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2013
Le plus Bon – Interno
Mettiamo subito le cose in chiaro: quest’oggi sono drammaticamente appuntorato e quindi, dopo aver doverosamente ringraziato la Donna del presidente <3 per le amorevoli e materne cure prestate al mistico capezzale, non cercherò di nascondere il fastidio e il disappunto per la mia personalissima nuvoletta influenzale, che si manifesta periodicamente tra le 18 di Venerdì sera e le 7 di Lunedì.
Motivo per il quale, ragionando sulla responsabilità e sull’obbligo morale che grava su Jesus e sui Burricchi, in favore della fame di conoscenza dei propri fan, anche questo fine settimana potrete godere della nostra ebdomadaria recensione, ma non lamentatevi della resa letteraria!
Le plus Bon – Antipasti
Venerdì sera. A bordo della 150cv, Jesus e il Raschione Ettore si dirigono verso il ristorante “Le Plus Bon”, di non lontanissima apertura in quel di “Piazzetta Unione Sarda”, nuovo punto di ritrovo delle attività ludico-alimentari di Cagliari. I fumi del male già pervadono la mente dell’auriga Jesus (come se ve ne fosse stato bisogno), che sbaglia lo svincolo e si dirige verso Sassari tra le urla e gli insulti del Raschione. Poco male, la correzione della rotta non è difficile ma, di lì a breve – a dieci minuti dal rendez vous – uno sprezzante e improponibile messaggio dell’Ing. Marrocu metteva in allarme la macchina organizzativa del Donkey Challenge: “Sono stanco, non vengo”!
«Questa è la volta buona che scatta la squalifica… anche stasera in formazione PACS!»
Le plus Bon – Risotto
Alloggiata la 150cv nel comodo parcheggio custodito sotterraneo, gratis per le prime tre ore (cosa che stimolerebbe la celerità metabolica di qualsivoglia susunku in procinto di desinare), i due Burricchi, già rassegnati ad una romantica cena a due, fanno il loro ingresso nel locale. “Le plus bon” (letteralmente il più buono) era già conosciuto in città come ottimo caffè/pasticceria/panetteria/servizio catering, abbondantemente utilizzato in passato dallo stesso Jesus, finanche per celebrare il proprio genetliaco con tanto di tartine al caviale, pasticceria mignon, torte alla nutella e spumanti DOC. I colleghi tutti ancora ringraziano!
In Piazzetta Unione Sarda, ritroviamo la stessa insegna e lo stesso logo, declinati però in chiave estesa ristorante/pizzeria.
Le plus Bon – Frittura di mare
La sala principale del ristorante appare, nel proprio contesto, enorme: dalla vetrina di ingresso (si prega vivamente di aprire o mascherare la porta di sinistra! ndr.) si sviluppa longitudinalmente seguendo il lungo bancone del bar, fino a raggiungere l’estesa parete opposta, dove quasi si mimetizzano gli ingressi di toilettes e cucina. I piccoli ed eleganti tavoli squadrati di colore chiaro, sono raggruppati in linea retta, tra loro piuttosto ravvicinati, pur occupano, nel complesso architettonico, solo una parte dello spazio disponibile. Lo stile è accentuatamente spigoloso e moderno, disegnato essenzialmente dai numerosi segmenti di luce colorata, integrati nelle pareti e nel contro-soffitto bianco. Le stesse pareti vengono decorate con stampe minimaliste e con una sorta di traslitterazione dispersiva, in caratteri rosso lucido, del nome del locale. L’effetto complessivo riconduce il tutto ad una ambientazione spaziosa, ma rumorosa e caotica allo stesso tempo. Lateralmente localizzata in fondo al locale, compare invero una ulteriore e più piccola sala – dove i Burricchi vengono alloggiati – che maggiormente apprezziamo per intimità e utilizzo degli spazi (confinati con una bella vetrata dalla quale si può scorgere via Santa Gilla) ma che si pavoneggiava di una vibrata e continua stimolazione luminosa al neon (potete verificarlo dalla qualità psichedelica delle foto) che, così come i giochi per la PS3, dovrebbe venire corredata da avvertenze sui rischi di permanenza prolungata. Durante la cena, per rilassarsi un po’ la vista, Jesus ha avuto modo di andare alla toilette dove, casualmente, una lampadina difettosa procurava peggiori effetti di pulsazione nevrotica: «a boccidura!»
Le plus Bon – millesfoglie al cioccolato
Dopo esserci scusati con il gentile cameriere per l’assenza del terzo burriccu, ed essere stati fatti accomodare ad un tavolo per due, ecco la inaspettata sorpresa: l’Ing. Marrocu si manifestava ex-abrupto in sala. «Che bei piccioncini romantici!» … «Ma allora Lei è veramente un burriccu!», la nostra risposta. Proseguiti per un po’ gli insulti reciproci, e cambiato obbligatoriamente tavolo, finalmente i burricchi potevano prendere visione del menù del ristorante che, escludendo la sezione pizze, pare intelligentemente articolato in quattro/cinque non banali pietanze per ciaschedun raggruppamento di entrée, primi piatti e secondi/insalate. Dopo una breve consultazione Jesus si rivolgeva al maître (che guardacaso scopriamo essere un conoscente dell’Ingegnere): «prendiamo tutti gli antipasti, escluso il primo in elenco.», ottenendo, in risposta, una valida alternativa: «se permettete posso consigliavi…». Seguito dall’elenco degli antipasti dal secondo all’ultimo in menù!
Invero, nonostante la ottima dotazione tecnologica del personale (con palmari direttamente collegato alle cucine) e la conseguente celerità nella gestione delle comande, il servizio pare peccare con difetti nei più piccoli ed umani dettagli, come il non presentare spontaneamente il pane al tavolo prima dell’inizio della cena, o come il “dimenticarsi” di corredare il cestello del ghiaccio con una opportuna stoffa per asciugare la bottiglia di vino, che nella fattispecie era un ottimo Vermentino di Sardegna DOC “Opale”, delle cantine “Mesa” di Sant’Anna Arresi, scelto e valutato con dovizia dall’Ing.Marrocu.
Le plus Bon – Panna cotta al cioccolato
Come anticipato, gli antipasti scelti e proposti erano di non banale fattura e, complessivamente, di buona sintesi. Riportiamo (dalla stessa carta): Tataki (senza crosta di sesamo, come questa denominazione suggerirebbe) di tonno fresco con insalatina di riso nero integrale, maionese di ricci di scoglio e bottarga, ben presentato e gustoso (a mio gusto il migliore piatto del trittico); Insalatina tiepida di polpo arrostito alla griglia, con radicchio rosso, ceci, ciliegini e riduzione di aceto balsamico, dal particolare impiattamento che la faceva apparire più una zuppa, anche data la quantità di sugo (piuttosto insapore), presente sul fondo; piccola quiche con gruyère (gruviera svizzero, quello vero non l’Emmental con i buchi, con il quale viene spesso confuso!) porri e pancetta su fonduta di mozzarella di bufala: buona.
Pur indirizzati verso altre scelte dal risoluto maître, e nonostante le possibili alternative, i testardi Burricchi si concentravano su un unico primo piatto: risottino Carnaroli mantecato al nero di seppia, con julienne di capesante, seppie, brunoise (dadini) di verdurine di stagione e spolverata di bottarga di muggine. Nonostante l’intrinseca rusticità della presentazione, possiamo giudicare questo piatto appetitoso e abbondante.
Le plus Bon – Sacher Torte
Molto meno positivamente, si manifestava l’assaggio di secondo richiesto: di fatto, una delle peggiori fritture di mare – con calamari, patatine e gamberi -, mai sperimentata! La panatura, eccessivamente unta d’olio, lasciava facilmente nudi i gamberi, venendo via con un soffio, tanto da far venire il sospetto che fosse stata preparata da ore e tolta dal frigorifero un minuto prima di venire tradotta nell’olio bollente; questa supposizione è in accordo con i brevissimi tempi di produzione, non «eticamente» compatibili con la ricetta di una buona frittura.
Anche i dolci – preconfezionati, pur se ben presentati -, non ci lasciano un buon ricordo: Sacher torte eccessivamente asciutta per Jesus, anonima panna cotta al cioccolato per l’Ing.Marrocu, fortunatamente buona millesfoglie al cioccolato per il Raschione.
La cena si concludeva quindi con 2 caffé, un mirto per Jesus, una grappa barricata per il Raschione (ripudiata l’”Animanera” offerta come surrogato del richiesto liquore alla liquirizia). Costo complessivo, 38€ cadauno, da giudicarsi un 15-20% eccessivo rispetto alla qualità complessiva registrata.
Le plus Bon si caratterizza con una ambientazione accattivante e alla moda, con un servizio rapido ma non sempre impeccabile e con un menù di buon livello, messo in pratica però in maniera talvolta approssimativa. Grossa la delusione per i dolci: con una tradizione ed un nome così altisonante, ci saremmo aspettati qualcosa di più. Due burricchi.
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2013
S’Abbuffara – Via Barcellona
Una lunga e stretta via, con un marcato e molesto declivio, che un poco intimidisce e lascia intendersi come malagevole accomodamento, è una tavola quasi infinita, da bandire e imbandire con mille squisitezze e leccornie: arrosti appetitosi innaffiati da vino rosso, colorati e succulenti frutti di mare accompagnati da deliziose salse agli agrumi, corposa selvaggina in umido condita con spezie e sapori di montagna, energici ed aromatici salumi delle valli, delicate zuppe dal gusto raffinato, piacevoli e generosi condimenti di ogni sorta, guarnitissimi ed opulenti dolciumi, composti e decorati con la maestria di un artista, in un orgiastico tripudio di porcellane e cristalli, ricolmi di inebrianti e seducenti nettari degli Dei.
S’Abbuffara – Interno
Di questi lascivi e peccaminosi pensieri sono ricolme – in quel di Cagliari la sera di Venerdì – le menti monotonali e monotone di Jesus e del Raschione Ettore che, in obbligata formazione PACS e a digiuno da parecchie ore, risalgono la Via Barcellona, percorrendo da parte a parte il quartiere “La Marina”, nel tiepido capoluogo sardo. L’idea della loro nuova destinazione, il ristorante “S’Abbuffara”, s’insinua nei loro distorti meccanismi mentali, trasformando ogni dettaglio dell’arredo urbano, in corrispondenti allucinazioni alimentari: una finestra si trasforma in una torta salata, una lampadina è una pasta di zucchero, una crepa sul muro diviene una fetta di Sacher.
Quando alle 20.45, in netto anticipo rispetto alla prenotazione, il menù esposto fuori dal locale si presentava a Jesus come l’Arcangelo Emanuele (il Màestro!), che gli annunciava la presenza di un maialetto da latte nel suo seno, i Donkeys intuivano che non sarebbe stato il caso di indugiare oltre, e decidevano di varcare la soglia del ristorante.
S’Abbuffara – Antipasti
Ad accogliere i due affamati Burricchi, è il giovane e sorridente maître/titolare del locale, che con informale gentilezza cagliaritana, li indirizza verso un ampio tavolo (che avrebbe dovuto ospitare anche il diffidato Ing.Marrocu) in un angolo della sala principale. La medesima sala, risulta defilata lateralmente rispetto al vestibolo e all’atrio di ingresso, congiungendosi con quest’ultimo, per mezzo di una spartana apertura rettangolare, che divora la parete bianca per circa un terzo. Il pavimento, appare di una tonalità bruno scura, ben intonandosi con i copri-tovaglie dei tavoli, con il maestoso soffitto in legno grezzo, e con le caratteristiche sedie verde acido, che lo stesso titolare ci dirà provenire dal “Corte noa” di Pula. Anche gli infissi, la mobilia e (intelligentemente) il frigo delle bevande all’ingresso sono in legno, ma suggeriamo di uniformarne le varie sfumature di colore, per evitare un certo disordine cromatico, da noi ben notato.
S’Abbuffara – Moscardini e ceci
“S’Abbuffara” è aperto da pochi giorni per cui, in attesa che vengano consegnati i menù cartacei definitivi, il maître si propone di suggerirci lui stesso pietanze e vino, supportato da un canovaccio di fogli A4, che si sviluppava con due diverse tipologie di percorso: di terra e di mare. Come da nostra abitudine ci indirizziamo verso il mare, e scegliamo un “Iselis bianco” di Argiolas, come vino di supporto, tra le etichette della cantina, sufficientemente fornita.
Anche per il numero non eccessivo di clienti, il servizio (il maître era coadiuvato da una premurosa cameriera) e la cucina, si sono dimostrati da subito rapidissimi, tanto da consentirci di rincasare ben prima della 23, giusto in tempo per seguire il reality dei “Club Dogo” su MTV, e così esorcizzare l’irritante offerta musicale del locale: «Le canzoni di Tiziano Ferro, mi fanno venire in mente il recente lifting di George Clooney!»
S’Abbuffara – Fregola
Gli antipasti di mare si articolavano in cinque differenti portate, presentate in rapida successione e quasi congiuntamente al tavolo, nonostante accortezza imporrebbe di servire verso la fine i piatti caldi, onde evitare possibili raffreddamenti:
buoni (anche se piuttosto freddi) gamberi bolliti, conditi con olio e limone; gustosi moscardini al sugo e ceci; insalata di polpo con aglio e prezzemolo (che «sarebbe stato apprezzato dallo chef Taras» per la ostentata durezza); ottimi carciofi freschi con spolverata di bottarga, forse la cosa più buona assaggiata in serata. Piatti fin qui particolarmente semplici, che non brillavano certo per fantasia ed estetica della composizione, ma che abbiamo avuto modo di apprezzare per la buona qualità degli ingredienti di mare, evidenziata dal gradevole profumo delle pietanze. Molto meno positivo, invero, l’ultimo antipasto della serie, la zuppa di cozze su pane carasau che, oltre a essere composta da mitili che in buona parte risultavano semi-chiusi e insapori, era caratterizzata da un sugo non all’altezza, forse eccessivamente cotto o degenerato da un inopportuno dosaggio degli ingredienti (come ad esempio il prezzemolo).
S’Abbuffara – Seppie al vino bianco
Medesimo discorso deve essere fatto per il primo piatto, comune ai due navigati molentis – fregola ai frutti di mare – che, oltre a basarsi su una pasta palesemente industriale, data l’uniformità dei grani, presentava, ahimè, un evidente difetto nel sugo di preparazione, impostato su un eccesso di acidità di base. Il gusto dei pur buoni frutti di mare (cozze, arselle, moscardini, seppiette) ne risultava quindi inevitabilmente compromesso.
Al contempo, la voce suadente e romantica di Tiziano Ferro avvolgeva la sala, tanto da infondere coraggio ai venditori di rose, che si presentavano al tavolo dei due Burricchi confidando nel riproporsi del mito androgino di Aristofane, e provocando così l’ilarità degli altri avventori: «prende rosa?» … «non mi pare il caso!»
S’Abbuffara – Calamari e porcini
Nel mentre che l’ultimo venditore pakistano, riusciva per sfinimento ad inc… tre euro al Raschione, come contropartita per una dozzinale pila-portachiavi, in luogo dei meravigliosi laser zoomorfi con tanto di effetti sonori (gli mancava solo il burriccu!), potevamo assaporare i secondi piatti, precedentemente ordinati e arrivati anch’essi con estrema celerità: seppie al vino bianco con contorno di pomodoro e radicchio per Jesus; calamari ai funghi porcini e uguale ornamento d’insalata per il Raschione Ettore.
Queste ultime pietanze, rispetto alla fregola precedentemente analizzata, ben si potevano distinguere per qualità, originalità e presentazione (particolarmente efficaci i solidi piatti di vetro), anche se “tottu vizius” Jesus, ha evitato accuratamente di consumare le zampette delle seppie, un pochino troppo abbrustolite.
S’Abbuffara – Tiramisu ai frutti di bosco
Il pasto poteva quindi concludersi con i dessert: particolare tiramisù ai frutti di bosco per il Raschione, semplice sorbetto al limone (servito crediamo per scelta senza la usuale cannuccia), per Jesus.
Dopo una breve disquisizione tra il maître ed il Raschione, sulla nomenclatura delle grappe, il Burriccu decide per una grappa barricata “Anghelu Ruju” di Sella e Mosca come ammazzacaffé, mentre il sempre originale Jesus richiede un caffè e una “Vecchia Romagna etichetta nera”, in onore delle atmosfere anni ’80: «a quel punto potevi prendere uno Stock 84, burriccu!».
Costo complessivo della serata, 35€ cadauno, da ritenersi adeguato ed economico, considerati il pasto completo e la bottiglia di Iselis tracannata. Per chi fosse interessato, abbiamo notato esposto, invero, un menù degustazione mare da 25€ e terra da 20.
Di recente apertura, collocato nel cuore della “Marina”, il ristorante “S’Abbuffara” si propone come locale informale e accogliente, per serate non particolarmente impegnative. Buona la qualità del servizio mentre la cucina, semplice e senza particolari elaborazioni, ha accusato qualche difetto (non sappiamo quanto accidentale) nella preparazione dei sughi. Difetti di esperienza, che probabilmente verranno sanati con il tempo. Nel frattempo, la nostra personale valutazione è di due Burricchi.
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2012
San Crispino – Interno
Giust’appena ripreso un apprezzabile equilibrio psico-motorio, a seguire i bagordi di questa ultima ciccionata, e senza indugiare oltre nel tempo, per esigenze diplomatico-sentimentali, a tracciare il nuovo dissestato sentiero, del nostro lungo e interminabile cammino, ora m’accingo.
Il Corso. Immobile e acceso di spenta frenesia, si trascina veloce da Piazza Yenne, fin giù verso il Viale Trento, irrompendo nell’anima e nel cuore di “Stampace”.
Una strana e feroce maledizione tradisce la sua sponda Ovest, dirimpetto a un concentrato di boccacceschi anfratti, che nascondono veri tesori della cucina nostrana. Nonostante questo, su tale sponda, oggi speranzosi ci affacciamo.
San Crispino – Mangiatutto fritti
Sabato, ore 12.57. Jesus e il Raschione Ettore, guidati e condotti dal loro agile e imponente 150 alberi, audacemente navigano verso la loro destinazione.
Al loro approssimarsi, la seconda terribile maledizione, che a qualunque vela sul Corso impedisce un rapido e dignitoso approdo, subitamente si dissolve.
Jesus: «Toh, questo se ne sta uscendo, parcheggio qui…»
Ettore: «No, pitticcu su c….!»
Alle ore 13.00, i due puntualissimi Burricchi attendono impazienti l’arrivo del terzo Triumviro ufficiale, Ing.Marrocu, giusto di fronte all’oggi recensendo ristorante. Dal loro punto di osservazione, incrociano lo sguardo della cameriera protagonista della ciccionata scorsa, che fugacemente loro sorride. “Su Caboniscu” è da lì pochi decametri distante.
San Crispino – Antipasti di mare
San Crispino. Santo protettore dei calzolai, evangelizzatore e martire – parimenti al fratello Crispiniano – al tempo di Massimiano. Il Ristorante che visitiamo è lo storico locale a lui dedicato. Non molti mesi orsono, i Donkeys hanno visitato il medesimo anfratto, che per un breve periodo ha avuto diversa gestione e denominazione (Terre d’Ogliastra, una non felicissima alimentare esperienza). Sullo stesso tema marinaro, oggi sviluppiamo e improntiamo questo nostro “déjà vu“;
regressione decisa e imposta, come altre volte è capitato, dal maldestro algoritmo di selezione del Raschione, tanto chimerico quanto spesso ahimè insensato: burriccu!
San Crispino – Cozze
Insalata di Mare
Nonostante le imponderabili impressioni del Raschione, l’interno del ristorante non appare cambiato dopo il cambio di gestione: medesimi toni dell’arancio e del bianco alle pareti, stesso altarino dedicato al Santo, medesima disposizione dei tavoli nella sala. Forse qualche diverso decoro e suppellettile, un più apprezzabile utilizzo dell’impianto di climatizzazione, e più ordine e pulizia generali. Nota negativa, invero, l’abuso e la violenza di due rumorosi TV LCD, piuttosto distanti e non coordinati nella loro sintonia, tanto da creare insofferenza e fastidio per chi, come i Donkeys, venivano accomodati esattamente nel punto mediano tra i due, su una sorta di piccolo soppalco laterale in legno, il cui dislivello ha cagionato non pochi problemi all’Ing.Marrocu e a Jesus, i quali
– rispettivamente, da sobrio e da ubriaco – vi sono, platealmente, “imbrucchinati” addosso.
San Crispino – Tagliatelle “San Crispino”
Il servizio in sala è garantito da due giovani camerieri/gestori, non particolarmente esperti ma affabili e gentili: uno più mite e rilassato, l’altro più energico e spigliato.
Dopo un rapido sguardo al menù, chiediamo di esordire con un assaggio di antipasti di mare, cosa che puntualmente ci viene concessa. Sul principio, non ci è invece possibile ordinare il vino, per un accidentale difetto di spedizione e consegna delle bevande. Il “nettare” bianco «della cantina di Monserrato» propostoci (e inizialmente accolto), è stato prontamente rimandato al mittente con disamore, appena dopo il primo assaggio. A quel punto, il cameriere più intraprendente, si è prodotto nella lodevole iniziativa di “rubare” qualche bottiglia al ristorante vicino, finalmente consentendo, agli esigenti burricchi, di deliziarsi con un ottimo vermentino “Is Argiolas” D.O.C., delle cantine Argiolas.
San Crispino – Grigliata mista
Sulla tavola dei burricchi arrivava, dopo una non molesta e misurata attesa, un assortimento di sette differenti pietanze, il cui apprezzamento è un chiaroscuro (a dire la verità più scuro che chiaro) di contrastanti sensazioni: dozzinale insalata di mare, con surimi, gamberetti, cozze, seppie, olive e peperoni (eccessivamente condita d’olio e dal sapore tutt’altro che trascendente), guazzetto di cozze alla marinara con pane grattato (non bellissime da vedere ma abbastanza buone), discutibile salmone affumicato con aceto balsamico (sarebbe stato una buona base per un antipasto più articolato), gamberetti fritti (assolutamente insapore), buono scabecciu di sardine, discreti gamberetti in salsa rosa (discreti per Jesus, pessimi per l’Ing.Marrocu). L’ultimo antipasto che citiamo, è un abbondante piatto di mangiatutto fritti, la cui censurabile quantità (“mazza brutta!”), prontamente segnalata al cameriere, è stato oggetto di interesse ed esplicita recriminazione da parte dei burricchi:
«Scusi, ma dove li ha presi questi?» … «Alla METRO». Beata ingenuità!
San Crispino – Millefoglie
Creme caramel
Apprezzabile, invero, il primo piatto: buone tagliatelle “San Crispino”, con cozze, gamberetti zucchine e pomodorini.
La grigliata mista richiesta come secondo – accompagnata da cruditè di verdure con finocchi, sedano e pomodori -, è stata positiva per un terzo, nella fattispecie per i buoni calamari arrosto, piuttosto che per la spigola e l’orata presenti sul piatto, dalla cottura approssimativa (in particolar modo la spigola era approssimabile ad un carpaccio di spigola!) e dal sapore più che discutibile.
I dessert, seguivano la stessa falsariga: buono il crème caramel assaggiato da Jesus (e successivamente dall’Ing. Marrocu), da dimenticare il millefoglie al cioccolato del Raschione e il sorbetto al limone del Marrocu.
Di comune accordo il pranzo si concludeva qui, per consentire ai Donkeys di degustare il caffè e gli ammazzacaffè più tardi, dopo una breve passeggiata ristorativa lungo il Corso stesso. Prezzo finale dell’esperienza, 37€ cadauno, da giudicarsi un 20% eccessivo, rispetto alla qualità complessiva di cucina e servizio. Per dovere di cronaca, segnaliamo una mancia di 6 euro e 20centesimi, e lasciamo a voi immaginare chi, fra i tre, abbia elargito i venti centesimi!
A prescindere dalle passate vicissitudini, il Ristorante “San Crispino”, nonostante si esibisca da parecchi anni sul palco della lussuria alimentare, sembra peccare di alcuni (più o meno gravi) difetti di gioventù, che possiamo individuare nella organizzazione generale, nell’approvvigionamento delle materie prime (sarebbe utile sondare nuove vie per le forniture del pesce fresco) e in una cucina non particolarmente fantasiosa e brillante.
Encomiabile, invero, la gentilezza e l’impegno dei giovani gestori (menzione speciale), che speriamo riescano a indirizzare il locale, di rinnovata recente apertura, verso più apprezzabili collocazioni, in seno alla ristorazione cagliaritana. Un burriccu con menzione speciale.
VALUTAZIONE “San Crispino”: Un Burriccu con menzione speciale. |
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Ristorante San Crispino |
Indirizzo: Corso Vittorio Emanuele II 190, Cagliari
Telefono: 329 4444827 [mostra in google maps]
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2 commenti | tags: aceto balsamico, ammazzacaffè, antipasti di mare, argiolas, caffè, cagliari, calamari arrosto, cantina sociale, cioccolato, commenti, conto, corso vittorio, costo, cozze, crème caramel, cruditè di verdure, cucina sarda, dessert, DOC, dolci, finocchio, fritti, gamberetti, grigliata mista, guazzetto, insalata, insalata di mare, is argiolas, limone, mangiatutto, marinara, menù, millesfoglie, monserrato, olive, opinioni, orata, pane grattato, peperoni, piazza yenne, pinzimonio, polpa di granchio, pomodori, prezzo, primo piatto, qualità, recensione, ristorante, salmone affumicato, salsa rosa, san crispino, sardegna, sardine, scabecciu, secondo piatto, sedano, seppie, sorbetto, spigola, surimi, Tagliatelle, Valutazione, vermentino, via trento, vino, zucchine
mag
26
2012
Lo Scoglio – Panorama
C’hai du’ occhi che paion du’ cozze de scojo,
e più ne magno e più ne vojo;
ma han perso er mare che je sbatteva addosso,
e amarte più nun posso…
S’infrange l’onda sullo scoglio;
lo schiaffeggia e si ritrae, l’accarezza e poi si nega, lo sommerge e lo libera, lo soffoca e gli ridà vita.
Infinitamente, senza posa, nel delirio erotico della spuma, nell’immenso talamo del mare, sotto il perverso sguardo delle stelle, di qua, nel buio che ha il sapore del proibito, negato al piacere di noi stessi.
Lo Scoglio – Interno, terrazza sul mare
E quale piacere, il vostro amato, ha mai nel tempo insegnato di negarvi, adorati discenti miei?
E quale eccesso alla vita – che è un breve, accidentale difetto dell’irrealtà -, vi ho mai suggerito di respingere, in luogo di altrettanto effimere, temporanee sciocchezze?
Non cadete nell’inganno del mio nome, offritevi alle carezze di Dioniso: semel in anno licet insanire.
Preso a costume quest’ultimo sciagurato suggerimento, e moltiplicato per trecentosessantacinque volte, tale risulta la condotta intrapresa anni or sono dall’ormai numeroso gruppo del Donkey Challenge, che quest’oggi segna una ulteriore tappa nel loro dissoluto cammino.
Lo Scoglio – Antipasti
Venerdì sera, ore 20.55. L’incontro tra i triumviri ufficiali Jesus e il Raschione, il burriccu Sollai, il burriccu Avv.Pisano, è previsto in fronte al ritorante “Lo Scoglio”, suggestivamente e splendidamente ubicato, in elevato dominio sul mare, verso “Calamosca”, lungo le calette del borgo Sant’Elia, in Cagliari.
Assenti ingiustificati, il burriccu Orione e il triumviro Marrocu (sempre più interscambiabili in merito ai malcustumi), è quest’oggi ospite gradito, il fotografo professionista Varioli il quale, per ospitale gentilezza di Jesus, non è stato comunque gravato dell’onere di immortalare i momenti della cena: «Se si azzarda a tirare fuori l’obiettivo, parto di sciabola!»
Polpo con patate
Insalata di mare
Frittura mista, Polpette
Lo Scoglio – Cozze e arselle marinate
In ragione di non irreprensibili sobborghi da valicare, nel raggiungere la destinazione, come astutamente suggerito dal triumviro Ettore, Jesus si presentava con un abbigliamento a cavallo tra un elegante tutore dei viali del piacere e un disinvolto pusher in abiti casual, oltreché con una 150 cavalli insolitamente corrotta da fanghiglia di origine meteorologica. Ovviamente, la raccomandazione del Raschione era riferita alla opportunità di non lavare l’autovettura, mentre il tradizionale abbigliamento dell’asino fondatore, risultava circostanziatamente più che adatto!
Alle ore 21.00 in punto, dopo i convenevoli di rito, e dopo aver goduto degli scorci offerti dalla felice collocazione del ristorante, i cinque Burricchi varcavano finalmente la soglia del locale.
Lo Scoglio – Murici
Come anticipato, l’ambientazione de
“Lo Scoglio”, è semplicemente splendida. La sala principale è dominata dal tema del mare che, al tramonto, domina prepotentemente la scena, prorompendo con i colori del crepuscolo e con l’incanto del profilo del golfo, dalle numerose finestre, dagli oblò, e dall’ampia terrazza estiva, seducentemente distesa sulla scogliera.
L’arredamento è compostamente elegante, e caratterizzato dal generoso utilizzo di infissi e travi di legno, di drappeggi chiari, abbondanti punti luce e oggetti della tradizione marinara. Strani pannelli visibili nel sottotetto e qualche altra dozzinale stonatura, non riescono comunque a compromettere il fascino dell’insieme.
Lo Scoglio – Spaghetti cozze arselle
Nonostante non sia elevato il numero degli avventori in sala, consistente sembra essere la presenza di personale, all’interno della grande cucina a vista. Due sono i camerieri deputati al servizio, un accorto ed esperto signore, e un più disattento ma spigliato giovanotto, oltremodo abbronzato fuori stagione:
«custu prima fiada ghettendi soletta!»
Accomodati ad un ampio tavolo rotondo, gli affamati Donkey vengono subitamente assistiti dal cameriere più anziano, che con mestiere li indirizza verso un assaggio di antipasti di mare. Il vino scelto per la serata, è un eccellente vermentino superiore DOCG “Canayli”, della cantina Gallura, sbrigativamente testato (ora non per difetto del cameriere, ma per inconsistenza scenica del personaggio) dal Raschione Ettore: dobbiamo perfino rimpiangere il Marrocu!
Lo Scoglio – Spaghetti all'aragosta
Entusiasmo manifestato dal Sollai, per le bottiglie di acqua minerale servite in tavola – San Pellegrino -, a suo dire le migliori al mondo; ad ogni modo, ad un Burriccu che chiede una Sprite come ammazzacaffè, non tenderei a dare credito.
Numerosi e abbondanti gli antipasti proposti dalla cucina, a tratti gradevoli e gustosi, ma in sicuro difetto di fantasia e, in taluni casi, poco incisivi.
Di lì a poco avremo assaggiato, quindi: anonime olive sott’olio, buoni filetti di alici, tonno alla catalana con cipolle pomodoro e seppiette, carpaccio di pesce spada su letto di rucola, discreto polpo con patate lesse, mediocre insalata di mare con gamberi, seppie, sedano e pomodori, polpette di carne di manzo, gustosa fritturina mista con frittelle di gianchetti, calamari e tranci di salmone, eccellente marinara di cozze e arselle (per le quali registriamo, invero, un eccesso di sabbiolina non spurgata), non particolarmente gustosi bocconi (murici) di mare, comunque consumati per due terzi dalle voraci fauci di Jesus, per diffusa inappetenza dei suoi commensali.
Lo Scoglio – Grigliata Mista
Il giudizio in merito ai due primi piatti consumati, si fa qui controverso. Se il Raschione riferisce di aver trovato entrambi di ottima fattura, Jesus deve puntualizzare che, a parte l’eccellente qualità del condimento, gli spaghetti alle cozze e arselle avrebbero richiesto maggior cottura, mentre il sugo impiegato per i (comunque buoni) spaghetti all’aragosta, risultava oltremisura acidulo.
Altrettanto contraddittoria la valutazione che dobbiamo dare, relativamente alla piccola grigliata mista ordinata: ottimi i gamberi e gli scampi, buoni i tranci di tonno, assolutamente insapori le seppie e l’orata arrosto.
Totalmente insoddisfacente la proposta dei dolci (speriamo solo episodica), ridotta ad una crostata ai frutti di bosco, richiesta dal raschione e dal Varioli, e ad una torta al cioccolato simil-sacher (per Sollai e l’Avv.Pisano), entrambe bocciate alla prova del gusto.
Torta al cioccolato
Crostata frutti di bosco
Impagabili le ultime fasi della cena, caratterizzata da un crollo d’attenzione del bronzeo cameriere che, durante il proferire della comanda, da parte di un evidentemente poco ipnotico Varioli, si congedava ex abrupto dal nostro tavolo, per andare a svolgere qualche più impellente mansione.
Recuperata più tardi la considerazione del caposala, gli asinini clienti riuscivano finalmente a richiedere tre caffè e tre mirti (più una sprite!), unici liquori appetibilmente disponibili.
Costo finale del pasto, 50€ cadauno, che valgono esclusivamente il prezzo dell’ambientazione, e che altrimenti giudicheremmo un buon 30% in eccesso, rispetto alla qualità dei piatti e del servizio complessivo.
Ci saremmo infatti aspettati, in relazione alla fama e alla collocazione del ristorante, una proposta culinaria ben più efficace e ricercata.
Scenograficamente, “Lo Scoglio” resta comunque l’ideale destinazione per chi sia intenzionato, senza badare troppo al portafogli, a conquistare qualche bella pivella, con il proponimento di apparire facoltosi e sensibili romantici quali – di fatto, se consultate questo blog -, non siete. Due burricchi con menzione speciale.
VALUTAZIONE “Lo Scoglio”: Due Burricchi con menzione speciale. |
Ristorante Lo Scoglio |
Indirizzo: Località Sant’Elia, Cagliari
Telefono: 070371927 [mostra in google maps] |
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12 commenti | tags: acqua minerale, acqua panna, alici, ammazzacaffè, antipasti, arselle, bocconi, bollito, bucconis, caffè, cagliari, calamari, calamosca, canayli, cantina, carpaccio, cipolle, commenti, condimento, conto, costo, cozze, crostata, dessert, docg, dolci, fatto in casa, frittelle, frutti di bosco, gallura, gamberi, gianchetti, giudizi, grigliata mista, insalata di mare, limone, lo scoglio, mare, marinara, marinate, mirto, murici, olio d’oliva, olive, opinioni, orata, panorama, patate lesse, pesce spada, polpo, pomodoro, prezzo, primi piatti, qualità, recensione, ristorante, rucola, sacher, salmone, san pellegrino, sant’elia, sardegna, scampi, secondo piatto, sedano, seppie, seppiette, sott’olio, spaghetti all’aragosta, spaghetti cozze arselle, spende, sprite, terrazza, tonno, tonno alla catalana, torta al cioccolato, tranci, Valutazione, vermentino, vino
mag
13
2012
Is Paulis – Interno
In quel di Pauli, al calar della sera, nell’avvolgente profumo del primo crepuscolo dal sapore estivo, si predisponevano, questo secondo Venerdì di Maggio, i paramenti dell’ultima consumanda celebrazione aìnina.
Vestibolo del pre-rituale, organizzato per convergenza di intenti e debolezze, di abitudini ed ambizioni, di cinico disincanto e stralunata consapevolezza, è lo spazio dedicato alla custodia dei Sepolcri paulesi
(i parcheggi del cimitero di Monserrato).
In tale mistico domicilio, esordivano sei consumati e delegati sacerdoti della liturgia, nell’indossare le proprie vesti cerimoniali.
Christina Jones Corrias, coach Donkey Team
Le indossa il Raschione Ettore, ostentando la sua polo Lacoste e i suoi costosissimi accessori alla moda. Le indossa il vostro amato Jesus, con la sua consueta tenuta simil-pedduzzone, valorizzata dall’inseparabile cappellino vintage. Le indossava il Burriccu Orione – alla sua seconda esperienza da Donkey – , esibendo un rigore stilistico da consumato venditore d’auto. Le indossava il burriccu Sollai, in tenuta da “lasciate che le zanzare vengano a me”, impreziosita da ricercati elementi di tendenza, quali dozzinali ciabattine infradito. Elegantemente le indossava, infine, il nostro nuovo graditissimo ospite X, la adorata fondatrice del gruppo facebook “Frastimiamo e lodiamo i vari locali e ristoranti di Cagliari“, la presidentessa Christina Jones Corrias che – vi anticipiamo sin d’ora – al terzo bicchiere di vino nasco si lasciava coinvolgere e convincere nell’intraprendere una nuova e sconsiderata carriera sportiva:
prossimamente allenare la squadra del Donkey Team. Benvenuta Mister CJC!!!
Is Paulis – Tagliere di terra
Per i più avvezzi all’arte del contare, siamo in obbligo di segnalare il sesto sacerdote della serata. Sorprendentemente in ritardo, il non onnipresente Ingegner Marrocu, veniva subitamente cazziato dal suo nuovo allenatore, ma risultava concomitantemente meritevole, per averci concesso l’occasione di apprezzare, negli impertinenti minuti dell’attesa, un meraviglioso ossimoro: il luogo deputato al mesto culto formale del trapasso, diviene sostanziale territorio per lascive e scostumate attività amorose, esibite ed ostentate alla luce del sole.
Come si suol dire, l’amore trionfa sempre, in ogni sua forma :-P!
Infine riunitasi la bizzarra coventicola, guidati dalla carrozza imperiale del Sollai, e supportati dalla 150cv di Jesus, il gruppo si dirigeva speditamente verso la destinazione prescelta: ristorante Is Paulis, Serdiana.
Is Paulis – Bresaola rucola e grana padano
Is Paulis – Insalata di mare
Is Paulis – Frittelle di cavolfiore, Tortini salati
Il Ristorante si raggiunge percorrendo la SS387, immettendosi in una stradina sterrata, che incrocia la carreggiata giusto prima di una curva (!), poco oltre i comuni di Serdiana e Dolianova. Speriamo le indicazioni predisposte dal Raschione, che trovate nella scheda in fondo alla pagina, possano essere utili per individuare agevolmente la location.
Polpetti alla diavola
Is Paulis – Zuppa di cozze
Is Paulis – Focaccia
Is Paulis – Spaghetti alle arselle
“Is Paulis”, non è semplicemente un ristorante/pizzeria, ubicato nella splendida ambientazione delle campagne di Serdiana, ma un imponente complesso architettonico, che offre una serie di opportunità e servizi, quali l’organizzazione di eventi, feste, ricevimenti di nozze, finanche attività sportive quali il calcetto, l’equitazione e il paracadutismo.
Per la parte che a noi interessa – quella ristorativa – individuiamo uno splendido gazebo all’aperto più due ampie sale interne, dominate da composizioni di colori caldi, dalla prorompenza lignea del soffitto a volta, e da un allestimento essenziale ma ben curato. Sebbene Jesus non sia particolarmente amante degli spazi volumetricamente estesi, ma preferisca altresì una ambientazione più intima e misurata, il contesto in cui siamo accolti non difetta per suggestione o per giusto grado di eleganza.
Is Paulis – Ravioli ai funghi porcini
Is Paulis – Tagliolini gamberi e broccoli
I commensali si dispongono quindi nella tavola rotonda loro assegnata e attendono, per un non breve periodo, l’intervento del personale. Il servizio è garantito da due giovani camerieri, un ragazzo e una ragazza, piuttosto gentili e volenterosi, ma non particolarmente incisivi, in riferimento alla tempistica e a talune ricercate attenzioni, quali il proporre l’assaggio della bottiglia di vino, prima che questa venga servita. Negata quindi all’Ing.Marrocu, la possibilità di esibirsi nello scenografico rituale dell’assaggio, in favore degli asinini commensali, e della sua neo coach/allenatrice Dottoressa Jones Corrias.
Is Paulis – Fritto misto
Is Paulis – Brasato di vitello
Ad ogni modo, la cernita del nettare poteva ricadere – tra la non amplissima scelta di bianchi proposti -, su di un eccezionale vino bianco autoctono “Iselis”, delle cantine Argiolas, prodotto prevalentemente con uvaggi di Nasco e, in minima parte, da Vermentino: buonissimo (e probabilmente la nota più gradita della serata)!
Si procedeva quindi, concordando con il cameriere un menù che prevedesse l’esordio con i tradizionali antipasti di mare e di terra, preceduti e seguiti da pane e bruschette non particolarmente condite, e da un’ottima focaccia calda.
Is Paulis – Tiramisù
Arrivavano quindi nell’ordine: bresaola con rucola e grana, buona (anche se forse servita eccessivamente fredda) insalata di mare, composita di polpo, gamberi, seppie, sedano, carote e olio d’oliva, tagliere di terra con pecorino stagionato, salsiccia sarda e prosciutto crudo, ottime frittelle di cavolfiore e tortino salato di carciofi e piselli.
Gli astanti, potevano successivamente assaggiare un discutibile piatto di polpetti alla diavola, dosatamente piccanti ma scriteriatamente affogati – nella loro dissimulata ristrettezza – in un oceano di sugo, che li faceva apparire come sfortunati naufraghi in un mare di solitaria disperazione. Anche la zuppa di cozze, a seguire, non appariva di particolare gusto e qualità, tanto da meritare menzioni particolari.
Is Paulis – Sorbetti
Ugualmente contraddittori apparivano i primi piatti: ottimi ravioli artigianali con ripieno di formaggio e funghi porcini, conditi con burro e salvia per Il Burriccu Orione, il Burriccu Sollai e la presidentessa/team leader Corrias, meno convincenti tagliolini con broccoli e gamberi richiesti dal Raschione Ettore e dall’Ingegner Marrocu. Riguardo gli spaghetti con arselle scelti da Jesus questi, seppur di discreta fattura, risultavano in buona misura corrotti da un eccesso di sabbia avvertita nelle arselle.
Secondo piatto costituito per 5/6 da un fritto misto con calamari e ghiozzi; dignitosi i calamari, totalmente insapore i ghiozzi. Il sesto/sesto citato, è il brasato di vitello richiesto – fuori dal contesto – dal Burriccu Sollai, che si distingueva anche nella scelta del dolce: tiramisù della casa con panna e spruzzata di cacao per lui, semplice sorbetto al limone per gli altri commensali; sanza ‘nfamia e sanza lodo!
Da segnalare l’impossibilità di gustare dessert più elaborati per l’improvvisa diserzione del cuoco, all’approssimarsi della mezzanotte. Per questo, tenderei a non colpevolizzare lo chef, ma bensì a mettere l’accento sulla dismisura nella lentezza complessiva del servizio, che ha prodotto (tenuta conto la riconosciuta propensione di Orione, a consumare fin l’ultima briciola di pietanze pagate, prima di alzarsi da tavola) una cena di oltre tre ore: 10 anni!
Is Paulis – Amari e sprite
La cena – salvo la sopracitata nevrosi compulsiva del Burriccu Orione – poteva quindi concludersi, con i caffè e gli amari. I caffè, ad onor del vero, sono risultati sostanzialmente imbevibili, collocandosi al top dei peggiori mai assaggiati nella lunga carriera di Jesus. Buoni i liquori alla liqurizia “Silvio Carta”, ordinati dal Raschione, da Marrocu e dalla Jones, il montenegro di Orione e la grappa barricata di Jesus. Il Buon Sollai, ancora sugli scudi in merito all’originalità, concludeva – non sappiamo se per esigenze di digestione – con una modesta lattina di “Sprite”!
Costo della cena, 34€ cadauno che, considerate le due prestigiose bottiglie di bianco (di cui una scontata, come i secondi), può considerarsi adeguato e finanche particolarmente economico.
Il ristorante “Is Paulis”, è sicuramente una fantastica location per prevedere eventi e banchetti cerimoniali, ma non risulta particolarmente brillante – a parte qualche piacevole spunto positivo – nella declinazione di ristorante alla carta, per il servizio e per la qualità della cucina, che a tratti non sono risultati all’altezza della situazione. Ad ogni modo, se giusto foste di strada, vi suggeriamo di farci un salto, almeno una volta. Due burricchi meno meno.
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