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2013
Sardegna 85 – Interno
L’anno dell’uscita della Groenlandia dalla Comunità Europea, l’anno del sequestro della nave da crociera Achille Lauro, l’anno della prima versione della suite Windows 1.0, l’anno del ritrovamento del relitto del Titanic, ma anche l’anno del mega concerto di beneficienza Live Aid, organizzato tra Londra e Filadelfia con i migliori gruppi del momento, tra cui ricordiamo Phil Collins che si presentò in entrambe le sedi, a distanza di tre ore, grazie ad un volo del Concorde (what a class!!), ma sorattutto l’anno della grande nevicata, che regalò a Cagliari un insolito, freddo candore, in tempi in cui i casteddai non potevano disporre di strumenti social per esternare adeguatamente l’anomalo evento: con queste pillole l’ottantacinque rimpinguava le pagine dei libri di storia per le generazioni che ci hanno seguito, fissando in maniera indelebile certi ricordi, influenzando in maniera pesante le scelte dei nuovi imprenditori che si sono affacciati nel capoluogo isolano, alcuni dei quali non hanno mancato di dedicare le proprie attività proprio a quell’anno.
Sardegna 85 – Guazzetto
Niente di tutto ciò è minimamente passato nella mente della spensierata comitiva asinina che, occasionalmente di giovedi, 3 ottobre, si ricongiungeva, in formazione titolare secondo una perfetta Trinità, nelle strade del quartiere Marina del capoluogo isolano, al termine di una giornata di lavoro, cazzeggio e calcio a sette che molto ricorda, per intensità, quella del sopra citato cantante inglese. Si tratta invece di perfetta sinfonia tra fantasia e toponomastica stradale cagliaritana il motore creativo che ha prodotto il nome della destinazione prescelta per l’ennesima celebrazione settimanale dei sapori: il ristorante Sardegna 85, neanche a dirlo, nella omonima via e nell’omonimo civico.
Sardegna 85 – Antipasti I
Il locale, passato recentemente ad una gestione oriunda, nasce sulle ceneri del già recensito ristorante Jannas. L’ambientazione ha mantenuto l’estrema semplicità negli arredi della precedente visita, in una struttura gradevolmente rifinita, centrata su una unica sala principale, che si affaccia sul lato dell’ingresso direttamente sulla strada per mezzo di ampie vetrate che riempiono l’intera parete nord, caratterizzata da un elegante soffitto in legno con travi a vista dal quale pendono diversi punti luce che, assicurano una illuminazione uniforme, sebbene poco suggestiva; in fondo alla sala domina un banco con la cassa e la zona bar, di fianco al disimpegno che porta ai servizi, mentre l’accesso alle cucine è ricavato nella parete ovest; i tavoli sono composti da unità quadrate in legno massello, apparecchiate con tovaglie pastello e tovaglioli monouso.
Sardegna 85 – Antipasti II
Le pareti cremisi, decorate con inserti in pietra, sono arredate con qualche monogafia e supellettili varie. Nella zona est una pratica parete attezzata funge da esposizione per le bottiglie della cantina. A differenza della precedente gestione è presente una terrazza con tavoli all’aperto, riparati da opportuni ombrelloni, nella via Sardegna. Vista la tipica serata d’ottobre calda e umida, preferiamo riservare un tavolo all’interno. Il servizio è garantito da un giovane maitre e una giovane ed empatica cameriera, ripresa nel corso della serata dal nostro ipertricotico condottiero per la scelta, a quanto pare poco convenzionale, sul posizionamento di alcuni segni di riconoscimento, e si rivelerà piuttosto efficiente, cordiale e disponibile, sebbene non caratterizzato da eccessi di formalismo.
Sardegna 85 – Ostriche
Apprendiamo durante le discussioni che il personale in sala non è cambiato nelle persone dalla vecchia gestione e, probabilmente per via della celebrità mediatica del nostro ipotricotico somaro, la cameriera riconosce i nostri visi come familiari; per garantire il consueto anonimato la compagnia sta al gioco e opta per il depistaggio.
Cameriera: Vi ho gia visti qui! Siete già venuti, vero?
Jesus: Ehm… sì forse per qualche festa di laurea!.. (depistaggio)
Ettore: Sì, per la laurea di XXX, ricordi? (affermazioni mendaci)
L’offerta della cantina del locale, non eccessivamente articolata, garantisce comunque qualche etichetta apprezzabile, tra le quali il nosto buriccu sommelier individua in ineccepibile DOC Torbato “Terre Bianche” delle cantine Sella e Mosca di Alghero, servito con l’immancabile, quanto pedante, rito dell’assaggio, che da anni ormai si conclude sempre con: Straodinario!
Sardegna 85 – Trofie arselle bottarga
La cucina propone percorsi di terra e di mare, con la possibilità di fruizione tramite menù fisso o a la carte, modalità questa peferita dalla comitiva che, anche in questa occasione, non tradisce i prodotti del (nostro?) mare. Con decisione ci accordiamo pe una degustazione di antipasti di mare con qualche aggiunta fuori menu. Dopo una breve e fisiologica attesa, consumata in un clima da bar dello sport in cui l’Ing. Marrocu, da buon difensore sbarazzino, si lamentava per talune conclusioni in rete difettose di precisione nella partita disputata in serata, arrivano al tavolo un piatto di burrida di gattuccio senza infamia e senza lode, una insalata di mare qualità metro, un discutibile cocktail di gamberi in salsa rosa su letto di lattuga, un discreto piatto di tonno con cipolle, una mediocre insalata di tonno affumicato, non eccezionali murici (bocconi di mare), gradevoli moscardini alla diavola, apprezzabili frittelle di gianchetti con asparagi di mare, un guazzetto di cozze e arselle dalla doppia faccia: impalpabili le prime, buone le seconde.
Sardegna 85 – Astice alla catalana
Terminava la degustazione un discreto plateau di ostriche della zona. Antipasti solo parzialmente soddisfacenti in qualità e serviti senza discriminazione tra piatti freddi e caldi. Visto l’esordio non brillante, ma comunque fiduciosi nel proseguo, i triumviri decidono per un assaggio di primo piatto: trofie con arselle e bottarga. L’attesa contenuta viene consumata con lezioni di tattica e tecnica calcistica dell’Ing. Marrocu che, opportunamente stimolato dal perfido Jesus, trova l’occasione per lanciare la solita invettiva contro le usanze e le contraddizioni del cagliaritano medio, stereotipo perfettamente impersonato da sè medesimo. Il primo regala un po’ di soddisfazione ai commensali: buona cottura e rotondità di gusto, nonostante qualcuno abbia registrato un eccesso di salinità.
Sardegna 85 – Rum
Il crescendo di qualità e i tempi celeri di servizio fanno propendere per un assaggio di secondo piatto: la scelta ricade su quello più altisonante, astice alla catalana. In poco tempo il nobile crostaceo è pronto per il giudizio: discutibile presentazione, taglio e suddivisione maldestra, consistenza e gusto da rivedere. Sarebbe dovuto essere accompagnato da verdure fresche in pinzimonio, ma queste sono arrivate in tavola nei titoli di coda. Delusione e senso di costipazione impongono una scelta soft per l’immancabile parentesi glucidica: apprezzabile, sebbene non eccessivamente consistente, sorbetto al limone. La cena si è conclusa con caffè per Jesus e l’Ing. Marrocu e rum Pampero anejo especial per chi Vi scrive e l’ipotricotico burriccu. Costo dell’esperienza: 43,33€ cad. burriccu, probabilmente un 5% superiore alla qualità dell’offerta.
Nonostante la nuova denominazione, non cambia l’essenza di una struttura ristorativa che ha diverse lacune da colmare nella qualità della cucina, dalla scelta di alcuni ingredienti alle tecniche di preparazione. Per i difetti riscontrati, al netto della gentilezza e della disponibilità del personale in sala, al momento non possiamo formulare una valutazione superiore a quella della gestione precedente: due burricchi meno meno per Sardegna 85.
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dic
8
2012
Don Pepicu – Ingresso
Mi trovo nel mio buen retiro immerso nella ridente campagna, in un luogo ameno e tranquillo nel quale dare tregua al corpo spossato e dedicarsi alla scrittura. La Recensione mi chiama. In verità non faccio altro che fagocitare cibo come un oca da fois gras. Ma rifletto comunque, a pancia piena, sulla ciccionata da me vinta a mani basse con il supporto dei miei aficionados, che ringrazio. Penso ai Burricchi, a quanto sarebbero stati felici di brucare dell’erba così gustosa e fresca in pascoli così incontaminati.
Don Pepicu – Interno
Ben altri pascoli invece ci sono toccati in sorte venerdì scorso per la ciccionata da me vinta. Ma se vogliamo più che sorte è stata volontà, e in un certo qual modo imposizione del Raschione, dopo lungo braccio di ferro con Jesus, come potrebbe documentare la mia posta di facebook. Jesus infatti si lamentava del fatto che il posto prescelto fosse lontano, sosteneva tra l’altro che la scelta del Raschione non fosse stata casuale dal momento che la vettura che ci avrebbe condotto sarebbe stata appunto la sua 150 CV (o burricchi). Insomma io comunque emozionata per l’entità del premio vinto e per l’opportunità di conoscere tre personalità così importanti mi preparavo per la serata.
Don Pepicu – Burrida, dentice, pesce spada, seppiette
Appuntamento alle 20:30 in centro città. I Burricchi sono stati così gentili infatti da passare a prendermi e così accorti da avere invitato una gentil donzella, burricca anch’essa, che scoprirò poi essere la donna del presidente… della quale non mi è concesso rivelare le generalità, pena la radiazione dalla carica di burricca per un giorno. Puntualissima mi reco all’appuntamento e con il benestare di Carlo Felice che ci osserva dall’alto faccio la conoscenza del Raschione e subito dopo di Jesus e della sua dama. La 150 CV si mette in moto e schizza fuori dalla città senza seguire l’indicazione del povero Carlo Felice,ma prendendo la via del mare. E’ a quel punto mi viene svelata la meta della nostra ciccionata, non prima che la Dama del Presidente abbia verificato che sia libera da miscrospie. Sarroch è la nostra meta, patria della petrolchimica… ma che ci troveremo mai?
Don Pepicu – Moscardini, anguilla, murici, orziadas
Notizia fresca li ci raggiungerà L’Ing. Marrocu, sottrattosi all’ultimo momento dai doveri lavorativi per festeggiare la vincitrice del concorso. Arrivati davanti al ristorante i due Burricchi eseguono le foto di rito cercando di ostacolarsi reciprocamente. Finito il teatrino decidiamo di entrare benché l’Ing. Marrocu non sia ancora giunto, infatti l’aria fredda e i fumi della vicina raffineria non rappresentano certo uno stimolo a star fuori. L’Oste proprietario del locale ci accoglie con gentilezza dandoci la possibilità di scegliere il tavolo che maggiormente ci aggrada. Piccola parentesi mi chiedo se si tratti di Don Pepicu in persona, e sopratutto questo titolo nobiliare sarà riconducibile a cosa? Noi troviamo solo una vaga somiglianza con il più celebre Grillini… mah!
Don Pepicu – Zuppetta cozze arselle
L’ambiente è gradevole, tinte arancio sulle pareti, archi in mattoncini rossi, luci abbastanza soffuse,mobilio classico in legno scuro ma con dei pezzi su misura che sfruttano bene l’ambiente. La pizzeria si trova all’ingresso e più avanti nella sala si trova la cucina a vista incorniciata da un grande arco. Giusto il tempo di dare uno sguardo al menù che arriva l’Ing. Marrocu a completare il Triumvirato. Scusatosi del suo leggero ritardo prima con le signore procedere nel accomodarsi a tavola. Ora che la tavolata è al completo passiamo alla scelta del vino, che ricade sul meraviglioso Tuvaoes delle cantine Cherchi di Usini. Un vermentino davvero eccellente che ci viene servito in calici da degustazione adattissimi, ma gran peccato non ci viene data l’opportunità di procedere all’assaggio da parte del Burriccu Marrocu. L’appetito intanto cresce quindi decidiamo di partire con il classico assaggio di antipasti di mare per poi passare ai primi piatti. Sennonché mentre ci accingiamo ad ordinare l’oste esordisce con una frase che semina il terrore tra i commensali: Se qualcosa non dovesse piacervi, ditecelo che lo sostituiamo. Di li a poco avremo capito il motivo di tale improperio che quasi suona come “augurio”.
Spaghetti all’astice
Culurgiones Don Pepicu
Gli antipasti intanto arrivano abbondanti accompagnati da alcune ottime focacce,pizze bianche,appena sfornate. Antipasti classici di mare niente che possa considerarsi rivoluzionario, però alcuni di questi sono convincenti come le orziadas fritte, i bocconi, la zuppa di cozze e arselle, servita quest’ultima su un fondo di pane carasau, piatto gradito in particolar modo dalla Dama del Presidente. Altri abbastanza nella norma come i polpi alla diavola, che non erano affatto indiavolati anzi, o le seppie con i piselli, o ancora il carpaccio di spada, troppo ricco di limone e di semi di finocchio un po’ fastidiosi (perchè non utilizzare i grani pepe rosa? qui è la cuoca che è in me che parla). Alcuni antipasti invece erano troppo freddi per essere gustati adeguatamente, la burrida per esempio o le anguille “scaloppate”. Poi una “bestemmia culinaria per me, il pasticcio di dentice in salsa di maionese e yogurt. Per inciso… ma come diavolo può venire in mente di oltraggiare in tale maniera un pesce così prestigioso. Devo annotare per correttezza che il Burriccu Ing. Marrocu ha apprezzato questo piatto non prendendo le difese dello sfortunatissimo e nobile dentice. Dopo aver comunque ingurgitato una certa quantità di antipasti accompagno l’Ing. per una breve pausa nella quale ci siamo raccontati un po’ di vicende lavorative: Ah la crisi,certo che mi piacerebbe partire e cambiare aria e Beh si anche a me non voglio sputare sul mio lavoro ma….
Orata arrosto
Seppie arrosto
Al nostro rientro con grande gioia troviamo una nuova bottiglia ad attenderci. Il Merì delle cantine Argiolas di Serdiana, un vermentino doc stavolta, più secco rispetto al primo ma altrettanto gradevole. Inoltre un gesto non scontato quello dell’Oste che ci cambia il calice. L’insoddisfazione comunque già serpeggia tra i burricchi che vorrebbero comprendere se i primi risolleveranno le sorti della ciccionata: Spaghetti all’astice per Jesus e Marrocu e Culurgiones ogliastrini alla Don Pepicu per me, il Raschione e la Dama del Presidente. Le pietanze abbondanti ci vengono portate a tavola in vassoi in modo da servirci noi stessi, così assaggiamo tutti entrambi i primi. Gli spaghetti all’astice hanno un ottimo aspetto ma dopo averli assaggiati ed essermi confrontata con il mio dirimpettaio L’Ing. giungiamo alla conclusione che il sugo di pomodoro è troppo dolce, Jesus concorda. Probabilmente lo chef ha abbondato con lo zucchero per stemperare l’acidità della salsa di pomodoro. Sulla stessa linea i culurgiones alla Don Pepicu conditi con una salsa ottenuta dal succo dell’arancia, un tantino dolciastri e a tratti nauseabondi, benché il culurgione in sé fosse buono.
Don Pepicu – Sorbetto al limone
Giunti a questo punto quasi non ci rimaneva che arrenderci ma Jesus propone di dividere una grigliatina di orate e seppie. L’Oste infatti caldeggia la grigliata, forse preoccupato dell’insoddisfazione dovuta ai primi. Così ci vengono servite due orate di mare, a detta dell’Oste, e tre seppiette arrosto. Io mi cimento nella pulitura di un orata così come il Raschione. L’Ing. con occhio attento nota la mia dimestichezza e si offre di dividere il piatto con me,mentre il povero Jesus è costretto a mangiare l’orata stuprata dal Raschione. Una grigliata senza infamia e senza lode, le seppie erano a dirla tutta un po’ durette e l’orata non particolarmente saporita. Decidiamo così di concludere senza dessert, a dirla tutta l’elenco era poco stimolante, quindi sorbetti per tutti. E a seguire due caffè per Marrocu e Jesus, tre liquirizie di Muravera per me, il Raschione e l’Ing. Marrocu e per Jesus una grappa 903.
Devo dire che complessivamente non attribuirei più di due burricchi stiracchiati, da un lato per la qualità del cibo, reso meno buono proprio dal modo in cui è stato cucinato. Poi un altro errore grossolano è stato quello di non distinguere tra antipasti caldi e freddi, servirli in tempi diversi dopo magari aver cambiato il piatto. L’Oste è stato a mio avviso molto gentile anche nel gestire le nostre critiche, più che nostre di Jesus che si è fatto portavoce, ha interpretato i nostri umori.
Non mi rimane che ringraziare i tre Burricchi e la Dama per la piacevole compagnia, sono stata davvero bene… Lunga vita ai Burricchetti!
N.D.R. Aggiungiamo il dettaglio del conto economico, non specificato dalla pur abile recensitrice: 39€ per coperto che, non essendo l’autore di questo articolo, lascio voi giudicare. Il corrispettivo è stato poi rimpinguato da una adeguata mancia – finanziata interamente da Ettore e Jesus -, parzialmente riassorbita dalla manchevolezza contributiva del più parsimonioso degli astanti.
6 commenti | tags: anemoni di mare, antipasti, arselle, bocconi, burrida, caffè, cagliari, cantine argiolas, cantine cherchi, carpaccio, commenti, conto, costo, cozze, cucina di mare, cucina sarda, culurgiones don pepicu con burro, dentice, dessert, DOC, dolce, don pepicu, foto, gattuccio, granella di noci, grappa bianca 903, grigliata, immagini, indirizzo, letto, liquore di liquirizia, maionese, mappa, merì, moscardini alla diavola, muravera, murici, opinione, orata arrosto, orziadas fritte, pane carasau, parmigiano e succo d’arancia, pasticcio, pesce, pesce spada, piselli, polpetti, prezzo, primi piatti, qualità, recensione, ristorante, salsa di yogurt, sardegna, sarroch, scaloppate, secondi piatti, seppie arrosto, seppiette, seppiette al sugo, sorbetto al limone, spaghetti all’astice, telefono, tranci di anguilla, tuvaoes, Valutazione, vermentino, vino bianco, zuppa
apr
17
2012
Antica casa Marini – Esterno
«Beati a voi che avete la testa fresca!».
Per istintuale e romantica nostalgia, scelgo di esordire in quest’ultima sciagurata recensione, con la illuminante prorompenza delle parole del verenando Anziainu, nostro inesplorato Padre spirituale; parole che egli non ha giammai mancato, in passato ora et semper, di elargire, come sintesi ed esegesi per qualsivoglia avvenimento e situazione che abbia i vostri “amati” Burricchi, coinvolto e riguardato.
Benché non tutti, ben capisco, riusciranno a cogliere la formidabile portata di una tale didascalica analisi, al cospetto del fermo immagine della nostra esistenza, è mia intenzione riproporre siffatto ammonimento, per chiunque riesca, in un senso o nell’altro, a prendersi cura di noi e delle nostre vicissitudini, oltre la misura di una sana ragionevolezza, senza altresì curarsi, nell’ammirare o disprezzare le fronde di questa quercia divenuta ormai secolare, da dove, in fondo, essa tragga nutrimento, ed in dove le sue radici affonda: una gigantesta, colossale, smisurata montagna di pura ed inarrivabile follia!
Antica casa Marini – Interno
Con equipollente, disincantata ammirazione, voglio invero elogiare la leggerezza d’animo e di pensiero, di uno stralunato e inconsapevole Ing.Marrocu – quest’oggi figliuol prodigo nell’ovile dell’asinino pastore – , ben lontano dal brusio e dalla molesta frenesia che questi giorni ci accompagna, e il cui sprovveduto estraniamento, i paterni Triumviri protettivamente – a loro modo – preservano. Talmente candido appariva il suo pensare, la sera dell’ultima recensendo ciccionata, che in luogo di insinuati malaffari, riusciva unicamente a teorizzare la fondazione di una società di capitali, con la precipua ed insensata finalità del risparmiare l’IVA sulle nostre ricevute. Beata parsimonia!
Chiunque avesse interesse nella quotazione in borsa del Donkey Challenge, è pregato di contattare il nostro venerabile tesoriere B/Del sito.
Antica casa Marini – Zuppetta cozze arselle
Domenica sera, località Cuccuru Mereu. Confusi nella penombra della notte e accompagnati dallo scivolare delle stelle lungo la strada per Macchiareddu, Jesus e il Raschione Ettore si dirigono verso il luogo di incontro stabilito con il redivivo Ingegner Marrocu: “Antica casa Marini”, splendido complesso architettonico inserito in un’area verde del comune di Assemini, prossima alle zone umide dello stagno di Cagliari.
La non comune struttura del complesso, integra un ristorante/pizzeria, una sala ricevimenti da circa seicento coperti e gli alloggi di un pratico Bed&Breakfast.
I locali del ristorante si articolano in vari ambienti, alcuni dei quali caratterizzati da una raffinata e suggestiva eleganza, per certi aspetti ahimè sfigurata da taluni inspiegabili difetti, ai quali tra breve presteremo attenzione.
Antipasti di mare
La sala che ci ospita è di per sé splendida: pareti chiare, decori in pietra, arredi eleganti ed aristocratici, tetto spiovente in legno, infissi che seguono i contorni irregolari dei rami d’un albero, finanche la bocca di un piccolo camino, che sbadiglia spezzando la discreta monotonia di un’ampia parete. A tutto questo si aggiunge, invero, la presenza incomprensibile e scellerata di un esteso ed antiestetico impianto di riproduzione acustica; nondimeno, un altrettanto sgradevole maxi-schermo al plasma, che il facilmente irritabile Jesus intimava, subitamente e cortesemente, di tenere spento.
Antica casa Marini – Fritturina mista
Il servizio è garantito da un unico cameriere – probabilmente reduce da un pranzo di matrimonio svoltosi nel pomeriggio -, che conduce il pasto in maniera empatica ed informale, ma con attenzione e professionalità assolutamente ineccepibili.
Sul momento ignoriamo il menù (per inciso, una simile ambientazione meriterebbe un supporto cartaceo di maggior prestigio!) e ci affidiamo alle proposte della casa. La scelta iniziale ricade sulla familiare carrellata di antipasti di mare, seguita da due differenti primi, mentre il vino viene commissionato dal Raschione Ettore e testato, con la consueta plateale gestualità, dall’Ingegner Marrocu, che riceveva le – non sappiamo quanto sincere o condizionate – lusinghe dello stesso cameriere, in merito alla sua presunta abilità di sommelier: vermentino “Is Argiolas” DOC dei vitigni Argiolas di Selegas.
Antica casa Marini – Tagliatelle ricci asparagi
Già presenti in tavola delle buonissime olive sarde e strepitose bruschette con olio e aglio, gli antipasti iniziavano con una imperiale zuppetta di cozze e arselle su letto di pane carasau, forse troppo frettolosamente distratta dal solerte cameriere, che non consentiva così di procedere ad una licenziosa quanto godibilissima “scarpetta”. Seguivano poi: burrida di gattuccio, delicatissima insalata di mare con polpo, seppiette, cozze, arselle, olive e peperoni, scabbecciu di seppiette con cipolle, insalata di polpo marinato, moscardini alla diavola, carpaccio di salmone marinato (con un segnalato eccesso di limone), cozze primavera (queste invero abbastanza anonime) con pomodori freschi e basilico, per finire con una abbondante (servita poco salata, ma gustosissima una volta condita) fritturina mista con spiedini di salmone, ghiozzetti di scoglio e calamari. La qualità e genuinità degli antipasti risultavano piuttosto elevate, sebbene dobbiamo altresì segnalare, un congenito difetto nella ricercatezza estetica e nell’originalità della portate.
Antica casa Marini – Tagliolini al ragù di dentice
Complessivamente più incerti i primi piatti (serviti in quantità che definirei industriali), almeno per quanto concerne la pietanza scelta da Jesus: tagliatelle con asparagi e ricci di mare, il cui sapore veniva ahimè distorto da un amarognolo eccesso di vegetale.
Ben più gustosi risultavano, per buona sorte, i tagliolini al ragù di dentice e scampi, con condimento di pomodorini, arselle, cozze e basilico, ordinati dal Raschione e dall’Ingegner Marrocu.
A quel punto, in considerazione delle segnalate sesquipedali porzioni, spazio rimaneva esclusivamente per i dessert: delizioso e scenografico creme caramel con condimento di panna montata per Jesus, goduriosa macedonia di frutta con decoro di panna e amarene per il Raschione (a dir la verità, da lui non troppo apprezzata), macedonia semplice per il sobrio Ingegner Marrocu.
La cena si concludeva quindi con due liquori alla liquirizia, più una grappa barricata per Jesus e con il sincero, ospitale disappunto del cameriere, che vedeva respinta la sua proposta di offrire, ai tre ormai saturi Burricchi, un ulteriore giro di amari.
Non ci das femmu prusu! Costo finale, 40€ cadauno, da ritenersi adeguato, ed integrato da una cospicua mancia.
La splendida ambientazione della “Antica Casa Marini”, fa da contorno ad una cucina semplice ma di certo valore. Dando più spazio alla creatività dello chef, e con una migliore attenzione per alcuni dettagli estetici, riteniamo che il ristorante possa ambire a raggiungere ben più alti traguardi nella nostra personale classifica. Per ora, tre burricchi quasi pieni.
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ago
6
2011
Sa Cardiga e Su Schironi – Brindisi Champagne
Eccoci, qui e ora ritrovati, come ormai ogni settimana a narrarvi e narrarci il nuovo atteso episodio dell’infinita saga dei tre Triumviri burricchi, dei burricchi già stati Triumviri e dei burricchi che giammai lo saranno; un interminato vagare, descritto in codesto Flateyjarbok del caldo Mediterraneo, alla frenetica e irrequieta ricerca delle nuove terre del gusto, di sempre nuovi orizzonti dei sapori, di assolati fiordi accarezzati dal nettare dei nostri vigneti; destinazione ultima questa, che la favola norrena e quella sarda, idealmente raccoglie.
Venerdì sera. Tre dei cinque burricchi, iniziano la nuova avventura, oggi occasionalmente condotti dal vettore Raschione Ettore.
Sul sedile posteriore della sobria NON 150CV, siede l’albedico Dottor Melis; al suo fianco l’onnipresente Jesus, medita sulla saggezza dei tempi passati e riflette su ciò che di lì a poco li aspetta.
Sa Cardiga e Su Schironi – Astice a sa casteddaia
In quel preciso istante il Dott.Melis, statisticamente avvezzo – per una mistica convergenza tra la fatale regola del contrappasso e le cugurre di Jesus – all’obbligo di spesa, più di quanto la congenita parsimonia auspicherebbe, viene messo a conoscenza della destinazione: Ristorante Sa Cardiga e Su Schironi, località Maddalena Spiaggia in Capoterra, Cagliari. “Sa Cardiga“, rinomato, amato, pluri-decorato, celeberrimo locale del cagliaritano e, soprattutto, spauracchio e terrore di ogni susunku della zona.
Le intenzioni di Jesus sono bellicose: «Mettiamo subito in chiaro le cose, stasera voglio mangiare ostriche e ordinare champagne».
Il Dottor melis, chiuso come un topo in trappola, subitamente sbianca e accenna ad una timida difesa, ma Jesus, con un virulento impeto di mnestica scuola materna, esprime in sintesi la sua filosofia di vita e il propedeutico messaggio, che cerca in ogni occasione di trasfondere agli affezionati e ricettivi fan: «A mei non ci du poninti su dinai a intru de su baullu! (trad.: allorquando sarò morto, non avrò di certo accumulato ricchezze per accompagnar il mio viaggio verso la Duat)».
Sa Cardiga e Su Schironi – Cruditè di mare
Alle ore 21.30 i tre succitati burricchi venivano raggiunti, nell’opulento parcheggio interno del ristorante, dagli altri due commensali: l’irreversibilmente ovoidale (notate foto in alto) ciccione Pg e il più dignitosamente longilineo Ing.Marrocu, terzo Triumviro ufficiale, da lodare per essersi prodotto in un percorso non rettilineo di 62.8 Km, onde giungere per tempo a destinazione. Stimabile in circa 47.000 euro, il valore medio degli autoveicoli in sosta di fronte al locale.
L’ambientazione interna de “Sa Cardiga e Su Schironi” (trad.: la graticola e lo spiedo) è di per sé non eccessivamente elegante e raffinata. L’ampia sala principale è comunque interamente rivestita da elementi lignei più o meno pregiati, tanto da dare l’impressione di trovarsi nel sottocoperta di un antico veliero.
Sa Cardiga e Su Schironi – Antipasti freddi
Pratici separè, punti luce ben calibrati, piccoli quadri, sobri supellettili tradizionali e di origine marinara, rifiniscono quindi gli arredi. Da notare, nel vestibolo d’ingresso che accoglie la reception, numerosi attestati e premi assegnati al ristorante: segnalazione guida Michelin, forchetta d’oro ecc.
Per puro dovere di cronaca ci è obbligo di segnalare inoltre, la naturalmente indotta presenza di un cospicuo numero di – non meglio adeguatamente definibili –
strafighe della madonna, ciascheduna amabilmente affiancata ad un non indigente accompagnatore.
Discretamente numerosi gli avventori in sala, serviti da tre/quattro camerieri dal piglio informale e deciso, che si dimenano velocemente tra comande e servizi ai tavoli.
Numero però forse non del tutto appropriato per garantire un servizio simultaneamente impeccabile per la totalità degli astanti.
Sa Cardiga e Su Schironi – Antipasti vari
Il corpulento cameriere a noi assegnato, di chiare origini non indigene, ci fa accomodare in un ampio tavolo vicino ad una vetrata. Già disposti e predisposti in tavola, un tagliere di buon salame tradizionale sardo (sattizzu), olive marinate, crema di formaggio piccante, pane abbrustolito e pane carasau.
Il cameriere ci suggerisce di inziare la cena con gli antipasti di mare e noi volentieri raccogliamo la proposta, dopo che Jesus si assicura che vi siano comprese ostriche e altre cruditè di mare.
Ma il vero esordio non poteva essere che un brindisi beneaugurale in onore della salute dei cinque commensali, celebrato con una bottiglia di champagne brut-rosè Billecart Salmon, delle cantine di Mareuil-sur-Ay nel Marne. Il più nostrano vermentino DOC Is Argiolas delle cantine Argiolas, viene invece scelto come vino per accompagnare le pietanze della serata.
Sa Cardiga e Su Schironi – Antipasti caldi
Da qui in poi inizia una serie di veramente interminabili antipasti, a tratti di squisita fattura – per i quali ci scusiamo già d’ora di non poter riportare alcuni dettagli -, che hanno messo seriamente a dura prova la dignità e la professionalità alimentare degli esperti Triumviri, i quali si son visti, loro malgrado, costretti a rinunciare finanche all’assaggio di un primo o secondo piatto, per effetto di un default del mortificato Ing.Marrocu e dell’indispettito Raschione Ettore, che sono tenuti a presentare adeguata giustificazione su queste pagine.
Prima portata degli antipasti, un maestoso astice fresco, preparato con la ricetta tradizionale cagliaritana (a sa casteddaia): a dir poco squisito, soprattutto quando accompagnato allo champagne.
Sa Cardiga e Su Schironi – Champagne
Poco dopo arrivava il turno delle cruditè di mare: ostriche, arselle e patelle di scoglio in ghiaccio e limone, dal sapore di mare semplicemente fenomenale, indescrivibile.
Buonissimi anche gamberi e scampi crudi, serviti su letto di verdurine miste.
Citiamo inoltre il buonissimo carpaccio di tonno rosso al profumo di tropea, condito con cipolle dolci, una composizione di bottarga di muggine e sedano, buonissimi tortini con piccoli pomodori ripieni di crema di tonno, decorati con alici.
Meno buona la cernia a dadini, condita con olive e sottaceti, mentre sono apparsi davvero eccellenti il polpo marinato con patate e uno splendido piatto di mozzarelline di bufala con pescespada affumicato e pomodori, acciuge marinate su letto di insalata belga.
Sa Cardiga e Su Schironi – Dessert
Degno di menzione speciale il tonno fresco alla carlofortina con “cipolle d’agro”: probabilmente il più buono mai assaggiato da Jesus. Gli antipasti finalmente terminavano con i piatti caldi: buoni moscardini alla diavola con olive, magnifiche cozze e arselle marinate. Spettacolo! Non all’altezza si è dimostrata, invero, la frittura mista di pesce, mentre assolutamente squisite sono risultate le ostriche gratinate.
A questo punto, come già anticipato, i cinque ainini commensali, ammainavano bandiera bianca, e venivano finanche scherniti dal divertito cameriere: «prossima volta, tre giorni di Ramadan, prima di venire a mangiare qui!». Shame on us!
Gli inevitabili dessert, venivano preceduti da un digestivo sorbetto al limone: pannacotta al caramello (in realtà ordinato ai frutti di bosco!) per il burriccu Pg, macedonia di frutta per Jesus, semifreddo al torroncino per i restanti commensali. Buonissimi.
Qui terminava la cena quantitativamente più straziante da noi mai affrontata, senza caffè e ammazzacaffè di sorta, per manifesta inferiorità.
Costo cadauno della serata, circa 68€, da considerarsi adeguato per abbondanza (in realtà, solo gli antipasti sono quantificabili in due cene complete), bontà e genuinità di quanto mangiato.
Viceversa dobbiamo ritenere eccessivo il pagato, in funzione di un servizio non sempre all’altezza, dell’impronta ambientale piuttosto anonima, e di una cucina non particolarmente ricercata, anche se necessariamente premiamo auto-denunciare il difetto di valutazione, con riferimento ai primi e secondi piatti non consumati.
Di sicuro, comunque, un’esperienza più che positiva. Inevitabile la menzione speciale, per K.O. Tecnico contro i burricchi Triumviri, alla terza ripresa. ../
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mag
14
2011
Retrogusto – Interno
Per chi non fosse avvezzo e ben predisposto alla spesa, la giornata d’oggi, amabilmente riscaldata dall’ormai più che tiepido sole della primavera inoltrata, sarebbe, se condotta con l’esercizio ostentatamente sperequativo del vostro amato Jesus, un pur felice preludio, che anticipa l’epilogo dal retrogusto inaspettatamente amaro.
Retrogusto più che dolce invero, in questo Sabato di metà Maggio, per i due reduci Triumviri ufficiali: Jesus e Raschione Ettore, sempre pronti, con ogni clima e in ogni contingente situazione, ad affrontare con pieno spirito di dedizione e partecipazione, il loro istituzionale dovere del trasfigurare, nell’atto supremo della liturgia alimentare, i sopiti e irrealizzati desideri dei nostri meno gaudenti e goderecci o – più semplicemente – susunki lettori.
Retrogusto – Assaggi di mare
Sappiano i nostri fan, che ciascun piatto consumato, ciascuna prelibatezza portata alla bocca, non viene immolata sull’altare del nostro personale godimento, ma bensì è un precipuo intendimento, che con dedito sacrificio i Donkeys compiono, in onore di ciascheduna loro pensata e non consumata aspirazione crapulesca.
Il dolce sacrificio di quest’oggi, ha lui sì un amaro retrogusto, ed è quello della affannosa ricerca di un ristorante che usasse la delicatezza di accoglierci. Primo e unico locale ad aver risposto all’accorato ainino appello è stato, giustappunto, il ristorante “Retrogusto“, timidamente nascosto nella anonima Via Puccini, vicino la centralissima Piazza S.Benedetto.
Restrogusto – Tagliolini Retrogusto
Nonostante la non esteriore appariscenza, il ristorante si presenta con un’ambientazione raffinata ed elegante. L’interno è costituito da un’unica non eccessivamente estesa sala da pranzo, sobriamente e signorilmente arredata con mobilia color crema, tavoli impeccabilmente imbanditi, drappeggi e soffitto dalle tonalità cioccolata; tre luminose finestre e splendidi lampadari di cristallo chiudono il disegno dell’atmosfera, innegabilmente di classe.
Come non raramente accade, ahimè o per fortuna, siamo gli unici avventori del locale. Prenotazione a nome “Marrocu”, in onore e in ricordo del baluginante ingegnere, spesso assente negli ultimi tempi in virtù di una incomprensibile preferenza per le attività di remissione degli alimenti anziché la loro assimilazione in entrata. Sostanzialmente: preferisce vomitare sulle barche a vela!
Retrogusto – Grigliata mista
Dopo esserci scusati per l’ultima inelegante viscerale espressione, possiamo iniziare la disanima alimentare.
L’accoglienza è splendida. Una solitaria gentile cameriera ci fa accomodare e ci offre subito un aperitivo d’ingresso: uno spumantino leggermente alcolico vezzeggiato da tartine alle uova di storione, buonissime.
Comandiamo, con sperimentata sicurezza, l’antipasto di assaggi di mare e, come vino per il pasteggio, scegliamo un ottimo vermentino “Is Argiolas” DOC delle cantine Argiolas. Gli antipasti sono di ottima qualità, elegantemente presentati e giustamente dosati. Eccellente polpo marinato con patate, deliziosi moscardini alla diavola, carpaccio di cernia con verdure e limone, bocconi di mare, carpaccio di salmone e bottarga in letto di verdure. Sapori in parte semplici e in linea con la tradizione della cucina povera isolana, altri invece più criptici e sofisticati, forse tralignanti un approssimativo filo conduttore, ma decisamente di tutto rispetto.
Retrogusto – Profiterol
Equilibrato e buonissimo il primo piatto comune ai donkey: tagliolini “retrogusto” al nero di seppia, capesante, pomodorini e bottarga. Sublime!
In linea con la tradizione, buono e genuino il secondo piatto: grigliata mista con spigola, seppiette e gamberoni arrosto, accompagnata da limone e cruditè varie.
Immancabile il dolce. Jesus sceglie una “creme brulèe” della casa con la seguente motivazione: «a me la creme brulèe non piace», mentre il più equilibrato e razionale Ettore si lascia sedurre dal profiterol nero della casa.
Sebbene si possa discutere sul fatto che la creme brulèe fosse stata servita eccessivamente fredda, il profiterol risultava a dir poco originale e magnificamente presentato: delle sorte di bignè con ripieno di panna, affogati nel cioccolato e decorati con amarene fresche. Spettacolo!
Il pranzo si concludeva con due caffè, uno Jägermeister (per il censurabile difetto di liquore alla liquirizia) per Ettore e il classico “fil’e ferru” per Jesus. Conto finale 45€ cadauno, da giudicare adeguato alla qualità del servizio e del mangiato, e arrotondato dai due Burricchi con una consistente mancia.
Altrettanto eloquente la mancia elargita da Jesus al suo meccanico di fiducia, che ha provveduto a una manutenzione preventiva della sua 150 cv al modico costo di 750€, subito arrotondato a 800 in accordo alla succitata, irrazionale filosofia sperequativa del vostro amato!
Il ristorante “Retrogusto” presenta una sicura eccellenza dal punto di vista del servizio, della ambientazione e ottimi spunti in termini di qualità della cucina. Nonostante qualche aspetto da limare (ad esempio l’aver inondato la sala con gli stridenti rumori di una radio commerciale, anziché una suadente musica d’atmosfera), non possiamo che certificare l’alto livello del locale, con il seguente sintetico giudizio.
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