene meno raffinati e molto più tradizionali del piatto che li ha preceduti.
Terminati con successo gli antipasti concordiamo col cameriere un percorso di cucina di mare e per la prima volta nella serata ci viene offerta una scelta di piatti; scelta unanime per il primo piatto: gnocchi di patate allo scoglio con sugo, arselle, cozze e delle discutibili fette di surimi. Primo piatto molto particolare, con il giusto equilibrio di sapore e piccantezza, sebbene registriamo un inspiegabile aumento della corposità delle pietanze, e una conseguente lieve flessione della qualità, rimanendo comunque molto al di sopra della media. Gli gnocchi, la cui forma poco regolare poteva far pensare fossero caserecci, erano in realtà confezionati, ma ciò non ha inciso sul gradimento complessivo del piatto.
Officine di Hermes – Tiramisù
Il giusto equilibrio nelle dosi dei piatti appena consumati lascia ancora spazio ai tre voraci avventori per provare altri doni degli dei del fuoco. Scelta comune anche in questo caso: ottimo tonno rosso al vapore con cipolle e pomodorini, dal sapore delicato e leggero, sebbene la pigmentazione del pelagico in questione fosse in netta contraddizione con la denominazione del piatto.
Di fronte ad un’invitante offerta di dolci tipici della nostra isola cugina, il burriccu Jesus sceglie il poco esotico tiramisù con savoiardi di Fonni, risultato comunque particolarmente gustoso; altra scelta per i rimanenti commensali che premiano il cannolo siciliano, risultato buono, anche se non di recentissima preparazione.
La cena si conclude con un caffè per Jesus e un liquore di liquirizia Liq per Ettore e IM, servito colpevolmente con ghiaccio perchè non conservato alla temperatura adeguata.
Per dovere di cronaca segnaliamo l’imbarazzante proposta del cameriere di offrire ai burricchi lo stesso trattamento economico dei clienti col coupon di groupon, proposta rigettata con un secco: Assolutamente no! ci faccia il prezzo intero! Pur non sapendo quanto la nostra replica sia stata ascoltata, riportiamo comunque un costo della serata di 29€ cad. Burriccu, decisamente inferiore alla qualità dei piatti e del servizio offerto, e per questo rimpinguata da una cospicua mancia, sebbene non egualemente distribuita fra i commensali.
Le Officine di Hermes valorizzano in maniera ottima una cucina tipica che ha molte somiglianze con quella sarda, sfruttando la straordinaria qualità dei prodotti freschi dei nostri mari e i migliori prodotti delle terre di Sicilia, affidandosi alle mani di uno chef d’alta scuola e a personale preparato e cortese, un binomio ideale che, unito ad una location molto elegante benchè poco capiente, garantisce una serata gradevole per gli ospiti.
Le potenzialità della cucina sono enormi, probabilmente in questa occasione penalizzate da una scelta di antipasti eccessivamente corposi, mentre interessante è risultata l’offerta dei vini.
Al netto delle poche sbavature citate possiamo sicuramente collocare il locale fra le mete da visitare assolutamente, e non solo per la parte più attenta alla spesa dei nostri lettori, e formulare una valutazione di tre somarelli più che meritati.
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set
19
2010
Su pruppu e s'aligusta – interno
Viale Elmas, Cagliari. Il pensiero trasecola, rimbalza lontano, giunge ai piedi di un’”erta” di antica memoria, fino a scorgere la maestosità della sua non solitaria ospite: una fiera dalle sembianze di lonza; leggiera, maculata (anzi direi leopardata) e un lontano odore di petrolio che brucia.
Una volta ancora i Triumviri – e questa volta certamente tre, perché l’ingegner Marrocu a questo punto ha spodestato d’ufficio il susunku Pg – hanno dovuto patire le loro pene, arrancare nel periglioso pelago, scollinare sulla mulattiera delle loro sofferenze, prima di raggiungere l’agognato e fiero pasto.
La lussuria, la cupidigia e l’ira hanno fatto da sottofondo all’incedere dei tre burricchi verso la loro destinazione finale, il ristorante “Su pruppu e s’aligusta“.
Su pruppu e s'aligusta – Bruschette all'olio
Invero, come spesso accade, la meta dei tre burricchi non era affatto questa, bensì un noto ristorante di via Sardegna (forse il più noto) il cui personale, forte del suo nome e della clientela che mai manca nonostante tutto, probabilmente considera l’attenzione ed il rispetto per i clienti cosa di secondaria importanza, tanto da ignorare del tutto le prenotazioni dei suoi avventori e, quel che é peggio, mettere in dubbio la loro onestà, senza neanche verificarne la buonafede sul loro registro. L’ “Aspettate 10 minuti (leggi un’ora) che poi si libera questo” da parte di un titolare é stato interpretato come una presa in giro dai tre. Che schifo! Mentre l’Ing.Marrocu si stava per lasciar trascinare in uno giustificatissimo impeto d’ira, trattenuto grazie alla sua proverbiale elevatezza di pensiero, il Raschione Ettore prendeva in pugno la situazione, effettuava una breve telefonata e il nuovo centro di convergenza era presto definito.
Su pruppu e s'aligusta – Antipasti
Ed eccoci allora da “Su pruppu e s’aligusta”; ristorante dall’ambiente piuttosto sobrio, lindo, tra il familiare e l’elegante negli arredi, mentre piuttosto anonimo nella struttura esteriore. Pochi avventori all’interno, tutti serviti dal medesimo cameriere che, oltre all’efficienza del suo servizio, si é dimostrato di notevole disponibilità e simpatia estrema, coinvolgendo e facendosi coinvolgere dai tre Triumviri in discussioni al limite della psico-patologia.
Prim’anche arrivassero gli antipasti, accompagnati dal solito vermentino “Costamolino DOC” delle cantine Argiolas, i tre hanno potuto rompere l’appetito con l’abbondante degustazione di buonissime, anzi eccellenti, bruschette all’olio d’oliva, dal gusto veramente sublime.
Sarebbero ben presto terminate, se non ci fossimo rigorosamente imposti di evitare eccessi che avrebbero potuto limitarci nell’apprezzare appieno le pietanze successive.
Su pruppu e s'aligusta – Polpo marinato
Arriviamo dunque agli antipasti, non certo originalissimi come ultimamente eravamo abituati, ma piuttosto allineati ai canoni della cucina tradizionale. Ottime cozze gratinate, delicata insalata di gamberi in salsa rosa, polpi marinati (forse un po’ troppo duri);
una pietanza a noi risultata inedita, è invece l’eccellente frittura di sgombri con salsa all’uvetta, pinoli, cipolle e aceto di vino bianco, che il cameriere sosteneva cucinati secondo una ricetta catalana, mentre il Raschione ha poi, più verosimilmente, individuato come “Sgombri in Carpione”. Comunque si chiamino: molto buoni!
Su pruppu e s'aligusta – Burrida
Su pruppu e s'aligusta – Frittura gamberi e pesci
Su pruppu e s'aligusta – Bocconi di mare
Infine, per concludere gli antipasti – anche se forse l’ordine di presentazione non coincide con l’ordine con cui sono stati ingeriti – una delicatissima burrida, frittura di gamberi e pesci e un buon piatto di bocconi di mare, spazzolati dalla coppia Jesus/Marrocu in poche battute.
Inutile dire come, in virtù della qualità dei Triumviri, alla fine del contendere, non una briciola sia rimasta ad offendere i loro piatti, ingordamente ripuliti.
Su pruppu e s'aligusta – Fregola con le arselle
Arriviamo or dunque ai primi piatti. Inevitabilmente, inesorabilmente il Raschione non ha potuto fare a meno di ordinare la sua usuale “Fregola con le arselle”, il cui aspetto, potete intuire dall’immagine di sinistra, prospettava esaltanti componimenti nella prosa del gusto finale. In effetti, a detta di Ettore e dell’Ing.Marrocu che ha avuto modo di assaggiarla, é risultata essere strepitosa!
Di ben altro spessore, in termini di originalità e di soddisfazione finale, é stato il piatto scelto dai restanti Triumviri, suggerito e anzi sontuosamente descritto e raccomandato dal cameriere.
Su pruppu e s'aligusta – Risotto nero di seppia
Prima di descrivere la portata, per completezza di informazione, diciamo che nel ristorante non ci é stato proposto un menu, ma si é seguita la filosofia dell’interazione con il personale. Vista l’empatia del cameriere, la cosa ci è risultata pienamente condivisibile, rendendo anzi l’atmosfera più familiare.
Il vostro amato Jesus e l’Ing.Marrocu si sono quindi lasciati convincere nello scegliere un risotto al nero di seppia con gamberi, cozze e arselle che, secondo l’oratoria dello stesso cameriere, sarebbe dovuto risultare fantastico nel gusto ed abbondante nella quantità, tanto da precluderci ogni possibilità di accesso ai secondi piatti.
Su pruppu e s'aligusta – Sparlotte e gamberoni
In realtà, seppure la qualità del risotto è risultata soddisfacente, ci saremmo aspettati di più dal punto di vista della misura, tanto che, quasi a disfida della poca fiducia in noi riposta in termini di capacità fagocitativa, i Triumviri ordinavano un secondo di pesce fresco. Dopo non troppo tempo allora, ecco arrivare sul tavolo un – a dir poco – copioso e spettacolare vassoio di gamberoni e sparlotte arrosto, condite con prezzemolo e olio, accompagnate da pinzimonio pomodorini e altre verdure. Ancora più spettacolare, c’è da dire, rispetto a quello proposto dalla immagine catturata dal buon Jesus perché, complice il buon vino e la voglia di addentare tali prelibatezze, i tre hanno evaso la regola primaria dei nostri pranzi: non mettere in moto le fauci prima che si sia proceduto al dovere documentale.
Essendosi accorto di tale colpevole omissione, l’ottimo Ing.Marrocu suggeriva di ricomporre, per quanto possibile, il piatto originale con i pochi elementi superstiti, confidando in una buona inquadratura per riprodurre una verosimile impressione di iniziale abbondanza.
Finalmente satolli e soddisfatti, i burricchi si concedevano infine un sobrio sorbetto al limone (molto buono) e un meno ottimo caffé.
Il costo finale di 38€ cadauno é da ritenersi adeguato per l’abbondanza, un po’ meno per la originalità e la qualità dei piatti proposti che, seppure a tratti di significativa fattura, abbiamo convenuto essere complessivamente nella media. Piuttosto, l’ottimo servizio e l’amabilità dell’ambiente – che assicurano al ristorante la nostra menzione speciale – rendono il locale ideale per occasioni conviviali e tavolate di amici.
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