lug
25
2014
Notre Reve – Interno
Dépit de tout, je me réveille tous les jours,
et mes rêves restent à mes yeux, autant les papillons aiment une même fleur.
J’ai laissé les idées colorées derrière moi, et ce que je vois devant, est maintenant seulement la couleur de mes chaussures, quand je porte attention où je mets mes pieds.
Étape par étape, j’ai traversé villes ternes et champs vierges.
Mes jambes sont lourdes, comme la façon dont je marche. Je ne veux pas donner un nouveau souffle à mes espoirs, et n’attends rien d’autre que m’endormir, rêver encore et enfin me réveiller demain.
Notre Reve – Antipasti
E’ terribilmente improbabile e arduo riuscire ad alterare l’azione dei vetusti e cigolanti ingranaggi della macchina delle ciccionate, custodita nelle umide segrete della fortezza medievale dimora del Raschione Ettore.
Era già pronta a vomitare l’ultima feroce sentenza e catapultarci chissà dove nel mare nostrum della ristorazione. Il coraggioso intervento turbativo del guastatore Jesus, con l’utilizzo di una cannuga po figumorisca ben innestata nell’ultimo treno epicicloidale, ha prodotto invece una felice variazione di programma. Unico difetto della soluzione, il difficile alloggiamento delle autovetture dei burricchi – una volta di più colpevoli di diaspora antieconomica -, i quali avrebbero dovuto parcheggiare “a casinu“.
Notre Reve – Ravioli di cernia
La cosa ovviamente, non turbava più di tanto l’Ing.Marrocu capace di trovare, come sua abitudine, un più o meno legittimo approdo, a pochi metri di distanza del locale e in piena zona a traffico limitato, valicandone il confine appena un secondo prima che scattasse il divieto serale. Jesus e il Raschione invero – trovandosi sistemati a pochi metri di distanza l’uno dall’altro -, si vedevano costretti a risalire l’irta collina pedibus calcantibus, fino a raggiungere, in quel di Via San Giovanni in Cagliari, la loro agognata destinazione. A pochi passi dal già recensito “Kuvee”, chiuso per la stagione estiva, compare il ristorante pub bisteccheria “Le Notre Rêve” (il nostro sogno), pronto ad accogliere l’ebdomadario rito dei Triumviri.
Notre Reve – Tagliatelle
Dopo aver atteso pazientemente che l’Ing.Marrocu terminasse di sfruttare a pieno il suo abbonamento mobile “Fastdonkey”, alle ore 21 in punto oltrepassavamo l’uscio del locale.
La struttura interna di quest’ultimo si articola su due sale. La prima è una sorta di salotto dedicato alla zona pub, con sedili in legno e stoffa, pareti color ocra e pavimentazione rustica.
La seconda sala, allo stesso tempo adiacente e separata dalla prima, ospita una decina di piccoli tavoli squadrati, sedie rustiche, tovagliame chiaro e una pavimentazione scura, discretamente composita ed elaborata. Ci accomodiamo all’angolo Est, e subito ci sorprendiamo per la maestosa effige del Dio Bacco che fa capolino da una tela sistemata in una sorta di nicchia alle nostre spalle.
Tonno scottato
Scottona bavarese
Abbiamo qualche difficoltà iniziale a relazionarci con il maître: un ragazzo spigliato e gentile, che ci intima subitamente di rivolgerci a lui con il “tu”. Rispondiamo, altrettanto velocemente: «come lei desidera!»
A parte l’aver dovuto richiedere più volte l’arrivo dell’acqua al tavolo, il servizio è stato piuttosto attento e metodico, comunque non particolarmente oberato di lavoro per il numero esiguo di astanti.
Notre Reve – Pera al cannonau
Come nostra abitudine, ordiniamo antipasti e primi piatti trovandoli ben categorizzati, sul menù cartaceo, in sapori di mare e di terra. Scegliamo ovviamente anche i vini. Il primo è un bianco: Vermentino di Gallura DOCG “Branu” di Surrau, per il quale l’Ing.Marrocu, già scramentau in passato, chiederà notizie certe sul prezzo. Per sua gioia il corrispettivo si rivelerà assolutamente abbordabile, se misurato rispetto al prestigio dell’etichetta. La seconda bottiglia sarà un rosso (monica, cannonau, bovale), in esclusiva funzione dell’ultima portata di carne: “La Giara”, della omonima cantina di Usellus.
Gli antipasti sono ottimi. Iniziamo con un incredibile pecorino fuso (provenienza: stessa madre del maître!) su letto di pane carasau, del quale L’ing.Marrocu pretenderà a gran voce il bis. Seguiranno poi dei succulenti bocconcini di tonno al brandy e arancio, un polpo con patate alla glassa di aceto balsamico e uno squisito tris di affumicati: pesce spada, tonno rosso e salmone (unico ingrediente non nostrano), su letto di verdure, accompagnate da una curiosa e voluminosa testa di radicchio, disposta al centro del plateau.
Notre Reve – Sebada
Impeccabili i primi. Buoni i ravioli di cernia con pomodorini e bottarga richiesti da Jesus e Marrocu, eccellenti le tagliatelle “flambate” al brandy, con gamberi e zucchine, scelte dal Raschione.
Per i secondi, i Burricchi optavano a favore di un bis terra-mare, con bistecca di scottona bavarese (cottura richiesta al sangue) e tonno scottato, al vinaigrette di agrumi e pepe rosa. Memore di lamentele subite da vari clienti, in riferimento alla cottura del tonno, il maître teneva a precisare che per la cucina scottato significava “poco cotto”. Quando, a fine serata, lo chef si sarebbe presentato al nostro tavolo Jesus boriosamente avrebbe affermato: «tutto buono, ma il tonno era un po’ troppo cotto».
Risposta: «la prossima volta ve lo porto vivo!»
Buoni anche i dolci. Seadas di Tertenia al miele di anacardo con fiocchi d’arancio per il Raschione Ettore, meno brillanti pere al cannonau con cioccolato e nocciole, per Jesus e Marrocu.
La cena si concludeva quindi con tre caffè e due rum “Ron Zacapa” 15YO per Marrocu e Raschione, servito con bicchiere di ghiaccio e cioccolatini. Costo finale, 44€ cadauno, da ritenersi adeguati al valore della cena.
Con piatti semplici ma non banali, il ristorante “Le Notre Reve” propone una cucina di tutto rispetto, nel cuore della Cagliari cittadina. L’ambientazione e l’atmosfera che fanno da contorno sono gradevoli, anche se non guasterebbero un po’ più di eleganza e formalismi da parte del personale. Tre burricchi.
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apr
26
2014
New Barcavela – Interno
Notte di Primavera. Silenzio sulla baia, calmo il vento, spenta la luna. Nulla si sente altrimenti il tenue sciabordare delle onde a riva e un lontano latrare di cani; così dal tramonto, fin presso l’alba. Ratto le urla, il fuoco, lo strepitio del ferro, il terrore, l’odore del sangue e della terra umida, i pianti soffocati, le spade che trafiggono la carne e le ossa in frantumi. Di nuovo silenzio sulla baia. Nora ha dei nuovi padroni.
Giochiamo oggi tra le ultime sue rovine: discrete e bellissime, macchiate dal silenzio e dall’accidia dei secoli. Calpestiamo le strade, accarezziamo le colonne, sfioriamo la pietra nuda. Ci pentiamo di non essere stati lì, un giorno prima o il giorno dopo la battaglia.
New Barcavela – Antipasti
Pasquetta fuori porta. Dieci anni sulla s.s.195, a bordo della nuova quasi-cento cavalli del Raschione Ettore, che sciola meticolosamente tutte le sue dotazioni tecnologiche all’Ing.Marrocu, seduto al suo fianco; fintantoché non si tratti di vettura italiana, la sua approvazione è incondizionata, altrimenti avremmo dovuto sopportare circa un’ora di insulti e di pistolotti sulla bontà dell’industria teutonica e sulla inefficacia paesaggistica della assetata vegetazione sarda. Sul sedile posteriore Jesus, Donna del Presidente (DDP) e Cognata del Presidente (CDP), seguono la scena cantando a squarcia gola le canzoni dei Queen. Dopo 45′ dalla partenza, in coda, la domanda nasce da sé: «ma canduc… arribbausu??».
Verdure grigliate
Frittura gamberi calamari
Sbarcata quindi alla conquista di Nora l’allegra comitiva, avendo a disposizione circa un’ora di tempo prima di sedersi a tavola, ben felicemente si apprendeva che i tempi delle visite guidate si incastravano perfettamente con l’asinino programma. Meno positivamente veniva accolto il rapporto costo (7,5€)/durata (45′) dell’escursione, in particolar modo da parte di taluni ingegneri del gruppo, che minacciavano di rivendersi il biglietto di ingresso, per poi restare comodamente in attesa al Bar. La questione veniva ad ogni modo rapidamente superata, al presentarsi della avvenente fanciulla che ci avrebbe accompagnati e fatto da guida: «veramente, una delle escursioni più interessanti della mia vita!»
New Barcavela – Risotto maloreddus
Terminato il dovere storico-culturale, Burricchi e Signore si spostavano qualche chilometro più a Ovest, a Santa Margherita di Pula, presso l’Hotel “New Barcavela”. Lì ad attenderli, l’organizzatore dell’evento, una new entry per il Donkey Challenge: Burriccu per un giorno Agus, già in tenuta e carnagione estiva, tanto da non essere più etnicamente distinguibile rispetto alle popolazioni del corno d’Africa. Vorrei a questo proposito subito evidenziale la straordinaria simbiosi estetica tra il Burriccu Agus e l’Ing.Marrocu: una sorta di mescolanza tra Stasky & Hutch e i Blues Brothers, che dovrebbe essere seriamente presa in considerazione da qualche talent scout nostrano o, meglio ancora, teutonico.
New Barcavela – Brasato di manzo
Non è invero felicissimo l’impatto estetico con l’Hotel. Immerso in una splendida pineta a pochi metri dal mare, appariva, almeno all’esterno, non perfettamente riassestato (ad esempio la piscina non era ancora stata pulita) e pronto per la prossima stagione estiva, dopo la pausa invernale. La sala da pranzo, invece, era accogliente e ben allestita: strutturalmente, la sua copertura dava l’impressione di trovarci sotto l’enorme scafo di una nave, e di vedere lunghi pennoni d’ottone cadere dall’alto. I tavoli erano imbanditi con sobria eleganza, mentre una lunga vetrata con drappi cremisi – ripresi in altri episodici particolari – separava gli astanti dalla natura circostante, così come alcuni commensali dalle loro numerose pause “sigaretta”. Il giudizio estetico complessivo sull’ambientazione, rimane quindi mediamente neutro, al netto della qualità del nome stesso dell’Hotel, che pare abbia ragioni prettamente storiche.
New Barcavela – Grigliata mista
La ciccionata si è quindi consumata entro il solco di un tipico menù prestabilito di Pasquetta, articolato in antipasti, primi, secondi e dolci con bis e richiami vari alla “all you can eat”. I piatti erano particolarmente semplici, ma preparati con ingredienti evidentemente freschi (essendo l’esordio della stagione sarebbe stato strano il contrario) e di buona soddisfazione generale. Più che positivi il servizio e i tempi della cucina, che ci hanno concesso di terminare le ostilità entro limiti ragionevoli. Non avendo potuto apprezzare il promesso aperitivo di benvenuto con stuzzichini (probabilmente per il nostro arrivo in ritardo), il nostro pranzo è esordito con una serie di piccoli antipasti leggeri e ed appaganti: fette di bresaola con rucola e grana, verdure alla griglia, crostini al pomodoro e deliziose “barchette” (panadine) al pecorino. Seguivano quindi delle ottime cozze gratinate e un buon fritto di calamari e gamberetti. Non pervenuta la promessa insalata di mare, non ci è ben chiara la ragione.
Macedonia
Colomba
Molto gustoso il bis di primi piatti, di terra e di mare: maloreddus (gnocchetti) alla campidanese (con salsiccia) e risotto alla pescatora, con cozze, arselle, gamberi e scampi. Molto meno brillante (anche per effetto della mediocre presentazione) il brasato di manzo al cannonau che è seguito, mentre resta contraddittoria la valutazione sulla grigliata mista: seppie, gamberi, tonno e pesce spada. Personalmente ritengo siano stati positivi tonno e seppie, mentre meno efficaci gamberi e pesce spada.
New Barcavela – Dolcetti sardi
Infine i dessert. Si partiva con una semplice macedonia di frutta (che Jesus non ha assaggiato) seguita da una “estrema” colomba pasquale inondata da un mare di crema al “gran marnier” e impreziosita da scorze d’arancia grattugiata. Anche qui la presentazione poteva essere decisamente migliore. Seguiva un classico assortimento di dolci sardi quali pardulas e amaretti, quindi caffè e amari d’ordinanza (mirto e limoncello). Jesus, comunque, in onore del Burriccu Sollai, concludeva il suo pasto di resurrezione con una “Sprite”!
Tutto il pranzo è stato accompagnato da due buoni vinelli della casa (bianco e rosso) e da bevande analcoliche a profusione.
Costo del menù, 45€ cadauno, che in condizioni extra-pasquali avremmo giudicato un 5/10 euro al di sopra del valore del pranzo, ma che in quel contesto possiamo ritenere congrui.
Circondato da una splendida ambientazione naturale a contorno, forse non pienamente valorizzata dalla struttura, il ristorante del “New Barcavela” è sicuramente accattivante e bene organizzato dal punto di vista del servizio. Il proposto menù di Pasquetta è stato mediamente discreto, con una cucina semplice e genuina, ma con pochi spunti veramente di rilievo. Una presentazione meglio curata dei piatti avrebbe potuto fare la differenza. Per adesso, due burricchi con menzione speciale per la location.
VALUTAZIONE “New Barcavela”: Due Burricchi con menzione speciale. |
Ristorante New Barcavela |
Indirizzo: S.S.195 Km 39.800, S.Margherita di Pula
Telefono: 0709290476 [mostra in google maps] |
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commenta | tags: amaretti, amari, antipasti, aperitivo, arselle, barchetta, bibite analcoliche, brasato, bresaola, caffè, calamari, campidanese, cannonau, colomba pasquale, costo, cozze, cozze gratinate, crema, crostini, cucina sarda, dessert, dolci, dolci sardi, frittura, frutta, gamberi, giudizi, gnocchetti, gran marnier, grana, grigliata, hotel, indirizzo, limoncello, macedonia, maloreddus, manzo, mappa, menù, mirto, new barcavela, opinioni, paladina, pardulas, pasqua, pasquetta, pecorino, pesce spada, pomodoro, prezzo, primi piatti, qualità, recensione, risotto alla pescatora, ristorante, rucola, salsa, scampi, secondi piatti, seppie, stuzzichini, telefono, tonno, Valutazione, verdure grigliate, vino bianco, vino rosso
nov
17
2013
Perella – Interno
Biddesartu, paese di campagna. Questo piccolo centro le cui terre furono dominate prima dai nuragici e poi da punici, romani, e che conobbero le incursioni dei vandali e dei bizantini, la presenza degli spagnoli, è la nostra meta. La Storia vuole che dopo un lungo peregrinare tre le cucine della moderna e femminista terra della Regina Elisabetta, a seguito di incontri con i mullah del medio oriente e poi con i sultani delle lontane Indie, una giovane fanciulla di montagna stregò un pacifico giramondo con la toque sul capo dal nome Paolo Perella. Il viaggio non è faticoso, la strada non è complicata. Nonostante il breve tragitto ci si riesce a fermare ben due volte. La prima per ammirare la bellezza tecnologica di un radiotelescopio di nuova realizzazione. Qui subito L’Ing. Marrosu polemizza sulla posizione dello strumento, facendo presente che quella zenitale sia totalmente inutile in quanto in quella direzione non si dovrebbe trovare nulla da osservare. Ne nasce un piccolo battibecco privo di logica e sicuramente di competenza; vengono scattate alcune foto dell’enorme apparecchio. Nelle vicinanze non c’è nessuno.
Perella – A tavola
La seconda fermata è motivata dal desiderio di caffè al fine di giustificare necessità fisiologiche in quel di San Nicolò Gerrei. Dopo pochi minuti si giunge nel centro abitato di Villasalto. Strade deserte e silenziose accompagnano il passaggio dei sei. Si percorre la strada principale alla ricerca del numero civico 8 del Corso Repubblica. Ancora silenzio, aria più fresca e il suono singolo della campana dell’una. Brevissima passeggiata non troppo apprezzata dagli avventori di sesso maschile durante la quale l’Ing. Marrosu pone quesiti rispetto alla capacità di isolamento termico degli infissi utilizzati nelle abitazioni del paese. All’improvviso ci si trova di fronte al numero civico 8. Una piccola palazzina ospita al piano terra la sala e la cucina del Sig. Paolo Perella Si entra nel locale e subito si è accolti in modo caloroso, delicato e confidenziale al punto tale che L’ing. Marrosu si presenta dichiarandosi con questa sua nuova identità.
Perella – Antipasti
Ci si accomoda attorno a un grande tavolo rettangolare in un ambiente di piccole dimensioni. Alle pareti sono appesi immagini di antenati, di altri familiari e diplomi di merito. Il soffitto è in doghe dorate. Vasi con felci separano i vari tavoli garantendo la riservatezza degli ospiti. Il tavolo è apparecchiato in maniera semplice ma arricchito da agrumi, melagrane, mele cotogne, da un cesto di ghiande e uno di noci marocchine. Un decanter con cannonau biologico di proprietà fa bella mostra di sé al centro del tavolo in compagnia di un cesto di pane preparato con semola e latte di capra e senza mai usare, come ben precisa lo chef, l’acqua e la farina. Pane di un gusto tale che perfino il Raschione Ettore, riferendosi in particolar modo al carasau, definisce di una bontà eccezionale se non unica.
Perella – Antipasti e Cavolo
Vengono poi serviti dal Sig. Paolo Perella una serie di antipasti: crema di caprino invecchiato nelle botti di carrube con noci (ricetta di Orgosolo), tomino di pecora con tartufo di Nuoro, ricotta di giornata e mozzarella caprina, vassoio con prosciutto crudo stagionato quaranta mesi e salame di capra, cavolo con peperoni, olive e noci del Marocco, frittelle a base di latte caprino, melanzane, mela cotogna, tortino di cavolo, noci e succo di melagrano (ricette di Caprera). Tutti i piatti vengono piacevolmente descritti dallo chef, che risulta essere l’unico cameriere presente in sala, con digressioni sulla tipologia e qualità delle materie prime e sulle origini delle ricette. A seguito della descrizione dei piatti invita la compagnia a mangiare lentamente “qui è slow, non come nei ristoranti di Cagliari dove …“.
Perella – Ravioli
Tutto è eccezionale: la ricotta per la leggerezza, così come la mozzarella, La crema di caprino guarnita con noci per la semplicità, il tomino con il tartufo di Nuoro per la vivacità, Il prosciutto per la dolcezza, il salame per il suo gusto interculturale. Ogni pietanza acccarezza la gola. Il cavolo insaporito con peperoni, olive e noci del marocco, le frittelle e il tortino completano con gusti antichi l’insieme degli antipasti. Gusti caserecci. Il Sig. Perella ci tiene a precisare che la sua è la cucina delle vecchie cuoche di Orgosolo, dell’Isola di Caprera, delle tradizioni: “Potrei anche dire di inventarmi questi piatti, ma farei un torto alle donne che mi hanno fatto dono di questa conoscenza.”
Perella – Funghi di carne
Al termine degli antipasti viene introdotto in tavola un vino leggero alla maniera di Santandi per le feste. Un vino per la digestione, frizzante e aromatizzato alle carrube, che viene particolarmente apprezzato dalle signore, nonostante la presenza di moscerini morti annegati. Tra qualche chiacchiera e dopo qualche tensione a seguito del quasi sputtanamento da parte dell’Ing Marrosu, Il Sig. Perrella si avvicina al tavolo rivolgendoci la seguente domanda: “Ma voi che lavoro fate? Vi ho visto particolarmente attenti!!” Dopo qualche minuto o forse dopo una decina di minuti arriva il primo. Ravioloni di pasta fresca di grano Capelli con ripieno di formaggio di capra, cipolla, e ghiande macinate, il tutto secondo la tradizione urzulese accompagnato da un dolcissimo sugo di pomodori freschi.
Perella – Castrato di capra Cordula
Anche il primo passa tra i sorrisi e il compiacimento dei commensali. Insieme ai ravioli bicchieri del cannonau biologico e del vin bianco con carrube. Ancora momenti di pausa e poi l’ingresso dei secondi e del contorno. Funghi di carne di aridelli (albero della famiglia dell’olivastro) insaporiti con olio, aglio, e noce moscata, questa giunta in seme dall’india a macinata con partiolari macchinari dal Sig. Perella. A seguire un dolcissimo arrosto di capretto castrato insieme a una cordula, il tutto accompagnato da qualche patata e da cipolle. Anche i secondi, tra qualche perplessità, si mostrano all’altezza. E ancora del cannonau e del vino bianco.
Gelato al pistacchio
Pan di spagna
A seguire bis di dessert: prima un apprezzatissimo gelato al pistacchio di Bronte, senza zucchero e dolcificato con miele di corbezzolo, guarnito con una riduzione di vino cotto e, a seguire, torta antica di pan di Spagna integrale. In conclusione caffè accompaganto da liquore di carruba, liquore di mirto e liquore di ginepro. Nota di merito per il dolcificante proposto con il caffé: uno squisito zucchero di canna grezzissimo con meraviglioso aroma di liquirizia tipico dei mascobado di più alto livello. Il pranzo si concludeva nella piena soddisfazione dei sei. Costo cadauno: 55€, considerato circa del 10% oltre il dovuto.
Sostanzialmente tutto ottimo; forse ci si sarebbe aspettato qualcosa di più eccentrico. In questa occasione lo chef ha sicuramente badato alla sostanza piuttosto che giocare sulla stravaganza e sulla complessità dei piatti. Più forma che sostanza per un pranzo realizzato con un eccellente qualità delle materie prime e un corretto equlibrio nella misura delle quantità. Una considerazione particolare per la gentilezza del Sig. Perella che ci ha saputo coccolare, raccontare il territorio e qualche aneddoto della sua vita. Quattro burricchi con pieno merito.
8 commenti | tags: acquavite, antipasti, aridelli, arrosto, biologico, botti, Bronte, caffè, canna, cannella, cannonau, capelli, caprera, capretto, carasau, carrube, castrato, cavolo, chef, cipolla, commenti, conto, cordula, crema di caprino, cucina sarda, dessert, dolci, farina, finocchi, foto, frittelle, funghi di carne, gelato, ghiande, ginepro, giudizi, grano sardo, indirizzo, infusione, integrale, interiora, intestino, km 0, latte, liquore, marocco, mela cotogna, melanzane, menù, miele di corbezzolo, montagna, moscobado, mozzarella, noce moscata, noci, nuoro, olivastro, olive, opinioni, orgosolo, pan di spagna, pane, patate, pecora, peperoni, perella, pistacchio, pomodoro, prezzo, primi, prosciutto crudo, qualità, ravioli, recensione, ricotta, riduzione di vino, ristorante, salame, sardegna, secondo, semola, sfoglia, stagionato, succo di melagrana, tartufo, telefono, terra, tomino, torta antica, tortino, treccia, urzulei, uva, Valutazione, vassoio, villasalto, vino, zucchero
set
29
2013
Taverna Marina – Interno
Nulla di nuovo alla Marina. Solite vie, soliti odori, colori; soliti lontani schiamazzi e soliti Burricchi viandanti, che s’inerpicano sui falsopiani e discendono lungo i declivi dei santi e pluri venerati angiporto, che tanto hanno impegnato e alimentato le nostre passioni, e che piacere ci fa ritrovare oggi, quasi a cavallo del mese di Ottobre, identici come il caldo costume di Luglio li aveva vestiti. Stessa calura, stesso ciondolare allegro di lingue straniere, stesso reverente entusiasmo e stupefatto vociare ed ottimistica attesa: che dietro quell’angolo io scopra un anfratto mai veduto, e che più splendido sia di quello che lo precede, e che ancora prosegua scortato dalle solari pietre di tufo, grondanti profumi e genuino bucolico trasporto, fin su a raggiungere Castello e poi tornare indietro, perché la “Taverna” oggi è qui, e fin su non c’importa di salire.
Taverna Marina – Tagliere cinghiale
Venerdì sera, ultimo week end di Settembre. La 150cv è in “recovery mode” e il Raschione non sa che ristorante scegliere per questa settimana, adducendo presunta saturazione del mercato asinino. Propone dapprima un ristorante sotto casa sua, salvo accorgersi successivamente che aveva chiuso i battenti giusto pochi giorni prima. Dato che non ha voglia di cercare oltre, il burriccu opta poi per “La Taverna di Castello” che abbiamo nel non lontano passato già visionato, ma che secondo lui può assumere il ruolo di nuovo locale, perché nel frattempo ha movimentato gli alloggi giù nel quartiere Marina. Sarà quindi questo non più che un aggiornamento, così come suggeriamo a lui di aggiornare le sue fonti, dato che solo passeggiando per le strette stradine del quartiere, sono saltati fuori almeno tre ristoranti non visitati: mandroni!
Taverna Marina – Funghi
Jesus è nervoso. In primo luogo perché ha dovuto viaggiare in bus. Sceso alla fermata di ritorno da lavoro, vede lontano un bancomat: «speriamo che qualche c. non arrivi prima di me». Il fortunato arriva e, immediatamente dopo, per effetto della cugurra presidenziale il dispositivo si pianta bloccandogli la carta all’interno. E’ nervoso perché deve utilizzare lo scooter del Burriccu Sollai come vettore per raggiungere il ristorante, ma la sfortunata tattica del Raschione, innesca nuove dinamiche e porta lo stesso Sollai ad importunare un nuovo passeggero e protagonista della serata: la Cry! Dopo qualche minuto di viaggio sull’autovettura condotta dal Raschione, una telefonata arriva a sconvolgere nuovamente le nostre programmate vicissitudini: «non parte lo scooter, batteria morta, veniteci a prendere!»
21.05. Conclusasi felicemente l’operazione di pick-up, con circa venti minuti di ritardo sull’orario stabilito, Jesus e il Raschione raggiungevano finalmente la “Taverna di Castello alla Marina” dove già il Burriccu Sollai e la Cry li attendevano.
Taverna Marina – Antipasti mare
E’quindi inevitabile porsi subitamente nell’ottica del paragone. L’esperienza alla “Taverna di Castello” in Castello era stata eccellente. Qui troviamo non più una deliziosa piccola grotta in romantica penombra con pochissimi coperti disponibili, ma un locale più ampio e luminoso, articolato in un’unica sala con pareti e mobilia chiare, sobri decori e una serie di tavoli disposti all’esterno sulla Via Barcellona, per soddisfare il perverso piacere di desinare alla mercé dei venditori di (nell’ordine): rose, soprammobili, accendini, orecchie luminose e spade laser. Avvertiamo subito che la nuova ambientazione non potrà mai competere con la suggestione del Castello, ma di certo la posizione attuale diviene economicamente strategica, per attingere i propri avventori dall’infinita fiumana di turisti che discendono la Via.
Taverna Marina – Maccarrones de busa
Il numero ben più elevato di clienti, inevitabilmente determina un rallentamento della velocità di cucina e servizio, per il quale non ci è dato modo, invero, di determinare la percentuale di mutazione rispetto alla recensione passata. Una cameriera, comunque, di certo l’abbiamo riconosciuta: «ci sgamerà subito, burriccu!!!».
Ad ogni modo, registriamo che dall’aver completato la formazione, alle 21.05, fino ad avere udienza almeno per i primi abbeveramenti, nell’occasione sono trascorsi 35 minuti circa. Nulla da dire, al contrario, sulla attitudine pratica del personale: puntuale e sistematico cambio di stoviglie e ceramiche, ineccepibile mescita del vino, la cui scelta e assaggio, in assenza del crumiro Ingegner Marrocu, è stata affidata al Raschione: ottimo rosso autoctono “Cagnulari”, cantina Santa Maria la Palma di Alghero.
Taverna Marina – Culurgiones
L’anomala (per nostra abitudine) cernita del vino in qualche modo anticipa ed introduce il desiderio di assaporare per lo più pietanze di terra. L’iniziale intransigenza del Raschione è stata poi mitigata e formalizzata – in riferimento agli antipasti – con l’ordine di due porzioni di mix di “terra e mare”, articolati in otto portate (ne scopriremo cinque di mare). In esordio, arrivava in tavola un appagante tagliere di salumi e formaggi con prosciutto crudo e salsiccia su letto di rucola, fette di pecorino declinate in diversi gradi di stagionatura, il tutto accompagnato da confettura di fichi, particolarmente gradevole. Seguivano quindi dei buoni bocconcini di cinghiale al cannonau, parzialmente corrotti da una punta di acidità di troppo per proseguire con degli ottimi funghi (fritti) ripieni con pomodorini e dolce sardo, serviti su letto di carasau con formaggio fuso e accompagnati da miele millefiori.
Taverna Marina – Ravioli
Gli antipasti di mare si componevano di: buoni gianchetti (bianchetti) fritti accompagnati da polpettine di tonno e decoro di radicchio, carpaccio di pesce spada agli agrumi, insalata di polpo con melone e ananas (secondo Jesus il gusto dell’ananas copriva troppo quello del polpo, ma gli altri commensali l’hanno giudicata eccellente) per concludere con bocconcini di pesce spada in salsa primavera.
Giudizi contrastanti per i primi piatti. Jesus e la Cry si facevano affascinare dagli altisonanti maccarrones de busa in crema di ricci, nonostante di ricci non sia stagione e nonostante la cameriera gli avesse confermato che si trattava di prodotto surgelato. In realtà ricci surgelati, ancora ben colorati polposi e non acquosi abbiamo avuto modo di mangiarne; questi erano di qualità mediocre. Buoni invece i ravioli con speck e zafferano del burriccu Sollai e sontuosi i culurgiones con funghi porcini e guanciale del Raschione. Così come per gli antipasti, dobbiamo quindi giudicare anche i primi piatti mediamente positivi.
Taverna Marina – Dessert
Invero, mediamente al limite della sufficienza, almeno per le nostre attese, i dessert, che apparivano non fascinosamente impiattati e con un generale stucchevole eccesso di zucchero: crema catalana per Jesus, creme caramel per la Cry, tiramisù per il burriccu Sollai e semifreddo al croccante di mandorle con guarnitura di caramello per il Raschione. La cena si concludeva con due caffè, rum Ron Zacapa 23yo per Jesus (a cui non piace il rum, ovviamente, ma l’ha preso solo perché non guidava lui!) rum Santa Teresa per Ettore, convenzionale Sprite per il burriccu Sollai.
Costo finale della cena 31€ cadauno, da giudicarsi un 15% inferiori rispetto a quello che ci saremmo potuto aspettate.
La Taverna di Castello alla Marina, si conferma un ristorante di discreto livello, ma risente dei difetti di una filosofia che, probabilmente, strizza l’occhio più al turista di passaggio piuttosto che all’insoddisfabile appassionato di cibo, che sale fin su a Castello per provare un’esperienza culinaria fuori dal comune. Buoni antipasti e primi, deludenti i dessert. Il secondo piatto è stato saltato per compensare i tempi piuttosto lunghi del servizio. Tre burricchi meno meno.
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ott
29
2011
Principi di Dan – Via Napoli
I Principi di Dan, nome che trae ispirazione dal romanzo di Leonardo Melis, sempre abile nel proporre affascinanti reinterpretazioni della storia, erano gli
Shar-dana, i gloriosi antichi Sardi, che hanno spesso determinato le glorie degli eserciti degli antichi Egizi e condiviso i segreti dei figli d’Israele, stabilendo così un asse virtuale tra la nostra isola e la terra Santa.
Sabato 29 ottobre, ore 13:00: non è un caso che tre esemplari di raziocinio ainìno si ritrovino per il consueto rito settimanale nel quartiere storico Marina di Cagliari, nei pressi della Piazza San Sepolcro, e precisamente nella via Napoli, luogo di passaggio di turisti e di piriccocco esotico(cit.), in un’atmosfera che echeggia di gloriose avventure (dell’ Ing. Marrocu), allo stesso modo in cui gloriosa sarà l’ennesimo sacrificio culinario alla ricerca di sapori nuovi e antichi tra le mura cagliaritane.
Principi di Dan – Interno
Per dovere di cronaca dobbiamo segnalare l’inspiegabile ritardo del noto Triumviro Marrocu convinto, a suo dire di dover raggiungere il resto della carovana asinìna in un presunto poco rotondo orario delle 13:30: che Dio lo perdoni… Alle 13:15 il Triumvirato al completo varca i cancelli dell’altisonante locale.
Veniamo accolti da un corpulento cameriere, la cui fisicità ricorda proprio quella di un antico guerriero e veniamo fatti accomodare in una sala che ha le sembianze più un corridoio, spezzato nella lunghezza da volte a crociera, con le pareti rivestite di mattoncini, che ricordano la Metro londinese, illuminato con moderne luci d’ambiente e fari appesi al soffitto sopra eleganti tavoli in ferro battuto, approssimativamente apparecchiati con poco eleganti micro tovaglie di carta.
Principi di Dan – Fantasie di terra
Così come l’omonimo romanzo riesce a suggestionare l’immaginazione del lettore e a insinuare il dubbio di biblici collegamenti tra la storia degli antichi guerrieri sardi e il regno d’Israele, allo stesso modo l’ambientazione e il personale riescono a creare un’atmosfera enigmatica per la quale i burricchi perdono il senso dell’ordine delle cose, soprattutto la differenza tra i vari tipi di portate che scandiscono i tempi di un pasto.
La soluzione proposta dal cameriere per il pranzo consta di un piatto composto di fantasie di terra, accompagnato da vino della casa ad un prezzo fisso. La proposta appare troppo poco copmplessa per i voraci Burricchi che chiedono ed ottengono un’integrazione di un tagliere di affumicati di mare.
Principi di Dan – Salse varie
Non ci viene proposta una vera e propria carta dei vini, ma solo del vino di proprietà di una cantina privata della vicina Quartu Sant’Elena, ottenuto da uva Cannonau, e nonostante ci sia stato assicurato di non provenire da alcuna cantina sociale, il sapore degli additivi sicuramente ha tradito ogni aspettativa di genuinità e gusto.
La fantasia di terra consiste in un assaggio di tre diversi tipi di pecorino di diversa stagionatura (ottimi), della ricotta affumicata (eccellente), della lonza di maiale(mustela) della pancetta e del prosciutto crudo, una piccola frittata di verdure (dal sapore non indimenticabile) e una piccola panada con patate, carciofi e carne di agnello (buonissima), il tutto disposto intorno a una ciotola di semplice ma molto saporita lattuga. Segnaliamo l’ottimo olio d’oliva Ghermanu dell’azienda agricola di tale Giuliana Puligheddu, più volte decorata con diversi premi internazionali per i propri prodotti.
Principi di Dan – Tagliere di mare
Terminate le fantasie di terra i Donkeys passano ad assaporare i sapori di mare. Il passaggio non è garantito da un probabilmente più consono sorbetto al limone, ma da una meno comune varietà di salse da consumarsi con l’ottimo pane cifraxiu che chi vi scrive ha gradito assai: marmellata di peperoni, crema di carciofi, funghi sott’olio, pomodori secchi. Degna di nota solamente la crema di carciofi. I sapori di mare vengono presentati su un ampio tagliere diviso in tre zone: carpaccio di tonno, carpaccio di pesce spada e carpaccio di marlin, accompagnati da tre ciotole con fette di bottarga, alici sott’olio e una salsa non ben identificata dai vari sapori tra cui spicca quello delle cipolle in agrodolce.
Principi di Dan – Dolci e moscato
Consumato a fatica il tagliere di affumicati, il cameriere ci propone come dessert un assaggio di dolci tipici sardi rivisitati con l’aggiunta di cioccolato bianco. Tra questi menzioniamo aranzadas, pabassinas, gueffus con glassa di mirto, bianchini e due dolci a base di noci.
Ha accompagnato quest’ultimo round un moscato dal colore e dal sapore non eccessivamente accesi, così come non abbiamo rilevato particolari note di merito nei dolci assaporati.
Il pranzo si è concluso con un costo pro-somaro di circa 24€ a testa, da ritenersi in generale adeguato per la quantità di cibo ingerito.
Possiamo definire i Principi di Dan una esperienza culinaria diversa dal comune pasto, particolarmente indicato per chi vuole assaporare i sapori dell’antica tradizione agro pastorale, in particolare de su smurzu, lo spuntino dei pastori di mezza mattina.
Troviamo invece difficoltà a inserirlo nella nostra classifica, in quanto lo riteniamo non classificabile nell’ambito della ristorazione classica, per l’oggettiva mancanza di una cucina capace di produrre pietanze calde, primi piatti soprattutto, nonostante l’offerta del maialetto arrosto che sempre è gradito ai turisti non isolani, ma allo stesso tempo riteniamo l’offerta del locale molto interessante, soprattutto occasionalmente, sia per la genuinità dei sapori, sia per la spesa contenuta, particolare questo che stimolerà senza dubbio l’interesse della parte più parsimoniosa dei nostri lettori.
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