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22
2013
Thiamà – Interno
Aspro e interminato Thiama. Pronto ad accogliere i passi lenti dei miti viandanti, lascivo e rovente nell’accarezzare la pelle di chi osa sfidarti, orgoglioso e spavaldo nel mostrare il tuo mare, gravido degli infiniti colori di vita e bellezza. A Nord scruti Yisra’el. E’ la Terra dove io nacqui, dove ogni anno a Dicembre riecheggia il mio nome, dove in questo istante, tra i tremori dell’Inverno e il venti caldi della tradizione, un vecchio ciccione nutre i suoi burricchi da slitta. Milioni di doni e migliaia di cugurre sono pronte a partire. La Notte più lunga è vicina. Speriamo di non tornare con questo brutto puntore anche stavolta… L’anno prossimo, mi sa che gli compro una 150 cavalli e ci pensiono la decappottabile rossa!
Thiamà – Antipasti di mare
C’è qualcosa di atavico e di singolare quest’oggi. Si rinnova la tradizione asinina: il Burriccu muove un altro passo verso quello che non sappiamo ancora cosa sia, ma stavolta lo fa tirandosi dietro una anomala comitiva di commensali. C’è Jesus, c’è il Raschione Ettore, c’è la Donna del Presidente, c’è Miss Parker ma, ahimè, manca colui che non posso nominare, perché altrimenti mi censurano la recensione! Gridate quindi voi altri per me, cari fan, forte il suo nome. Che riecheggi per queste pagine come lo stridere di una porta che si spalanca alla verità, che appaia come una spada di Damocle sul capo dei Burricchi, fatale e imprescindibile che, prima o poi, inesorabilmente colpirà!
Thiamà – Carpaccio di mare
Cagliari, Venerdì sera, ore 21.03. Faticosamente risalgono la Via Nazario Sauro Jesus e la Donna del Presidente, dopo vari giri a vuoto alla ricerca di un parcheggio fruibile. Ad attenderli, da qualche minuto, ci sono già il Raschione Ettore e Miss Parker – “burricca” di complemento di vecchia data – pronta subitamente a rimproverare i pochi minuti di ritardo e preventivamente lamentarsi per il “crudo di mare” che non sarebbe riuscita ad assaporare, come da migliore tradizione delle nostre ciccionate comuni. Vedremo che solo parzialmente le sue lamentele si dimostreranno fondate. Senza troppi indugi, dopo pochi convenevoli di rito, la compagnia varcava quindi la soglia del ristorante.
Thiamà – Flan di pecorino
Thiamà – Ostriche
L’impatto con il locale è decisamente splendido. Di recente ristrutturazione, l’ambiente è caratterizzato da gradevolissime ed eleganti rifiniture, espresse in efficaci geometrie dallo stile pulito e moderno, con superbo utilizzo di colorati punti luce e suppellettili di sobria raffinatezza. L’avventore viene inizialmente accolto nella zona lounge bar, immersa in uno sfumato bagno di luce azzurrognola, per poi accedere lateralmente all’area ristorante, improntata su tonalità più calde. Il sapiente utilizzo della pietra e l’inusuale lucentezza dei pavimenti – che si mantiene per tutta la superficie, finanche nelle toilette -, non possono che apparire encomiabili, dal punto di vista estetico.
Thiamà – Antipasti di terra
Il personale del ristorante è gentile e preparato. Per la serata ci interfacciamo principalmente con un giovane cameriere, che ci fa accomodare ad un tavolo comodo e spazioso. Il servizio, a parte qualche trascurabile momento di indecisione iniziale, si rivelerà di ottimo livello, con rapida e sistematica sostituzione di posate, stoviglie e bicchieri, impeccabile mescita del vino e dosatamente empatici accompagnamento ed assistenza. Da migliorare, invero, il supporto alla definizione della scelta di vino, liquori e amari, da parte dello sprovveduto avventore. Prendiamo visione dei menù, scartando a priori i pur prestigiosi percorsi degustazione, per concentrarci sulla possibile architettura degli antipasti la quale, con estrema delusione di Miss Parker, non avrebbe potuto contemplare – almeno non nella loro totalità – le divisate “cruditè di stagione”, limitate ad un assaggio di ostriche (presumibilmente di S.Teodoro). Si sceglieva quindi di articolare l’inizio pasto con tre porzioni di degustazione mista di mare e di terra, e l’integrazione di un carpaccio di mare. Per dovere di cronaca, riportiamo che la Donna del Presidente non gradisce alcuna cruditè, mitili compresi, per la gioia degli altri commensali che avrebbero visto mancare un pericoloso concorrente nella spartizione delle vivande.
Raviolo di spigola
Trofie al ragù di mare
Il vino cernito dal Raschione (in realtà mancava alla cantina la prima scelta) è stato un Torbato DOC di Alghero “Terre Bianche cuvée 161″ di Sella&Mosca, successivamente sostituito (suggerimento da parte di miss Parker) da un Vermentino di Gallura DOCG “Karagnanj”, della cantina Tondini.
La degustazione si articolava quindi in: polpo in agrodolce al radicchio, bocconcini di salmone e cernia in agrodolce, cozze primavera (in delicata mousse acidula, simile al salmorejo andaluso), insalata di gamberi e pomodori cherry. Nel buon carpaccio di mare comparivano: tonno, salmone, pesce spada e gambero, impreziositi da una cornucopia di carasau e una foglia di basilico. Dopo l’assaggio di ostriche la nostra attenzione poteva spostarsi sulle pietanze di terra: un “sempreverde” flan di pecorino su vellutata di crescione, seguito da un tagliere (in ardesia) con pecorino stagionato, sublime ricotta affumicata, salsiccia sarda, prosciutto crudo e guanciale.
Thiamà – Linguine all’astice
Indiscussa la qualità delle materie prime, possiamo valutare più che positivi gli antipasti, anche se, dato il contesto, ci saremmo aspettati maggior estro e cura estetica, relativamente alla composizione delle prime pietanze di mare e dei carpacci, oltre ché un miglior dosaggio generale dell’aceto. Tanto di cappello, invero, per la esecuzione media dei primi. Non questo per l’originalità dei piatti, quanto per il superbo equilibrio di sapori che hanno trovato la massima espressione nelle linguine all’astice di Jesus. La Donna del Presidente e il Raschione si sono deliziati invece con ravioli di spigola in rosso, al pomodoro cherry e (quasi impercettibile) bottarga, mentre miss Parker ha optato per delle meno brillanti trofie al ragù di mare, con “gambero, calamaretto, cozze e verde di zucchina”.
Millefoglie alla frutta
Tortino al cioccolato
Paghi di quanto mangiato, la comitiva sceglieva di passare direttamente al dolce: tortino al cioccolato con cuore fondente per il Raschione, millefoglie alla frutta (kiwi, mela verde, fragole, cachi e banane) e crema alla vaniglia per i restanti commensali, che si sono trovati divisi sul giudizio della sfoglia, univocamente d’accordo invero sulla qualità della crema. Il tutto era accompagnato da un suggerito “Barolo Chinato” DOCG, in luogo di un passito che col senno di poi personalmente avrei preferito. La cena si concludeva con due caffè per Jesus e Miss Parker, un amaretto di Saronno con arancia e ghiaccio (vedere commenti in calce!) per la medesima, e un rum Ron Matusalem 23 per il Raschione, che reiterava la sua solita pantomima da esperto bevitore, richiedendo un bicchiere di ghiaccio d’accompagno, a lui assolutamente inutile. Costo complessivo 55€ cadauno, da ritenersi un 10% in eccesso rispetto ad un ipotetico ideale dovuto.
Ambientazione accattivante, servizio di ottimo livello; il “Thiamà” è un ristorante di indubbia qualità, che propone una cucina non troppo elaborata e piatti della tradizione sarda. Da questo punto di vista, maggior estro e coraggio nella articolazione del menù sarebbe più in linea con il concept stesso del locale. Data la recente apertura, è probabile che le cose si trasformino nel tempo, in questo senso. Per adesso tre burricchi con menzione speciale per ambientazione e servizio.
VALUTAZIONE “Thiamà”: Tre Burricchi con menzione speciale. |
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Ristorante Thiamà |
Indirizzo: Via Nazario Sauro 3, Cagliari
Telefono: 070278099 [mostra in google maps]
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3 commenti | tags: 23 yo, agrodolce, alghero, antipasti, ardesia, astice, banana, barolo chinato, basilico, bottarga, cachi, cagliari, calamaro, carasau, carpaccio, cernia, cherry, cioccolato, commenti, conto, cornucopia, cozze, crema, crescione, cucina sarda, cuvee 161, DOC, docg, flan, fragole, gamberi, gambero, guanciale, indirizzo, insalata, karagnanj, kiwi, linguine, lounge bar, mappa, mare, mela verde, millefoglie, opinioni, ostriche, passito, pecorino, pecorino stagionato, pesce spada, polpo, pomodori, pomodoro, prezzo, primi, prosciutto, prosciutto crudo, qualità, radicchio, ragù, raviolo, recensione, ricotta affumicata, ristorante, ron matusalem, rum, salmone, salmorejo, San Teodoro, sardegna, secondi, sella&mosca, spigola, telefono, terra, terre bianche, thiamà, tondini, tonno, torbato, tortino, trofie, Valutazione, vaniglia, vellutata, vermentino di gallura, zucchine
ott
12
2013
Tegamino Bianco – Interno
Il tegamino è bianco. E’ bianco e sta sui fornelli. Il tegamino sta sui fornelli, e accanto a se ha un cuoco, una massaia; un impiegato, uno sciupafemmine, un marito premuroso o un azzeccagarbugli qualunque, che già per lui prevedono un dovere e una missione, una improrogabile incombenza sull’avanzare del proprio desiderio. Questa sera, in cucina, sarà lui a portare a termine un piccolo ed importante disegno, a determinare la gioia o il disgusto, la noia o la passione, la solitudine o il calore di una festa. E’ solo un tegamino, per di più è bianco, ma quando il coperchio spalanca e per un istante e accoglie i nostri culinari propositi, si trasforma nel primo protagonista della nostra vita: mica poco!
Tegamino Bianco – Tris autunnale
Ottobre, giovedì sera. Già vien quasi tenerezza nel ricordare, a distanza di pochi giorni, il colossale appuntoramento che colse l’Ing.Marrocu in quel di Quartu S.Elena, e che ha scandito, nel regolare proporsi di fragorosi starnuti e nell’orografico accumularsi di fazzoletti di carta nei pressi del nostro tavolo, il progressivo evolversi della serata, di cui addì dodici andremo a dar rendiconto; serata, anormalmente organizzata in giorno feriale, proprio per venire incontro alle esigenze dello stacanovista Ingegnere, che dapprima dichiarava di dover lavorare tutto il weekend – quindi potendo manco meno ipotizzare di scrivere lui questa recensione – per poi comunicare di aver cambiato turno. Tra l’altro, le maldestre quanto inefficaci precauzioni epidemiologiche dell’Ingegnere, hanno prodotto la prima vittima: Jesus, che mentre vi scrive ha la febbre prossima ai 101 gradi Fahrenheit!
Tegamino Bianco – Antipasti
E quindi, in quel di Quartu il Triumvirato del Donkey Challenge si ritrovava una sera, supportato dalla gentile ed eterea presenza della Donna del Presidente (DDP), da subito scorgendo, al puntualissimo incontro, l’uscio del novello ristorante “Il tegamino bianco”, che non poco anonimamente si propone sulla Via: la non centralissima “Luigi Merello”.
Apprezzando infinitamente l’araldica denominazione, accomodante l’archetipo dell’utensile di uso comune, suggeriamo di dotare la facciata esterna di insegna e lanternine d’atmosfera, onde rendere più accattivante l’ingresso. Superato quest’ultimo, ci si immette nello spoglio cortile di quella che appare, almeno strutturalmente, una magione campidanese, con copertura sviluppata a forma di elle. Escluso, per il clima non più generosissimo la possibilità di desinare all’aperto, procediamo lateralmente verso l’interno per poi, superato un breve vestibolo, accedere alla sala principale del ristorante.
Tegamino Bianco – Tris di primi
L’atmosfera e lo stile della sala da pranzo sono deliziosamente costruiti sui principi di un arredamento elegante, minimale e moderno. Gli spazi si distribuiscono lungo uno uno splendido pavimento in legno rustico chiaro, dal quale emergono dei tavolini squadrati bianchi, con base impermeabile bruna, che rende superfluo l’utilizzo di tovagliame d’appoggio. Le tonalità cromatiche alle pareti e i punti luci si sviluppano con il raffinato equilibrio tra le sfumature del bianco e del grigio, mentre gli specchi e gli originali suppellettili d’arredo, donano un indiscusso tocco di classe a tutto l’ambiente. Annotiamo positivamente, infine, l’eleganza e la cura della toilette per la quale, invero, dobbiamo segnalare un piccolo difetto dell’uscio: maniglia della porta, rimasta in mano prima al Raschione, poi allo stesso Jesus, che si è dovuto ingegnare per ripristinarla.
Tegamino Bianco – Raviolini allo zafferano
Il servizio in sala, di sicuro livello, è garantito (per quanto abbiamo intuito) dagli stessi soci che hanno preso in carico il ristorante: una solare ed elegante signora – con abbigliamento in tinta all’ambiente – e un più informale collega: eleganza prossima a quella di Jesus, fate voi. Il terzo socio apprendiamo essere il cuoco, ovviamente indaffarato in cucina.
Notevole il menù, in particolar modo per la non convenzionalità delle pietanze, ma per certi versi dispersivo nella presentazione. Per definire il nostro percorso ci districhiamo tra le varie proposte, attingendo dall’interessante “Menù dell’oste impazzito” (di base 20 euro, per i nostri più susunki lettori), dalle “Specialità d’Autunno” e dal Menù a la carte. Volendo spaziare “per monti e per mare”, decidiamo di scegliere un rosso di prestigio: IGT Isola dei Nuraghi “Cagnulari”, delle cantine Chessa di Usini, perfettamente mesciuto dalla titolare e, come consuetudine, ben valutato dall’Ing.Marrocu.
Tegamino Bianco – Asado australiano
Dopo un primo brindisi, con un prosecco di benvenuto, i burricchi potevano dar fuoco alle polveri, e allora esordire con un assaggio di eccellenti ostriche di San Teodoro, degustate dai tre quarti dei commensali, perché alla DDP non piacciono!
La naturale tendenza femminile all’inedia, si è più volte manifestata durante tutta la cena, tanto da dover richiedere un super lavoro mandibolare da parte di Jesus per consumarne gli avanzi, e infino provocare l’interessata presa di posizione da parte dell’Ing.Marrocu: «la prossima volta mi siedo io vicino a lei!». Gli antipasti proseguivano quindi con un fantastico tris di prelibatezze: baby sufflè al pecorino erborinato “Brebiblu” (prodotto da Argiolas, erroneamente traslitterato come “Breby blu”), crostini con lardo e spolverata di tartufo nero, cono (in realtà fagottino) di frittura di polpettine di carne e funghi porcini; il tutto accompagnato da presenza abbondante di foglie di songino (valerianella). Seguivano poi: crostini di burrata e alici su letto di carasau e songino, con condimento di un’erbetta aromatica non meglio identificata (Jesus l’aveva indicata come cipollina, ma il pistillo nero ci fa dubitare); ottime frittelle con fiori di zucca e pecorino e, per terminare, goduriosa impepata di cozze, ingurgitata per la metà delle porzioni da Jesus, in virtù del fatto che la DDP ne gradiva solo il sugo di condimento! Nota di merito, vogliamo anticipare, per la qualità estetica dei piatti da portata, mentre l’ingegner Marrocu, per ragioni di funzionalità manuale, si è più volte lamentato della usabilità delle forchette! Segnaliamo, infine, cestinetti di pane d’accompagno molto gustosi.
Tegamino Bianco – Creme Caramel
Primi piatti. Nel mentre che la DDP sceglieva sobriamente di dedicarsi ad un’unico primo piatto, gli ingordi triunviri pretendevano di ordinare un tris di pietanze che comprendessero quella di cui sopra: raviolini in crema di zafferano e brebiblu, paccheri al ragù di bue rosso, cous cous di pesce (nell’occasione astice) e verdure del “tegamino bianco”. Buonissimi!
Non paghi, i quattro (i tre) divisavano almeno un assaggio di carne. Dalla voluminosa proposta di carni alla brace, estrapolavano quindi un allettante asado australiano, servito praticamente vivo, con salsa chimichurri, su letto di pane carasau e decoro di rosmarino e pomodorini: eccellente!
Tiramisù retrò
Cheesecake
La cena andava quindi concludendosi con i dessert: tiramisù “retrò” con amarene e piccolo cachi in recipiente di latta, su basamento di ardesia, per Jesus e DDP, creme caramel (senza lattosio) per l’Ing.Marrocu, cheesecake alle fragole e caramello per il Raschione, inevitabilmente accompagnati da ottimo passito di Pantelleria.
Fattosi tardi, e in considerazione della prossima dipartita del moribondo Ingegnere, i commensali decidevano di terminare le ostilità, senza caffè o amari. Costo complessivo della cena, 40€ cadauno, da giudicarsi un 20% al di sotto del giusto dovuto, in considerazione di qualità di portate e servizio.
Quartu Sant’Elena ci stupisce una volta di più, per l’ospitare un ulteriore nuovo ristorante di alto livello. Ambientazione elegante, servizio puntuale ed attento, menù originale ed appagante, attenzione estetica per i dettagli, fanno del “Tegamino bianco” un sicuro ricettacolo di amanti della cucina. Qualche segnalato difetto possiamo attribuirlo alla prima fase, di rodaggio e di apertura. Quattro burricchi con menzione speciale per l’ambientazione.
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nov
17
2012
Assommoir – Interno
«Ça ne promet pas beaucoup de bonheur» dit Gervaise lorsque ensemble, avec Coupeau, ils annoncent leur mariage aux Lorilleux.
Qu’est-ce que le bonheur? Et pouvez-vous le voir dans la vérité, mais avec la misère et la faim?
E riuscireste voi a trovarla – la felicità -, con lo stomaco vuoto, nel delirio angosciante di una bottiglia di vino, o tra le sudicie mura di uno scannatoio sociale? Il decoro e la serenità appartengono a pochi, per tutti gli altri c’è una piccola stanza, chiusa nella propria penombra, una benda nera da stringersi agli occhi, e una botola di legno, spalancata verso l’oblio. Persi e costretti fra le pungenti righe del romanzo di Émile Zola, diamo ora inizio all’ennesimo atteso episodio, dell’ancora interminata saga del Donkey Challenge. Mettetevi comodi, buon ascolto.
Assommoir – Flan di caprino
Venerdì sera, ore 20.30 circa. Romba il motore della 150cv, che impudica ed inpunita, sfreccia molesta, per le trafficate arterie della città di Cagliari. Con poco salda mano al volante, un irrequieto e lamentoso Jesus, recrimina sul congestionante usufrutto dei distributori di carburante low cost, e sulle interminabili code che si prolungano, pericolosamente, fino alla carreggiata: «levatevi dai c…., susunki!»
Seguendo le indicazioni del Raschione, raggiunto il Viale Fra’Ignazio, i due Burricchi accomodano il bolide per poi dirigersi, pedibus calcantibus, alla non prossima destinazione: «Oh Raschione, ma là che potevamo parcheggiare molto più vicino, mi devi proprio far camminare: burriccu!?!». Allorquando, durante il tragitto, i malfidati Donkeys, già si interrogavano su quanto sarebbe stato consistente il ritardo dell’Ingegner Marrocu, eccoli incrociare, ex-abrupto, il passo spedito dell’ipo-tricotico Triumviro, anch’egli diretto verso la Via Porto Scalas, nei pressi del vicino corso Vittorio Emanuele II.
Assommoir – Antipasti
Il circolo privato “l’Assommoir”, si affaccia discretamente sulla suddetta Via, con un piccolo e disimpegnato vestibolo d’ingresso, che introduce ad un solido uscio di legno grezzo, privatamente tutelato da un piccolo dispositivo elettrico per la sollecitazione acustica volontaria, da parte di avventori all’esterno: sostanzialmente, il campanello! Suoniamo. Al suo interno, il locale si presenta con un’unica piccola sala, disegnata con le fattezze di una vecchia taverna, o di un suggestivo rudere campestre, dominato da un meraviglioso tetto in Zinnibiri (ginepro) e da solide pareti di pietra a vista, intervallate da una pur discutibile crosta di colore ocra. I rustici arredi in legno scuro, il bel parquet, le stampe in stile bohémienne e vari suppellettili della vita contadina – tra i quali, si eleva e domina una vecchia falce di ferro – disegnano un’atmosfera di certo intima e accattivante, supportata da una indovinata musica di sottofondo, almeno per il pur breve periodo in cui il ristorante non si è saturato degli schiamazzi di taluni sguaiati ed importuni clienti, nella tavolata affianco: «justizia si scallidi!»
Assommoir – Spiedini di gamberi e ananas
Un angolo della sala, nei pressi dell’ingresso alle cucine, è dedicato alla zona “crêperie”. In effetti, questa piacevole peculiarità alimentare, è determinata ed indotta dalla proprietà e gestione del ristorante, legata al “Chez Victor”, storico locale del quartiere Stampace. Accomodati al nostro tavolo, veniamo subito introdotti alle costumanze ed incombenze del locale; apprendiamo così, dell’esigenza di apporre le nostre firme di presenza al circolo, attività che Jesus e il Raschione producono con salvaguardia dell’asinino anonimato. Invero, l’Ing.Marrocu, sospinto da un irrinunciabile spirito di ricerca della verità zoliana, rischia subitamente di far saltare la nostra copertura!
Molto gradita e professionale, l’anamnesi preventiva da parte del personale, circa nostre possibili allergie o intolleranze alimentari, che sarebbe opportuno fosse sistematica abitudine da parte di ciaschedun ristoratore.
Assommoir – Zuppa di porri e farro
Per imponderabili ragioni, che non abbiamo avuto pazienza e occasione di approfondire, la cucina dell’”Assommoir” è uno stupefacente esempio di rivisitazione della cucina popolare francese – bretone in particolare – sulla base dei prodotti tipici della nostra terra. Le crêpe, le zuppe, e le galette salate sono alla base del menù del ristorante mentre, per fiducia e apprezzamento nei confronti degli inarrivabili vini nostrani, la cantina è provvista maggiormente di etichette sarde, in luogo di importati nettari d’oltralpe. Rifiutiamo gentilmente, il proposto menù degustazione a 19€, e ci facciamo volentieri introdurre nell’excursus indicato dal giovane maître, supportati dapprima da un eccellente Nuragus DOC “Pedraia” della Cantina Santadi («ma ve l’ho detto che dobbiamo rischiare ogni tanto, abbiamo fatto il primo anno di solo “Costamolino”!» cit. Marrocu), e accompagnati poi da un prestigioso Carignano del Sulcis DOC Riserva “Rocca Rubia”, della medesima provenienza: ottimo.
Galette al radicchio
Galette funghi porcini
Ora, in onore alla sintesi e alla sobria chiarezza, non mi dilungherò nel ricercare i doverosi superlativi, che le straordinarie portate assaporate pur meriterebbero, e che ci consentono di decretare la cucina dell’”Assommoir”, come una delle più apprezzabili, incontrate nella nostra lunga e scostumata carriera di pseudo-recensori.
Per dovere di cronaca, invero, dobbiamo pur registrare e segnalare alcuni banali quanto clamorosi difetti, in ordine al servizio in sala; servizio, che si è purtroppo dimostrato non all’altezza di una preparazione e presentazione, a dir poco commovente, dei piatti. In particolare, non ci riferiamo ad alcuni anche comprensibili rallentamenti, cagionati dall’affollamento del Venerdì sera, ma a fastidiosi e ingiustificabili dettagli, quali l’aver evitato di cambiare posate e stoviglie durante tutto l’incedere della cena, l’aver tentato di servire il vino rosso nello stesso calice utilizzato per quello bianco e, “dulcis” in fundo, una volta richiesta la sostituzione dei bicchieri, l’aver provveduto a risciacquarli approssimativamente in cucina, restituendoli alla tavola ancora sgocciolanti e in difetto di certezza del proprietario! Tale incredibile superficialità, manifestata da personale con esperienza – che in diverse circostanze avrebbe ingenerato l’umiliante mutilazione dell’orecchio in sede di giudizio -, sollecita e rende ormai improrogabile, lo sviluppo del progetto “La guida del somaro“: un decalogo di semplici “banalità” a costo zero, che apra gli occhi dei ristoratori su alcuni sistematici dettagli e piccoli comportamenti da mettere in pratica in cucina e nella sala da pranzo, per imboccare la non tortuosa strada della qualità.
Assommoir – Crêpe castagne cioccolato
Detto questo, ecco, nel dettaglio, la deliziosa cronaca delle pietanze assaporate.
Entrée. Flan di caprino su crema al radicchio e spaghetti fritti; involtini di melanzane, cipolle e pomodori secchi su letto di pane carasau; cestinetti in pasta brisè con pecorino, cipolle, pomodorini, melanzane e zucchine; hamburger di orata e gamberi (Jesus:« ma secondo me ha sapore di maiale!») in emulsione di formaggio, servito su foglie di lattuga e frittura di melanzane, e accompagnato da salsa allo yogurt; delizie di caprino con marmellata dolce di peperoncino, servite su letto di carasau; spiedini di gamberi e ananas con decoro di aceto balsamico, chicchi di melograno, e un piccolo cachi; zuppa di porri e farro, impreziosita da ramoscelli di mirto e accompagnata da bruschette di pane “civraxu” e da piccoli spirali di pane fritto. Una delle più buone sequenze di antipasti mai assaporate, chapeau!
Plate principal. Entra qui in gioco la crêperie, con due diverse espressioni di un piatto tipico della Bretagna: la galette, che Jesus, invero, ricordava (La galette des rois) in pastella più rigida, ma che in effetti, nella rivisitazione dell’”Assommoir” è risultata assolutamente notevole: galette con cipolle e funghi porcini, seguita dal medesimo tortino, declinato con un ripieno di formaggio e radicchio: ari-chapeau!
Dessert. Crêpe alla crema di castagne e cioccolato fondente: sublime! La serata si è quindi conclusa con una grappa barricata ed un caffè per Jesus, e con una sola barricata per il Raschione. Il Marrocu, non conquistato da null’altra proposta, saltava quest’ultima delizia. Costo complessivo della cena, meno di 27€ cadauno, probabilmente calmierato dal particolare regime fiscale a cui sono sottoposti i circoli privati, e da giudicare assolutamente ridicoli rispetto alla soddisfazione alimentare ricevuta.
Con un’ambientazione suggestiva e intrigante, ed una cucina assolutamente di primissimo livello, quello che manca a l’”Assommoir”, per entrare nell’olimpo della ristorazione sarda – e quindi della nostra classifica – è la cura dei dettagli in ordine al servizio; dettagli che, con un minimo di impegno, potranno senz’altro essere sanati ma che, hic et nunc, fanno la differenza. Tre burricchi. Il quarto burriccu, e l’altrimenti meritatissima menzione speciale, vengono vanificati dall’episodio del vino, che con una qualità delle pietanze di minore livello, avrebbe comportato la mozzatura dell’orecchio. Peccato!
CONCORSO: ricordiamo a tutti i nostri lettori, che ancora per tutto Novembre 2012, è possibile partecipare al concorso VINCI UNA GIORNATA DA BURRICCU, che consente a tutti gli utenti Facebook di vincere una cena e presenziare ad una ciccionata ufficiale dei Burricchi! Per maggiori informazioni [leggere qui]
7 commenti | tags: aceto balsamico, ananas, bretagna, bruschette, cachi, caffè, cagliari, cantine santadi, caprino, carignano, cestinetti, chicchi di melograno, cioccolato fondente, cipolle, commenti, concorso, conto, costo, crema al radicchio, crema di castagne, creperie, crostini, cucina bretone, cucina francese, delizie, dessert, DOC, dolce, emulsione, entrée, facebook, farro, Flan di caprino, foglie di lattuga, formaggio, frittura di melanzane, funghi porcini, galette, galette des rois, gamberi, giudizi, grappa barricata, hamburger, indirizzo, involtini di melanzane, l’assommoir, maiale, mappa, marmellata, melanzane, mirto, nuragus, opinioni, orata, pane carasau, pane fritto, pasta brisè, pastella, pecorino, pedraia, peperoncino, pesce, plat principal, pomodori secchi, pomodorini, primi piatti, qualità, radicchio, recensione, ristorante, rocca rubia, salsa, sardegna, secondi piatti, spaghetti fritti, spiedini, stampace, telefono, Valutazione, vinci, vino bianco, vino rosso, yogurt, zucchine, zuppa di porri
dic
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2011
S'Apposentu – Casa Puddu
Addì MMXI, in Siddi. Il trentesimo giorno del dodicesimo mese dell’anno solare. Anno Domini, anno Christi, anno Jesus. Hanno Jesus e i Triumviri ufficiali lontano trascinato, questi ultimi deliranti sospiri del vecchierel canuto e stanco, all’approssimarsi dell’ancestrale rituale del passaggio;
la periodica mutazione, la fenice che muore e rinasce dalle sue ceneri nel continuum dell’infinito e dell’eterno divenire.
Buon anno Jesus: che quest’ultimi giorni di malinconico affanno, siano il solo pegno per i mesi di felice passato. E che non esista mai per te la parola addio.
S'Apposentu – Interno
Buon anno Raschione Ettore: che l’impronta di un fiero destino segua sempre i tuoi passi, ad annunciare e proclamare la rincorsa e conquistata gloria.
Buon anno Ing.Marrocu: che una ritrovata saviezza la conduca verso un nuovo equilibrio dei sensi, in cui la misurata parsimonia non arda e bruci nel suo cuore.
Buon anno Burriccu Pg, ex triumviro ufficiale pre capitis deminutio: che questa ostile società riconosca infine la differenza tra indigenza e susunkaggine, non abusando più oltre della tua rispettabile essenza, per le sue sciagurate mistificazioni (prego di voler leggere il commento di Jesus in fondo alla pagina).
S'Apposentu – Gamberi scottati
Buon anno Dottor Melis, buon anno Amit, buon anno caro V.O., buon anno S.L.M. e buone nuove a tutti coloro che, di sigle insigniti o meno, hanno varcato occasionalmente o periodicamente la soglia della casa del Donkey Challenge, fino a raggiungere la vera stanza dei piaceri, che noi con cura arrediamo.
Buona fine e gioioso inizio naturalmente a Voi tutti, nostri adorati e adoranti fan, vicini e lontani, e buon anno finanche a coloro che, pur giustamente abominandoci, contribuiscono, loro malgrado, ad incrementare in maniera diretta o indiretta il contatore delle visite qui di fianco.
S'Apposentu – Antipasti, Panini
Buon anno infine, doverosamente, al gradito ospite che ha contraddistinto quest’ultima positiva esperienza del MMXI: il venerabile “Su fotografu”, valido collega del Raschione Ettore e già paesaggista ufficiale ai tempi d’oro del Donkey Team.
Quattro erano quindi i commensali che, per concludere felicemente questo periodo di soddisfazioni alimentari, hanno scelto un’ultima lontana destinazione fuori porta, contraddistinta da sicuro e fascinoso spessore: ristorante S’Apposentu – del noto chef Roberto Petza -, collocato e immerso nel Paese di Siddi, circondato dalle campagne del medio Campidano.
S'Apposentu – Spaghetti alla chitarra di gragnano
Il ristorante ha sede nella storica “Casa Puddu”, maestosa e splendida villa padronale in stile liberty del secolo scorso, già dimora di don Ciccittu, ricco possidente agricolo, panificatore e sindaco della cittadina. La sala da pranzo è distribuita su varie stanze (apposentus) della villa, mentre le cucine sono integrate nei vecchi alloggi della servitù. L’interno è sobriamente ed elegantemente arredato, tanto da far rivivere le atmosfere della signorilità contadina, orgoglio del nostro non lontano passato: tetto e mensole in legno, tovaglie di raso bianco, preziosi arazzi, graziosi soprammobili della vita quotidiana, disegnano un ambiente rustico e raffinato.
S'Apposentu – Raviolini di gallina
Veniamo accolti da due gentili e particolarmente flemmatici camerieri, abbigliati con gli indumenti ufficiali del ristorante: lungo grembiule bruno e paglietta chiara sul capo, che poi scopriremo avere una duplice funzionalità, come elemento di igiene e di richiamo alla radici contadine del Paese. Ci accomodiamo in un’ampia e confortevole tavola rotonda, che risulta splendidamente ed insolitamente imbandita, con posate d’argento, cristalli da vino, flùte, e bicchieri multicolore per l’acqua. Il centrotavola era invero costituito da un solido vassoio oblungo di colore nero, base per un candeliere d’argento a singolo stelo, su cui già ardeva una candela d’atmosfera.
S'Appusentu – Zuppa di fregua di casa
A contorno del criptico vassoio, la cui l’audace fisionomia inopinatamente stimolava la macabra idea di un sepolcro, erano disposte delle pietruzze o ciottoli di fiume, elementi di forte rappresentazione votiva negli antichi rituali pagani della fertilità, e simboli di rinascita e successione padre-figlio nella sacre cerimonie funebri di rito ebraico.
Il passaggio dal morente periodo al nascente nuovo anno, così come l’irrazionale passaggio del sole da ovest a est nella rinascita di un nuovo giorno, era in accordo con questa rappresentazione, in cui gli ainini commensali, topologicamente disposti in corrispondenza dei punti cardinali simboleggiavano, con il numero quattro, l’idea del trapasso, come nelle terre ad oriente è suggestivamente inteso (in lingua nipponica, il numero quattro e la parola “morte” si pronunciano allo stesso modo).
S'Apposentu – Scaloppa di dentice
Il servizio è risultato assolutamente puntuale, rituale ed ineccepibile. Si inizia con un brindisi di benvenuto offerto dalla casa, condotto con spumante francese classico e accompagnato da un primo delizioso assaggio di antipasto: carpaccio di palamita sarda, decorata con erbette di campo. Segnaliamo subito la presenza a tavola di abbondanti provvigioni di eccellente pane carasau, bagnato con olio d’oliva Uselis DOC, e una non trascurabile varietà di superbi differenti panini di varia farinacea estrazione: buonissimi. Vino scelto per la serata, l’ormai a voi celeberrimo vino bianco IGT Karmis, della cantina Contini, pluridecorato e medagliato ai Vinitaly delle passate edizioni.
Germano reale
Zuppetta e filetti di triglia
Gli antipasti scelti alla carta (non potendo richiedere un assaggio di tutto, i commensali li hanno piuttosto informalmente condivisi) sono stati: gamberi scottati con sughetto, polpa di limone prezzemolo e rape, piccolo fritto di paranza con funghi e verdurine di campo, mattonella di bietole selvatiche croccante con prosciutto di Mamoiada e salsa di pomodoro, gelato di cipolla del campidano con ricciola affumicata e prosciutto croccante. Originalità, ricercatezza e tecnica di preparazione delle entrée straordinarie, anche se dobbiamo appuntare sulla qualità dei gamberi proposti, non all’altezza delle altre pietanze.
S'Apposentu – Sorbetto al mandarino
Altrettanto ricercati ed altisonanti i primi piatti: goduriosi raviolini di gallina al mirto e fegato grasso affumicato, con salsa di burro, uvetta e pinoli per Jesus, zuppa di fregua di casa con brodo di pesce di scoglio, arselle, filettini di pesce e peperoncino per Ettore, spaghetti alla chitarra di gragnano con ragù di carciofi, cozze arselle e ricci di mare per l’Ing.Marrocu e su fotografu.
Dopo una salutare attesa, consumata da Jesus nella aristocratica sala lettura che fa da anticamera ai servizi igienici – impreziosita da uno bizzarro albero di natale luminescente, addobbato da spazzolini da denti e tubetti di dentifricio! – potevano arrivare i secondi: germano reale cotto sul carbone con frutta secca, verdurine amare e salsa di cottura scelto dal vostro amato, zuppetta ristretta con filetti di triglia avvolti nel pane carasau, carciofi saltati, capperi e rosmarino consumato dal Raschione, scaloppa di dentice di lenza arrostita in padella con sughetto di cozze e verdurine selvatiche per i rimanenti commensali. Chapeau!
Come intermezzo prima dei doverosi dessert, ai satolli Burricchi veniva offerto un piacevole sorbetto al mandarino, impreziosito da ciuffetti di menta fresca. Buonissimo! I dolci, invero, sono risultati impagabili per fattura e gusto: fantastica
“la castagna si fa i cachi suoi” (zuppettina con base di cachi, gelato alla panna, cioccolato e castagne) per Jesus, cannolo croccante ripieno con crema al cardamonio, pere al cannonau, composta di limone, corbezzoli e cachi per Ettore, sfogliatina calda di fichi, pinoli e vaniglia con crema inglese e gelato per Marrocu, gelato allo zaffenaro di San Gavino con gateau di mandorle e miele di bosco per Su Fotografu.
La cena terminava con la proposta di piccoli deliziosi dolcetti e semifreddi alla crema inglese e uvetta, accompagnati da una grappa barricata per chi vi scrive, una grappa alla liquirizia gustata dal Raschione e un caffè per il quarto ospite. Costo complessivo della serata, 67€ cadauno, da giudicarsi adeguati alla qualità del mangiato, anche in considerazione delle due bottiglie di Karmis, impassibilmente tracannate.
Un crescendo di sensazioni, un tripudio di gusto che avvolge e seduce, in una ambientazione dal sapore aristocratico e familiare. Tutto questo è “S’Apposentu”. Se pur distante da Cagliari è una meta imprescindibile per gli amanti della cucina più ricercata e prelibata.
Permettetemi, in conclusione, di unirmi all’auspicio, introdotto e manifestato in sede di commento dal Raschione Ettore, che il MMXII sia un anno gravido di soddisfazioni e gioie per tutti Voi e che, soprattutto, sia l’anno del burriccu!
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ott
3
2011
Su Passu – Interno
Veloce incede sulla strada; si ferma e accelera, osserva e ricupera. Curioso e indifferente, stralunato e attento. Il Passo… di Jesus.
Con sicurezza affonda. Irridente e impavido, l’avanti con bramosia attende, e mai si traversa a rimirar se stesso. Il Passo… del Raschione Ettore.
Incosciente ardisce. Solenne e altero, teatrale e indefesso. Il suo ego atteggia, di sè gioisce, del vicin s’indigna. Il Passo… dell’Ing.Marrocu.
Su Passu, il passo, il valico… Convergenza dello spazio infinito nella stretta puntualità del tempo, simbolo e democratica espressione del comune ineluttabile destino.
Su Passu – Ricotta uova di salmone fragole
Interminata, interminabile Estate («ma candu accabbada!?»). Sabato notte; Jesus e il raschione Ettore soggiungono puntuali nella centralissima Via Pessina, in Cagliari, e stoicamente incontrano il di loro ineluttabile destino, che li attendeva celato all’ombra della notte. Destino alimentare, è ovvio..
Considerato il tepore di un clima caparbiamente aggrappato alle ultime tremanti illusioni della morta stagione, i due burricchi storici possono sfoggiare il meglio del loro guardaroba estivo. Completo ultra-firmato e costosissimo luxury Philip Watch al polso di Ettore, consueta tenuta simil-pedduzzone, con bermuda, maglietta, cappellino e ultimo schizofrenico tatuaggio, ostentatamente in bella mostra, per Jesus.
Su Passu – Carpaccio di pesce spada ananas
L’Ing.Marrocu, terzo triumviro ufficiale affianca in ultimo l’autovettura del Raschione, che nella circostanza, molto spontaneamente, s’era proposto come vettore di Jesus:
«ma dove m… si trova il locale???»
«giusto di fronte a lei, ingegnere!»
Ore ventuno circa. Sotto un’appariscente insegna in stile motor-cowntry – per certi versi incomprensibilmente disallineata rispetto al tema generale – i tre affamati Triumviri, per l’occasione in formazione tipo, varcano finalmente la soglia del ristorante “Su Passu“.
Su Passu – Involtini d'alga gamberi allo zenzero
Gli spazi del locale sono topologicamente distribuiti su di un’unica e non molto estesa sala, che dal suggestivo ingresso sulla Via Pessina si estende linearmente ed elegantemente fino ad un aggraziato bancone alloggiato sul lato opposto.
Semplici e familiari, appaiono la decina di tavoli all’interno, mentre in stile pregevolmente moderno è il soffitto del ristorante, adornato con tre appariscenti rosoni stilizzati e in tinta laccato-bianca, sorretto da archi a volta e valorizzato da numerosi punti luce.
Tutt’attorno le pareti sono tinteggiate con tonalità dell’arancio e del giallo paglierino, sapientemente decorate con mensole, suppellettili ed inserti in pietra. Arricchiscono l’ambiente alcuni raffinati specchi in ferro battuto e graziose lavagne rettangolari, sulle quali vengono riportati i vari menu del giorno. Complessivamente lo stile è piuttosto ordinario nell’idea generale, ma molto curato nei dettagli, tanto da presentarsi con “passo” gradevolmente signorile.
Su Passu – Fregola alle aragostelle
Il servizio in sala è garantito da un gentilissimo ed attento gestore/cameriere – che visibilmente trasmette la passione e l’entusiasmo per il proprio lavoro – ed una più discreta e riservata cameriera – probabilmente oriunda -, dal conturbante fascino esotico («what an apricot!»).
Il menu del ristorante Su Passu, con particolare riferimento ai piatti di mare, è giornalmente variabile, in funzione dei prodotti freschi disponibili, approvvigionati la mattina stessa.
Dopo una breve simpatica schermaglia con il cameriere, ci lasciamo convincere nel farci trasportare dalla corrente emozionale e creativa dello/a chef.
Su Passu – Gamberi al cioccolato bianco
Il vino scelto per la serata è un Vermentino di Gallura DOCG Canayli della “Cantina Gallura” di Tempio Pausania (ringraziamo Igor Usai per la segnalazione, ndr.). «Straordinario», come giudicato al culmine del consueto rituale dell’assaggio, prodotto dalla enfatica gestualità dell’Ing.Marrocu.
Anticipiamo da subito che, riguardo il compendio statistico dei piatti proposti dalla cucina del ristorante, non possiamo non rilevare un livello medio di poco inferiore al “superbo”, in termini di qualità delle materie prime, presentazione delle pietanze, originalità e tecnica di preparazione. Tale livello si è invero mantenuto, con varianza pressoché nulla, durante tutto l’incedere della cena.
Su Passu – Bis di semifreddi
Gli antipasti si articolavano quindi in un – non meglio definibile – baroccheggiante tris di mare, composto da:
ricotta densa con uova di salmone, bottarga, fragole e condimento d’alga marina, carpaccio di pesce spada su letto di lattuga, ananas, fiori di zucca e spruzzata di uova di sgombro, gamberi allo zenzero con base di foglie di banano, filetto e uova di sgombro, involtino di alga di Ross(?) con formaggio dolce, salmone e avocado. Gloriosi!
Il primo piatto, comune per tutti e tre gli equidi commensali, non era da meno: Sontuosa fregola artigianale con aragostelle, spruzzata di bottarga e tri-puntuale decoro al nero di seppia.
Su Passu – Fantasia di cioccolato
A dir poco “spirituale”, infine, il secondo piatto, che riusciva a far sollevare verso il cielo, in segno di pio ringraziamento, gli occhi – e le orecchie – dei pur navigati burricchi. Gamberi al cioccolato bianco su letto di arancia, guarnito con avocado, piccolo cachi e uova di sgombro: «Babbo ti ringrazio»!
Di ottima fattura, anche se forse un gradino al di sotto rispetto il livello delle pietanze fino allora servite, i dessert conclusivi: bis di semifreddi al bacio perugina e alla frutta per il Raschione Ettore, fantasie – rispettivamente – di cioccolato e alla crema per Jesus e l’Ing. Marrocu.
Su Passu – Canayli
Il pasto poteva dunque concludersi con l’assaggio di due eccellenti e corposi liquori siciliani alla liquirizia, per il Raschione e l’Ing. Marrocu, e di un moscato – forse a dire il vero servito un po’ troppo freddo, unica piccola ombra della serata – più caffè per Jesus.
Costo complessivo della cena 33€ cadauno, assolutamente ridicoli se paragonati alla qualità di cucina, servizio e gradevolezza ambientale – alla quale dobbiamo finanche ascrivere la piacevolezza dei frequentatori di sesso femminile del locale – subito arrotondati con venti euro di mancia.
Consideriamo quindi l’esperienza de “Su Passu”, a parte taluni trascurabilissimi dettagli, assolutamente di altissimo livello, tanto da poter ascendere ai primi posti della mistica classifica asinina. Un ristorante dove l’attenzione per il cliente e l’amore per la cucina sono scontate prerogative di base.
Unico suggerimento che possiamo dare, dotare la sala di un opportuno strumento di riproduzione acustica, come amabile supporto alla pur molto curata ambientazione.
Nota: dobbiamo nostro malgrado registrare, la chiusura di questo locale.
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