ago
31
2013
Tao – Interno
Lento sulla Via, il burriccu si fermò di colpo. Allentò lo sguardo e inseguì i profumi del fior di loto. Scosse la testa per un rapido istante, seguendo brevemente il profilo di un’ideale sinusoide; non per stizza o fastidio, né per bisogno di cercare un qualche immotivato sollievo al caldo ed ipnotico concerto di cicale… piuttosto, perché così doveva essere. Nell’infinito passato, il Saggio aveva caricato il suo dorso con due bisacce, una per ogni lato, in perfetto stridente equilibrio di forma e gravosità di peso. La prima e ultima bisaccia era di color bianco terso, e sulla sua superficie non era possibile scorgere alcuna differente sfumatura o apparente difetto di candore. L’ultima e prima bisaccia era nera più della pece, un nero così corvino e intenso che nessun uomo aveva mai veduto prima. Alcuno conosceva il contenuto delle bisacce, né il burriccu volle porsi mai la domanda: era così, perché così doveva essere. Il burriccu ripartì. Dietro di lui, sentì vibrare e riempirsi il proprio passato. Davanti a lui, la risonanza sconvolse il futuro. Era così, perché così doveva essere.
Tao – Wakame sunomono, Cruditè
C’è qualcosa di anomalo e perverso in tutto questo. Cosa mai sarà accaduto agli ortodossi appetiti di questa monotona e inerziale comitiva, per aver infine concesso, all’interminabile canovaccio dei ristoranti visitati, un prestigioso ed inusitato mutamento, sulla Via del Sol Levante? Parliamoci chiaro, di cultura, cucina e tradizioni orientali i Burricchi conoscono ben poco, oppure conoscono talmente tanto da non pensare neanche lontanamente di poterne accarezzare le corde tra le irriverenti pagine di questo blog. Il bianco è bianco perché lo vediamo tutto. Il nero è nero perché non lo vediamo affatto. Insomma, nell’uno o nell’altro caso sappiamo bene cosa stiamo o non stiamo vedendo. In questo caso il Raschione si è espresso: «Ho prenotato al Sushi Tao». Jesus non ha fatto domande. Sarà così, perché così doveva essere… forse!
Tao – Wanton fritti con gamberi e branzino
Venerdì sera, agli sgoccioli del mese di Agosto. La serata dei Burricchi Jesus e Raschione, declinati in malinconica formazione PACS per la giustificata assenza dell’Ing.Marrocu, inizia con i consueti amorevoli insulti, rivolti reciprocamente, dapprima in funzione di una differente idea nell’approccio al parcheggio, per poi proseguire per effetto dello sconsiderato abuso del Raschione in merito agli strumenti di ripresa fotografica, da egli sistematicamente impiegati nel momento di massimo pericolo per la salvaguardia del nostro anonimato. Tant’è vero che, prima di varcare la soglia del “Sushi Tao”, il burriccu si fa notare a causa dei numerosi ed inutili scatti prodotti per immortalarne l’ingresso, nei pressi del quale sostava casualmente una nostra vecchia conoscente che, pensando di essere l’oggetto delle mediatiche attenzioni, ci salutava imbarazzata!
Tao – Riso al wok
Udon di farina bianca
Volendo seguire una linea di condotta critica, mediante l’impiego di punti di riferimento puramente occidentali, mi sento di dire che l’interno del ristorante sia piuttosto gradevole ed elegante. Superato il vestibolo di ingresso ci si immette una grande sala, accompagnata lateralmente dal bancone del sushi-bar e confinata verticalmente dalle tonalità scure di pavimento e soffitto, dal quale piovono numerosi elementi d’arredo e di illuminazione dall’aspetto sottile e squadrato, quasi degli origami che tentano di replicare, con maggiore impatto e raffinatezza, i tre pesci ornamentali di carta appesi nei pressi del bancone stesso. La prima sala subitamente si apre sui margini di una seconda, che la segue in senso longitudinale con poche soluzioni di continuità visiva. Tutti gli spazi divisori e laterali sono occupati da bassi tavolini, molto ravvicinati tra loro, e da sedie e divanetti imbottiti, che nello stile e nella struttura richiamano molto bene l’idea del mangiare orientale, senza per questo difettare per le (per noi) scomode posture nipponiche. Il difetto principale che possiamo attribuire al “Sushi Tao” è invero l’acustica. Dato il numero elevato di clienti e la loro distribuzione ravvicinata, il chiasso prodotto a metà serata è stato sensibilmente molesto.
Tao – Scampi al vapore
Il servizio in sala è incredibilmente veloce ed efficiente: tre o quattro cameriere non indigene si alternano freneticamente ai tavoli, gestendo le comande attraverso l’utilizzo di palmari collegati direttamente con la cucina. La rapidità con cui siamo riusciti ad approvvigionarci del vino e delle prime pietanze, ci ha portato a ipotizzare che, in condizioni normali, sia possibile desinare in maniera appagante in meno di quarantacinque minuti. Unica defaillance, per quanto ci riguarda, è stata l’attesa per il secondo piatto di Jesus, arrivato qualche minuto dopo quello del Raschione. Il menù è piuttosto lungo e articolato e, per quel che possiamo noi profani intendere, non è ben chiaro e distinto il confine tra i piatti tipicamente giapponesi, cinesi e orientali in genere. Escludendo a priori il richiedere composizioni di sushi e sashimi (rimandiamo a wikipedia per approfondimenti) e non potendo confidare nella piena affinità linguistica con il personale, ci affidiamo al nostro intuito e a “google” per comandare piatti il più possibile compatibili con le nostra scala di giudizio. In virtù di una apprezzabilissima (in senso nostrano) cantina, ci è però semplice ordinare il vino: Vermentino di Sardegna D.O.C. Tuvaoes (2011) delle cantine Cherchi, mesciuto in maniera impeccabile dalla cameriera, anche se veramente apprezzato solo dopo un periodo di ulteriore raffreddamento nella suaglass: «mancu mali non era adeguato, te lo sei scolato tutto!»
Tao – Tempura di gamberi in salsa piccante
Come antipasti scegliamo tre pietanze, ovviamente a base pesce. Si inizia con i gustosi Wonton (fagottini di pasta, cinesi) fritti al ripieno di gamberi e branzino, serviti su letto di lattuga e accompagnati con una salsa agrodolce al pomodoro, dal sapore appena meno intenso del ketchup. Seguiva un piatto di wakame sunomono, ossia una zuppetta acidula di alga giapponese wakame (Undaria pinnatifida, ma Wikipedia sostiene ne esista un surrogato dell’Atlantico) e cetrioli, accompagnata da cruditè di mare: branzino, tonno rosso, salmone, scampi e gamberi; nel complesso molto buono, escludendo la qualità dei gamberi, per la quale Jesus ha avuto qualcosa da ridire. Il Terzo antipasto era configurato come un ottimo e particolare tris di tartare: tonno rosso condito con brunoise di cipolle e pepe nero, salmone con mele e semi di sesamo, branzino con cocco. Ogni tartare era condita, inoltre, con finissimo e sporadico inserimento di erbette, che non siamo riusciti pienamente a identificare. Identificabilissimo invero, l’atteggiamento intransigente e occlusivo del Raschione verso l’utilizzo delle bacchette di legno. Dopo i primi maldestri tentativi, si è fatto subito portare coltello e forchetta, per poi riprendere le arcaiche stoviglie, affascinato dall’indiscutibile abilità di Jesus (con il trascurabile difetto di dover richiedere, con qualche difficoltà, lo smacchiatore a fine pasto: «secondo me non ha capito e ti porta un altro dolce!»).
Tao – Tortino al cioccolato e gelato al Tè verde
Ottimi i primi. Jesus, dopo un rapido sguardo su “google immagini”, ordina degli Udon (vermicelli) di farina bianca (presumibilmente farina 00, senza crusca) al misto mare. All’arrivo del piatto la titubanza del Raschione e della cameriera facevano dubitare Jesus in merito ad un possibile errore («ma che m… avevo ordinato???») che di fatto non c’era stato. Il condimento degli udon si particolareggiava in eccellenti cozze e arselle, e in meno brillanti gamberi e seppie. Identificabile, per brevi frangenti, la presenza dello zenzero il cui sapore, simile al nostro detersivo per i piatti, è molto apprezzato nella cucina orientale. Ad ogni buon conto il piatto era notevole, in particolar modo per l’appetibilità e la leggerezza della pasta, godibilissima nonostante l’aspetto esteriore potesse far prevedere un progressivo appesantimento mandibolare nel suo consumo. Il Raschione consumava invece del riso al Wok (il particolare tegame cinese) con polpa di granchi e condimento di (sosteneva) pomodori e zucchine.
Tao – Dolce di riso giapponese
Buoni anche i secondi piatti. Scampi al vapore su letto di spaghetti di soia per Jesus, interamente sgusciati con le bacchette (e le mani); tempura di gambari in salsa (non troppo) piccante per il Raschione.
Nonostante lo stupore della cameriera («彼らはどれだけ食べる») i due burricchi ordinavano i dolci: strepitoso tortino al cioccolato caldo con gelato al tè verde e decoro di fragole e ananas per il Raschione, inquietante dolce di riso giapponese, ottimamente presentato ma dalla consistenza simile ai marshmallow e dal sapore di camomilla, per Jesus. La cena terminava con due buoni caffè, un liquore alla liquirizia (pro Raschione) “Myrsine” e un “Amaro Ramazzotti” per Jesus. Costo complessivo 55€ cadauno, probabilmente un 10% eccessivi rispetto alla qualità di quanto mangiato, anche se sicuramente ben spesi.
Il “Sushi Tao” è un ristorante di indubbia qualità non esclusivamente riservato agli amanti della cucina orientale, che propone piatti apprezzabili e godibili in senso universale. Menzione speciale per il servizio, veloce, onnipresente e affidabile. Unico consiglio: sarebbe interessante avere un mediatore culturale che spiegasse all’avventore , nel dettaglio, l’origine e la composizione delle pietanze. Tre burricchi star.
VALUTAZIONE “Sushi Tao”: Tre Burricchi con menzione speciale. |
Ristorante Sushi Tao |
Indirizzo: Via Sonnino 48, Cagliari
Telefono: 0708577572 [mostra in google maps]
|
|
★ |
1 commento | tags: aceto, acida, alga, amari, ananas, antipasti, arselle, branzino, caffè, cagliari, camomilla, cantine cherchi, cinese, cioccolato, cipolla, commenti, costo, cozze, cruditè, crusca, cucina, cynar, dessert, DOC, dolci, erbe, etnica, fagottini, farina, fragole, fritti, frutti di mare, gamberi, gambero rosso, giapponese, giudizi, indirizzo, lattuga, liquirizia, liquore, mappa, mare, mela, menù, myrsine, opinioni, orientale, pesce, pomodoro, prezzo, primi piatti, qualità, recensione, ripieno, riso, ristorante, salmone, salsa, salsa di soia, salsa piccante, sardegna, sashimi, scampi, secondi piatti, semi di sesamo, seppie, spaghetti di soia, sunomono, sushi, sushi tao, tailandese, tartare, telefono, tempura, tonno rosso, tortino, tuvaoes, udon, Valutazione, vapore, verdure, vermentino, vermicelli, wakame, wanton, wok, zenzero, zucchine, zuppa
dic
22
2012
Show Kitchen – Interno
Venerdi, 21 dicembre 2012. Profezie legate a maldestre interpretazioni new age del calendario di talune civiltà precolombiane vorrebbero un nuovo capitolo dell’umanità, secondo scenari di radicali trasformazioni, sia spirituali, tramite rivelazione divina a mezzo del profeta Jesus, sia strutturali, a causa di combinazioni eventi più roboanti della prosa del Triumvirato più famoso del Cagliaritano, più catastrofici di una recensione da un burriccu senza orecchio, più imprevedibili delle cugurre di certi ipertrcotici somari. Il problema della conservazione della specie imponeva un’accurata scelta di quadrupedi campione da proteggere e far salire nell’Arca di Noè che, in quella serata, li avrebbbe salvati. Il destino volle che il traghettatore della situazione, da buon democristiano, chiedesse una quota per il viaggio, richiesta non accordata per una parsimoniosa parte della carovana iniziale che preferì soccombere piuttosto che fuggire al proprio inesorabile destino. Ma the show must go on e il viaggio prosegue. A bordo i tre somari titolari e due graditissime ospiti, entrambi concorrenti del concorso Vinci una giornata da burriccu, Marianna e Melissa.
Show Kitchen – Ajoshi
In questa ambientazione da Armageddon cagliaritano, manca poco alle 21:00 quando i due burricchi titolari Jesus ed Ettore convergono, secondo una inedita variazione al protocollo logistico che vede l’utilizzo di due vettori distinti, al fine di tutelare la sicurezza di parte delle nostre ospiti dalla maldestra guida di condottieri poco pratici, oltre che l’equilibrio globale della serata da fastidiose pressioni (ahiò movidindi!.. tengu pressi ca…!!), a pochi metri dalla destinazione designata per il consueto show alimentare del fine settimana: The Show Kitchen appunto, nella centralissima via Roma. Ineccepibile la puntualità dell’ottanta percento dei partecipanti, con un Ettore che inganna i pochi minuti di attesa in versione ombrellina da MotoGP per riparare dalla pioggia una delle preziose ospiti, Marianna che cerca di evitare interazioni con un losco individuo dal palese aspetto di pusher navigato che, in realtà, altro non era che Jesus. Il consueto ritardo dell’Ing. Marrocu, a seguito contattato e insultatato per questo a dovere da chi Vi scrive, non ha impedito alla compagnia di entrare e dare inizio alla ciccionata.
Show Kitchen – Tagliere salumi formaggi
Straordinario l’impatto ambientale: l’ampia porta a vetri all’ingresso scopre un esclusivo lounge cafè con un lungo bancone nero che percorre in lunghezza l’intera sala, di fronte al quale, lungo la parete, sono alloggiati eleganti tavoli con sgabelli. In fondo alla sala, proprio di fronte all’ingresso delle cucine, una elegante scala conduce alla sala principale del piano superiore, ove veniamo condotti da una gentilissima e sempre sorridente cameriera. Una sensazione di opulenza e cura dei dettagli isinuava subito il dubbio di un consistente impatto economico della serata, con un po’ di rammarico per l’assenza di taluni parsimoniosi e previsti ospiti.
Risotto basmati
Ravioli di cernia
La sala superiore è piuttosto ampia, e qui si concentrano una serie di ampli tavoli di diverse geometrie, elegantemente approntati con tovaglie e sedie color crema, cristalli da vino, ampie lampade sferiformi d’atmosfera. La cornice è si complessivamente raffinata, disegnata con ampie vetrate e pannelli color cremisi ma, secondo il nostro personalissimo gusto, l’accostamento tra il grigio topo e il bianco delle pareti squadrate (senza particolari arricchimenti decorativi di supporto), riconduce l’impressione estetica ad una dimensione non pienamente definita ed espressa, così come, vi anticipiamo, avremo modo di riscontrare nella composizione di talune pietanze che abbiamo assaporato. Degna di nota è la saletta privata, confinata esternamente da un muro di vetro, ed arredata con un sesquipedale televisore al plasma. Lo stesso spazio, è dedicato ad alloggiare il guardaroba del ristorante, particolare che ci pare alquanto curioso e incompatibile con la proposta riservatezza del confino.
Show Kitchen – Salmone in crosta di pistacchi
Il servizio in sala, che si rivelerà assolutamente impeccabile, è garantito da una maître/sommelier e da altre due giovani cameriere. Veniamo fatti accomodare in un elegante tavolo rotondo, impreziosito dall’illuminazione soffusa di una candela protetta da apposito globo. Sempre nell’attesa del recidivo ritardatorio Ing. Marrocu, ci viene offerto un calice di ottimo prosecco come aperitivo. Dopo quindici minuti (leggi: diecianni!!), con l’arrivo dell’ipotricotico burriccu, possiamo cominciare. L’offerta della cucina è perfettamente in linea con l’impegnativo nome del locale e propone sia interessanti interpretazioni della cucina etnica in chiave nostrana, sia una rivisitazione dei prodotti tipici isolani secondo inusuali e persino bizzarre ricette. Su consiglio dell’esperta Melissa, decidiamo di accompagnare inizialmente il pasto con uno straordinario DOCG Hysony della cantina Pedra Majore di Calangianus, servito con l’immancabile rito dell’assaggio performato dall’ Ing. Marrocu, sotto lo sguardo divertito della sommelier che ne ammirava le maldestre movenze e le frasi insensate.
Show Kitchen – Filetto di tonno
La scelta degli antipasti è uno strano accostamento tra un tagliere di salumi nostrani, composto da guanciale (impreziosito da una marmellata di frutti di bosco), prosciutto, salsiccia di cinghiale, pecorino con diversi gradi di stagionatura, servito su un letto di pane carasau, decorato con gocce di aceto balsamico, e una interpretazione cagliaritana del soushi chiamato Ajoshi, composto da cubetti di riso con philadelphia, cernia e semi di sesamo, involtino di alga con riso, tonno e zucchine, filetto di tonno crudo, cubetto di tonno con riso e vinaigrette di peperoni, accompagnato da salsa di soia e wasabi. A parte l’inopportuno accostamento, imputabile al nostro bizzarro ipertricotico burriccu, la resa dei piatti ci è sembrata non esaltante, sebbene l’ajoshi risultasse al sottoscritto più gradevole del classico soushi.
Show Kitchen – Gelato al pistacchio, liquore
A seguire arrivano i primi piatti: ottimo riso basmati con calamari e gamberi per Marianna e Jesus, ravioli di cernia alla crema di ricci e verdure per i rimanenti commensali, risultati molto meno gradevoli, soprattutto per un palese difetto di temperatura, difetto che ha costretto lo sfacciato Ing. Marrocu a richiedere un ulteriore riscaldamento del piatto; richiesta accolta con sollecitudine dal personale che, in realtà, ha provveduto a far preparare per il nostro indisciplinato burriccu una nuova porzione, con la soddisfazione di tutti i commensali per l’encomiabile gesto, soddisfazione subito rientrata per il ripresentarsi dello stesso difetto segnalato: e torrada!!..
Foresta nera
Panna cotta
Nel frattempo, all’esaurimento della prima bottiglia, si decide di continuare con un vino della stessa cantina, un ottimo DOCG I Graniti, con opportuno cambio dei calici, previa esplicita richiesta dell’attenta sommelier. Nell’attesa per la preparazione dei secondi piatti, Melissa stupisce i compagni con un graditissimo omaggio di dolci preparati da sè artigianalmente: non ci sono parole per descrivere la gioia di tutti, soprattutto per qulalche susunku che ha pensato di sfruttare l’occasione per evitare di aggiungere un dessert al conto finale.
Show Kitchen – Dolci preparati da Melissa
In poco tempo giungono al tavolo due porzioni di salmone in crosta di pistacchi, accompagnato da una composta di cipolle di Tropea e da melanzane arrosto con aceto balsamico, e tonno al lime e cocco, accompagnato da una insalata di finocchi e arance. In linea con il resto dei piatti, i secondi non soddisfano pienamente le aspettative richiamate dai bizzarri accostamenti. In particolare sembra mancare la giusta continuità tra i diversi sapori, probabilmente ottenibile con trattamenti più elaborati degli ingredienti di base prima della cottura. Non completamente gratificati dal percorso culinario, i commensali provano comunque a scommettere sui dessert. Interessante, come del resto lo è stata per gli altri piatti, la proposta: gelato al pistacchio, cioccolato, amarena per Jesus e Marrocu, selva nera con biscotto, cioccolato, panna, amarene e sciroppo di amarene pe Ettore e Melissa, mentre Marianna, affidandosi a San beta galattosidasi decide per la panna cotta al cioccolato e sciroppo di frutti di bosco. Hanno accompagnato il momento uno straordinario Tokaterra di Cherchi per Ing. Marrocu e Melissa, un ottimo Muscadeddu delle cantine Dettori per chi Vi scrive. La cena si è conclusa con caffè per Jesus, Melissa, Marrocu, un Montenegro per Marianna e un liquore di liquirizia Myrsine per Ettore.
Costo della esperienza: 49,50€ cad. burriccu, da ritenersi complessivamente adeguato alla qualità del servizio offerto, soprattutto per quanto riguarda i vini e i liquori con cui è stata accompagnata la serata.
Una eccellente ambientazione, l’attenzione a molti dettagli come la sala privata insonorizzata, l’eleganza dei servizi igienici (veramente encomiabile in questo caso), arredati, tra l’altro, in sintonia cromatica col maglione del sottoscritto, unite ad un servizio, professionale e puntuale, sebbene ci saremmo aspettati maggiore attenzione nella comunicazione su piatti che avrebbero potuto provocare problemi per particolare intolleranze di qualcuno dei nostri commensali, rappresentano il punto di forza di un locale il cui nome propone di sorprendere, soprattutto con la cucina. Ma è proprio la cucina il punto dolente riscontarto in questa esperienza: ricette bizzarre e interessanti, interpretate però in modo non pienamente soddisfacente. Ciascun piatto è risultato sempre a metà per sapore. Molto Show e poca umiltà: ci chiediamo se la eventuale proposta di ricette più semplici abbia lo stesso impatto. In ogni caso, in virtù delle enormi potenzialità dimostrate, dalla attenzione per i dettagli e la presumibile volontà di correzione dei difetti, mi sento comunque di proferire un giudizio più che sufficiente: tre burricchi – – – (2,60).
8 commenti | tags: aceto balsamico, affumicato, aioshi, alga, amarene, antipasti, arrosto, bar, biscotto, bistrot, black forest, brut, cagliari, calamari, cernia, ciliegie, cinghiale, cioccolato, cioccolto, cipolle, commenti, composta, condimento, crosta di pistacchi, cucina giapponese, cucina sarda, dessert, dolce, entrée, filetto, foresta nera, formaggi, foto, frutti rossi, gamberi, giudizi, granella, grissini, guanciale, immagini, indirizzo, mappa, marmellata, melanzane, opinioni, pane carasau, panini, panna, pecorino, peperoni, pesce crudo, philadelphia, pistacchio, prezzo, primi piatti, prosciutto, qualità, raviolini, recensione, ricci di mare, riso, riso basmati, ristorante, rotolino di riso, salmone, salsa di soia, salsiccia, salumi, sardegna, sciroppo, scottato, secondi piatti, selva nera, semi stagionato, sesamo, spumante, sushi, tagliere, telefono, the show kitchen, tropea, Valutazione, vermentino, vinaigrette, vino bianco, wasabi, zucchine
lug
1
2012
Capitolo due – Interno
La settimana per Don Abbondio (leggi burriccu Ing. Melis) trascorre agitata, non solo per la calura portata dalla staffetta Scipione/Caronte, quanto per elaborare una scusa credibile al fine di sottrarsi all’oneroso patto stretto con Renzo (leggi Ettore) in modo da prendere tempo e assecondare il volere di Don Rodrigo (leggi susunkaggine): quella ciccionata doveva essere rinviata a tempo indeterminato.
Intanto bisognava respingere il primo attacco, quello di Renzo che, di buon mattino si presentava per accordarsi sull’orario dell’evento. Una banale scusa di carattere amministrativo sabatu no ci seu lascia il promesso sposo con la consapevolezza che non sarà necessario scomodare i poteri della Perpetua (l’Oracolo Jesus), tanto meno mettere alla strette il vile prelato, per attestare la vera natura del motivo di tale rifiuto: la mera susunkaggine.
Diversi lettori avranno vissuto da protagonisti, nel bene o nel male, un capitolo simile della propria esistenza; ad ogni modo ci piace pensare ad un capitolo che non è l’inizio e non sarà la fine di un romanzo che i tre Burricchi ormai stanno diffondendo in quel di Cagliari, un secondo capitolo insomma.
Capitolo due – Cruditè di ostriche
Visto che chi Vi scrive non crede alle coincidenze, e verificato che il volume della nostra inutile prefazione ha raggiunto un livello sufficiente, dobbiamo a questo punto ammettere che l’ingenuo destino riserva una singolare destinazione per la comitiva ainìna più famosa del Cagliaritano: Capitolo Due, nel centrale Corso Vittorio Emanuele II a Cagliari.
Sono le 21:00 di una serata dominata dalla calura e dall’umidità importata dall’anticiclone africano quando i titolarissimi somari Ettore e Jesus raggiungono l’ingresso del ristorante, dopo diversi maldestri tentativi del più tricotico dei due di trovare un accomodamento per la propria 150CV, non tanto per carenza di posteggi in zona, piuttosto per la mancanza di posteggi con più di sei metri di margine di manovra, condizione minima per garantire un parcheggio in sicurezza a detta del burriccu in questione.
Ritardatario come da copione il panchinaro Ing. Marrocu, che si raggiunge il resto del Triumvirato quando ormai gli altri due elementi sono stati fatti accomodare presso il tavolo assegnato.
Gamberi crudi vinaigrette
Cruditè di scampi
Capitolo Due è un ristorante multietnico la cui offerta comprende, specialità tailandesi, indiane, messicane, giapponesi, in particolare sushi e sashimi, oltre alla tipica cucina di mare nostrana. Il locale è realizzato in un’unica grande sala principale sviluppata in lunghezza, lunghezza spezzata da ampie volte longitudinali decorate con frammenti di pietre a vista. Nei muri bianchi trovano posto simboli etnici e ritratti inquietanti per alcuni. Una rampa di scale consente l’accesso ad una zona soppalcata nella quale trovano posto quattro tavoli, per un totale di meno di venti coperti, che si aggiungono ai circa trenta della sala al pian terreno, oltre che separare la sala principale dalle cucine e dall’accesso ai servizi. Nel pavimento in parquet si apre in fondo alla sala l’apertura di un vecchio pozzo al quale si accede tramite una sala a chiocciola, pozzo visitato solamente dal burriccu Jesus, mentre il resto dei partecipanti preferiva ammirare le bellezze di una variegata ed economicamente selezionata clientela.
I tavoli sono realizzati in elegante legno massello scuro, imbanditi con tovaglie in lino bianco, le sedie sono comode poltrone in vimini intrecciati. All’ingresso campeggia un bancone bar in legno con la cassa per le operazioni di pagamento.
Capitolo due – Carpaccio di polpo
Veniamo accolti da una simpatica cameriera bruna che, insieme ad una più giovane, garantiscono il servizio nella sala principale e nella zona soppalcata nella quale veniamo fatti accomodare. Il servizio si è rivelato professionale e molto puntuale, al punto da mettere più volte in imbarazzo i burricchi Jesus ed Ettore che tentavano di collaborare nel modo più discreto possibile al fine di migliorare l’esposizione dei piatti da fotografare.
Impressionati dalla varietà dell’offerta della cucina etnica, inizialmente propensi a provare l’offerta di sushi e sashimi, che risulta essere quella maggiormente votata dalla clientela in sala, i Burricchi vengono irrimediabilmente catturati dalle ben più altisonanti voci di alcune specialità della cucina isolana che imporranno le linee guida per una cena casteddaia, tanto per cambiare.
Orziadas fritte
Guazzetto cozze arselle
Ottima e molto variegata l’offerta di vini: si decide per uno splendido e spesso decantato Vermentino DOCG Tuvaoes delle cantine Cherchi di Usini, servito in apposito secchiello con ghiaccio per conservarne la temperatura, dopo aver superato il non banale esame delle caratteristiche organolettiche del sempre scenografico Ing. Marrocu esame che, dopo qualche minuto di irritante rito simil-eucaristico, si conclude con il solito, secco giudizio: straordinario!… dieci anni!!
Meno felice la proposta del pane: piccole pagnotte insemolate di discutibile freschezza e fragranza.
Capitolo due – Pappardelle gamberi e noci
Dopo un breve ma acceso confronto sulla scelta di antipasti il trio ainìno opta per un esordio con cruditè di vario tipo: eccezionali ostriche francesi, splendidi gamberi rossi con salsa vinaigrette, ottimi scampi. A consacrazione degli antipasti freddi seguiva un sontuoso carpaccio di polpo con insalatina e noci: sicuramente una delle migliori interpretazioni della morte del mollusco in questione.
La carrellata di antipasti si conclude con due piatti caldi: ottimo guazzetto di cozze e arselle servito su letto di pane carasau e spettacolari frittelle di anemoni di mare (orziadas): chapeau!
Un appunto al servizio in questa occasione è il fatto di non aver sostituito i piatti, durante i vari antipasti, problema tamponato dall’esperienza e dall’organizzazione dei tre titolati burricchi che hanno usato i vassoi per depositare i gusci vuoti.
Capitolo due – Linguine agli scampi
Dopo una breve attesa vengono serviti i primi piatti: squisite pappardelle con gamberi e noci per Jesus ed Ettore, troppo pesanti secondo il primo, ottime linguine agli scampi per l’Ing. Marrocu.
Preso coscienza che la qualità dei piatti non ha mostrato alcun tipo di flessione durante la cena, i voraci avventori cedono alla tentazione di provare i secondi piatti. La scelta ricade su una fantastica tempura di gamberi e verdure (carote, zucchine, melanzane) per Jesus ed Ettore e un altisonante filetto di salmone con crema allo champagne per l’Ing. Marrocu: esagerato!
Filetto di salmone allo champagne
Tempura di verdure e gamberi
Complice il locale pieno, oltre ad una mancanza nella programmazione per i secondi piatti, l’attesa per questi ultimi risulta più lunga che per gli altri cambi di portata, e in ogni caso fruttivamente impiegata dai burricchi Jesus ed Ettore per erudire (invano?) il sempre (sovra)stimato Ing. Marrocu su complesse terminologie tecniche con più di tre sillabe.
Semifreddo al pistacchio
A giusto completamento della cena il Triumvirato decide di onorare la carta dei dessert; in particolare sorbetto alla mela per Jesus, semifreddo al pistacchio su granella di cioccolato per Ettore e Marrocu, che si concede il bis con un sorbetto al limone.
Due liquori di liquirizia Eclisse per Ettore e Marrocu e un caffè per Jesus decretano la fine delle ostilità. Il costo dell’ottima esperienza è stato di 66,67€ cad. Burriccu, in linea con la straordinaria qualità dei piatti assaporati e del servizio offerto.
Nonostante due piccoli appunti sul pane e sulla sostituzione dei piatti durante gli antipasti, sebbene conspevoli che la nostra seppur importante, in termini di piatti assaporati, esperienza abbraccia solo una parte esigua dell’offerta del ristorante, possiamo ritenere la cucina di Capitolo Due decisamente oltre la media, per interpretazione delle ricette, cottura e presentazione. Abbiamo trovato diverse punte di eccellenza negli antipasti e nei secondi piatti e non vediamo motivi per cui la qualità nell’offerta della cucina etnica debba essere inferiore.
Il servizio puntuale e l’ambientazione intima e gradevole concorrono a conferire al locale senza ombre la valutazione di quattro somarelli e la collocazione nella zona più ambita della nostra classifica.
2 commenti | tags: anemoni di mare, antipasti, arselle, cagliari, cantina cherchi, capitolo due, carote, carpaccio, champagne, commenti, conto, corso vittorio emanuele, costo, cozze, cruditè, cucina, cucina sarda, cuoco, dessert, DOC, dolce, eclisse, gamberi, gamberoni, giapponese, giudizi, guazzetto, indiana, limone, linguine, liquirizia, liquore, mela verde, melanzane, messicana, noci, olio d’oliva, opinioni, orziadas, ostriche, pane carasau, pappardelle, pistacchio, polpo, prezzo, primi piatti, qualità, recensione, ricetta, ristorante, salmone, sardegna, sashimi, scampi, secondi piatti, semifreddo, sorbetto, sushi, tailandese, tempura, tuvaoes, Valutazione, verdure, vermentino, vinaigrette, vino bianco, zucchine
set
12
2010
Luigi Pomata – Ing.Marrocu Pg
Luigi Pomata. Conosciuto, stimato e decorato chef carlofortino di fama internazionale. Il ristorante che porta il suo nome; viale Regina Margherita, in Cagliari.
Fatto. I due Biumviri, Ettoriano e Jesus, si trovano seduti allo stesso tavolo del redivivo Pg e di un sempre gradito e onorato ospite: lo stimatissimo ingegner Marrocu.
Antefatto. Venerdì pomeriggio, quasi per scherzo, quasi per rompere la monotonia della propria confinata esistenza, il burriccone Pg, degradato e relegato da tempo al ruolo di ex-triumviro, propone al vostro amato Jesus di manifestarsi fisicamente, e non solo in spirito, alla classe F del corso CCNA Cisco, per soddisfare le pressanti richieste di misticismo e accondiscendente ricerca di verità superiori, provenire da più parti del doloroso ospizio.
Luigi Pomata – Menu
Moneta di scambio, la sua presenza alla liturgia del Sabato, da cui difetta oramai da tempo immemore.
Jesus ovviamente accetta, ma mentre lo fa già una luce nei suoi mefistofelici occhi si accende: il contrappasso, la legge universale, la giustizia effimera che punisce i susunki; il rito si svolgerà in un luogo per loro maledetto. Il regno del “la qualità ha un costo”. Ed eccoci quindi tutti al Ristorante (di) Luigi Pomata – Jesus, Raschione, Pg, Ing.Marrocu -, ad alzare i calici per far vibrare nel vento i cristalli bagnati da un ottimo e fresco “Costamolino DOC”, delle benemerite cantine Argiolas. Altro contrappasso, altro colpo di fioretto e stoccata al cuore per il susunku (per schiarirvi la mente potete rimembrare qui).
Luigi Pomata – Gamberi aceto balsamico
Il locale, sito nel centralissimo Viale Regina Margherita, poco distante dal porto, ci accoglie e si presenta con un raffinato stile moderno e minimalista, almeno nelle intenzioni; invero però, qualche difetto in termini di distribuzione degli spazi, eleganza e decori lo rileviamo. Non c’è molta gente nella sala interna, eppure i tavoli sembrano troppo prossimi l’un l’altro limitandoci i movimenti, ma forse questo per creare una sorta di continuità culturale con il bancone del Sushi Bar (o come amano definire, susci) sul cui scranno regnano indaffarati chef orientali.
Il personale è numeroso ma a tratti non proprio efficiente. Imbranato, a essere onesti, è il nostro cameriere, che ha qualche problema con il servire il vino. L’ing. Marrocu finemente ironizza, ma per la giovane età non ne faremo certo un motivo di spregio per il ristorante.
Antipasti. Attendiamo non molto l’arrivo dei nostri antipasti di mare, precedentemente contrattati e infine consigliati dal cameriere.
L’esordio è da dieci e lode: gamberi panati con decoro di aceto balsamico e gusto molto corposo con accenni di pecorino o grana, probabilmente utilizzato per la panatura stessa. Veramente e sinceramente buonissimi!
Luigi Pomata – Tempura
Tonno fresco – pomodorini
Di tutt’altro tenore e spessore è il giudizio che possiamo dare delle due altre pietanze, componenti il richiesto trittico di antipasti.
La frittura mista (Tempura, dal suo nome d’origine giapponese, come suggerito da Pg, ndr.), che potete apprezzare in tutto il suo splendore visivo qui a destra, è risultata in realtà piuttosto anonima e priva di gusto, tanto da richiedere una abbondante successiva salatura, per poterle conferire un minimo di apprezzabilità alla prova del palato; questo nonostante la cottura assolutamente perfetta.
Altrettanto anonimo – con giudizi però qui contrastanti tra i commensali – il tonno fresco accompagnato a pomodorini di stagione. Ci sembra superfluo sottolineare comunque, come, nonostante tutto, gli antipasti siano stati pressoché divorati in pochissimi istanti, con sorte analoga per l’ottimo pane (piccoli panini di varie qualità) servitoci in abbondanza.
Primi piatti. Se dovessimo esprime una personale valutazione del ristorante in funzione esclusiva del gusto dei primi piatti propostici, il giudizio che ne deriverebbe sarebbe sicuramente entusiasta e superiore a qualsiasi altro finora da noi formulato.
Luigi Pomata – Cavatelli Ricci cavoli limone
Luigi Pomata – Linguine al pesto di zucchine
Luigi Pomata – Linguine al tartufo gamberi e cozze
Le pietanze, presentate anch’esse secondo la filosofia minimalista, ci sono state direttamente servite dallo chef Pomata. Cavatelli con crema ai ricci di mare cavoli e limone, per Jesus e il Raschione; linguine fatte in casa al pesto di zucchine, bottarga e gamberi per il burriccu Pg; eccezionali linguine al tartufo, gamberi e cozze per l’Ing. Marrocu. A onor del vero c’è da dire che il buon Ingegnere, per un disguido delle cucine, si è visto servire preliminarmente delle linguine con tonno e grana, ma non ha disdegnato di fagocitare entrambi i piatti a lui destinati.
Luigi Pomata – Carpaccio d'Ananas
Senza indugi, a questo punto, i variegati burricchi, scelgono di riversarsi sul dolce, non essendo più in grado di abbondare oltre, forse per le due bottiglie di Costamolino fin lì tracannate, anziché per la profusione delle porzioni consumate.
Ora, mentre per l’Ingegner Marrocu la scelta di un carpaccio d’ananas, a lui adeguatamente presentato, si è rivelata positiva, la “Scomposizione di tiramisù” offerta a tutti i restanti commensali, si è manifestata come una calda e insignificante poltiglia di gelato, molto simile alle misture panna/cioccolato che i bambini si adoperano di comporre nella loro coppa colorata, a partire dalle vaschette bigusto sammontana.
I commensali a questo punto, per cercare di “sbentiare” l’eccesso di alcol assunto fino ad allora, decidevano di interrompere il pasto, per concedersi il doveroso rituale del caffè in altro loco, discendendo pedibus calcantibus verso il porto e lungo la via Roma. Costo dell’esperienza al Ristorante Luigi Pomata: 45€ cadauno, sicuramente non economico, ma senz’altro meno invasivo di quanto prospettato, per effetto di alcune leggende metropolitane che vogliono assegnare al locale l’etichetta di più caro di Cagliari. Così non è (se vi pare).
Difficile sovviene al vostro amato Jesus, a questo punto, esprimere un giudizio complessivo, perché l’esperienza è stata certamente contraddittoria: eccellenza dei primi piatti e di una parte di antipasti, mediocre il complesso residuo.
Anche in questa occasione vorrei assegnare un mezzo burriccu (2.5) ma, in virtù delle potenzialità ben evidenziate dalla cucina dello chef e di altre caratteristiche volontariamente non apprezzate (sushi) possiamo formulare questo sintetico giudizio (per approfondire vi suggerisco di leggere questa discussione):
12 commenti | tags: aceto balsamico, alcol, ananas, antipasti di mare, bottarga, caffè, cagliari, cantine argiolas, carloforte, carpaccio, cavatelli, cavoli, chef, cioccolato, commenti, costamolino, cozze, crema, cucina, cucina giapponese, cucina sarda, cuoco, da pomata, ettoriano, fatte in casa, frittura mista, gamberi, gamberi panati, gelato, grana, grana padano, indirizzo, jesus, limone, linguine, luigi pomata, mappa, marrocu, opinioni, panna, pecorino, pesto, pg, pomata, pomodorini, porto, primi piatti, recensione, regina margherita, ricci di mare, ricetta, ristorante, ristoranti cagliari, sammontana, sardegna, susci, sushi, sushi bar, Tagliatelle, tartufo, telefono, tempura, tempura giapponese, tiramisu, tonno, tonno fresco, Valutazione, vermentino, via roma, vino, zucchine