ott
20
2014
Da Gina – Crepuscolo
Sapore di sale. Sì è quello il sapore, ma non ci va di parafrasare Gino in onore a Gina. Citeremo invece Battiato: “il mio maestro mi insegnò come è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”. E mirando l’immagine di Plagemesu al crepuscolo, in mese d’Ottobre, non riusciamo a pensare al caldo torrido che era, che è ancora e che ancora ci stordisce al sole di mezzogiorno. Non riusciamo a vedere le vele e le onde al di qua dell’orizzonte, ma già impazienti guardiano alla nuova stagione, alla nuova Estate e a un nuovo sole, senza riuscire a godere il presente che forse più bello sarà del prossimo.
E da qui forse possiamo partire, per affrontare una nuova recensione, senza consapevolezza e senza bramare nulla di più che finire subito.
Da Gina – Veranda
Il mese Agosto, il giorno diciotto. Appena dopo le vacanze di ferragosto, in terra barbaricina, Jesus e il Raschione Ettore, anzi… soprattutto quest’ultimo, organizzano all’improvviso una gita nel Sulcis.
Corre il Raschione sulla statale, e quasi si dimentica di raccogliere per strada l’Ing.Marrocu, che approfittava della nostra traiettoria per lanciarsi, in corsa, sul treno free-cost verso Gonnesa. Corre il Raschione, e lo fa per arrivare per tempo all’appuntamento. L’appuntamento era con l’amica dei Donkeys Martina (celebre blogger sardo-continentale) e con altri due amici, i quali daranno forfet all’ultimo minuto.
Corre il Raschione e ovviamente, come suo solito, ci fa arrivare con mezz’ora di anticipo, rispetto agli altri ospiti; tanto che i due Ingegneri, giusto per ammazzare il tempo, maldestramente si dedicavano all’arte della fotografia, pur non sapendo minimamente impostare i parametri della reflex in condizioni di scarsa luminosità.
Da Gina – Antipasti
E’ meravigliosa l’ambientazione naturale in cui è collocato il ristorante “Sapore di Sale – Da Gina” in quel di Gonnesa (CI). A pochi metri dal mare, nella spiaggia di Plagemesu. La struttura è in tutta apparenza una sorta di prefabbricato in legno, con un corpo quadrato centrale che contiene la cucina e sala principale, ampliato con una veranda perimetrale esterna, caratterizzata da pavimentazione traballante in laminato e finestre in plexiglass. L’ambientazione è molto rustica, concettualmente estremizzante le fattezze di una vecchia trattoria. Francamente, lo spettacolo che si gode pochi centimetri più in là delle pareti, meriterebbe maggiore attenzione e cura per i dettagli estetici. Cura che non possiamo invero individuare nel sistema di calmieramento termico-ambientale. Detto in parole semplici e ragionate: pitticca sa basca!
Guazzetto di cozze
Insalata di polpo
Lunedì sera. Nonostante questo, la sala è piena. Una volta accomodati al tavolo, è difficile farci notare dal personale, tanto che il mandrone Jesus si vedrà costretto a provvedere lui stesso, dapprima a recuperare il menù, poi a richiamare l’attenzione della cameriera. Alla fine della fiera il servizio si rivelerà non all’altezza, non tanto per la notevole lentezza – in qualche modo giustificata dal numero di avventori – ma, ancora una volta, per la mancanza di attenzione per i dettagli, come il non ritirare le forchette sporche ogni cambio di piatti.
Da Gina – Fregola con arselle
La cucina di “Gina”, oltre che il comparto pizzeria, è quella rustica tradizionale di mare, con qualche piccola variante rispetto a quello a cui siamo abituati in quel del cagliaritano. Nulla è concesso a sofisticazioni, fantasia e raffinatezza estetica dei piatti. Dalla carta dei vini, riusciamo ad estrarre una bottiglia di Vermentino di Sardegna DOCG “Funtanaliras” della cantina del Vermentino Monti. Rituale dell’assaggio del vino, avvenuto in un contesto ambientale di dissacrante chiassosità.
Ordiniamo la degustazione di antipasti di mare e, contestualmente, i primi piatti. Gli antipasti erano composti da sei portate che nel complesso, ahimè, a nostro parere non si riveleranno particolarmente degne di nota.
Da Gina – Spaghetti all’astice
La degustazione – secondo i nostri ricordi e i dati che abbiamo registrato – si componeva nello specifico di: frittelle ai frutti di mare; tonno con pomodoro e cipolle; burrida; insalata di pesce spada con carote e sedano; insalata di polpo con peperoni, olive e prezzemolo; guazzetto di cozze.
Un po’ meglio andavano i primi piatti: fregola con le arselle – comunque in tutta apparenza cucinata con pasta industriale -, e spaghetti all’astice. Legato a quest’ultima pietanza, nessun particolare evento tellurico è da segnalare nei confronti degli indumenti dei commensali di Jesus. Dapprima questi deridevano il Burriccu per l’essersi dotato di bavaglino artigianale, per poi seguirlo ed imitarlo onde salvaguardare la propria dignità! Ancora discreti i secondi: gamberoni alla griglia con brunoise centrale di pomodorini e condimento forzato di prezzemolo; seppiette alla griglia con identico condimento.
Da Gina – Gamberoni
Da Gina – Seppie
Al termine del pasto quindi, non rimanendo particolarmente allettati dalla proposta dei dolci, ma anche già satolli date le generose porzioni di primo, i 4/5 della comitiva si lanciava su un sorbetto al limone, anch’esso da registrarsi come non impeccabile in fase di realizzazione.
La cena si concludeva con caffè e amari, ordinati e arrivati dopo la prima istanza di conto, quindi aggiunti successivamente alla richiesta del pagamento. Quest’ultimo dettaglio ha stizzito non poco l’Ing.Marrocu, che forse riteneva procedura elegante che a quel punto gli amari ci venissero offerti tanto che, abbandonato già il locale, decideva poi di tornare indietro per recuperare il secondo scontrino.
Costo finale del pasto, 34 euro cadauno, da giudicarsi limabili per qualche euro in difetto, rispetto al giusto dovuto.
Certamente splendida l’ambientazione, non adeguatamente valorizzata dalla struttura del ristorante, la cucina del “Sapore di sale” e il servizio, nonostante qualche spunto positivo, non hanno particolarmente brillato durante la nostra cena. Due burricchi meno meno.
commenta | tags: amari, antipasti, astice, brunoise centrale, burrida, caffè, cantina, carote, chef, cipolle, commenti, condimento forzato, conto, costo, cozze, cucina, dessert, docg, dolce, foto, fregola, frittelle, frutti, gamberoni, giudizi, gonnesa, griglia, guazzetto, indirizzo, insalata, jesus, le arselle, limone, mappa, mare, marrocu, menù, monti, olive, opinioni, peperoni, pesce spada, pizza, plagemesu, polpo, pomodorini, pomodoro, prezzemolo, prezzo, primi piatti, qualità, Raschione, recensione, ristorante, sardegna, secondi piatti, secondo, sedano, seppiette, sorbetto, spaghetti, telefono, tonno, Valutazione, vermentino, vino
lug
21
2014
La Peschiera – Interno e Veranda
Cento. Qualcuno mi suggerì di esordire questa recensione, in lode di dieci decine, otto dozzine con ammanco di quattro, quattro quarras col resto di uno, quaranta imbudus e cinque mesus mois.
Abbandoniamo la nostra terra per ammirare una nuova alba, per ritrovare l’entusiasmo che fu, per riconquistare i colori di emozioni sbiadite nel tempo. Dobbiamo alzare l’asticella della passione, alterare la chimica dei pensieri, inquinarci il sangue con non convenzionali veleni, respirare fumi di fuoco, far ribollire la nostra pelle. Tutto questo per darci un Sabato, o una Domenica che non siano sempre lo stesso Sabato o la stessa Domenica. Oggi, ci proviamo con l’impulso a noi più estraneo: la susunkaggine!
La Peschiera – Tonno e Pesce spada
«Arrivederci mi pare eccessivo.»
Con queste parole, in quel di Porto Pino, splendida frazione turistica di Sant’Anna Arresi, si concludeva la ciccionata che, ad inizio Luglio, vedeva nuovamente protagonista il più famoso Triumvirato della ristorazione sarda, anche questa volta in gita “a casinu“, guidato trasportato e traslitterato dalla nuova e ben climatizzata quasi cento cavalli del Raschione Ettore.
Tralasciando i dettagli dell’avvicinamento alla destinazione – scandito, come di consueto, dagli insulti rivolti dall’Ing.Marrocu al driver di turno e alla mentalità isolana – vedremo a breve come si collega l’accennata conclusione, con il curioso incipit della recensione stessa.
La Peschiera – Antipasti classici
Porto Pino. A pochi passi dalla spiaggia, poche centinaia di metri dalle dune di sabbia fine e bianchissima, dalle voci eccitate del mare, dall’afa soffocante del sole di Luglio. E’ qui che, con i suoi confinati specchi d’acqua, appare sulla Via il ristorante “La Peschiera”. L’appendice “Basilio” del nome spunta fuori informalmente e ci ricorda celeberrimi bi-laureati nostrani.
E’ facile e confortevole accomodare l’auto del Raschione nell’ampio parcheggio adiacente al ristorante, mentre poco distante si consuma il delirio organizzato dei servizi esterni alla spiaggia. Successivamente al pranzo, per far sbentiare l’ing.Marrocu, i Burricchi avrebbero tentato di appropinquarsi ai medesimi, senza aver possibilità di usufrutto, a causa del precoce e del tutto estivo, terminare delle risorse disponibili.
La Peschiera – Fritti gratinati crostini
Superate le palme che delimitano il parcheggio, incontriamo una bella struttura in stile mediterraneo, con soffitti bassi, intonaci esterni bianchi e tegolato rustico. La sala interna, a parte le arcate in muratura, è interamente dominata dal legno chiaro delle pareti, e dal soffitto scuro con belle travi a vista. La pavimentazione è in simil cotto, mentre il colore delle tovaglie e delle sedie stona un poco con il resto dell’ambientazione, comunque gradevole.
Ci accomodiamo però nella veranda esterna, che dà sulla Peschiera, riparata da una tettoia di canne paravento e (letteralmente) innaffiata, fino ai piedi dei tavoli, dagli erogatori delle aiuole perimetrali; questo, a dire del titolare, per rendere più fresco l’ambiente e dare ristoro ai piccoli uccelli che ogni tanto facevano capolino. Questa premura però, è col passare dei minuti diventata piuttosto fastidiosa, per un difetto di dosaggio o aumento della pressione dell’acqua, tanto da dover chiedere a “su Ziu” l’interruzione del processo erogativo.
La Peschiera – Classici e cruditè
Su Ziu (Basilio?), è l’anziano signore che ci fa accomodare nella veranda, che si farà carico del servizio, e che ci intratterrà per tutta la durata del pranzo con empatia e storie di vita vissuta, in particolar modo relative al periodo del suo affrancamento dal vizio del fumo.
Riguardo il servizio in sè, è stato sufficientemente preciso nei tempi e nella periodica fornitura di piatti e posate, ma dobbiamo di certo censurare certe abitudini “antiche” come quella di porgere coltelli e forchette impugnandoli direttamente dalla punta. Particolare, che di per sé avremmo potuto penalizzare con l’estremo atto di mozzatura dell’orecchia, ma che in questa occasione – per evitare eccessive distorsioni di giudizio – contribuirà solo numericamente all’attribuzione del punteggio finale in termini di burricchi.
Spaghetti ricci di Giugno
Zuppa di pesce
Il Signor Basilio ci informa sulle abitudini di esagerata distribuzione delle portate della peschiera, subito proponendoci una degustazione di 22 antipasti. In realtà, alla fine, i piatti conteggiati saranno “solo” sedici, col difetto del ritardo delle cruditè di mare, arrivate al nostro tavolo solo dopo i primi perché inizialmente escluse, avendo il padrone di casa confuso il nostro ordine con quello del tavolo vicino (per la cronaca, i tavoli occupati erano tre).
Unitamente agli antipasti, ordinavamo primi piatti e vino. Dapprima una bottiglia di Vermentino di Sardegna DOC “Giunco” di Mesa – in onore alle produzioni locali e al suocero del Presidente SDP -, seguita poi da un “Lupus Infabula” della tenute “Olbios” di Olbia.
La Peschiera – Cruditè di scampi
Come detto, gli antipasti si componevano di sedici portate di mare, la cui freschezza degli ingredienti ci pare indiscutibile, frutto dell’approvvigionamento diretto dalla peschiera o dai vicini punti di riferimento (es.: Isola di S.Pietro per il tonno), anche se potremmo discutere sulla qualità finale di talune composizioni, tutte comunque mai particolarmente elaborate o ben presentate.
Nel dettaglio, arrivavano al nostro tavolo: involtini di pesce spada, melanzane e rucola; carpaccio di tonno rosso; musciame di tonno alla catalana (in realtà un assaggio di musciame, sommerso da pomodori e cipolle); cuore di tonno accompagnato da una salsina piccante (simile all’harissa, accostamento discutibile); carpaccio di polpo su letto di radicchio; bottarga con noci; burrida di tonno; gamberi bolliti; cannolicchi gratinati; frittelle di orziadas (anemoni di mare); capesante gratinate con asparagi di mare; crostini di pane accompagnati da crema di bottarga, pomodori e burro salato; cozze primavera; filetti di sarde con uva sultanina e pinoli; bocconi di mare e, per terminare, cruditè di cozze e ostriche. Il sapore di queste ultime, segnaliamo, non ci ha per niente entusiasmato.
Ricotta al miele
Meno brillanti, di fatto, i primi. Mentre si presentava come assolutamente gustosa e accattivante la zuppa di crostacei e mitili scelta dall’ing.Marrocu («con il pesce fresco si va sul sicuro»), composta da gamberi, cozze, arselle, scampi e accompagno di crostini fritti, gli spaghetti “ai ricci di Giugno” ordinati (consapevolmente nonostante fossimo fuori stagione) da Jesus e il Raschione apparivano più come una pasta all’olio ben mantecata, con subordine di uova di riccio insapori e granulose molto simili, in termini di aspetto e gusto, alle gonadi congelate.
Tiramisù alle pesche
Eccellente, invero, la qualità del secondo piatto. Questo, scelto in alternativa alla (eccessiva a quel punto) aragosta, in realtà sarebbe andato benissimo come diciassettesimo antipasto: un semplice quanto meraviglioso plateau di scampi crudi con olio e pepe nero.
Buoni anche i dolci: particolare ricotta con miele di corbezzolo e chicchi di caffè per Marrocu, tiramisù alle pesche per il Raschione, semplice sorbetto al limone per Jesus.
Il pranzo si concludeva quindi con tre caffè e acquavite per Jesus e Marrocu. Costo complessivo, 97€ cadauno – su cui hanno pesato 114€ totali di antipasti (forse considerati 22 anziché 16?) e 72€ di scampi crudi, 800g, valutati quindi 90€ al Kg -, che dobbiamo giudicare un 40% superiori al giusto dovuto, in funzione di una cucina con ottimi ingredienti ma senza particolari elaborazioni o peculiarità, e una qualità del servizio non proporzionale al costo pagato, superiore a quello di altre esperienze in ristoranti stellati. Sentito quanto avrebbe dovuto esborsare, l’Ing.Marrocu si è ripromesso, per le prossime ciccionate, di richiedere e analizzare preventivamente il menù con il preziario, al grammo. Consigliamo ai nostri lettori, per evitare brutte sorprese, di fare altrettanto, qualunque ristorante visitiate per la prima volta, soprattutto se nei pressi di rinomate località turistiche.
Situato nella suggestiva località di Porto Pino – della quale non è comunque possibile amminare la famosa spiaggia e le dune perché celate allo sguardo degli avventori – il ristorante “La Peschiera” offre una cucina semplice con ingredienti di ottima qualità, ma senza particolari eccellenze. Servizio ben distante dalle ambizioni, anche economiche, della proposta. Valutazione composita di 3 burricchi assegnati alla cucina e 0.5 al servizio. Mediamente: due burricchi meno meno.
6 commenti | tags: amari, antipasti, arissa?, asparagi, bottarga, burrida, burro salato, caffè, cannolicchi gratinati, capesante gratinate, carpaccio, catalana, chef, chicchi, commenti, conto, corbezzolo, costo, cozze, cozze primavera, crema, crostini, crostini fritti, cruditè, cucina, cuore, dessert, DOC, dolce, filetti, foto, gamberi bolliti, gamberi cozze arselle scampi, gavino sanna, giudizi, giugno, Giunco, indirizzo, involtini, jesus, letto, lupus in fabula, mappa, mare, marrocu, melanzane rucola, menù, miele, musciame, noci, opinioni, orziadas fritte, ostriche, pesce, pesce spada, pesce spada affumicato, pesche, pinoli, polpo, prezzo, primi piatti, qualità, radicchio, Raschione, recensione, ricci, ricotta, ristorante, salsa piccante, sarde, sardegna, scampi, secondo, spaghetti, telefono, tiramisu, tonno, uva sultanina, Valutazione, vermentino, vino, zuppa
mag
28
2014
La Pirata – Interno
La Pirata. Filibustiera arcigna e gentile, sguardo di fuoco, portamento regale. Corsara dei mari del Sud, pelle di seta e di sale, la tua sciabola hai sguainato per mille arrembaggi, la forza del nemico hai affrontato e offeso, il tuo sguardo fiero e tenace ha sedotto i soldati del Regno, infatuato signori e plebei, illuso la carne di Capitani e nostromi. Sotto coperta il silenzio è quello del Mare: i cigolii del legno, le funi tese, il vento alle vele, le onde sullo scafo e i gabbiani affamati.
Attendi serena la nuova battaglia, sicura che il tuo sudore bagnerà il ponte nemico, che il tuo sangue colorerà la notte, e che infine indietro tornerai, sulla terraferma, dall’uomo che ti manca, il famoso brigante del mare, l’Ingegnere Nero!
La Pirata – Antipasti II
La Pirata – Antipasti I
Maledetta macchina delle ciccionate, che ti prendesti gioco di noi. Un tempo pervicace, quel dì fosti accidiosa e faceta, per spingerci verso l’oblio. Non ti bastò in un Venerdì qualunque, nella Cagliari primaverile, farci salpare sparigliati e ostili al decoro; ci obbligasti finanche ad abbandonare il vascello, su una fragile ed incerta scialuppa, per vagare nel mare delle nostre passioni, alla ricerca di un veliero o di un porto da conquistare.
La Pirata – Zuppa di cozze
Il mare che navigammo quel dì fu il quartiere “La Marina”, percorso da Nord verso Sud, alla ricerca di un approdo sicuro, persi nella disperazione di un ammutinamento dell’ultimo minuto. Non so come, non so per quale magia del destino, dopo aver galleggiato e schivato marosi di turisti parsimoniosi e irrequieti, giungemmo infine su questa banchina, nella locanda che porta il tuo nome.
La Trattoria “La Pirata” ci accolse, senza batter ciglio, senza rendez-vous, senza prenotazione.
Il tavolo velocemente fu imbandito, l’Ingegnere nero si sedette al mio fianco, il filibustiere Ettore alla mia destra. La ciccionata, finalmente, stava per iniziare…
La Pirata – Linguine all’aragosta
“La Pirata” è felicemente collocato all’angolo tra la Via Cavour e il Viale Regina Margherita. Superato un breve vestibolo di ingresso, lato Viale, si incontra subito un piccolo bancone da Bar, che circoscrive l’angolo Est della sala principale. Quest’ultima, è caratterizzata da una struttura essenziale, dalle linee squadrate e pulite – così come la mobilia minimalista dell’arredo – addolcite da colonnati trasversali con decori in pietra chiara. Di là del colonnato Nord si possono scrutare le cucine. Le pareti, piuttosto spoglie (qualche affresco farebbe sicuramente un suo effetto) sono tinteggiate di bianco, mentre una pioggia di luce arriva direttamente dal soffitto, grazie ai numerosi fari incassati.
Discorso a parte per l’acustica. La condizione ambientale, al riempirsi della sala, è stata via via più chiassosa e caotica, ma questo dipende per lo più dalla condizione di istintuale molesta sguaiataggine, a tavola, da parte dell’avventore cagliaritano medio. Prendete esempio dalla sobria compostezza dell’Ing.Marrocu, perdio!
La Pirata – Fregola
Il Personale è piuttosto numeroso, rapido e incisivo. Il servizio ha correttamente la dimensione e il piglio di una Trattoria, intendendo lasciar fuori dall’uscio i formalismi e rituali più radical-chic, tanto da non nascondere l’esercizio goliardico da parte dei camerieri nei confronti di taluni amici avventori.
Ordiniamo velocemente antipasti e primi, mentre dalla non fornitissima cantina Marrocu estrapola un buon IGT “Colli del Limbara”, Vermentino superiore “Ruinas”, di Depperu.
Tra un racconto di avventure sulla steppa Russa da parte del Raschione e le critiche dell’Ingegner Marrocu sui sistemi automatici per la distribuzione del contante (poi pagherà lui con la carta, assicurandosi così un bonus di 2 euro), nostrani, velocemente i nostri antipasti erano già serviti in tavola.
La Pirata – Gamberoni arrosto
Il richiesto “assaggio di antipasti”, oltre che l’integrazione di un discreto guazzetto di cozze, erano la successione di nove portate di mare nel complesso abbastanza anonime, senza particolare enfasi nella presentazione o spunti di creatività da parte dello chef. Un’idea di “cucina tipica sarda” che a parer nostro dovrebbe essere rivista: insalata di mare con cozze, polpi e gamberi; piccolo pescato del giorno; polpo bollito con olio e prezzemolo; insalata di gamberi, rucola e pomodorini; tonno con pomodori e cipolle, polpetti alla diavola, orziadas fritte (anemoni di mare); burrida di gattuccio di mare. Per nostra fortuna il livello dei piatti saliva di un gradino con i primi: fregola “gialla” con arselle per il Raschione, linguine all’aragosta («che facciamo pagare come l’astice») per Jesus e l’Ingegner Marrocu.
Nonostante il mal di stomaco denunciato da Jesus e le numerose portate già ingurgitate, l’Ingegner Marrocu pretendeva un assaggio (sei unità) di Gamberoni arrosto, presentati con condimento di prezzemolo, radicchio e limone.
Raviolini ricotta
Torta pere cioccolato
Contraddittorio l’approccio ai dessert. Marrocu apprezzava i suoi raviolini di ricotta e miele, mentre la torta con pere e cioccolato di Jesus e Raschione aveva il sapore delle merendine preconfezionate, in offerta maxi formato.
La cena si concludeva quindi con dei caffè, un rum Matusalem 23 anni per il Raschione, e una grappa “18 lune” per il Marrocu, andato a prenderne visione direttamente al bancone del Bar.
Costo complessivo dell’esperienza 49 euro cadauno, da giudicarsi un buon 20% superiore al giusto, in funzione di un servizio spartano e una cucina mai sopra le righe.
“La Pirata” è un locale che propone la cucina popolare cagliaritana, senza particolari spunti di eccellenza o menzioni da segnalare. Il tutto condito da servizio e ambientazione a cavallo tra un ristorante e una informale trattoria. Adatta a serate non troppo impegnative con gli amici. Due burricchi.
commenta | tags: 18 lune, amari, anemoni, antipasti, aragosta, arselle, burrida, caffè, chef, cipolle, colli del limbara, commenti, conto, costo, cozze, cucina, depperu, dessert, diavola, dolce, foto, fregola, gamberi, gattuccio, giudizi, grappa, guazzetto, igt, indirizzo, insalata, jesus, linguine, mappa, mare, marrocu, matusalem, menù, olio, opinioni, orziadas fritte, piccolo pescato del giorno, polpetti, polpi, polpo bollito, pomodori, pomodorini, prezzemolo, prezzo, primi piatti, qualità, Raschione, recensione, ristorante, rucola, ruina, rum, sardegna, secondo, spaghetti, telefono, tonno, Valutazione, vermentino, vino, zuppa
mar
3
2014
Vecchia Cagliari – Interno
Vecchia Cagliari canuta e bianca, di bianco nulla hai da mostrare, giammai i tuoi lunghi capelli, tinti con la pioggia dei più caldi Inverni. Scura città della notte, i colori nascosti dietro silenziosi anfratti, le voci dell’Estate celate al di là di indecifrati ricordi, il calore dei passanti trattenuto nell’attesa della gioia che verrà.
Uno dopo l’altro i passi sulla Via sono rubati alla vita, sospesi alla incertezza, consapevoli che non è ora il loro tempo. Ogni tua strada conduce all’attesa: vecchia nascerai nuova, bella diverrai splendente, pudica ti ritroverai puttana, per offrirti a noi tutti con il calore che conosciamo, che da te non ci lascia scappar via.
Questa tediosa circonlocuzione, giusto per sottolineare il fatto che la pioggia ha un po’ rotto i coglioni.
Vecchia Cagliari – Pescato del giorno
Il puntore è, che lo si voglia o meno, il leitmotiv di queste settimane. Jesus starnutisce, tossisce, impreca, gira la faccia, impreca nuovamente, maledice i meccanismi alla base della retro-trascrizione dei retrovirus, pensa al suo genoma, alla sua salute di ferro, agli inverni passati per metà in maglietta a maniche corte, e per un’altra metà a letto, imbottito di paracetamolo. Assunto per via orale, si intende (vedi wazobia food)! Ma chi me lo fa fare, ma chi mi costringe e cosa mi costringe a ciccionare sempre è comunque? Sarà abitudine, sarà desiderio di gloria, sarà incoscienza, sarà callonaggine? Ai posteri l’ardua sentenza.
Vecchia Cagliari – Antipasti
E’ il Raschione a condurre Jesus verso l’ultima meta. Di Sabato, a bordo della – una volta multicolore – utilitaria che il burriccu già pensa di aggiornare entro fine l’anno, per competere con la tracotanza della 150cv. Puntualissimi all’appuntamento, i due donkeys attendono l’arrivo del terzo Triumviro ufficiale, l’Ing.Marrocu, rimpatriato il giorno prima dall’altro capo del mondo (la Malesia, e altri paradisi che non ci è dato modo di sapere per la proverbiale riservatezza dell’ingegnere), e totalmente, incommensurabilmente stordito per effetto del Jet lag: «pronto scusate, mi sono svegliato dieci minuti or sono, arrivo con un po’ in ritardo».
Vecchia Cagliari – Zuppetta cozze e arselle
Nella mezz’ora di ritardo che il vagabondo ingegnere ha accumulato, prima di presentarsi in quel di Viale Sant’Aventrace, in Cagliari, i suoi colleghi commensali hanno avuto modo di valutare alcuni tratti caratteristici del “Vecchia Cagliari”. Architettonicamente, il ristorante si presenta composto e austero. Gli ambienti sono distribuiti su due piani, il secondo dei quali non abbiamo avuto modo di visionare, se non dal punto di vista acustico, a causa di occasionali frastuoni che arrivavano dalla sala superiore. La sala al piano terra, invero, è sobriamente arredata in stile rustico, con pavimentazione simil-cotto, sovra-tovagliame scuro in contrasto con le pareti bianco latte; queste ultime sono impreziosite da nicchie ad arco, stampe in tema cittadino, e da alcuni comuni suppellettili, tipici della vita contadina. Accattivante e scenografica la vetrina del pesce fresco, che con opulenza accoglie il visitatore all’ingresso.
Vecchia Cagliari – Spaghetti ai ricci
Meno positiva, dal nostro punto di vista, l’efficacia di esordio del servizio, colpevole di disattenzione – nonostante ripetute sollecitazioni – nei confronti dei due burricchi, per tutto il tempo di assenza dell’Ing.Marrocu. La giustificazione sul fatto che attendessimo un terzo commensale non regge al rimprovero di Jesus: «siamo qui mezz’ora, almeno una bottiglia d’acqua avremmo voluta averla» e alla celerità e reverenza con cui le richieste al tavolo vicino sono state soddisfatte: per quanto abbiamo potuto intuire, con tutta probabilità amici del cameriere. Le scuse del maître sono state comunque accettate, in virtù della gentilezza con cui il medesimo ha fatto ammenda. Da questo punto in poi, solo due appunti possiamo muovere al servizio medesimo: l’approssimazione con cui è stato mesciuto il vino (DOCG Vermentino superiore di Gallura “Canayli” della Cantina Gallura, Tempio Pausania) e la diacronia di presentazione del dolci, in riferimento al loro arrivo al tavolo.
Vecchia Cagliari – Risotto alla pescatora
Permalosamente stizziti per l’esordio non felice, dopo l’ordine di antipasti e primi, attendevamo con pregiudizio l’arrivo delle pietanze. In realtà ci siamo dovuti ricredere; a parte la presentazione, la qualità delle materie prime e la preparazione in sé risultavano mediamente più che soddisfacenti. Gli antipasti erano composti da otto portate, nel solco della più genuina tradizione cagliaritana: polpi alla diavola, insalata di polpo con patate, bocconi di mare (murici), burrida di gattuccio, scabecciu di cernia in bianco, cozze primavera con sedano e pomodori, frittelle di bianchetti, zuppa di cozze e arselle.
Vecchia Cagliari – Sebada al miele
Notevoli i primi: abbondantemente condita pasta ai ricci di mare per Jesus e per il Raschione Ettore, risotto alla pescatora, con cozze arselle e gamberi, per l’Ing.Marrocu. Quest’ultimo, c’è da dire, ha manifestato meno entusiasmo rispetto ai commensali, ma il suo giudizio potrebbe essere stato turbato dalla condizione psicofisica alterata.
Scendiamo di livello con i dolci, come detto arrivati al tavolo in istanti differenti: sorbetto al limone per Jesus e Marrocu, seada al miele (dozzinale millefiori) per il Raschione. La cena si concludeva quindi con due caffè e, in considerazione della non appetibilità della cantina, senza amari. Costo complessivo, 28 euro cadauno, da ritenersi limabile di qualche euro al ribasso, rispetto al giusto dovuto.
Con una cucina di discreto livello, il ristorante “Vecchia Cagliari” difetta però di attenzione e cura dei particolari, in ordine alla presentazione delle pietanze, alla originalità dei piatti, e alla assistenza nei confronti del cliente. Nonostante si sia rischiato il burriccu senza un orecchio, assegnamo il giudizio di due burricchi, meno meno meno.
commenta | tags: amari, antipasti, arselle, bianchetti, bocconi di mare, burrida, caffè, cagliari, canayli, cantina gallura, cernia, chef, commenti, costo, cozze, cozze primavera, cucina sarda, dessert, docg, dolci, frittelle, gamberi, gattuccio, indirizzo, insalata di polpo, maître, mappa, millefiori, murici, opinioni, pasta, patate, polpi alla diavola, pomodori, prezzo, primi piatti, qualità, recensione, ricci di mare, risotto alla pescatora, ristorante, sant’avendrace, sardegna, scabecciu, seada al miele, sedano, sorbetto al limone, telefono, tempio pausania, Valutazione, vecchia cagliari, vermentino di gallura, vino bianco, zuppa
gen
30
2014
Il Viale – Interno
Quanto sa di sale, la carne di burriccu mangiata al Viale. E ‘sì proverai quanto costa inerpicarti sull’irta mulattiera del foglio bianco, e sulla Via vergare la tua orma, confuso nelle polveri dell’altrui memoria.
Gli alberi che ci fanno incontro sono file di soldati in marcia, ognuno camminando all’ordinato e ritmico passo della paura, ciascheduno a noi bisbigliando, nella fregola delle fronde mosse dal vento, parole di zuccherino sostegno: «burriccus», «molentis», «balossus». E così via…
Beh no, in effetti non era proprio così la storia, né questo però basta per riscriverla da capo. Per ora abbiamo una nuova liturgia da raccontarvi, e la strada che ci ha condotto al Tempio, non è che un trascurabile dettaglio.
Il Viale – Antipasti di mare
Sono improprie e mendaci, le pletoriche indicazioni che il Raschione Ettore – geloso custode dei segreti della macchina delle ciccionate, organo decisionale sulle nostre ebdomadarie destinazioni -, fornisce ai suoi sparigliati compagni d’avventura, onde raggiungere rapidamente il ristorante “Il Viale”, tra l’altro di non difficile individuazione in quel di Viale Trieste, Cagliari. Jesus, che di sua norma ignora le premure e i consigli di chicchessia, raggiunge facilmente il luogo dell’incontro, mentre l’Ing.Marrocu, di carattere più accondiscendente, dapprima converge in fronte alla vetrina del ristorante (con i colleghi già all’interno) per poi – non identificando né l’insegna né il punto di riferimento consigliato (Le Poste!??) – ripartire velocemente con l’auto, salvo successivamente fare ritorno, carico di insulti nei confronti del Raschione medesimo.
Il Viale – Zuppa di cozze
E’ sobria, composta e, in un certo senso, lindamente asettica, l’unica luminosa sala del ristorante, a cui si accede lateralmente dopo un breve disimpegno che segue i confini di toilette e cucine. Quest’ultime, collocate nel quadrante Sud, risultano in parte visibili all’alloggio dei tavoli, tramite un accesso delimitato da un tendaggio bianco. Le pareti chiare e l’utilizzo delle eleganti tonalità grigio scuro per infissi e sostegni strutturali, stonano marcatamente con la pavimentazione rustica. Un basamento in simil-ardesia, e magari sedie imbottite color crema, farebbero di certo risaltare in misura sensibile il locale per raffinatezza e compostezza estetica.
Il Viale – Trofie alla carlofortina
Nel mentre che dalla cucina – oltre a baluginare indaffarati cuochi al lavoro -, arrivavano di tanto in tanto strani e non identificati frastuoni, l’atmosfera risultava allietata (ovviamente entro lo spazio dei gusti personali) da un sottofondo musicale, riferibile ai successi degli anni ’80/’90.
Il servizio in sala – che nell’occasione era gestito da un unico giovane e informale cameriere – , è stato a tratti efficace ed attento, a momenti meno preciso, con qualche imperfezione nella gestione e nella sistematica sostituzione di stoviglie e posate, durante l’incedere delle pietanze.
Il Viale – Fregola in brodo
Ordiniamo subitamente, per un brindisi d’esordio, un Torbato brut di “Sella & Mosca”; poco dopo, invero, nonostante i primi consigli del pur gentile cameriere, evitiamo le restrizioni del menù fisso, indirizzandoci verso un percorso più articolato e, come nostra abitudine, basato su delizie di mare.
E’ difficile la scelta del vino, per la quale l’Ing.Marrocu si propone di visitare direttamente il frigo in sala. Più tardi, un fastidioso allarme da drammatico incidente criogenico, avviserà tutti gli astanti che la porta del medesimo era rimasta aperta, innescando un pericoloso innalzamento della temperatura interna! Ad ogni modo, la scelta ricadrà su un particolare bianco (vitigno Semidano) “Anastasia”, della cantina “Il Nuraghe” di Mogoro. Come d’abitudine, al termine del pranzo, la bottiglia vuota sarà sottratta all’ecologico riciclo, per terminare i suoi giorni nella buia ed effimera cantina dell’ing.Marrocu.
Il Viale – Orata alla vernaccia
La cucina de “Il Viale”, ci ha comunque positivamente sorpreso, in ordine alla genuinità delle materie prime e alla composizione delle pietanze, semplici e tradizionali nella generalità dell’offerta, ma con ripetute e piacevoli sfumature di originalità. Meno curata, c’è da dire, la presentazione dei piatti, a partire dall’impatto estetico delle ceramiche presentate a servizio.
Piuttosto gustosi sono risultati gli antipasti: polpette di pesce spada e patate; classica burrida di gattuccio di mare (molto delicata); carpaccio di polpo con sedano, prezzemolo e pomodori; frittelle di bianchetti e cozze; filetti di triglie panati; per terminare con una sontuosa zuppetta di cozze in rosso con pomodorini freschi a dadini.
Il Viale – Tiramisù
Ottimi i primi: trofie liguri alla carlofortina con pesto, tonno (comunque in tutta apparenza in scatola?!?) e pomodoro per l’Ing.Marrocu; fregula in brodo di pesce e arselle per Jesus e il Raschione.
Dopo una contrattazione sulla tipologia del pescato disponibile, i burricchi partoriscono un’idea di secondo: orata e spigola alla vernaccia, accompagnate da verdure fresche. Molto gradevoli.
Infine i dolci: tiramisù per Il Raschione e Marrocu, semplice sorbetto al limone per Jesus, senza alcun accompagno alcolico proposto. La cena si concludeva quindi con dei caffè e nessun amaro, data la non appetibilità delle bevande presenti in cantina. Costo complessivo, 35€ cadauno, da giudicarsi finanche inferiore per un buon 10% al giusto dovuto.
“Il Viale”, a nostro giudizio è un buon ristorante, caratterizzato da una cucina semplice ma accattivante e gustosa, e da un ottimo potenziale, non pienamente valorizzato. Una cantina più fornita e una maggiore cura per i dettagli, in ordine al servizio e all’estetica generale, farebbero di certo fare un notevole salto di qualità al locale. Tre burricchi meno meno.
commenta | tags: amari, anastasia, antipasti, arselle, burrida, caffè, cagliari, carpaccio, chef, costo, cozze, cucina sarda, dolci, fregula, frittelle, gianchetti, giudizi, il nuraghe, il viale, liguri, limone, mappa, mare, mogoro, opinioni, orata, panate, patate, pesce, pesto, polpette, polpo, pomodori, prezzo, primi patti, primi piatti, qualità, recensione, ristorante, sardegna, secondo, semidano, sorbetto, spigola, telefono, tiramisu, tonno, triglie, trofie, valutazioni, vernaccia, vino bianco, zuppa