mar
14
2014
Peccato di gola – Molo S.Elmo
Onda su onda il mare ci porterà alla deriva, in balia di un’orziadas barrosa e aggressiva. Voi tutti non sapete come può essere stimolante cenare vis a vis con un Ingegnere di lungo corso, e apprezzare dietro di lui il mutare periodico dello sfondo, cullati da un insolito ed assuefante dondolare del pavimento ai vostri piedi. Osservando a babordo il profilo di Cagliari ridipingersi ogni istante, secondo l’ipnotico salmodiare delle onde alle gelide carezze della bonaccia invernale, un lontano pensiero ci sovviene, sviluppando una molesta e razionale antinomia tra le nostre confuse idee ma… per vostra fortuna, me lo sono dimenticato…!
Peccato di gola – Interno
Dunque orbene, col senno di poi Jesus ha ben intuito la ragione per la quale il maitre tuttofare del “Peccato di gola”, abbia invitato gli asinini avventori ad accomodarsi su un tavolo lungo la fila centrale, in luogo di una più panoramica collocazione a ridosso delle vetrate laterali; invito, ovviamente disatteso. In effetti la non fastidiosissima inclinazione del nostro tavolo rendeva bene l’idea di come il ristorante non sia la ricostruzione estetica del sottocoperta di una imbarcazione qualunque, ma un reale vissuto bastimento che, ci verrà poi comunicato, ha in passato servito l’Istituto delle patrie galere, per la conduzione dei detenuti lungo i tragitti in mare, fino alla sua fonda definitiva.
Peccato di gola – Antipasti
E’ quasi piacevole attendere l’Ing.Marrocu al freddo del molo di Sant’Elmo, quando si può godere del dimenarsi del Raschione Ettore che, con ampio gesticolare e movimenti ritmici al telefono, cerca di fornire al burriccu ritardatario, le giuste indicazioni per giungere a destinazione. Una volta questi arrivato, con una autovettura non sua (ma per certe zone del cagliaritano la cosa risulta piuttosto normale, per cui non si fanno troppe domande) i tre burricchi possono quindi congiuntamente imbarcarsi. La sala del ristorante è il ponte di coperta del battello, chiuso e piacevolmente ristrutturato; gli elementi lignei e d’arredo marinareschi, non riescono comunque ad elevare il grado di eleganza oltre una certa misura, contenendo l’ambientazione entro una dimensione accessibile e pittoresca. Meno accattivante la TV satellitare, non efficientissima in merito alla ricezione del segnale, nonostante il parabolone collocato a terra, sulla banchina.
Peccato di gola – Zuppa cozze arselle
E’ empatico, gentile e parecchio indaffarato l’unico cameriere di sala, numericamente più che adeguato per gestire i pochi tavoli occupati, due terzi dei quali impegnati per intercessione di celebri iniziative promozionali online. Non pochi problemi ha dovuto gestire il maitre durante la serata, come il farsi carico del trasbordo di un grosso bombolone del gas, per le anguste scale diretta al ponte superiore, con l’aiuto della cuoca (e titolare?). Subito esclusa la possibilità di usufruire di menù fissi, ci facciamo indirizzare verso i classici antipasti di mare e ci informiamo sui primi di giornata. Curiosamente, il non più imberbe cameriere, resterà stupito dal nostro conoscere il significato del termine “tempura”: «io l’ho appreso la prima volta venendo a lavorare qui!». Poco fornita la cantina, dalla quale l’Ing.Marrocu attingerà un bianco DOC (Vermentino più Sauvignon) “Le Sabbie” delle cantine Meloni, uvaggi provenienti dalle campagne di Senorbì; vino, dobbiamo dire, comunque mesciuto con sufficiente esperienza ed eleganza.
Risotto alla pescatora
Spaghetti ai ricci
Nonostante qualche piccolo scetticismo, determinato da quelle che ci sono apparse problematiche organizzative dello staff, dobbiamo ammettere che gli antipasti, seppure nella loro semplicità, ci sono apparsi preparati da un polso sicuro e “navigato”.
Trattavasi di una serie di cinque pietanze: frittura di bianchetti, insalata di polpo, buonissime cozze fritte, tempura di verdure, per terminare con una deliziosa zuppa di cozze e arselle in rosso.
Peccato di gola – Pesce spada in guazzetto rosso
Medesima qualità dobbiamo registrare per i primi. L’Ingegner Marrocu, si rendeva protagonista, in ordine alla scelta del suo piatto, del ben codificato principio del gregge e del pastore, dapprima richiedendo degli accattivanti spaghetti agli scampi per poi, qualche minuto più tardi, modificare la sua ordinazione, avendo udito che al tavolo vicino era stato scelto un risotto alla pescatora: «ma scusi Ingegnere, gliel’ha proposto cinque minuti fa!». Ad ogni modo, ingegneristicamente parlando, la scelta risulterà produttiva, avendo ritrovato nel suo piatto, oltre che gli scampi, un sempre gradito assortimento di cozze e arselle. L’abbondanza del risotto del Marrocu era comparabile con quella degli spaghetti ai ricci di mare, condivisi tra Jesus e il Raschione Ettore. Per nostra fortuna Jesus, reduce dagli strascichi dell’ultimo monumentale puntore, ma soprattutto di un’altra ciccionata pomeridiana, non aveva troppa fame.
Peccato di gola – Tiramisù
Lo stesso istinto all’inedia conduce i burricchi a richiedere solo un piccolo assaggio di secondo – ottimo pesce spada in guazzetto rosso – e, successivamente, un unico dolce – Tiramisù fatto in casa – per il Raschione Ettore: «Ci porti anche tre cucchiaini, così magari lo assaggiamo pure noi (susunki!)».
La cena terminava quindi con due caffè e, non essendo contemplata (e forse neanche mai teorizzata) in cantina la presenza di qualche “rum agricolo”, con le ultime gocce di Cynar per Jesus e con una grappa di discutibile qualità per il Marroccu. Costo finale 45€ cadauno, un 25% superiore al giusto dovuto.
Accattivante l’ambientazione, abbastanza spartano il servizio e l’organizzazione della cantina, il ristorante “Peccato di gola in mare” è comunque un locale rilassante e piacevole per assaporare una buona cucina veracemente cagliaritana cullati dalle onde del mare. Consigliatissimo d’Estate. Tre burricchi meno meno.
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ott
28
2013
Le Mole – Buvette golf club
Unicuique suum, rielaborazione di suum cuique tribuere (a ciascuno il suo), sintetizzava tale Cicerone, formulando una delle locuzioni fondamentali del diritto romano.
Accade così che taluni esponenti della piccola borghesia cagliaritana vengano accostati ad attività sportive economicamente impegnative, quali il golf, piuttosto che ad altre ben più popolari, come l’italianissimo giuoco del “calcio”, indissolubilmente legato allo spirito dell’uomo medio il quale, al più, può pensare ad una Golf unicamente come mezzo di locomozione.
In questa ottica di rigida associazione, quando si asserisce is molentis a is molas (traduzione: Gli asini alla propria mola) può accadere che, per una volta, i diversi scenari si compenetrino armonicamente, in un quadro socio-culturale razionale e perfetto.
Le Mole – Interno
Sotto queste premesse, tre somari della Cagliari qualunque, erravano un giorno, alla ricerca di nuovi territori da esplorare, in fuga da una città che ormai ha ben poco da offrire e che sta diventando asfissiante con la sua inusuale calura di uno strano Autunno; calura che, alle porte di Novembre, non riesce a scacciare gli ultimi colpi di coda dell’Estate. Essi si ritrovavano quindi in viaggio verso Ovest, a bordo della fedele utilitaria nipponica del buon Ettore, unico mezzo disponibile, con la tracotante 150CV furbescamente accomodata nei sotterranei più inarrivabili di via La Playa e la teutonica vettura dell’Ing. Marrocu parcheggiata e smontata nei suoi componenti fondamentali nei sobborghi pirresi, al mero fine di renderla meno appetibile all’avido potenziale ospite usufruttuario. Destinazione: le colline di Pula, che tanto care furono al buon Jesus, ove, a breve, si sarebbe consumato l’ennesimo sacrificio di elementi fondamentali della dieta mediterranea.
Le Mole – Spaghetti
Domenica 27 ottobre, ore 12:45. Dopo un breve – seppur tormentato da inutili commenti sul confort della navigazione e sulla taratura delle sospensioni dell’autovettura di chi Vi scrive – viaggio, i somari si ritrovano alla sbarra d’ingresso del celebre Is Molas resort, nella omonima località. Ivi, dopo aver ignorato con disinvoltura i controlli dell’addetto alla sicurezza, la comitiva si mette alla ricerca dell’oggetto del desiderio: il ristorante Le Mole. Il locale è integrato nella struttura del golf club, emblema di opulenza per la creme cagliaritana, ai bordi dei campi teatro di importanti manifestazioni sportive internazionali. I somari chiedono conferma della prenotazione alla reception, non senza un minimo di apprensione per probabile inadeguatezza nell’abbigliamento di qualche elemento, nonostante l’abbondanza di griffe esibite.
Ettore: Il giorno che ci mandano via a son’è gorru, sarei curioso di vedere cosa twitteresti!
Jesus: Nel caso, onore a loro!
Le Mole – Orecchiette
Il ristorante si trova allo stesso livello dell’ingresso ai campi, adiacente agli spogliatoi femminili, per l’occasione violati da due distratti elementi, e vi si accede applicando il metodo della forza bruta alla porta d’ingresso. Un piccolo disimpegno separa l’accesso ai servizi e alle cucine da un vistoso bancone, che segna il confine della sala, unica, di pianta quadrata; tre lati di questa, godono di ampia visuale sui campi da golf, grazie a delle enormi vetrate riparate dal sole da appositi tendaggi chiari. In legno i pilastri centrali, le decorazioni dei muri e il soffitto, nel quale dominano le travi “a vista” e da cui cadono singolari lampadari a globo. La sala può ospitare circa settanta coperti su tavoli di diversa forma e dimensione, rivestiti da eleganti tovaglie color crema. Meno elegante la scelta della tipologia di sedie, in metallo nero e plastica bianca, tipiche da bar dello sport. Il servizio in sala, che si rivelerà assolutamente professionale, cortese e disponibile, è garantito da un maître di mezza età e da un giovane cameriere, entrambi in tinta abbinata al tovagliame in sala: che classe!!
Le Mole – Salmone in crosta di sesamo
Veniamo fatti accomodare in un ampio tavolo rotondo, a ridosso di una delle vetrate, quasi proiettati nel verde e nella natura dei green circostanti, natura che faceva sentire la propria presenza in sala tramite ronzanti ambasciatori che si aggiravano a ridosso del vetro, rompendo uno strano silenzio, rilassante per alcuni, inquietante per altri, che ha accompagnato l’intero pranzo: un po’ di musica di sottofondo sarebbe stata più che gradita. Discretamente assortita l’offerta della cantina, interamente di produzione isolana, sebbene poche fossero le etichette di livello superiore registrate, ma comunque in grado di darci il piacere di far designare al sottoscritto (il parsimonioso sommelier usufruiva dei servizi) un ottimo DOC “Tuvaoes” 2012 delle cantine Cherchi di Usini, servito in maniera ineccepibile col rito dell’assaggio, performato per l’occasione dal discernente, nel pieno rispetto del protocollo, mentre in sala altri nobili palati ordinavano “Ichnusa” in bottiglia, servita in inusuale vassoio in argento. L’offerta della cucina non è ecessivamente articolata, prevede comunque percorsi di terra e di mare, con modalità di fruizione tramite menù a prezzo fisso o a la carte.
Le Mole – Spigola di Calasetta
Singolare l’assenza di antipasti nel menù, nonostante la possibilità di usufruire di piccoli stuzzichini a buffet (king bowl di insalata), decisamente non in linea con il resto dell’offerta e per questo gentilmente scartati. Questa limitazione è stata probabilmente indotta dalle esigenze di tempo della clientela del circolo, stabile e selezionata. Come da tradizione la comitiva si orienta su un menù di mare, che inizia con i primi piatti, nell’attesa dei quali è stato possibile degustare dell’ottimo pane carasau con olio aromatizzato al rosmarino, praticamente una droga che accompagnerà tutto il pasto. Dopo fisiologici tempi di preparazione giungono al tavolo spaghetti con cozze, carciofi e peperoncino per Jesus e Marrocu, presentati come due colline in un elegante piatto allungato e delle sontuose orecchiette con alici, broccoli e parmigiano per Ettore.
Le Mole – Torta di mele
Entrambi i primi piatti si son rivelati ottimi per scelta di ingredienti e preparazione, sebbene si debba registrare una certa abbondanza di olio che ha costretto il buon Jesus a compromettere la propria già discutibile presentabilità con l’impudico utilizzo del bavaglino, tra lo scherno dell’Ing. Marrocu che, dopo appena pochi minuti, l’avrebbe seguito a ruota! A conferma di una ritrovata sintonia tra l’ipotricotico e l’ipertricotico burriccu, l’attesa per i secondi piatti si consuma tra sogni e progetti per una vita migliore, lontano dai limiti della società isolana, ma anche italiana e, guarda caso, proprio per bocca di chi si lamenta di ciccionate al di fuori dei confini dell’hinterland cagliaritano. L’ordine seguente, per i due, si conferma il medesimo: spigola di Calasetta con porri croccanti e salsa al limone, mentre chi Vi scrive sceglieva invece una scaloppa di salmone in crosta di sesamo con zenzero in agro, soia e wasabi. Lo zenzero, erroneamente assaporato senza accompagnamento, ha compromesso il senso del gusto per i prossimi due mesi.
Ettore: «provatelo: è come mangiare un arbre magique!»
Le Mole – Coppa gelato
Secondi piatti sopra le righe, sebbene l’estetica della presentazione del salmone fosse eccessivamente inficiata dall’abbondanza, nel piatto, di olio aromatizzato e soia. L’offerta di dessert nell’angolo glicemico non brilla per assortimento, ma mantiene comunque il livello di qualità sopra la sufficienza: torta di mele per Ettore e coppa gelato al pistacchio e stracciatella per i restanti somari. A conclusione del pranzo, mentre Ettore e l’Ing. Marrocu contrattavano la giusta etichetta di rum agricolo (alla fine Ron Zacapa 12) – con cui annullare gli effetti di un caffè da dimenticare (Ing. Marrocu: deve essere il primo dell’autunno!) -, Jesus optava per un popolare cynar: sa pagu classi!!
Costo dell’esperienza: 50€ cad. burriccu, forse un 10% al di sopra dell’offerta, ma comunque allineato al blasone della struttura.
Il ristorante Le Mole regala parentesi enogastronomiche più che soddisfacenti, in un incantevole scenario naturale dominato dal relax, e garantisce alla esigente clientela del circolo del golf pasti di livello in tempi contenuti; il tutto, condito da un servizio impeccabile. Gli avventori occasionali probabilmente non rimarranno impressionati dalla particolarità dei piatti, ma potranno comunque trovare ampia soddisfazione. In queste condizioni possiamo, senza indugi, attribuire tre somarelli pieni.
VALUTAZIONE “Le Mole: Tre Burricchi. |
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Ristorante Le Mole |
Indirizzo: Is molas resort – Località Is Molas, Pula
Telefono: 0709241006 [mostra in google maps]
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commenta | tags: 12yo, acciughe, agrodolce, amari, antipasti, broccoli, buvette, caffè, cagliari, calasetta, cantine, caramello, carciofi, cerchi, chef, cioccolato, circolo, commenti, coppa, cozze, crosta di sesamo, cucina sarda, cynar, dessert, digestivo, DOC, dolce, formaggio, foto, gelato, giudizi, golf club, green, indirizzo, is molas, le mole, limone, mappa, menù, opinioni, orecchiette, parmigiano, peperoncino, pistacchio, porri, prezzo, primi piatti, pula, qualità, recensione, ristorante, Ron Zacapa, rum, salmone, salsa, sardegna, scaloppa, secondi piatti, soia, spaghetti, spigola, stracciatella, telefono, tuvaoes, Valutazione, vermentino, vernaccia, wasabi, zenzero
set
9
2013
Kontiki – Interno
Illumina o dio del Sole questo nostro lungo e tormentato viaggio, attraverso l’oceano dell’ignoranza che ci possiede, tra onde, venti, tempeste, fame, sete, fai in modo che le terre di Tuamotu appaiano all’orizzonte e diano un senso a questo peregrinare… e semmai di un segno di devozione avrai bisogno, il petulante e indolente Ingegnere cuoco noi sacrificheremo alla tua causa!!
Così, affidando il proprio destino nelle mani di chi vede e provvede, la spedizione guidata da Ec-Thor Heyerdahl, affiancato dall’esperto navigatore Jesus Hesselberg, dall’Ingegnere cuoco Alex Danielsson e dall’esperto narratore Frank Watzinger salpava da Porto Ceraxao(Perù) il 28 aprile 1947 alla volta delle isole del Pacifico, carica di aspettative, con l’obbiettivo di dimostrare una teoria storica e, dopo oltre cento giorni in balia delle onde e oltre quattromila miglia marine, la compagnia approdò nell’arcipelago polinesiano.
Kontiki – Antipasti freddi
Diversa sorte fu riservata, come vedremo, ad un bastimento carico di somari, che oltre sessant’anni dopo, dirigeva le proprie vele proprio in rotta proprio del figlio del dio Sole, ma le aspettative della più breve, seppur non meno tormentata, spedizione, a casusa dei lamenti inutili e continui di certi ipotricotici compagni, naufragò in un oceano di aspettative e la compagnia se la prese… in the sun!
Flumini di Quartu Sant’Elena, venerdi 6 settembre ore 20:57. Dopo un travagliato viaggio dal paese del cappero a bordo della fedele utilitaria di chi Vi scrive, segnato da continui e sterili commenti da parte di un elettrico Ing. Marrocu che, dopo essersi curato di manomettere ogni singolo comando elettrico e meccanico del mezzo, continuamente si lamentava di manovre praticate con gran margine di sicurezza e volte unicamente al rispetto dei tempi di una tabella di marcia, alterata all’ultimo minuto proprio dall’indisciplinato elemento, che non voleva rinunciare per la serata alla possibilità di preservare l’ambiente dai fumi della propria autovettura, il Triumvirato titolare converge presso il parcheggio dell’Hotel Setar; ad attenderli, il quarto burriccu Sollai, con la sua proverbiale puntualità. Espletati le formalità di reciproci insulti e saluti, può avere inizio l’ennesima celebrazione degli eccessi della tavola, presso il ristorante del complesso alberghiero sopra citato, il “Kontiki” (da Kon Tiki, “figlio del sole”, in antica lingua Inca).
Kontiki – Antipasti caldi
Il locale si configura come ristorante pizzeria ed è ricavato al piano terra della rinomata struttura, sul lato sud, con la quale condivide la piscina all’aperto, attorno a cui è ambientata la terrazza esterna. La zona interna è realizzata in un’unica sala che si sviluppa in lunghezza, interrotta dalla zona bar, di fronte all’ingresso e da una parete paravento, opportunamente attrezzata per contenere stoviglie e suppellettili, in corrispondenza dell’accesso alla terrazza esterna; sul lato dell’ingresso troviamo i servizi e una serie di mensole ospitanti una collezione di etichette pregiate, mentre sulla parete opposta della sala troviamo l’ingresso alle cucine. Un insidioso scivolo realizzato per agevolare il passaggio delle persone diversamente abili nella zona dei coperti, leggermente sovra elevata rispetto al resto, senza opportune segnalazioni e adeguate ringhiere di protezione, ha costituito più di un pericolo per l’incolumità di alcuni clienti, salvati dall’impatto con gli spigoli vivi del pavimento solamente dalla prontezza dell’azione di alcuni supereroi celati tra gli avventori. I tavoli sono in legno massello e rivestiti da elegante tovagliame marrone e cremisi, le sedie eleganti poltrone in simil pelle brown. Dal soffitto vistosi lampadari a sospensione e una costellazione di faretti alogeni garantiscono una gradevole e uniforme illuminazione. Non ottimale invece l’acustica della sala, soprattutto in serate da “tutto esaurito” come ci è capitato. Complessivamente, fra le due sale, il locale è in grado di ospitare circa centocinquanta coperti.
Carbonara di mare
Spaghetti all’astice
Il servizio, garantito da un giovane e disponibile maitre e da più giovani cameriere, evidenzierà ben presto molti limiti nel coordinamento fra i diversi attori e nell’osservazione di alcuni protocolli. Veniamo fatti accomodare in un ampio tavolo da quattro coperti all’estremo nord ovest della sala e ci viene data la possibilità di visionare con assoluta calma il menu, prima di essere assistiti da qualcuno del personale (leggi diecianni!). Sufficientemente assortita l’offerta della cucina, basata su ricette tradizionali, prevede percorsi di terra e di mare e, come nostra usanza, ci accordiamo per quest’ultimo tipo.
Kontiki – Fregola con arselle
Interessante, anche se non particolarmente ricca, l’offerta della cantina, che diventa oggetto di singolari discussioni alla presenza del cameriere tra chi Vi scrive e l’ipotricotico burriccu, sempre in bilico tra il contenimento della spesa e gli oggettivi limiti di memoria che non gli consentono di archiviare più di cinque nomi diversi nel proprio passato di sedicente sommelier e che lo portano a proporre etichette provate più volte come nuove scelte. Risultato delle discussioni una bottiglia di seppur ineccepibile IGT “Karmis” delle cantine Contini, stappato lontano dal tavolo degli esigenti avventori e ivi portato prima degli opportuni i calici, inizialmente assenti, e delle bottiglie di acqua minerale richieste da ormai diverso tempo; non essendo evidentemente contemplato nelle procedure in sala il rito dell’assaggio, la compagnia decide di operare da sè, concedendo a chi Vi scrive l’onore, vista l’assenza prolungata del nostro ipotricotico burriccu che sosteneva di essere alla toilette.
Franco: Ma Ingegnere… non trovava l’accapatoio?!
Kontiki – Frittura suprema
Dopo una fisiologica attesa arrivano i primi antipasti, purtroppo non suddivisi temporalmente tra caldi e freddi: plateau di gradevoli ostriche crude nostrane, deliziosi polpi alla diavola, ottima tagliata di tonno scottato su letto di rucola, sontuoso guazzetto di cozze e arselle, arrivato in dose ridimensionata al sottoscritto in presenza di disonesti commensali, notevole insalata di polpo, tenerissimo, anche se eccessivamente condito con, seppur ottimo, olio d’oliva, anonime polpette di tonno con pomodori, discrete frittelle di bianchetti e non entusiasmanti murici (bocconi di mare). Antipasti complessivamente di buon livello per ingredienti e preparazione. Terminati la prima fase, ma non le discussioni sui massimi sistemi e sulla attendibilità di certe figure professionali, in poco tempo arrivano i primi piatti: ottimi spaghetti alla carbonara di mare con cozze, arselle e bottarga per Franco, spaghetti all’astice per Jesus e Marrocu, oggetto di discussione per via della non uniforme distribuzione del nobile crostaceo nei due piatti, più che soddisfacente e in quantità sesquipedale, fregola con arselle in rosso. La qualità dei primi piatti rimane in linea con quella degli antpasti e, viste anche le lamentele di alcuni sulle porzioni, la comitiva decide di provare un secondo piatto.
Kontiki – Dessert
Nel frattempo termina il nettare che accompagna la serata; dopo una ulteriore discussione tra gli esperti del settore e gli ignoranti ciarlatani, viene ordinata una mezza bottiglia di DOC “Giunco”, delle cantine Mesa, scelta dettata dall’intenzione di “qualcuno” di rendere il vuoto un elemento dell’arredamento di casa.
Franco: Ingegnere! Si porti a casa anche il suaglass!
Lasciandosi ingannare dall’altisonanza del nome del piatto, ordiniamo due porzioni di “frittura suprema del Kontiki”, rivelatasi in realtà poco più di un fritto misto del golfo, arrivata in tavola non particolarmente calda e preparata in maniera grossolana: pogaridadi! Per cercare di addolcire questa sfortunata parentesi i donkeys ordinano gli immancabili dessert: un buon tiramisù della casa per Franco, crème caramel per l’Ing. Marrocu, affogato al rum per l’ipertricotico burriccu e discreto, anche se non indimenticabile, tortino al cuore morbido di cioccolato fondente con gelato alla vaniglia per il sottoscritto; anche in questa occasione il servizio trascura la possibilità di proporre un opportuno accompagnamento del momento con adeguati vini passiti. Dobbiamo ahimè registrare, in questa fase, un atto di pura follia del nostro meno produttivo somaro che, nell’improbabile tentativo di allontanare un insetto dalla tavola, urta un calice ancora non vuoto producendo un repentino versamento del contenuto in direzione di chi Vi scrive che, con un riflesso degno del miglior Neo di Matrix, riesce a sottrarsi dal raggio d’azione, limitando quasi totalmente i potenziali danni; atto sconsiderato, conclusosi con doverosi insulti e per i presenti e per chi vigilava dall’alto. La cena è terminata con caffè per tutti tranne Franco, cynar per Jesus, liquore di liquirizia Maruzzo per il folle somaro, l’immancabile sprite della vergogna per Sollai e Hurricane Rum per Ettore, dopo le consuete discussioni con la cameriera del momento, guarda caso di nazionalità cubana, sulle preferenze del burriccu in questione per i rum venezuelani. Costo dell’esperienza: 42,50€ cad. burriccu, forse un 5% eccessivo rispetto alla qualità del servizio.
Il ristorante pizzeria Kontiki garantisce una cucina di livello soddisfacente, basata su ingredienti di discreta qualità, ma paga fortemente i limiti di un servizio maldestramente coordinato e, a tratti, imbarazzante, limiti enfatizzati probabilmente anche dall’elevato numero di clienti da gestire. Al netto di questi difetti e della delusione della frittura suprema non ci sentiamo di accreditare un giudizio superiore ai due somarelli.
VALUTAZIONE “Kontiki”: Due Burricchi. |
Ristorante Kontiki |
Indirizzo: Via L. da Vinci, 1 Flumini – Quartu S. E.
Telefono: 070892046 [mostra in google maps] |
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5 commenti | tags: affogato al rum, amaro, antipasti caldi, antipasti freddi, arselle, astice, bianchetti, bocconi, bottarga, carbonara di mare, cozze, crème caramel, cynar, dessert, fregola, frittelle, fritto misto, gelato al rum, gelato alla vaniglia, Giunco, golfo, guazzetto, hurricane, igt, insalata di polpo, Karmis, kontiki, liquirizia maruzzo, malaga, mare, mesa, murici, ostriche, ostriche crude, piscina, polpette, polpo, polpo alla diavola, rum agricolo, setar, spaghetti, spaghetti all’astice, suprema, tagliata di tonno, terrazza, tiramisù della casa, tonno, tortino al cioccolato, Valutazione, vermentino, vernaccia, vino bianco, zuppa
ago
31
2013
Tao – Interno
Lento sulla Via, il burriccu si fermò di colpo. Allentò lo sguardo e inseguì i profumi del fior di loto. Scosse la testa per un rapido istante, seguendo brevemente il profilo di un’ideale sinusoide; non per stizza o fastidio, né per bisogno di cercare un qualche immotivato sollievo al caldo ed ipnotico concerto di cicale… piuttosto, perché così doveva essere. Nell’infinito passato, il Saggio aveva caricato il suo dorso con due bisacce, una per ogni lato, in perfetto stridente equilibrio di forma e gravosità di peso. La prima e ultima bisaccia era di color bianco terso, e sulla sua superficie non era possibile scorgere alcuna differente sfumatura o apparente difetto di candore. L’ultima e prima bisaccia era nera più della pece, un nero così corvino e intenso che nessun uomo aveva mai veduto prima. Alcuno conosceva il contenuto delle bisacce, né il burriccu volle porsi mai la domanda: era così, perché così doveva essere. Il burriccu ripartì. Dietro di lui, sentì vibrare e riempirsi il proprio passato. Davanti a lui, la risonanza sconvolse il futuro. Era così, perché così doveva essere.
Tao – Wakame sunomono, Cruditè
C’è qualcosa di anomalo e perverso in tutto questo. Cosa mai sarà accaduto agli ortodossi appetiti di questa monotona e inerziale comitiva, per aver infine concesso, all’interminabile canovaccio dei ristoranti visitati, un prestigioso ed inusitato mutamento, sulla Via del Sol Levante? Parliamoci chiaro, di cultura, cucina e tradizioni orientali i Burricchi conoscono ben poco, oppure conoscono talmente tanto da non pensare neanche lontanamente di poterne accarezzare le corde tra le irriverenti pagine di questo blog. Il bianco è bianco perché lo vediamo tutto. Il nero è nero perché non lo vediamo affatto. Insomma, nell’uno o nell’altro caso sappiamo bene cosa stiamo o non stiamo vedendo. In questo caso il Raschione si è espresso: «Ho prenotato al Sushi Tao». Jesus non ha fatto domande. Sarà così, perché così doveva essere… forse!
Tao – Wanton fritti con gamberi e branzino
Venerdì sera, agli sgoccioli del mese di Agosto. La serata dei Burricchi Jesus e Raschione, declinati in malinconica formazione PACS per la giustificata assenza dell’Ing.Marrocu, inizia con i consueti amorevoli insulti, rivolti reciprocamente, dapprima in funzione di una differente idea nell’approccio al parcheggio, per poi proseguire per effetto dello sconsiderato abuso del Raschione in merito agli strumenti di ripresa fotografica, da egli sistematicamente impiegati nel momento di massimo pericolo per la salvaguardia del nostro anonimato. Tant’è vero che, prima di varcare la soglia del “Sushi Tao”, il burriccu si fa notare a causa dei numerosi ed inutili scatti prodotti per immortalarne l’ingresso, nei pressi del quale sostava casualmente una nostra vecchia conoscente che, pensando di essere l’oggetto delle mediatiche attenzioni, ci salutava imbarazzata!
Tao – Riso al wok
Udon di farina bianca
Volendo seguire una linea di condotta critica, mediante l’impiego di punti di riferimento puramente occidentali, mi sento di dire che l’interno del ristorante sia piuttosto gradevole ed elegante. Superato il vestibolo di ingresso ci si immette una grande sala, accompagnata lateralmente dal bancone del sushi-bar e confinata verticalmente dalle tonalità scure di pavimento e soffitto, dal quale piovono numerosi elementi d’arredo e di illuminazione dall’aspetto sottile e squadrato, quasi degli origami che tentano di replicare, con maggiore impatto e raffinatezza, i tre pesci ornamentali di carta appesi nei pressi del bancone stesso. La prima sala subitamente si apre sui margini di una seconda, che la segue in senso longitudinale con poche soluzioni di continuità visiva. Tutti gli spazi divisori e laterali sono occupati da bassi tavolini, molto ravvicinati tra loro, e da sedie e divanetti imbottiti, che nello stile e nella struttura richiamano molto bene l’idea del mangiare orientale, senza per questo difettare per le (per noi) scomode posture nipponiche. Il difetto principale che possiamo attribuire al “Sushi Tao” è invero l’acustica. Dato il numero elevato di clienti e la loro distribuzione ravvicinata, il chiasso prodotto a metà serata è stato sensibilmente molesto.
Tao – Scampi al vapore
Il servizio in sala è incredibilmente veloce ed efficiente: tre o quattro cameriere non indigene si alternano freneticamente ai tavoli, gestendo le comande attraverso l’utilizzo di palmari collegati direttamente con la cucina. La rapidità con cui siamo riusciti ad approvvigionarci del vino e delle prime pietanze, ci ha portato a ipotizzare che, in condizioni normali, sia possibile desinare in maniera appagante in meno di quarantacinque minuti. Unica defaillance, per quanto ci riguarda, è stata l’attesa per il secondo piatto di Jesus, arrivato qualche minuto dopo quello del Raschione. Il menù è piuttosto lungo e articolato e, per quel che possiamo noi profani intendere, non è ben chiaro e distinto il confine tra i piatti tipicamente giapponesi, cinesi e orientali in genere. Escludendo a priori il richiedere composizioni di sushi e sashimi (rimandiamo a wikipedia per approfondimenti) e non potendo confidare nella piena affinità linguistica con il personale, ci affidiamo al nostro intuito e a “google” per comandare piatti il più possibile compatibili con le nostra scala di giudizio. In virtù di una apprezzabilissima (in senso nostrano) cantina, ci è però semplice ordinare il vino: Vermentino di Sardegna D.O.C. Tuvaoes (2011) delle cantine Cherchi, mesciuto in maniera impeccabile dalla cameriera, anche se veramente apprezzato solo dopo un periodo di ulteriore raffreddamento nella suaglass: «mancu mali non era adeguato, te lo sei scolato tutto!»
Tao – Tempura di gamberi in salsa piccante
Come antipasti scegliamo tre pietanze, ovviamente a base pesce. Si inizia con i gustosi Wonton (fagottini di pasta, cinesi) fritti al ripieno di gamberi e branzino, serviti su letto di lattuga e accompagnati con una salsa agrodolce al pomodoro, dal sapore appena meno intenso del ketchup. Seguiva un piatto di wakame sunomono, ossia una zuppetta acidula di alga giapponese wakame (Undaria pinnatifida, ma Wikipedia sostiene ne esista un surrogato dell’Atlantico) e cetrioli, accompagnata da cruditè di mare: branzino, tonno rosso, salmone, scampi e gamberi; nel complesso molto buono, escludendo la qualità dei gamberi, per la quale Jesus ha avuto qualcosa da ridire. Il Terzo antipasto era configurato come un ottimo e particolare tris di tartare: tonno rosso condito con brunoise di cipolle e pepe nero, salmone con mele e semi di sesamo, branzino con cocco. Ogni tartare era condita, inoltre, con finissimo e sporadico inserimento di erbette, che non siamo riusciti pienamente a identificare. Identificabilissimo invero, l’atteggiamento intransigente e occlusivo del Raschione verso l’utilizzo delle bacchette di legno. Dopo i primi maldestri tentativi, si è fatto subito portare coltello e forchetta, per poi riprendere le arcaiche stoviglie, affascinato dall’indiscutibile abilità di Jesus (con il trascurabile difetto di dover richiedere, con qualche difficoltà, lo smacchiatore a fine pasto: «secondo me non ha capito e ti porta un altro dolce!»).
Tao – Tortino al cioccolato e gelato al Tè verde
Ottimi i primi. Jesus, dopo un rapido sguardo su “google immagini”, ordina degli Udon (vermicelli) di farina bianca (presumibilmente farina 00, senza crusca) al misto mare. All’arrivo del piatto la titubanza del Raschione e della cameriera facevano dubitare Jesus in merito ad un possibile errore («ma che m… avevo ordinato???») che di fatto non c’era stato. Il condimento degli udon si particolareggiava in eccellenti cozze e arselle, e in meno brillanti gamberi e seppie. Identificabile, per brevi frangenti, la presenza dello zenzero il cui sapore, simile al nostro detersivo per i piatti, è molto apprezzato nella cucina orientale. Ad ogni buon conto il piatto era notevole, in particolar modo per l’appetibilità e la leggerezza della pasta, godibilissima nonostante l’aspetto esteriore potesse far prevedere un progressivo appesantimento mandibolare nel suo consumo. Il Raschione consumava invece del riso al Wok (il particolare tegame cinese) con polpa di granchi e condimento di (sosteneva) pomodori e zucchine.
Tao – Dolce di riso giapponese
Buoni anche i secondi piatti. Scampi al vapore su letto di spaghetti di soia per Jesus, interamente sgusciati con le bacchette (e le mani); tempura di gambari in salsa (non troppo) piccante per il Raschione.
Nonostante lo stupore della cameriera («彼らはどれだけ食べる») i due burricchi ordinavano i dolci: strepitoso tortino al cioccolato caldo con gelato al tè verde e decoro di fragole e ananas per il Raschione, inquietante dolce di riso giapponese, ottimamente presentato ma dalla consistenza simile ai marshmallow e dal sapore di camomilla, per Jesus. La cena terminava con due buoni caffè, un liquore alla liquirizia (pro Raschione) “Myrsine” e un “Amaro Ramazzotti” per Jesus. Costo complessivo 55€ cadauno, probabilmente un 10% eccessivi rispetto alla qualità di quanto mangiato, anche se sicuramente ben spesi.
Il “Sushi Tao” è un ristorante di indubbia qualità non esclusivamente riservato agli amanti della cucina orientale, che propone piatti apprezzabili e godibili in senso universale. Menzione speciale per il servizio, veloce, onnipresente e affidabile. Unico consiglio: sarebbe interessante avere un mediatore culturale che spiegasse all’avventore , nel dettaglio, l’origine e la composizione delle pietanze. Tre burricchi star.
VALUTAZIONE “Sushi Tao”: Tre Burricchi con menzione speciale. |
Ristorante Sushi Tao |
Indirizzo: Via Sonnino 48, Cagliari
Telefono: 0708577572 [mostra in google maps]
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1 commento | tags: aceto, acida, alga, amari, ananas, antipasti, arselle, branzino, caffè, cagliari, camomilla, cantine cherchi, cinese, cioccolato, cipolla, commenti, costo, cozze, cruditè, crusca, cucina, cynar, dessert, DOC, dolci, erbe, etnica, fagottini, farina, fragole, fritti, frutti di mare, gamberi, gambero rosso, giapponese, giudizi, indirizzo, lattuga, liquirizia, liquore, mappa, mare, mela, menù, myrsine, opinioni, orientale, pesce, pomodoro, prezzo, primi piatti, qualità, recensione, ripieno, riso, ristorante, salmone, salsa, salsa di soia, salsa piccante, sardegna, sashimi, scampi, secondi piatti, semi di sesamo, seppie, spaghetti di soia, sunomono, sushi, sushi tao, tailandese, tartare, telefono, tempura, tonno rosso, tortino, tuvaoes, udon, Valutazione, vapore, verdure, vermentino, vermicelli, wakame, wanton, wok, zenzero, zucchine, zuppa
giu
23
2013
Galilei – Interno
Jesus non ne ha più voglia, neanche di scrutare il cielo, neanche di ingegnarsi per riuscire a farlo, e men che meno di difendere coraggiosamente le proprie idee per poi, poco dopo, rinnegarle a cuor leggero, sotto la minaccia che quel cannocchiale, la temuta giustizia terrena, riesca ad infilarglielo su, verso e oltre il proprio interesse.
Tutta la colpa va fatta ricadere nel firmamento del Donkey Challenge, a quella macro-costellazione in cui convivono l’Asellus Borealis e il Grande Carrettoni a burriccu, con a bordo le opache nebulose del Raschione e dell’Ing.Marrocu. Questi ultimi, nonostante Jesus – già stanco per il divino vagare della giornata – avesse repentinamente accennato ad un suo impegno della mattina seguente, con conseguente ed improrogabile levata eliaca, hanno deciso – ignorando le ripetute e insistite sollecitazioni – di trascinarlo nel buco nero di Piazza Yenne ben oltre l’orario stabilito, tanto da costringerlo a finanziare un Pegasus alato, per ricondurlo alla propria dimora celeste. Mai prusu!
Galilei – Cruditè di cozze e ostriche
Quindi, tra lo scegliere di impostare questa recensione in maniera asettica e schematica, o semplicemente lasciare immacolata la pagina del blog, a mo’ di sciopero bianco del sottoscritto, la prima strada è quella che ho deciso di intraprendere, anche perché “Il Bianco” è meglio non scomodarlo, essendo lui già pienamente impegnato nel sottrarsi dal pagare una cena promessa oltre un anno fa. Anche per questo ci vuole perseveranza!
Nessuno si lamenti quindi della composta stringatezza della cronaca che andrà a seguire. Al limite suggeriamo di sostituire il nostro bookmark con la pagina dei fan della “prova del cuoco”.
Galilei – Antipasti freddi
Venerdì Sera. Nonostante Jesus sia oltremodo infiacchito da nove ore di lavoro, più due di spostamenti da/verso l’ufficio (a casinu) non rinuncia, per voi tutti, a condurre una nuova e ostentata esibizione di opulenza alimentare, concedendo all’utilitaria del Raschione Ettore – reduce da una mattinata di relax coi c.. in mano al mare -, di trasportarlo in piazza Galilei, dove nell’omonimo ristorante, di lì a poco, si sarebbe consumato l’ebdomadario rituale che tutti oramai siete avvezzi a conoscere.
L’Ing.Marrocu, altrettanto fresco e riposato, si manifestava all’improvviso, sostenendo di essere arrivato circa dieci minuti prima. Superato un irritato assembramento di cittadini locali, che imprecava contro un latitante automobilista fuggito dopo aver urtato un’auto in sosta (Jesus avrebbe poi cercato di far ricadere la colpa sullo stesso Marrocu), i tre Donkeys, in formazione tipo varcavano la soglia del locale.
Galilei – Antipasti caldi
E’ sufficientemente apprezzabile l’estetica generale del “Galilei”. L’impronta scenica della piccola sala è mediamente gradevole, con murature color giallo chiaro, un’arcata centrale bianca e varie stampe ed elementi d’arredo alle pareti che, invero, degenerano verso il fondo, disperdendosi in discutibili carabattole quali: maglia numero 51 del calciatore Pinilla, pallone regolamentare giallo da serie A, rumoroso TV LCD, per lo meno sintonizzato su un canale di musica 24h non stop. Sempre sul fondo, dalla porta della cucina ogni tanto balugina la cuoca del ristorante, per consegnare i piatti appena cucinati all’unico cameriere presente in sala il quale, sbrigativo, accomodante ed empatico, accoglie gli ospiti e li assiste, accompagnandoli nel percorso culinario per tutta la cena.
Galilei – Fregola con arselle
E’ quindi rapida ed efficace la cernita di vino e pietanze per i tre burricchi. Il menù ci viene oralmente espresso, e poco dopo gli antipasti erano già in divenire. Non male la carta dei vini dalla quale, dopo una irriverente richiesta di bianco “Rubiu” da parte di Jesus, veniva data preferenza ad un buon Vermentino DOC “Merì” di Argiolas; bottiglia che sarebbe durata poi per tutta la cena, senza ulteriori approvvigionamenti. Agli antipasti di base, di per sé piuttosto numerosi e abbondanti, viene richiesto di poter integrare un vassoio di cruditè (poi rivelatosi appuntabile) di cozze e ostriche e, dopo averle notate al tavolo vicino, un piatto di goduriose lumache al sugo.
Galilei – Spaghetti al cartoccio
Gi altri antipasti possono essere certamente giudicati di buona qualità, in merito alla genuinità e bontà degli ingredienti di base ma, a parte qualche picco degno di nota, meno superlativi in termini di preparazione, presentazione e originalità della composizione: ottima insalata di cozze, pomodori e sedano; caponata con peperoni, melanzane, zucchine; dozzinale insalata di surimi e pomodori; insalata di polpo con un piccolo eccesso di limone; muggine a scabecciu, insaporito con alloro e olive; buonissime frittelle di gianchetti impreziosite con asparagi di mare; gustosi bocconi di mare (murici).
Orziadas fritte
Gamberoni arrosto
I primi piatti, ordinati nel mentre gli antipasti ancora arrivavano al nostro tavolo, seppure in quantità sesquipedale, non risultavano invece distintamente appetibili. Da giudicarsi appena sufficiente la fregola con le arselle del Raschione mentre, l’Ing.Marrocu e un ormai stanchissimo Jesus, affrontavano un pur appariscente spaghetto al cartoccio, con gamberi, cozze, arselle e (parrebbe) bottarga, ben presentato ma pastoso e mal calibrato dal punto di vista della acidità del sugo.
Galilei – Pirichittus
Non avendo più le forze per reagire, Jesus non riusciva ad opporsi alla scelta bilaterale presa dal Raschione e dal Marrocu di concludere la serata con un assaggio di orziadas fritte (attinie, anemoni di mare) e di gamberoni arrosto, comunque dimostratisi entrambi più che pregevoli. Conseguentemente al fatto che i burricchi, nonostante la disapprovazione di Jesus, divisavano di andar a gustarsi un gelato per le vie di Cagliari, la cena si concludeva con tre sorbetti al limone, due caffè – accompagnati da dolcetti “Pirichittus” – , due liquirizie “Notte nera” e un “Cynar” per Jesus. Costo complessivo 37 euro cadauno, da ritenersi un 10% superiore al giusto dovuto, in considerazione della qualità della cucina e del servizio.
Il “Galilei” è un ristorante discreto e confortevole, dove è possibile sperimentare la tipica cucina cagliaritana, basata su ingredienti di qualità, senza le pretese e voli pindarici dell’alta cucina. Due burricchi.
VALUTAZIONE “Galilei”: Due Burricchi. |
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Ristorante Galilei |
Indirizzo: Piazza Galilei 28, Cagliari
Telefono: 070491715 [mostra in google maps]
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P.S.: La serata proseguiva poi con Jesus in lamentosa critica per due ore e i restanti commensali che seguono le sirene del Burriccu Pg e il Prof.Pontello in quel di Piazza Yenne. Il Risultato è Jesus che ha avuto le occhiaie tutta la giornata dopo. Scall.
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