Ristorante (Nuovo) Saint Pierre – Cagliari
Sulla strada dei ricordi. Ecco per un Sabato ancora, i due Triumviri storici Jesus ed Ettore, gli irriducibili del buon mangiare, gli ultimi Highlander della ciccionata, presentarsi puntuali al loro dovere istituzionale.
Il luogo è evocativo di reminiscenze gloriose: la Laurea del burriccu Anziano, dove egli celebrò il suo rito, dove Jesus per un non sobrio istante si fece uomo, scese (letteralmente parlando) sulla terra e fu immortalato in atteggiamenti dismessi, riverso sul marciapiede, giusto in fronte all’ingresso del locale. Ah, quali nostalgie!
Perseverando sul tema degli atteggiamenti dismessi, a non pochi sarà sfuggita a questo punto l’assenza del terzo Triumviro ufficiale, l’Ing. Marrocu. Senza voler entrare nel dettaglio, dobbiamo comunicare ufficialmente che la posizione dello stimato Ingegnere è attualmente Sub Judice da parte della Grand Jury, che avrà l’onere di verificare il peso e la gravità di spiacevoli situazioni in cui il non controllato eccesso, lo scavalcamento della linea gerarchica superiore, hanno prevalso in luogo del rigore morale in rispetto delle sacre norme ainìne (Rif. i commentari sui rapporti tra due burricchi m & f e il terzo àinu) , mai scritte ma tramandate attraverso innumerevoli generazioni.
Ma torniamo, senza indugi, alla recensione del Nuovo Saint Pierre. Nuovo perché ci è dato sapere che la gestione è cambiata di recente; non pare invece, per quanto possano essere affidabili i nostri ricordi, cambiato lo stile del locale, che possiamo certamente ricondurre al neo-modernismo fine anni ’70, inizio anni 80′. Prevale quindi l’eleganza essenziale e geometrica, il decoro minimalista con alcune belle stampe dei primi del novecento o più recenti cornici in tema fumettistico.
Ancora più recenti, temiamo siano le numerose e fastidiosissime strisciate scure visibili sui muri, probabilmente causate dalle sedie troppo a ridosso delle pareti, che la nuova gestione non deve aver pensato bene di eliminare, considerandole parte dell’arredo piuttosto che evocatrici di concetti quali sporco o cattiva igiene.
Altrettanto poco gradevoli sono risultate essere le vistose macchie sulle tovaglie, con tutta probabilità lasciate dagli avventori precedenti e mai eliminate, almeno per quella giornata.
Le posate e i bicchieri sembrano pulite, mentre il Raschione Ettore provvede, di sua iniziativa, a sostituire il piatto fondo con quello di un coperto adiacente, nello spazioso tavolo in cui siamo stati accomodati.
Il cameriere che ci serve (unico nella sala) è gentile ma troppo sbrigativo; ne risulta quindi un servizio piuttosto rapido ma a tratti inefficiente.
Ordiniamo il nostro solito “Costamolino doc” delle cantine Argiolas e gli antipasti di mare, escludendo esplicitamente quelli di terra. Arrivano subito cinque portate: polpo marinato (piuttosto buono), burrida (molto delicata), un buon piatto di carpaccio di cernia al limone, fagioli cipolle e tonno, dei (non troppo buoni) gamberi con sedano e pomodori.
Infine citiamo una stranissima portata costituita da ceci, rucola, aceto balsamico e salmone affumicato. Francamente il vostro amato Jesus non ha ben chiaro se si trattasse del risultato di una genialità mal compresa, o di un guazzabuglio casuale di ingredienti mal coordinati. C’è da dire che al Raschione non è dispiaciuto affatto.
Buoni, molto buoni invece, i due piatti che seguivano: cozze marinate (che il non indigeno cameriere ha mal-definito “zuppa di cozze”) e, soprattutto, bocconi di mare che, anche se arrivati con un certo ritardo rispetto al resto e di dimensioni insolitamente ridotte, sono risultati di eccellente qualità, tanto da poter dire di non averne assaggiato di migliori nella nostra lunga carriera da Triumviri. Data questa eccellenza (che non sappiamo se definire occasionale), possiamo ritenere complessivamente la serie di antipasti soddisfacente, anche se con qualche singola pecca e una presentazione certamente non d’alta scuola.
A questo punto i Biumviri, essendo già soddisfatti a livello quantitativo (reduci da una pizzata della sera prima), decidevano di dedicarsi ad un’unica portata successiva. Le loro strade si dividevano quindi verso un “primo piatto” per il Raschione: spaghetti alla tarantina (piuttosto buoni) con cernia, cozze, e gamberi, e un più distinto secondo per Jesus: triglie alla livornese, decisamente saporite ma forse con una punta di sale di troppo.
Contraddittoria l’esperienza dei dessert. Il buon Triumviro Ettore ha scelto di provare la consistenza della sebada al miele che, contro le previsioni, è risultata ottima.
Jesus invece, avendo optato per uno dei suoi dolci preferiti, il crème caramel, si è visto servire (freddo) un abominevole budino assortito, probabilmente acquistato nel reparto latticini di un qualunque supermercato della zona.
Il caffè (piuttosto buono), un jagermeister per Ettore e un fil’e ferru (ahimè ghiacciato!) per Jesus, arrivati con notevole ritardo perché il cameriere si era intrattenuto a brindare con altri avventori, hanno concluso finalmente il pasto.
Il costo complessivo è stato di 30€ cadauno, da giudicarsi un 20% in eccesso rispetto alla qualità delle pietanze e del servizio. Seppure ci sono stati degli spunti positivi, e addirittura una qualche isolata eccellenza in quello che si è assaggiato, il numero di situazioni sconvenienti non può che influire sul giudizio finale.
In particolar modo, non potendo transigere su aspetti (seppure immaginiamo accidentali) come la non pulizia e il disordine estetico, la nostra valutazione finale è la seguente:
VALUTAZIONE “Saint Pierre”: Burriccu senza un orecchio. | |||
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Ristorante Saint Pierre |
Indirizzo: Via Coghinas 13, Cagliari Telefono: 070271578 [mostra in google maps] |
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