mar
22
2014

Casablanca – Interno
Suonala ancora Jesus, suonala mentre passa il tuo tempo.
Questa è una canzone che sa già di profumi e di sapori d’Oriente ma, come un sogno beffardo che ratto svanisce, ti schiaffeggia con la realtà di ogni giorno, coi colori sbiaditi delle tue primavere, con la puzza dei tuoi vestiti, con la monotonia delle tue abitudini, con le tue discutibili frequentazioni che ogni fine settimana si manifestano per l’irrinunciabile rito pagano consumato sotto l’altare della buona tavola, che tu e i tuoi sacerdoti celebrate con gaudiosa e impegnata liturgia, senza mai risparmiarvi, senza mai veramente pensare al domani… Forse.

Casablanca – Ostriche S.Teodoro
Le discutibili frequentazioni di Jesus, probabilmente avrete già intuito, sono il Raschione Ettore e l’Ing.Marrocu, anch’essi prosperi e devoti sacerdoti della liturgia del Donkey Challenge, nel bene e nel male fedeli alla linea dell’opulenza da una parte, e dell’impegno incivile verso il lettore dall’altra, sempre quest’ultimo avido e insaziabile sperimentatore (virtuale) dell’offerta culinaria della Sardegna, dipinta e illuminata dal “lavoro” instancabile di tre navigati burricchi, che si ritrovano qui anche quest’oggi per informarvi, stimolarvi, indirizzarvi una volta di più, verso la gioia.

Ali di razza

Nasello ai ricci
Compagno d’avventura, per la seconda volta nella storia di questo blog, è il Burriccu Loi, Ingegnere operativo, nonché pittoresco personaggio della multiforme galassia asinina, anacronistico hippie nato con quarant’anni di ritardo, profondo estimatore di qualsiasi bizzarria alimentare, promotore di impareggiabili insegnamenti quale «dovremmo basare la nostra economia sulla Felicità Interna Lorda», «le carte di credito non mi servono», «l’agnello lo mangio volentieri, ma non terrò mai un animale morto nel mio frigo», prossimo cittadino del Bhutan e attuale temporaneo cittadino del Sol Levante, motivo per il quale potremo dire di lui qualsiasi amenità che tanto non ci sente (e soprattutto non ci legge).

Casablanca – Antipasti di mare I
E’ proprio il Burriccu Loi a indirizzare privatamente il Triumvirato verso quest’ultima non comune destinazione, che non molti hanno avuto il privilegio di conoscere e frequentare in quel della Via San Lucifero, in Cagliari. L’accesso non è pubblico ma riservato, previa richiesta telefonica, sulla falsariga dei numerosi circoli privati della città. E così il buon Ing.Loi, riuscendo chissaccome a reperire il prezioso numero di telefono, si faceva organizzatore della serata, poi coordinata nei tempi e nei modi dal Raschione Ettore.

Casablanca – Antipasti di mare II
Al nostro arrivo ci si fa incontro il padrone di casa, un gentile quanto austero omaccione canuto, dalle fattezze e dai modi a cavallo tra Dario Fo e il nonno di Heidi. Superato un breve vestibolo (quasi una anticamera) ci immettiamo nell’unica sala da pranzo, un breve corridoio che si estende dall’ingresso fino ad un piccolo bancone ad angolo, da dove il proprietario supervisiona i tavoli degli avventori. I tavoli stessi, sono disposti lateralmente a ridosso delle pareti, caratterizzate, per la parte basale da comuni piastrelle brune e, superiormente, da una bella vernice verde che richiama il colore del sovra-tovagliame.
Abbondanti le stampe e i suppellettili il cui tema generale, a dire la verità, ricorda più la Spagna che il Marocco, ma l’effetto è comunque accattivante e caratteristico.

Casablanca – Cartoccio di gamberi e asparagi
Arriva in orario secondo la sua tabella di marcia l’Ing. Marrocu, comunque un quarto d’ora dopo i tre colleghi, che nel frattempo avevano ingannato il tempo visitando un cantiere non a norma allestito dall’Ing.Loi nella zona, per poi accomodarsi cinque minuti prima che appunto arrivasse l’ultimo commensale. Oltre che il padrone di casa, il servizio è ben tenuto da due più giovani camerieri. Il menù è fissato da un canovaccio generale e quindi non abbiamo bisogno di meditare, ma ci proponiamo semplicemente di seguire il vento e de ci pappai tottu quello che arriva, tra l’altro come da nostra abitudine. Scegliamo però il vino bianco: DOCG “Canayli” del 2013 – Cantina Gallura -, dal gusto e dalla freschezza di un ottimo vino novello.

Casablanca – Astice
Diciamo subito che, per quanto ci riguarda, è stata notevole la sequenza di antipasti del Casablanca, in termini di qualità, quantità (dodici portate) e fantasia, con almeno tre quarti delle pietanze di non comune composizione: non particolarmente sofisticate o scenograficamente presentate, ma di certo ottimamente cucinate.
Si iniziava con un plateau di gustosissime ostriche di S.Teodoro, per poi proseguire con capesante e cozze gratinate, meno brillanti ali di razza marinate al limone, saporitissima insalata di tonno e fagiolini cannellini, e con uno spettacolare piatto di pesce nasello condito con ricci di mare. Superbe!

Casablanca – Frittura di calamari
La linea mediana degli antipasti veniva superata da un insolito e delizioso pulpo alla gallega (polpo alla galiziana, in accordo con il tema dell’ambientazione, tanto che ipotizziamo che lo chef in cucina, abbia avuto dei trascorsi nei ristoranti in terra iberica) con peperoncino e cipolle, per poi continuare con gattuccio di mare in agrodolce (scabecciu), insalata di seppie e carciofi, rana pescatrice con funghi cardoncelli, un incredibile carciofo ripieno di polpa di gamberi, per concludere con squisito cartoccio di gamberi e asparagi. Decisamente, chapeau!

Linguine ai ricci
Il pasto non proseguiva, come potevamo aspettarci, con un “primo piatto”, ma invero con un secondo che farà (scopriremo poi) le veci di un primo: veramente succulento astice in insalata – cottura perfetta e retrogusto di mare ben presente – accompagnato da una deliziosa salsina, probabilmente olio e interiora dello stesso crostaceo. Il gusto dell’astice veniva poi supportato da una frittura di calamari di buona fattura che però, a quel punto della serata, in considerazione della pienezza dei nostri stomaci, risultava abbastanza accessoria.

Fragole e limone
Pensando che la cena potesse qui terminare, ci ha stupito non poco la proposta indecente del titolare: «terminiamo con uno spaghettino?» che richiama più alla tradizione tutta romanesca del “digestivo”, piuttosto che alle abitudini indigene.
Ad ogni modo, forse perché strapieni, quest’ultimo piatto non risulterà all’altezza dei precedenti: linguine che sembravano condite con pochi ricci e con il sugo del ragù. Semplice e discreto, invece, il dessert che è seguito: ciotola di fragole condite con limone.
La cena si concludeva quindi senza amari e con due semplici caffè per Jesus e Loi.
Costo complessivo 37 euro, da considerarsi adeguati e finanche inferiore alla qualità e quantità di quanto mangiato.
Il Casablanca è un locale carino e pittoresco, caratterizzato da una cucina semplice ma gustosa, con piatti originali e con qualche contaminazione extra-cagliaritana. Non adatto per un primo appuntamento, ma di certo accogliente e piacevole per una serata con gli amici all’insegna della buona tavola. Tre burricchi con menzione speciale per l’abbondanza.
VALUTAZIONE “Casablanca”: Tre Burricchi con menzione speciale. |
Ristorante Casablanca |
Indirizzo: Via S.Lucifero, Cagliari
Telefono: Non disponibile [mostra in google maps]
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commenta | tags: agrodolce, Ali, alla Gallega”, amari, antipasti di mare, antipasti primi, asparagi, astice, caffè, caffè per Jesus, cagliari, calamari, calamari fritti, canayli, cantina, capesante, carciofi, Carciofo ripieno, cartoccio, casablanca, chef, cipolle, commenti, cozze, cucina, dessert, docg, fagioli cannellini, fragole, funghi cardoncelli, gallura, gamberi, gambero, gattuccio, gratinate, indirizzo, insalata, limone, Loi, Lunguine, mappa, marocco, Nasello, opinioni, ostriche, peperoncino, polpa, polpo, prezzo, qualità, Rana pescatrice, razza, recensione, ricci, riccio, ristorante, s teodoro, San Teodoro, sardegna, scabbecciu, seppie, spagna, telefono, tonno, valutazioni, via san lucifero, vino bianco, zucchero
mar
10
2014

Su Carduleu – Interno
Il signore della festa, uomo e donna al tempo stesso, né femmina né maschio, celato nella enigmatica maschera asinìna di terra cotta, forte del consenso del Gremio dei Maniscalchi, in questa domenica di bagordi è pronto a condurre la corsa più famosa dell’isola. Già durante il solenne rituale della vestizione si capiva che questa volta qualcosa era cambiato: la consueta sobrietà e poca ricercatezza aveva in qualche modo ceduto il passo allo stile, ad una insolita eleganza ed opulenza. Chi si nasconde dietro quella maschera? Chi sarà mai questo somaro invincibile su cui grava la responsabilità del comando? Sarà forse un dono dall’Alto dei Cieli, una testimonianza delle forze del bene che vegliano su di noi? Un profeta mandato dal famoso Patrono dei Ciccioni? Si parlerà a lungo di questa ennesima edizione della corsa a burriccu più famosa dell’isola, quella che ogni weekend porta voraci rivenditori di verbo a trasformare ingenti quantità di cibo e alcool in orecchiabile prosa per lettori esigenti sebbene, per la maggior parte, poco avvezzi a ripercorrere i passi dei propri beniamini.

Su Carduleu – Antipasti
Per la prima volta in contemporanea con la decisamente meno famosa corsa a cavallo (ho detto cavallo??) de Sa Sartiglia, sebbene preferita da talune nostre fan, questa avventura verrà ricordata proprio per la mancanza de su Componidori Jesus, sempre più prossimo a quel Regno dei Cieli già citato, in un travagliato periodo di lungodegenza che gli ha garantito, – tra le altre cose, una certa positività nel bilancio del mese, – ma al tempo stesso probabilmente garante per il risultato di una trasferta che, in principio, sembrava non incontrare il favore degli dei, almeno quelli legiferanti in materia di meteo. Domenica 2 marzo. Sono le 11:35 di una uggiosa mattinata quando i due somari titolari Ettore e Ing. Marrocu si ritrovano nel parcheggio di un noto centro commerciale dell’hinterland cagliaritano al fine di redistribuire il carico asinìno in maniera ecosostenibile per l’imminente trasferta oltre i confini della provincia. Nell’attesa di Miss Parker, in ritardo giustificato e pre annunciato, provano a imprimere qualche stimolo all’economia locale con l’acquisto di accessori elettronici di basso profilo che occuperanno l’attenzione del nostro ipotricotico eroe per i giorni a seguire.

Lombetto di coniglio

Cervellino fritto
Con quasi mezz’ora di ritardo sulla tabella di marcia l’inedito Triumviurato poteva incamminarsi a bordo della teutonica vettura, cercando di recuperare sui tempi con un’andatura adeguata, interrotta soltanto da un pit stop carburante con qualche difficoltà. Destinazione Abbasanta, il paese dell’acqua santa, che ha accompagnato la comitiva per buona parte del tragitto (con il benestare di Jesus), presso il Ristorante “Su Carduleu” nella via Sant’Agostino. Il locale si configura come bar ristorante con il bancone in legno all’ingresso lungo il lato nord, con alcune sedie e tavolini di fronte, a ridosso del disimpegno di separazione con l’unica sala.

Su Carduleu – Culurgiones ai gamberi
Quest’ultima, cede la parte di nord ovest della pianta rettangolare originale alle cucine; nella zona adiacente a queste, grazie alla presenza di un vistoso pilastro centrale è ricavata una zona più discreta ove sono ospitati alcuni tavoli, immediatamente prima dell’ingresso ai servizi, sul lato ovest; le pareti arancio spugnate presentano una sorta di cornici color crema che delimitano la zona appena descritta e sono riempite con stampe celebrative degli sport equestri, assai vicini alla natura degli avventori; un’ampia vetrata sul lato nord assicura l’illuminazione a giorno, mentre quella artificiale è affidata a eleganti faretti ben adattati al contesto. Ovunque nel perimetro diverse madie fanno da banco espositore per i prodotti del territorio e accessori della tradizione contadina, oltre ad eleganti supporti in legno per etichette isolane e nazionali di raro pregio. Complessivamente la sala può ospitare poco più di trenta coperti, organizzati in tavoli in legno composti da unità di due posti; molto elegante il tovagliame bianco, mentre un sottofondo musicale swing jazz completa la gradevole ambientazione.

Tagliatelle al coniglio

Pizzos de pasta
Il servizio, che si rivelerà assolutamente impeccabile, è garantito da un maître, più o meno coetaneo degli elementi della comitiva, e da una giovane cameriera. Per dovere di cronaca registriamo un momento di incomprensione tra l’Ingegnere e il responsabile di sala all’atto dell’assegnazione del tavolo, che ha comportato il passaggio attraverso più soluzioni, prima del ritorno a quella proposta inizialmente; il tutto unicamente per un inspiegabile, quanto insano, desiderio di vicinanza dell’ipotricotico burriccu a chi Vi scrive – Ettore: Dottore tiri pure a cas**u!!. Dopo una breve presentazione del locale e della cucina, che potremmo collocare nelle fasce più integraliste della filosofia di filiera a kilometro zero, decidiamo di lasciarci guidare dal personale attraverso un percorso misto di mare e di terra che andremo a descrivere.

Su Carduleu – Lombo di pecora
La scelta del vino, operata dal solito sedicente sommelier Marrocu ricade su un eccellente DOC “Barrosu” Riserva 2011 della cantina di Giuseppe Montisci di Mamoiada, prodotto da vitigni Cannonau secondo le tecniche di una volta. Immancabile il rito dell’assaggio con la consueta lenta teatralità delle movenze e il per nulla scontato referto: – Straordinario!.. Durante la fisiologica attesa degli antipasti si consuma il primo approccio con la cucina de Su Carduleu: straordinario pane di semola chivarzu di Paulilatino, servito in bruschette con olio extra vergine d’oliva biologico di Aidomaggiore: poesia pura, ne voglio adesso, portatemene subito!!..
Dopo quest’inizio col botto arrivano al tavolo dei famelici recensori uno squisito crostino di pane chivarzu con lardo dolce di Paulilatino, cardi selvatici e pomodori secchi sott’olio dal gusto impressionante, considerato il fatto che nessuno dei commensali solitamente gradisce simili pietanze, e un superlativo, anzi direi squartarato, lombetto di coniglio riempito con i fegatini, saltato con ortiche insaporite alle alici, e accompagnato da ottima coratella d’agnello, da inchino ed applauso, a concludere la prima manche di antipasti. Nonostante un certo imbarazzo del personale di fronte alla voracità – tipicamente casteddaia – dei burricchi, riconosciamo grande attenzione alla segnalazione di clienti con intolleranze alimentari in fase di prenotazione, che ha garantito una rivisitazione ad personam di alcune prelibatezze proposte.

Su Carduleu – Dessert dolci
Seguivano, con tempi perfetti, un’ottima quaglia arrostita con briciole di chivarzu, riduzione di cannonau e cipolla caramellata, una spettacolare frittella di cervellino d’agnello su vellutata di asparagi selvatici con olio d’oliva, per terminare con una semplicissima, ma magistralmente realizzata, “suppa de pis’è cara” (Zuppa di fagioli, di Riola Sardo) con pane bruschettato e olio. Terminati gli antipasti con estrema soddisfazione il percorso gastronomico si divide tra terra e mare per i primi piatti: Miss Parker optava per uno squisito piatto di “pizzos de pasta” al nero di seppia ai frutti di mare e gamberi, chi Vi scrive per sensazionali, quanto scenografici, “culurgiones” alla riduzione di gambero rosso con asparagi selvatici, impreziositi dagli stessi crostacei crudi, mentre l’Ing. Marrocu optava per delle monumentali tagliatelle di farina di castagna al ragù di coniglio e ricotta affumicata. Impossibile stilare una classifica per questa parentesi e distribuire le pietanze sul podio, anche se la scelta di terra ci ha regalato qualche sensazione in più.

Su Carduleu – Arresoja personalizzata
Pur avendo superato con abbondanza il fabbisogno calorico giornaliero, i tre avventori non possono esimersi da almeno un assaggio di secondo piatto. Su consiglio del maître ci viene portato un sontuoso filetto (lombata) di pecora appena scottato con sapa di Barbera, servito con antunna (cardoncelli) e patate arrosto, da condire con sale grigio della Bretagna (uno dei pochi ingredienti che non rispettano la territorialità): un nuovo modo di assaporare la pecora, principalmente per la cottura al sangue, sicuramente contaria ai paradigmi dell’arrosto sardo, e per il contrasto col sapore dolce della sapa, entrambi perfettamente raccordati dalla sapiente mano dello chef. Particolarmente caratteristici, oltre che efficaci, i coltelli a serramanico di fabbricazione artigianale forniti ai commensali per questa fase del pasto; alcuni di essi (probabilmente opera di un noto laboratorio artigiano della zona. Santu Lussurgiu ndr.) riportano il logo del locale nella lama. Immancabile il momento dei dolci, per la gioia di grandi, piccini, burricchi e intolleranti: eccellente semifreddo al croccante di mandorle per il nostro ipotricotico burriccu, superba mousse di cioccolato su letto di arancia candita con nocciole perlinate per Ettore, ineccepibile piatto di “parafrittus” e chiacchiere per Miss Parker, arrivate poi ad oltranza come gentile omaggio dello chef Roberto Serra, – intervenuto personalmente per salutare i presenti in sala, approfittando dell’occasione per illustrare agli ormai satolli burricchi la propria carriera e la storia del ristorante di famiglia, – insieme ad un piatto di dolci sardi; il momento veniva accompagnato, per la prima volta dopo esplicita richiesta di chi Vi scrive, da un ottimo “Angialis” delle cantine Argiolas. Il pranzo si concludeva con tre caffè, accompagnati da zuccheri aromatizzati dell’Ecuador, e da un’ottima acquavite di prduzione artigianale della zona. Costo dell’esperienza: 59,70€ cad. burriccu, da ritenersi leggermente sotto dimensionato rispetto all’immensa qualità del servizio registrata.
Il ristorante Su Carduleu è sicuramente un’eccellenza a livello isolano e un orgoglio per la ristorazione italiana, che ha il proprio punto di forza nell’esaltazione degli ingredienti del territorio, combinati in maniera sapiente e creativa per offrire al cliente una esperienza enogastronomica fuori dal comune. Una ambientazione gradevole ed un servizio impeccabile – a cui possiamo solo imputare il fatto di essersi fatto precedere dal sottoscritto nella richiesta di un passito per l’accompagnamento dei dolci -, completano un quadro perfetto e una avventura per noi indimenticabile, tanto da scomodare il quinto somarello e la parte più alta della classifica: complimenti!
VALUTAZIONE “Su Carduleu”: Cinque Burricchi. |
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Ristorante Su Carduleu |
Indirizzo: Via Sant’Agostino 1, Abbasanta (OR)
Telefono: 0785563134 [mostra in google maps]
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10 commenti | tags: 2011, abbasanta, aidomaggiore, antunna, arancia candita, arresoja, arrosto, asparagi, asparagi selvatici, barrosu, cannonau bio, cantina, cantina montisci, cardo, cardo selvatico, carnevale, cavalli, cervellino d’agnello, cervello fritto, chef, chiacchiere, chivarzu, cioccolato, cipolla caramellata, coltello a serramanico, compunidori, coniglio, consueto, coratella, corsa, crivazzu, croccante di mandorle, crostini, culurgiones, dolci sardi, domenica, eleganza, fagioli di riola, farina di castagna, fatti fritti, fegatini, femmina, filetto di pecora, frittelle, frutti di mare, funghi arrosto, funghi cardoncelli, gamberi, gamberi crudi, gambero rosso, kilometro zero, lame, lardo dolce, lombata, lombo di coniglio, mamoiada, maschera, mousse, nocciole perlinate, olio, olio extravergine d’oliva, ortiche, pane di semola, parafrittus, patate arrosto, pattadese, paulilatino, pecora scottata, pis’è cara, pizzos de pasta, pomodori secchi, prodotti locali, quaglia, quaglia arrosto, ragù di coniglio, ricotta affumicata, riduzione di gambero rosso, riola sardo, riserva, rito, roberto serra, sapa di barbera, sartiglia, straccetti al nero di seppia, Tagliatelle, vellutata, vino, vino rosso, zuppa
nov
30
2013

Da Fortunato – Interno
Dopo attente riflessioni, presa da una insana follia, ho pensato bene di aggregarmi ai burricchi confidando in una ciccionata sontuosa (viste le mie precedenti esperienze con la formazione forse dovrei desistere, ma sono un inguaribile ottimista). Alla mia richiesta di unirmi all’ultimo momento vengo ricattata: mi si richiede la recensione e la puntualità. Pur potendo soddisfare senza batter ciglio entrambe le richieste viene fuori il mio animo da sindacalista e ricambio facendo tre ulteriori proposte. Alla fine della contrattazione stabiliamo ora e luogo del rendez vous: appuntamento alle ore 20:30 a Cagliari, nei dintorni di viale Elmas (e lì inizio un po’ a preoccuparmi…); puntuale come un orologio svizzero mi presento all’indirizzo stabilito dove i tre asinelli mi attendono al freddo ed al gelo, presso la trattoria “Da Fortunato”, nella via Garigliano.

Da Fortunato – Antipasti freddi
Al nostro ingresso la prima cosa che mi colpisce è l’odore da ristorante cinese (che, tra l’altro, è ancora addosso alla mia maglia); al secondo impatto mi colpiscono i colori eleganti (il ristorante è bianconero, e già questo in me suscita avversione!) ma, dopo una più attenta analisi, mi accorgo che si tratta di una finta eleganza che personalmente non apprezzo. In una trattoria preferirei avesse uno stile casereccio, piuttosto che colori freddi e tinte chiaro scure per poi scoprire, avvicinandomi al tavolo, tovaglie e tovaglioli di carta. Altro punto a sfavore il televisore acceso per tutta la serata. In sala a servire un solo cameriere, probabilmente il gestore, che si garantirà comunque un servizio efficiente, a tratti stile formula 1, vista la velocità nel presentare gli antipasti.

Da Fortunato – Antipasti caldi
Passiamo alle cose per le quali vale la pena vivere (mi riferisco al cibo!); ci lasciamo a guidare nella degustazione attraverso una serie di antipasti caldi e freddi, ma prima arriva la scelta del vino: un buon DOC “Is Argiolas”, delle omonime cantine, che ci accompagnerà per tutta la serata, in due bottiglie, servito in maniera impeccabile, con assaggio performato dall’Ing. Marrocu. Il cameriere si presenta immediatamente dopo la comanda, portando una serie di antipasti freddi seguiti a breve distanza (troppo breve!) da quelli caldi. A mio parere in generale quelli caldi erano in linea con quello che deve essere il cibo da trattoria, classico e casereccio.

Da Fortunato – Zizzigorrus al sugo
La menzione speciale a mio avviso va ai piedini di agnello al sugo, veramente ottimi, ed alla trippa (anche se avrei fatto un sugo più ristretto e avrei aggiunto la mentuccia); discrete, anche se non esaltanti, le lumache al sugo, mentre a mio avviso i bocconi di mare(murici) non risultavano apprezzabili, probabilmente anche per il fatto che sono stati mangiati praticamente gelidi. Discorso a parte meritano le fave, piaciute molto ai miei commensali ma non a me, a causa dell’aggiunta di finocchietto, ma si tratta di gusti e nel giudizio mi lascio guidare dai ben più esperti burricchi.

Da Fortunato – Funghi e ravioli
Valutazione diversa per gli antipasti freddi. Nel complesso li ho trovati mediamente mediocri, per quanto concerne l’insalata di sedano, cetrioli, gamberetti (precotti) e ceci, e le verdure grigliate (buonissimi i peperoni, ma non le melanzane); cozze con pomodoro e sedano gradevoli, buona l’insalata di polpo e patate e ottimi i culurgiones grigliati con l’accompagamento di funghi cardoncelli; punta negativa nello scabecciu in bianco di gattuccio, a mio avviso eccessivamente acetato (lo so che non si dice ma mi piaceva il suono!).

Orata alla vernaccia

Spigola alla vernaccia
Saltati i primi – più per necessità che per scelta vera e propria (il cameriere prima ci consiglia di passare al pesce e, successivamente su pressante richiesta del buon Jesus, che sembra non poter resistere al richiamo del carboidrato, si lancia suggerendoci degli spaghetti alla bottarga!) -, decidiamo, per obbligata proposta in menù, di prendere orate e spigole alla vernaccia con patate, che si rivelano motivo sufficente per promuovere la ciccionata. Entrambi i tipi di pesce si presentavano ottimi al gusto, cotti perfettamente e conditi in maniera magistrale (una menzione speciale va al buon Jesus, che mi ha porzionato il pesce, consentedomi di gustare entrambe le tipologie).

Da Fortunato – Dolce
Per terminare abbiamo preso (anche in questo caso non per scelta) il dolce della casa, una sorta di pasticcio con crema di mascarpone, biscotti pan di stelle, nocciole, cocco, cioccolato bianco e fondente, presentato in elegantissimo contenitore in alluminio monouso. Ricordando la mia intolleranza al lattosio ed essendo a corto di enzimi, mi sono limitata ad un assaggio; lascio ai commensali il giudizio. La cena si è conclusa con caffè per me e Jesus ed amari presentatici come produzione propria: limonello per me e l’Ing. Marrocu, mirto per Ettore e fil’è ferru(acquavite) per l’ipertricotico burriccu. A mio modesto parere, visto il colore e la mancaza di residui (tipici dei liquori artigianali di cui modestamente mi intendo, dato che in casa abbiamo una distilleria clandestina), dubito che fossero caserecci.
Il conto si è rivelato 30 euro cadauno, a mio avviso leggermente al di sopra della qualità degustata, se non fosse stato per l’ottimo secondo piatto. Giudizio finale tre somarelli superstiracchiati (fosse possibile, ne assegnerei due e mezzo).
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