apr
22
2012
Sa Ferula – Ingresso, pianta di ferula
Basta con il decoro, diamo spazio alla follia e alle mutevoli condizioni del cielo, che nell’apparente disordine del caos, si manifesta con infiniti ed impercettibili arzigogoli dell’acqua e in fugaci riverberi della luce, tratteggiati e spenti, nel medesimo istante, dall’immutabilità dello sguardo e dall’irrequieto trascinarsi di allegorie della memoria, nel pulsante sottometterci del tempo.
Con il sangue e con la fatica di chi è senza senno, di chi, senza voce, cerca di urlare il fatale stringersi di una morsa che l’opprime, compiamo un ulteriore atto di coraggio, dando udienza al fuoco che ciascuno sente straziare dentro di sé, in difetto del vento che lo scateni incendio.
Sa Ferula – Interno
Da qui possiamo partire, dall’opprimente pesantezza del firmamento, dal precipitar della luce nel Regno della notte, dall’arrogante respirare dell’Universo, che nel nostro frenetico sollevarci e ricadere, ha il gusto e il sapore delle promesse non mantenute. skn!
Appare invece paziente e temperante, il quieto vivere di una pianta di ferula sul terreno.
Dal suo incerto e disordinato generarsi, mai essa si ribella all’armonia della Natura, mai si propone di sfidarla, ma lentamente cresce dal basso fusto verso l’alto infinito, alternando la pratica dell’orgoglio, alla mansuetudine di benevoli palmi di mano e braccia aperte, con le quali il suo cielo sembra voler sostenere e accarezzare.
Il pistolotto introduttivo di oggi, può qui terminare.
Sa Ferula – Crema di favette
Il mansueto profilo di una ferula non ancora in fiore, accoglieva, la tarda mattinata di Sabato, i Triumviri ufficiali Jesus e Raschione Ettore, davanti l’ingresso del ristorante che porta il suo nome: “Sa Ferula”, nella non centralissima Via del Fangario, in Cagliari; orfani, una volta di più, dell’uccel di bosco Ing.Marrocu. Lo stralunato Ingegnere, negava la sua non indispensabile presenza all’ebdomadario rituale, adducendo improrogabili impegni di lavoro (più verosimilmente, per differenti “uccelli” suoi), salvo poi mutare tardivamente intenzione proponendosi – a ciccionata ormai consumata – come gran ciambellano di una improbabile cena: per lui, nuovo severo ammonimento!
Sa Ferula – Tagliere di terra
Il ristorante “Sa Ferula”, è alloggiato in un locale di recente ristrutturazione, affacciato nella non prestigiosissima Via del Fangario.
Al suo interno, lo stile è piuttosto semplice e discreto, senza particolare pretese di eleganza e raffinatezza, ma con un’impronta di certo accogliente e gradevole. Superato il bancone del bar, ci si immette nell’unica non amplissima sala, confinata da pareti di color arancio e giallo paglierino; sobri decori in pietra, piccoli suppellettili e alcuni poster di stampo naturalistico/ambientale completano l’arredamento. Il soffitto, dapprima disegnato e modellato in chiave moderna, diviene poi una tavola regolare, occasionalmente interrotta da suggestive feritoie squadrate, che assumono il ruolo di pratici lucernari. In fondo alla sala si può scorge l’ingresso – sempre aperto – della cucina, dal quale si possono ammirare la frenetiche attività dello chef Giulio Atzeni, forse poco conosciuto ai più ma che, vedremo, si dimostrerà di indubbio valore.
Favette saltate
Tortino di melanzane
Dopo aver discusso con il gestore/cameriere, su questioni inerenti la real politique nell’ambito della ristorazione, ci viene proposto un menù con base prevalente di terra, per la contingenze assenza di alcuni ingredienti di mare. Di buon grado accettiamo, provvedendo ad allineare in tali termini la cernita del vino: carignano del Sulcis DOC “Rocca Rubia” del 2008.
Sa Ferula – Fritturina con peperoni
Il servizio è, senza incertezze, rapido puntuale e propositivo. Correttamente verificate le possibili intolleranze alimentari dei due burricchi avventori, la cucina esordiva con la proposta degli antipasti, la cui prima portata si svelava come una squisitezza unica: crema di fave con pecorino, noce moscata, menta, olio d’oliva e crostini di pane. Buonissima!
A seguire, veniva presentato un ottimo tagliere di salumi e formaggi nostrani: prosciutto crudo, pancetta, salsiccia, ricotta secca, pecorino semistagionato, corredati da un non comune accompagnamento di delicato patè di fegato, gustato unicamente da Jesus, a seguito di un istintuale disamore, da parte del Raschione, per l’inusuale prelibatezza.
Sa Ferula – Macarrones de busa
Sa Ferula – Zappuleddus bottarga pecorino
Gli antipasti, proseguivano poi con l’unico piatto che ha fatto storcere il naso ai due esigenti burricchi: favette saltate con pancetta, il cui gusto finale, seppur abbastanza gradevole, non appariva particolarmente acceso, probabilmente per un deficit di qualità del legume.
Prontamente segnalato il problema allo chef, questi reagiva con orgoglio, dapprima preparando dei superbi tortini alle melanzane, con pecorino e pomodori su base di pane carasau, per poi sorprenderci con una strepitosa frittura di calamari.
Il prelibato frutto di mare, era impreziosito da un impalpabile quanto delizioso sughetto ai peperoni, e ricomposto con scenografico allestimento per riprodurre, con le strisce del peperone, i tentacoli del calamaro stesso. Spettacolo!
Sa Ferula – Agnello in crema di limone
Eccellenti anche i due comandati assaggi di primo: iper-promossi (dal cameriere, a ragione) macarrones de busa al sugo di guanciale e porcini, squisiti zappuleddus (straccetti) con bottarga e pecorino.
Molto delicato e ben dosato il gusto dei macarrones, ben più corposo e impegnativo il condimento degli straccetti, che avrebbero messo termine a qualsiasi ulteriore velleità alimentare, da parte di ciascun normodotato avventore.
Ma i navigati Triumviri, nonostante l’opulenza del pasto, si facevano nuovamente sedurre dalle proposte del cameriere, per l’assaggio di un’ulteriore pietanza: agnello in crema di limone, approntato a mo’ di tortino, con decoro di pomodoro e foglie di menta. Molto buono, anche se Jesus (che tra l’altro, poco ci capisce di cucina) avrebbe optato per un amalgama leggermente meno denso, nella preparazione della crema.
Sa Ferula – Sebada al miele
Raviolini al miele
Spazio rimaneva ormai, solo per un piccolo assaggio di dolci. Il ristorante offre una scelta assai limitata in questo senso ma, come per le portate precedenti, nello specifico, di ottimo livello: eccellente sebada al miele con decoro di scorze di limone per il Raschione, piccolo assaggio di raviolini fritti con ripieno di ricotta e condimento di miele per Jesus: sublimi! Il tutto veniva accompagnato da un buonissimo moscato di produzione Quartese. Costo complessivo del pranzo, 40€ cadauno, di certo inferiore al giusto dovuto per qualità e servizio offerti – anche in considerazione del vino consumato – e integrati da una cospicua mancia.
In tutta sincerità voglio confessare che, conosciuta la destinazione di quest’ultima ciccionata, ben poco mi aspettavo da un ristorante collocato in un quartiere più conosciuto per i piaceri della carne, piuttosto che per i peccati di gola. In realtà la cucina de “Sa Ferula” si è rilevata di indubbio valore, e per certi versi originale e raffinata. Anche il servizio è stato ineccepibile, amichevole e puntuale. Assolutamente da provare!
VALUTAZIONE “Sa Ferula”: Tre Burricchi con menzione speciale. |
Ristorante Sa Ferula |
Indirizzo: Via del Fangario 17, Cagliari
Telefono: 3396042275 [mostra in google maps]
|
|
★ |
3 commenti | tags: 2008, agnello, antipasti, bottarga, cagliari, calamari, carignano, commenti, conto, costo, crema di fave, crema di limone, crostini, cucina, cucina sarda, DOC, favette, favette saltate, finocchiaccio, foglie di menta, fois gras, frittura, fritturina, funghi porcini, guanciale, indirizzo, macarrones de busa, mappa, menta, miele, moscato, noce moscata, olio d’oliva, opinioni, pancetta, pane, pane carasau, pâté di fegato, pecorino, pomodori, prezzo, prosciutto crudo, qualità, quartu, raviolini fritti, recensione, ricetta, ricotta, ricotta secca, ristorante, rocca rubia, sa ferula, salsiccia, sardegna, scorze di limone, sebada al miele, semistagionato, straccetti, sugo, sugo di peperoni, sulcis, telefono, tortino di melanzane, umido, Valutazione, via del fangario, vino, zappuleddus
mar
29
2012
Kilometro zero – Interno
Con centouno, mille e oltre chilometri alle sue spalle il somaro, paziente e instancabile, incede per la sua strada, senza mai affrettarsi, né alcunché dietro di lui rimirare. Non indugia, non medita sulla rettitudine del suo passo o sulla virtù della destinazione che l’attende; solamente avanza, lento e mansueto, risoluto e vigile, fin su lungo il costone della montagna, con cura proseguendo sulle strette ceglie rocciose, con prudenza discendendo verso valli assolate, generosi frutteti, accesi paesaggi di mare, per poi ancora risalire polverosi e penitenti sentieri, infine raggiungendo l’inaccessibile vetta di una proba impercettibile volontà.
Kilometro zero – Antipasti misti
Seguendo il medesimo flemmatico avanzare, Il gruppo storico del Donkey Challenge, dopo anni di lento e inesorabile pellegrinaggio lungo le mulattiere e gli impervi sentieri del gusto – senza una stella polare che benignamente loro accompagnasse -, hanno infine raggiunto la vetta della centesima ciccionata, proseguendo poi senza indugio o tentennamento alcuno la loro strada, alla ricerca di nuove sfide e nuovi orizzonti da superare.
Passo dopo passo, chilometro dopo chilometro, eccoci nuovamente qui con voi, a discutere e narrarvi della ennesima, mirabolante culinaria avventura, così come fosse la prima volta, così come fossimo ancora al chilometro zero della nostra avventura!
Kilometro zero – Foglie di bottarga
Il Ristorante Kilometro Zero, è dunque la tappa, la destinazione di quest’oggi, il nuovo accogliente anfratto, che per qualche ora sarà il nostro confortevole rifugio.
Il locale è sito nella Via Grazia Deledda, a pochi passi dalla centralissima Piazza Repubblica, in Cagliari.
L’ambiente principale si estende, con architettura rigida ed essenziale, dalla vetrata di ingresso – che assume il ruolo di piccolo vestibolo -, fino al suggestivo bancone in fondo alla sala, virando poi lateralmente verso un nuovo corridoio, che alloggia qualche tavolo più appartato. Le tonalità e i decori sono caratterizzati dal ricercato contrasto tra il grigio color intonaco e il viola pallido, mentre le nicchie che spuntano in rilievo sulle pareti, accomodano numerose bottiglie di particolarissima provenienza e forniscono – di fatto -, tutta l’illuminazione necessaria, tanto da rendere pleonastici i lampadari argento pallido, che piovono dal soffitto. L’ambientazione è perciò moderna e ben curata, senza invero raggiunge un elevato grado di gusto e raffinatezza superiore.
Kilometro zero – Fagottino di verza
L’accoglienza, da parte del giovane proprietario del locale, è calorosa e cordiale, anche perché, come non di rado capita (carramba che sorpresa!), scopriamo essere un vecchio compagno di scuola dell’Ing.Marrocu.
A questo punto il giusto sottofondo di correttezza e obiettività della valutazione ne risulterebbe compromesso, se non fosse per il fatto che il personale si presentava amichevole e conviviale con ciascheduno degli avventori presenti, quasi sottintendendo la consuetudine di ospitare una clientela fidelizzata ed assidua, a dispetto della recentissima apertura.
Ad ogni buon conto, l’impressione che si ha, scambiando le prime misurate parole con il titolare Diego, è quella di avere di fronte una persona freneticamente attenta, che svolge il proprio lavoro con passione e dedizione sincera.
Kilometro zero – Carbonata di mare
Il servizio in sala è inoltre garantito da un elegante giovinetto dal look rasta, una gentilissima cameriera dell’Est europeo oltre che, sul finire della serata, dalle baluginanti incursioni di un cuoco dalla stazza considerevole.
Il menù di Kilometro Zero viene giornalmente rivisto per accondiscendere alle bizzarrie di «quei pazzi della cucina!», ma può essere comunque declinato in convenzionali antipasti di terra e di mare, tre/quattro primi del giorno e vari secondi di pesce o di carne. Procediamo quindi con il nostro consueto protocollo: assaggio di antipasti misti, due assaggi di primo (che in realtà saranno due piatti abbondanti), un eventuale secondo più i dessert.
Kilometro zero – Tagliatelle moscardini e cozze
Nella cernita del vino, accogliamo il consiglio di sperimentare etichette non propriamente convenzionali, nell’ottica della tradizione gastronomica sarda, ma attinte dal pur vasto bacino enologico nazionale: si inizia con un buon Müller Thurgau Weindorf dell’Alto Adige, per poi proseguire con un ottimo e semanticamente inquietante Falerio dei colli ascolani, Oris Ciù Ciù, derivato da uve di Trebbiano, unitamente a vitigni autoctoni “Pecorino” e “Passerina”. Ogni ulteriore commento risulta superfluo.
Gli antipasti misti si articolavano in nove pietanze, di semplice fattura ma di più che meritevole preparazione. Ricordiamo quindi: capponata di melanzane e peperoni, seppiette in umido con piselli, insalata di farro con vellutata di basilico, insalata di ceci con pomodoro, rucola e aceto balsamico, polpettine di manzo in umido, seppiette arrosto con sedano e pomodori, polpo all’algherese, petali di bottarga su letto di sedano, fagottino di verza con ripieno di purea di patate, prosciutto e formaggio.
Kilometro zero – Zuppa inglese
Kilometro zero – Torta della nonna
Per quanto riguarda i primi piatti, ottima – anche se forse con un pelo di sale in eccesso – la “carbonara di mare”; ricetta che prevedeva cernia affumicata in luogo della più proverbiale pancetta, e piuttosto buone anche le taglietelle, condite con sugo di moscardini e cozze, risultate giustamente e dosatamente piccanti.
A questo punto, la serata, nonostante la pienezza cagionata dalle abbondanti prelibatezze sino ad allora ingurgitate, poteva procedere con la richiesta di secondi piatti non particolarmente impegnativi.
Kilometro zero – Ciù ciù
La scelta è quindi ricaduta su un’ottima orata di mare arrosto, e su una “bistecca” di cernia in padella, condivisa, in termini di singola porzione, dal Raschione Ettore e dall’Ing.Marrocu.
Di tali pietanze non possiamo, ahimè, fornire alcuna riproduzione fotografica, a seguito di un difetto di sobrietà da parte di Jesus, accompagnato da un’insanabile eccedenza d’appetito, scaturiti nella più banale negligenza in merito al consueto immortalare
– prima di procedere con la rituale razzia -, qualsiasi leccornia servita in tavola.
Da questa sciagurata vicissitudine, restano salvi però i buonissimi dessert: una zuppa inglese per l’Ing. Marrocu, torta della nonna con pinoli e crema di limone per il Raschione, sorbetto al limone per Jesus. Quest’ultimo, arrivato solo successivamente al tavolo dei Burricchi, unica perdonabile disattenzione da parte del pur attento personale, durante la serata. Conclusione con un esclusivo liquore alla liquirizia per Marrocu. Prezzo della cena, 30€ cadauno, da ritenere pressoché promozionale e ben al di sotto dei reali valori prodotti.
Il Ristorante Kilometro Zero, che porta nel nome l’ideale filosofia del biologico (aspetto che non abbiamo avuto modo di approfondire), si presenta come un locale elegante ed accogliente, ritrovo ideale per cene romantiche o formali e conviviali conventicole.
Seppure la cucina non elargisca particolari e ricercate eccellenze, le pietanze proposte si distinguono per ingredienti genuini e per un’ottima qualità generale, mentre il servizio risulta di assoluto livello. Tre burricchi meno meno.
7 commenti | tags: 0, aceto balsamico, alto adige, antipasti misti, biologico, bistecca di cernia, cagliari, capponata, carbonara di mare, cernia affumicata, Ciù Ciù, colli ascolani, commenti, conto, costo, cozze, crema di limone, cucina, cucina sarda, dessert, dolci, fagottino di verza, Falerio, formaggio, grazia deledda, in umido, indirizzo, insalata di ceci, insalata di farro, kilometro zero, km, liquirizia, liquore, mappa, mare, melanzane, moscardine, Müller Thurgau, opinioni, orata arrosto, Oris, pancetta, passerina, pecorino, peperoni, petali di bottarga, piazza repubblica, piccante, pinoli, piselli, polpettine di manzo, polpo all’algherese, pomodori, pomodoro, prezzo, primi piatti, prosciutto, purea di patate, recensione, ricetta, ripieno, ristorante, rucola, sardegna, secondi piatti, sedano, seppiette arrosto, seppiette in umido, Tagliatelle, telefono, terra, torta della nonna, trebbiano, trentino, Valutazione, vellutata di basilico, vini italiani, vino bianco, vitigno, Weindorf, zuppa inglese
nov
19
2011
VIK – Interno
VIK Very International Kitchen.
Cagliari, ore 20:55. Puntualissimi, come sempre. Cinque. Esattamente cinque. Sono gli squilli sul cellulare dell’Ing. Marrocu, che si destreggia tra vetture che procedono contromano nel buio viale Trieste, nell’occasione una jungla animata da giovani neopatentati…
«Mi dica dottore», risponde.
«Sta arrivando?» Siamo già qui, la aspettiamo!!»
tuona il solerte Raschione Ettore…
«Eh, sto arrivando CA..O!».
VIK – Ostriche Fin de claire
Ore 20:57. Via Carloforte. Puntualissimi. Cinque. Per l’occasione cinque. Sono i burricchi, inconsapevoli ma audaci, che dopo i saluti di rito, varcano la soglia del VIK.
Cosa ci faranno cinque bifolchi in un contesto così distinto? E’ quello che si chiederà la cortese responsabile di sala, Stefania, che accoglie gli avventori come fossero rispettabili ospiti, senza trasecolare di fronte al loro animalesco aspetto:
«Prego, accomodatevi».
Subito a loro agio, prendono posto in una ambientazione semplice, lineare, trasparente, moderna…leggera. Ampie vetrate nell’involucro esterno “aprono” il locale al centrale e frquentato quartiere Stampace e, altresì, pongono in bella mostra l’interno ai viandanti, così come è in bella mostra tutta la raffinata attività svolta all’interno della cucina.
Non una cucina qualunque. Una Very International Kitchen.
VIK – Cruditè di mare, Capesante
La selezione del vino è privilegio, oggi, dell’Ing. Jesus, che chiede espressamente un’etichetta non presente nella carta: il Tuvaoes, vermentino di Sardegna delle cantine Cherchi. L’aperitivo è invece offerto dalla casa: uno spumante prosecco in calice flùte, che accompagna cruditè di seppiette su un letto di zucchine. Ottimo inizio!
La scelta tattica asinina consiste nel richiedere numerosi diversi antipasti, ciascuno in porzione singola, da dividere equamente, in modo da avere una visione d’insieme delle potenzialità dello chef. Così, grazie anche all’aiuto della sempre presente Stefania e di un suo giovane collega, ciascun burricco può così assaporare ben cinque mini-porzioni di allettanti pietanze.
VIK – Fregula scampi gamberi coriandolo
E’ un susseguirsi di ostriche francesi Fin de claire con ghiaccio, limone e decoro vegetale su vassoio dedicato, cruditè di gamberi su letto di avocado; dentice con cipolla di tropea, zenzero, chili e coriandolo e sale rosa; parago al cocco, tamarindo, menta, sale maldon e aceto di vernaccia; cruditè di scampi con sale nero; capesante cotte con salsa di zafferano e chutney di zucca. Roba da deliziare i più raffinati ed esigenti palati. Le mini-porzioni siffatte hanno ingannato i più presuntuosi:
«La qualità è ottima, ma le dosi lasciano a desiderare», dicono loro…
Ma eccoli subito di fronte alla scelta dei primi piatti: “Fregula” con scampi gamberi e coriandolo mangiata dal Dott. Ettore e l’Ing. Melis, un piatto tipicamente nostrano rivisitato in chiave internazionale. Tra le più prelibate mai gustate.
VIK – Lorighitas ombrina pomodori zafferano
VIK – Vialone nano crema di parmigiano e liquirizia
“Lorighitas” con ombrina, pomodori e zafferano presi dall’Ing. Jesus: una delizia.
“Vialone nano” con crema di parmigiano 30 mesi e spruzzata di liquirizia pura in polvere per l’Ing. Marrocu e l’ex glorioso triunviro Dott. Ing. Pg.: sopraffino!
Le porzoni erano adeguate, la qualità si confermava al top anche nello stile dell’impiattamento, che faceva per qualche attimo dimenticare il solito foraggio e, accortisi di ciò, anche i più presuntuosi burricchi smisero di ragliare rumorosamente e disarmonicamente!!!
VIK – Baccalà cipolla nero di seppia caffè
I Tuvaoes salivano a tre…il numero perfetto di Jesus che percorreva ormai, per la terza volta, il bisognoso percorso con incedere tortuoso.
Il menù scintillava di secondi piatti invitanti che ponevano gli avidi commensali di fronte alla difficile scelta ma, com’è noto, l’asino non cambia idea, specie se in branco: stessa tattica degli antipasti. Cinque secondi cinque. Divisi in miniporzioni. Ecco del baccalà con cipolla, nero di seppia, caffè, cardamomo, dispensato con l’aiuto del servizio di sala. Imperversano proteste:
«A me ne ha messo di meno, a te di più»,
sotto lo sguardo sbigottito degli altri frequentatori dalle sembianze umane…
VIK – Dentice, Parago, Piccione, Ricciola
Ecco ancòra dentice a bassa cottura con verza, zenzero, limone e olio d’oliva: alzi la mano chi l’ha già provato.
Ricciola con foie gras, teriyaki, purea di patate: offriamo una cena a chi ce lo ripropone a casa.
Parago con bietola, pinoli, uva passa, pangraté: delizioso.
Petto di piccione con pistacchio patate, valeriana e bacche di ginepro:
«Ma cos’è piccione preso a fionda in piazza Jenne? Ha ha ha»
…Che BURRIKI !!!
VIK – Pera cotta
Ci si avvia così verso il piatto conclusivo, il dessert.
Per Jesus pera cotta con crema di vino bianco e nero (non meglio specificati). Vi era poi la crema di gelato di zucca con caramello e amaretto, scelta dall’Ing.Marrocu, millefoglie con panna e crema al limone e frutti di bosco per gli Ingegneri P.G. e Melis, che già lasciavano trasparire sul volto una certa preoccupazione…
Tutte prelibatezze di prim’ordine, dagli accostamenti sensoriali inediti, fantasiosi, sublimi. Il tutto accompagnato da Nasco Angialis della cantina Argiolas, offerto dalla casa.
VIK – Crema di gelato
VIK – Millefoglie
Per concludere 2 caffè per Jesus e per PG, liquore al finocchietto selvatico per il Raschione Ettore, grappa ancòra per Jesus. Il tutto accompagnato dall’ultima delizia: palline di cioccolato ripiene di crema al limone, o alla gianduia, sempre offerto dalla casa.
La cena è giunta così alla conclusione. Il costo è di 94 euro cadauno, che potrebbero fare storcere il naso, cadere le orecchie in terra, scornare i burricchi più parsimoniosamente susunki.
VIK – Burriccu scornato
Ma chi davvero cerca una cucina di alto livello non può prescindere dal provare questo ristorante che, a nostro avviso, ha forse il solo limite del contesto in cui è inserito; piatti così raffinati meriterebbero sicuramente un’ ambientazione più elegante. Il giudizio comlessivo è di quattro burricchi, il che colloca VIK nella zona più alta della nostra originale classifica, con pieno merito.
Non possiamo mancare dal segnalare proprio lo scornamento del burricco PG e dell’amico Melis, entrambi già senza orecchie, vittime dell’imboscata ordita da Ettore che non si è voluto far scappare l’occasione di scegliere uno dei ristoranti più costosi della città, in virtù della loro concomitante presenza.
Burrikki. Susunki.
VALUTAZIONE “VIK”: Quattro Burricchi. |
---|
Ristorante VIK |
Indirizzo: Via Carloforte 76, Cagliari
Telefono: 3464218813 [mostra in google maps]
|
|
– |
8 commenti | tags: aceto di vernaccia, angialis, antipasti, baccalà, bassa cottura con verza, bietola, caffè, cagliari, cantine argiolas, capesante, cardamomo, chili, chutney di zucca, cipolla, cipolla di tropea, cocco, commenti, con crema di vino bianco, coriandolo, costo, crema di gelato, crema di limone, crema di pecorino, cruditè, dentice, dessert, dolce, finocchietto selvatico, fregola, fregula, frutti di bosco, gamberi, indirizzo, kitchen, letto di avocado, limone, liquirizia, liquore, lorighitas, mappa, mare, marennes-oleron, menta, millefoglie, nasco, nero di seppia, olio d’oliva, ombrina, opinioni, ostriche crude, palline di cioccolato, pangrate, panna, parago, pera cotta, petto di piccione, pinoli, pistacchio patate, pomodori, prezzo, primi piatti, prosecco, purea di patate, qualità, recensione, ricciola con foie gras, ristorante, sale maldon, sale nero, sale rosa, salsa di zafferano, sardegna, scampi, secondi piatti, spumante, tamarindo, telefono, teriyaki, uva passa, valeriana, Valutazione, vialone, vik, vino nero, zafferano, zenzero
ott
9
2011
S'Arcunieri – Ettore Ing.Marrocu
Si leva alta la tela del cielo, sopra l’orizzonte dei primi veri freddi giorni d’autunno.
Entro la cornice dorata delle emozionanti Romanze firmate Donkey Challege, una nuova pioggia di tempere colorate, tratteggia l’avventura pomeridiana di un Sabato d’Ottobre ricco di proponimenti e aspettative.
Ricco come la bianca luce del sole – solenne e mistico simbolo della vita nel fecondo dominio della Dea Madre -, si eleva alto verso il luminoso Sud, il fiammeggiate carro del Dio Apollo, dispensando senza parsimonia alcuna (o se volete, senza susunkaggine) l’interminato calore dell’esistenza umana.
E’ calore di passione, di dissoluta lussuria, consumata nella sintesi dell’iride, nella ipostatica concupiscenza per Iris, messaggera degli Dei, mitologica amante dalle splendide ali dorate.
Albedica, scostumata passione, capace di dissolversi, nell’infinito riverbero dell’arcobaleno, per un sol breve e geloso piangere della tormentata Terra in cielo.
Di questa antica passione parliamo oggi, partendo dal quasi anonimo ingresso del Ristorante “S’Arcunieri” (l’arcobaleno, nel dialetto di Escolca), sito in Cagliari nell’ampia e centralissima Via Sant’Avendrace.
S'Arcunieri – Antipasti di mare
Sono le costose “polo” Lacoste dello ieratico Ing.Marrocu e dell’impaziente Raschione Ettore a sottrarsi per prime, di fronte allo stilizzato simbolo del locale, al normalizzante e passionale abbraccio dei due amanti, esprimendo una individualità cromatica che solo l’insana sensibilità del
– come ormai spesso, parsimoniosamente assente – Burriccu Pg, riuscirebbe a descrivere con adeguata efficacia.
All’interno del ristorante, splendide pareti accese da fulve tonalità del giallo e dell’arancio, istoriano, con polisemiche rappresentazioni del greco Helios (Ἥλιος), l’improvvisata leggenda che vi abbiamo fin qui narrato.
S'Arcunieri – Polpette Gamberi Bottarga Cozze
L’aedo Jesus, accompagnato una volta di più dal gradito ospite auriga, Ing. VO, Il Raschione Ettore e l’Ing. Marrocu, si accomodavano quindi, sul morire della mattinata di Sabato – e venti minuti in anticipo rispetto alla prenotazione -, nelle imponenti sedie in legno massiccio del locale. La luminosa atmosfera, nel suo complesso, era sostenuta dal sapiente e distribuito utilizzo di eleganti punti luce, adornati da piccole plafoniere, garbatamente personalizzate.
Molto ben esteticamente integrati, ma non altrettanto contestualizzabili, fan bella mostra di sé alcuni riferimenti artistici alla lontana terra africana.
S'Arcunieri – Spaghetti al nero di seppia e ricci
Il servizio in sala era garantito da un unico gentile, preparato ed attentissimo, cameriere di origini venete – che il sempre perspicace Jesus riconosceva come romagnolo! – il quale, appena preso possesso del nostro tavolo, ci intratteneva con l’assaggio della prima delizia della giornata: pane carasau, accompagnato da salsetta con olio e pomodori ciliegini tritati. Talmente squisita nella sua semplicità, da poter affermare che possa valer la pena visitare “S’Arcunieri” esclusivamente per assaporare tale primizia!
Dopo la scelta del vino, un ineccepibile vermentino superiore IGT Colli del Limbara “Ruinas”, delle cantine Depperu, potevano arrivare i primi concordati antipasti di mare, serviti, come del resto tutte le altre pietanze, su signorili maioliche color nero lucido, in ricercato e antitetico contraltare con l’iridescente filosofia del ristorante. Che classe!
S'Arcunieri – Risotto al profumo di mare
Gli antipasti, dosatamente abbondanti, di ottima fattura e indiscussa originalità, si articolavano quindi in: culurgiones fritti con spruzzata di bottarga, polpi alla diavola, pesce spada con croccante fritto, polpette fritte di salmone, insalata di gamberi, rucola, pomodorini e aceto balsamico, sfoglie di bottarga con pomodoro, zuppa piccante di cozze.
A questo punto dobbiamo rilevare un incidente formale e sostanziale, da parte della cucina, nel presentare il primo piatto, comune ai quattro asinini commensali: spaghetti al nero di seppia e ricci di mare, che sarebbero apparsi di certo superbi, se non fossero stati conditi con una fastidiosa
– e presumiamo accidentale – generosità di sale. Se questo non ha impedito a Jesus, al Raschione Ettore e il V.O. di divorare comunque, e con voracità, gli spaghetti, il raffinato palato del querulo Ing.Marrocu è stato irremovibile.
S'Arcunieri – Turbante di spigola ai gamberi
Informato della questione, il mortificato cameriere ha provveduto a compensare velocemente l’accaduto, presentando (a tutti gli astanti!) uno straordinario “Risotto al profumo di mare”, con gamberi, cozze, arselle seppie, tanto da riuscire a strappare, al tronfio ingegnere, la suggestiva metafora calcistica: «cosa si può dire a un calciatore che, dopo aver fatto autogol, dribbla tutta la difesa avversaria e segna un gol spettacolare all’incrocio dei pali?!»
Lineare ed imponente, invero, la presentazione del secondo piatto: turbante di spigola su vellutata di zucchine, gamberi e crema di ricci. Favoloso!
Il più che abbondante pranzo, articolatosi quindi in antipasti, due primi piatti e un secondo, poteva concludersi con un dessert leggero – eccezionale crema di limone per Ettore, sorbetto per l’Ing.Marrocu -, vari caffè e iper-alcolico mirto della casa.
Costo conclusivo, 42€ cadauno, da ritenersi più che adeguato, anche in funzione delle due prestigiose bottiglie di vino stappate e consumate nel corso del pranzo.
E’ quindi facile la sinossi della esperienza ora riportata. Il ristorante “S’Arcunieri” è senza dubbio una piacevole e raffinata destinazione per chi vuole sperimentare una cucina di alto livello, originale ma ancorata alle lontane tradizioni isolane, in un ambiente luminoso ed accogliente. Veramente ottimo il servizio. L’unica pecca della serata, magistralmente superata dal personale, ci impedisce, nostro malgrado, di andar oltre nel nostro giudizio sintetico, che rimane comunque di primissimo ordine.
10 commenti | tags: aceto balsamico, amari, antipasti di mare, apollo, arselle, bottarga, caffè, cagliari, ciliegini, colli del limbara, commenti, costo, cozze, crema di limone, crema di ricci, croccante fritto, cucina, culurgiones fritti, depperu, dessert, dolce, gamberi, giudizi, indirizzo, insalata di gamberi, iris, lacoste, mappa, mirto della casa, nero di seppia, olio, opinioni, pane carasau, pesce spada, polo, polpette fritte, polpi alla diavola, pomodori, pomodorini, prezzo, primi patti, qualità, recensione, ricci di mare, risotto al profumo di mare, ristorante, rucola, ruinas, S’arcunieri, salmone, sant’avendrace, sardegna, secondo piatto, seppie, sfoglie di bottarga, sorbetto al limone, spaghetti, telefono, turbante di spigola, vellutata di zucchine, vermentino, zuppa piccante