set
26
2010
Chiesa San Giacomo
Quartiere Villanova. Con lo splendido scorcio che offre l’immagine della “Collegiata di San Giacomo”, costruzione sacra di origine tardo-medioevale, sita nella omonima piazza, iniziamo la recensione di uno dei locali più caratteristici della Cagliari vecchia: L’Archibugio.
Seppure l’accostamento tra l’arte sacra e l’arte della guerra potrebbe a taluni far storcere il naso, e per altri essere invero del tutto legittima e anzi naturale – ma su questi discorsi per ragioni di diplomazia politica non fatemici entrare – ,possiamo declinare l’accostamento sul piano e nei termini dell’ambientazione medievale, dalla quale il ristorante (sito giusto nei pressi della Collegiata) attinge il maggiore suo fascino e il suo tema caratteristico.
Per l’occasione, ahimè, si è dovuto rinunciare alla presenza del sempre graditissimo neo-Triumviro Ing.Marrocu, assente giustificato per impegni di lavoro.
L'Archibugio – Ettore, Armatura
Potete invece apprezzare la solidità del portamento del Cavaliere Ettore, con la sua armatura firmata Fred Perry e l’alabarda Roncato, dirimpetto al suo gigliato collega buttafuori, sulla soglia de “L’Archibugio”.
L’ambientazione del ristorante é splendida: scavato nel tufo, sostenuto e decorato da suggestivi archi in pietra, suppellettili e arredi dal gusto medioevale, fregi e ornamenti di origine spagnola e fiorentina, maestosi candelabri in ferro pendenti dall’alto soffitto;
posate d’argento, luci soffuse, romantiche candele accese sui tavoli, accomodate su una piccole bajour protettive, costituiscono un elegante contorno ben integrato nell’insieme.
Unica pecca della ricostruzione scenica, ancora una volta: musica di sottofondo non in tema! Mi chiedo perché, con un’ambientazione così suggestiva che si richiama alle abitudini dei millenni passati, si debbano udire giocoforza gli stornelli di Claudio Baglioni o Alexia, anziché venire coinvolti da suadenti arpeggi dell’epoca o, perlomeno, da una più neutrale composizione classica.
L'Archibugio – Antipasti di mare
Da dire inoltre, per completezza, che i due Triumviri sono stati accomodati in una nicchia un po’ defilata rispetto agli ambienti principali del ristorante, che non abbiamo potuto apprezzare appieno, causa festa di matrimonio annessa.
I nostri affezionati lettori ricorderanno come, per la stessa ragione in passato, avevamo più volte cercato di prenotare il Sabato pomeriggio, trovando il ristorante già al completo. Questo ovviamente non è da attribuirsi a una qualche negligenza ma piuttosto alla popolarità del locale.
Passiamo quindi a descrivere la parte più prettamente alimentare, non prima però di aver sottolineato l’estrema preparazione, gentilezza e rigore formale dei camerieri (in particolare la graziosa Sara) de “L’Archibugio” che, vestiti di una pittoresca tunica color amaranto, hanno servito con estrema (quasi maniacale) attenzione i burricchi Triumviri, peccando forse però di un certo, eccessivamente freddo, distacco professionale.
L'Archibugio – Tagliolini neri gamberi e porcini
Il menu del ristorante (probabilmente anch’esso di origine medievale, data la ricercata usura) è risultato veramente notevole in termini di quantità – tanto notevole da renderci spaesati nella scelta – di piatti proposti: antipasti, primi, secondi, dessert; dalla carta dei vini, altrettanto folta, come di consuetudine i burricchi sceglievano un ottimo Costamolino DOC delle cantine Argiolas.
Gli antipasti di mare, non abbondantissimi ma di buona qualità, ci sono stati presentati su di una elegante porcellana aperta a ventaglio (π/2 radianti ca.), da cui era facile intuire l’ordine progressivo con cui lo chef intendeva presentare i vari sapori: gustosi polpi marinati con varie spezie non meglio identificate, ottime cozze gratinate con pomodorini e mozzarella, ostrica cotta in crema di formaggio, tortini al salmone, carpaccio di salmone e pesce spada su un letto di lattuga e (probabilmente) indivia.
L'Archibugio – Pasta al cartoccio
In quasi tutti gli antipasti, così come nei successivi primi, abbiamo potuto ben apprezzare alcuni elementi comuni, che probabilmente lo chef é avvezzo usare in abbondanza nella pratica della sua cucina: formaggio, mozzarella o crema di formaggio, riuscivano a regalare sapori particolari ma, d’altro canto, appesantivano non poco le varie portate, tanto da costringere Jesus ed Ettore alla scelta esclusiva dei primi piatti in luogo di primo e secondo. Tagliolini neri con gamberi, funghi porcini e abbondante crema di formaggio per Ettore (26/30 il suo giudizio); Jesus, poteva invece assaporare una splendidamente servita pasta al cartoccio con scampi e cozze, dal sapore vagamente riconducibile al gusto di una pasta al forno molto delicata, in virtù dell’abbondante formaggio fuso utilizzato come condimento. Venticinque trentesimi il giudizio del vostro amato, volendo uniformarci al metro scelto dal Raschione.
L'Archibugio – Crème brûlée
Quindi, passando direttamente ai dessert, ecco arrivare una deliziosa Creme brulee, il cui sapore si sposava divinamente con l’ottimo moscato di pantelleria comandato da Jesus, con il piglio e la competenza di un perfetto sommelier.
Il Raschione invece evitava di ordinare un digestivo che accompagnasse il suo dolce, rimandando il tutto all’ammazzacaffè, quando ha potuto apprezzare un eccellente liquore alla liquirizia.
La sua scelta si è quindi limitata ad un’anomala Sebada arrosto con miele (l’alternativa sarebbe stata quella dello zucchero), bizzarra perfino nella sua forma, che pareva essere quella di un vecchio vulcano estinto, imploso su se stesso.
L'Archibugio – Sebada Arrosto
Il caffè, questa volta c’è da sottolineare buonissimo oltre che accompagnato da un delizioso confetto di cioccolato fondente, ha concluso il pasto.
Il conto finale è stato di 45€ cadauno, a cui si deve aggiungere la mancia elargita da Jesus nell’intento di strappare un primo e ultimo sorriso alla serissima cameriera.
Il prezzo pagato è sicuramente di fascia elevata e può essere definito accettabile in riferimento all’accogliente atmosfera (a parte la musica!) del locale, al servizio veramente eccellente e alla presentazione delle portate. Più discutibile se si riferisce la spesa alla qualità complessiva di quello che si è mangiato: tutto buono, a tratti ottimo, ma niente che abbia veramente lasciato traccia sulle nostre papille gustative o che ci abbia colpito per la particolare originalità.
Comunque, se volete far bella figura nell’ottica di una serata in compagnia della vostra (esigente) amata o dei i vostri (esigenti) amici, e avete abbastanza soldi da spendere, la spettacolarità de “L’Archibugio” non deluderà le attese.
In funzione dell’analisi comparata che il vostro giusto e obiettivo Jesus in ogni occasione fa, per fornirvi un adeguata ed affidabile sintesi di merito, possiamo assegnare al ristorante il giudizio di tre burricchi, anche se un po’ stiracchiati.
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set
19
2010
Su pruppu e s'aligusta – interno
Viale Elmas, Cagliari. Il pensiero trasecola, rimbalza lontano, giunge ai piedi di un’”erta” di antica memoria, fino a scorgere la maestosità della sua non solitaria ospite: una fiera dalle sembianze di lonza; leggiera, maculata (anzi direi leopardata) e un lontano odore di petrolio che brucia.
Una volta ancora i Triumviri – e questa volta certamente tre, perché l’ingegner Marrocu a questo punto ha spodestato d’ufficio il susunku Pg – hanno dovuto patire le loro pene, arrancare nel periglioso pelago, scollinare sulla mulattiera delle loro sofferenze, prima di raggiungere l’agognato e fiero pasto.
La lussuria, la cupidigia e l’ira hanno fatto da sottofondo all’incedere dei tre burricchi verso la loro destinazione finale, il ristorante “Su pruppu e s’aligusta“.
Su pruppu e s'aligusta – Bruschette all'olio
Invero, come spesso accade, la meta dei tre burricchi non era affatto questa, bensì un noto ristorante di via Sardegna (forse il più noto) il cui personale, forte del suo nome e della clientela che mai manca nonostante tutto, probabilmente considera l’attenzione ed il rispetto per i clienti cosa di secondaria importanza, tanto da ignorare del tutto le prenotazioni dei suoi avventori e, quel che é peggio, mettere in dubbio la loro onestà, senza neanche verificarne la buonafede sul loro registro. “L’aspettate 10 minuti (leggi un’ora) che poi si libera questo” da parte di un titolare é stato interpretato come una presa in giro dai tre. Che schifo! Mentre l’Ing.Marrocu si stava per lasciar trascinare in uno giustificatissimo impeto d’ira, trattenuto grazie alla sua proverbiale elevatezza di pensiero, il Raschione Ettore prendeva in pugno la situazione, effettuava una breve telefonata e il nuovo centro di convergenza era presto definito.
Su pruppu e s'aligusta – Antipasti
Ed eccoci allora da “Su pruppu e s’aligusta”; ristorante dall’ambiente piuttosto sobrio, lindo, tra il familiare e l’elegante negli arredi, mentre piuttosto anonimo nella struttura esteriore. Pochi avventori all’interno, tutti serviti dal medesimo cameriere che, oltre all’efficienza del suo servizio, si é dimostrato di notevole disponibilità e simpatia estrema, coinvolgendo e facendosi coinvolgere dai tre Triumviri in discussioni al limite della psico-patologia.
Prim’anche arrivassero gli antipasti, accompagnati dal solito vermentino “Costamolino DOC” delle cantine Argiolas, i tre hanno potuto rompere l’appetito con l’abbondante degustazione di buonissime, anzi eccellenti, bruschette all’olio d’oliva, dal gusto veramente sublime.
Sarebbero ben presto terminate, se non ci fossimo rigorosamente imposti di evitare eccessi che avrebbero potuto limitarci nell’apprezzare appieno le pietanze successive.
Su pruppu e s'aligusta – Polpo marinato
Arriviamo dunque agli antipasti, non certo originalissimi come ultimamente eravamo abituati, ma piuttosto allineati ai canoni della cucina tradizionale. Ottime cozze gratinate, delicata insalata di gamberi in salsa rosa, polpi marinati (forse un po’ troppo duri);
una pietanza a noi risultata inedita, è invece l’eccellente frittura di sgombri con salsa all’uvetta, pinoli, cipolle e aceto di vino bianco, che il cameriere sosteneva cucinati secondo una ricetta catalana, mentre il Raschione ha poi, più verosimilmente, individuato come “Sgombri in Carpione”. Comunque si chiamino: molto buoni!
Su pruppu e s'aligusta – Burrida
Su pruppu e s'aligusta – Frittura gamberi e pesci
Su pruppu e s'aligusta – Bocconi di mare
Infine, per concludere gli antipasti – anche se forse l’ordine di presentazione non coincide con l’ordine con cui sono stati ingeriti – una delicatissima burrida, frittura di gamberi e pesci e un buon piatto di bocconi di mare, spazzolati dalla coppia Jesus/Marrocu in poche battute.
Inutile dire come, in virtù della qualità dei Triumviri, alla fine del contendere, non una briciola sia rimasta ad offendere i loro piatti, ingordamente ripuliti.
Su pruppu e s'aligusta – Fregola con le arselle
Arriviamo or dunque ai primi piatti. Inevitabilmente, inesorabilmente il Raschione non ha potuto fare a meno di ordinare la sua usuale “Fregola con le arselle”, il cui aspetto, potete intuire dall’immagine di sinistra, prospettava esaltanti componimenti nella prosa del gusto finale. In effetti, a detta di Ettore e dell’Ing.Marrocu che ha avuto modo di assaggiarla, é risultata essere strepitosa!
Di ben altro spessore, in termini di originalità e di soddisfazione finale, é stato il piatto scelto dai restanti Triumviri, suggerito e anzi sontuosamente descritto e raccomandato dal cameriere.
Su pruppu e s'aligusta – Risotto nero di seppia
Prima di descrivere la portata, per completezza di informazione, diciamo che nel ristorante non ci é stato proposto un menu, ma si é seguita la filosofia dell’interazione con il personale. Vista l’empatia del cameriere, la cosa ci è risultata pienamente condivisibile, rendendo anzi l’atmosfera più familiare.
Il vostro amato Jesus e l’Ing.Marrocu si sono quindi lasciati convincere nello scegliere un risotto al nero di seppia con gamberi, cozze e arselle che, secondo l’oratoria dello stesso cameriere, sarebbe dovuto risultare fantastico nel gusto ed abbondante nella quantità, tanto da precluderci ogni possibilità di accesso ai secondi piatti.
Su pruppu e s'aligusta – Sparlotte e gamberoni
In realtà, seppure la qualità del risotto è risultata soddisfacente, ci saremmo aspettati di più dal punto di vista della misura, tanto che, quasi a disfida della poca fiducia in noi riposta in termini di capacità fagocitativa, i Triumviri ordinavano un secondo di pesce fresco. Dopo non troppo tempo allora, ecco arrivare sul tavolo un – a dir poco – copioso e spettacolare vassoio di gamberoni e sparlotte arrosto, condite con prezzemolo e olio, accompagnate da pinzimonio pomodorini e altre verdure. Ancora più spettacolare, c’è da dire, rispetto a quello proposto dalla immagine catturata dal buon Jesus perché, complice il buon vino e la voglia di addentare tali prelibatezze, i tre hanno evaso la regola primaria dei nostri pranzi: non mettere in moto le fauci prima che si sia proceduto al dovere documentale.
Essendosi accorto di tale colpevole omissione, l’ottimo Ing.Marrocu suggeriva di ricomporre, per quanto possibile, il piatto originale con i pochi elementi superstiti, confidando in una buona inquadratura per riprodurre una verosimile impressione di iniziale abbondanza.
Finalmente satolli e soddisfatti, i burricchi si concedevano infine un sobrio sorbetto al limone (molto buono) e un meno ottimo caffé.
Il costo finale di 38€ cadauno é da ritenersi adeguato per l’abbondanza, un po’ meno per la originalità e la qualità dei piatti proposti che, seppure a tratti di significativa fattura, abbiamo convenuto essere complessivamente nella media. Piuttosto, l’ottimo servizio e l’amabilità dell’ambiente – che assicurano al ristorante la nostra menzione speciale – rendono il locale ideale per occasioni conviviali e tavolate di amici.
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set
12
2010
Luigi Pomata – Ing.Marrocu Pg
Luigi Pomata. Conosciuto, stimato e decorato chef carlofortino di fama internazionale. Il ristorante che porta il suo nome; viale Regina Margherita, in Cagliari.
Fatto. I due Biumviri, Ettoriano e Jesus, si trovano seduti allo stesso tavolo del redivivo Pg e di un sempre gradito e onorato ospite: lo stimatissimo ingegner Marrocu.
Antefatto. Venerdì pomeriggio, quasi per scherzo, quasi per rompere la monotonia della propria confinata esistenza, il burriccone Pg, degradato e relegato da tempo al ruolo di ex-triumviro, propone al vostro amato Jesus di manifestarsi fisicamente, e non solo in spirito, alla classe F del corso CCNA Cisco, per soddisfare le pressanti richieste di misticismo e accondiscendente ricerca di verità superiori, provenire da più parti del doloroso ospizio.
Luigi Pomata – Menu
Moneta di scambio, la sua presenza alla liturgia del Sabato, da cui difetta oramai da tempo immemore.
Jesus ovviamente accetta, ma mentre lo fa già una luce nei suoi mefistofelici occhi si accende: il contrappasso, la legge universale, la giustizia effimera che punisce i susunki; il rito si svolgerà in un luogo per loro maledetto. Il regno del “la qualità ha un costo”. Ed eccoci quindi tutti al Ristorante (di) Luigi Pomata – Jesus, Raschione, Pg, Ing.Marrocu -, ad alzare i calici per far vibrare nel vento i cristalli bagnati da un ottimo e fresco “Costamolino DOC”, delle benemerite cantine Argiolas. Altro contrappasso, altro colpo di fioretto e stoccata al cuore per il susunku (per schiarirvi la mente potete rimembrare qui).
Luigi Pomata – Gamberi aceto balsamico
Il locale, sito nel centralissimo Viale Regina Margherita, poco distante dal porto, ci accoglie e si presenta con un raffinato stile moderno e minimalista, almeno nelle intenzioni; invero però, qualche difetto in termini di distribuzione degli spazi, eleganza e decori lo rileviamo. Non c’è molta gente nella sala interna, eppure i tavoli sembrano troppo prossimi l’un l’altro limitandoci i movimenti, ma forse questo per creare una sorta di continuità culturale con il bancone del Sushi Bar (o come amano definire, susci) sul cui scranno regnano indaffarati chef orientali.
Il personale è numeroso ma a tratti non proprio efficiente. Imbranato, a essere onesti, è il nostro cameriere, che ha qualche problema con il servire il vino. L’ing. Marrocu finemente ironizza, ma per la giovane età non ne faremo certo un motivo di spregio per il ristorante.
Antipasti. Attendiamo non molto l’arrivo dei nostri antipasti di mare, precedentemente contrattati e infine consigliati dal cameriere.
L’esordio è da dieci e lode: gamberi panati con decoro di aceto balsamico e gusto molto corposo con accenni di pecorino o grana, probabilmente utilizzato per la panatura stessa. Veramente e sinceramente buonissimi!
Luigi Pomata – Tempura
Tonno fresco – pomodorini
Di tutt’altro tenore e spessore è il giudizio che possiamo dare delle due altre pietanze, componenti il richiesto trittico di antipasti.
La frittura mista (Tempura, dal suo nome d’origine giapponese, come suggerito da Pg, ndr.), che potete apprezzare in tutto il suo splendore visivo qui a destra, è risultata in realtà piuttosto anonima e priva di gusto, tanto da richiedere una abbondante successiva salatura, per poterle conferire un minimo di apprezzabilità alla prova del palato; questo nonostante la cottura assolutamente perfetta.
Altrettanto anonimo – con giudizi però qui contrastanti tra i commensali – il tonno fresco accompagnato a pomodorini di stagione. Ci sembra superfluo sottolineare comunque, come, nonostante tutto, gli antipasti siano stati pressoché divorati in pochissimi istanti, con sorte analoga per l’ottimo pane (piccoli panini di varie qualità) servitoci in abbondanza.
Primi piatti. Se dovessimo esprime una personale valutazione del ristorante in funzione esclusiva del gusto dei primi piatti propostici, il giudizio che ne deriverebbe sarebbe sicuramente entusiasta e superiore a qualsiasi altro finora da noi formulato.
Luigi Pomata – Cavatelli Ricci cavoli limone
Luigi Pomata – Linguine al pesto di zucchine
Luigi Pomata – Linguine al tartufo gamberi e cozze
Le pietanze, presentate anch’esse secondo la filosofia minimalista, ci sono state direttamente servite dallo chef Pomata. Cavatelli con crema ai ricci di mare cavoli e limone, per Jesus e il Raschione; linguine fatte in casa al pesto di zucchine, bottarga e gamberi per il burriccu Pg; eccezionali linguine al tartufo, gamberi e cozze per l’Ing. Marrocu. A onor del vero c’è da dire che il buon Ingegnere, per un disguido delle cucine, si è visto servire preliminarmente delle linguine con tonno e grana, ma non ha disdegnato di fagocitare entrambi i piatti a lui destinati.
Luigi Pomata – Carpaccio d'Ananas
Senza indugi, a questo punto, i variegati burricchi, scelgono di riversarsi sul dolce, non essendo più in grado di abbondare oltre, forse per le due bottiglie di Costamolino fin lì tracannate, anziché per la profusione delle porzioni consumate.
Ora, mentre per l’Ingegner Marrocu la scelta di un carpaccio d’ananas, a lui adeguatamente presentato, si è rivelata positiva, la “Scomposizione di tiramisù” offerta a tutti i restanti commensali, si è manifestata come una calda e insignificante poltiglia di gelato, molto simile alle misture panna/cioccolato che i bambini si adoperano di comporre nella loro coppa colorata, a partire dalle vaschette bigusto sammontana.
I commensali a questo punto, per cercare di “sbentiare” l’eccesso di alcol assunto fino ad allora, decidevano di interrompere il pasto, per concedersi il doveroso rituale del caffè in altro loco, discendendo pedibus calcantibus verso il porto e lungo la via Roma. Costo dell’esperienza al Ristorante Luigi Pomata: 45€ cadauno, sicuramente non economico, ma senz’altro meno invasivo di quanto prospettato, per effetto di alcune leggende metropolitane che vogliono assegnare al locale l’etichetta di più caro di Cagliari. Così non è (se vi pare).
Difficile sovviene al vostro amato Jesus, a questo punto, esprimere un giudizio complessivo, perché l’esperienza è stata certamente contraddittoria: eccellenza dei primi piatti e di una parte di antipasti, mediocre il complesso residuo.
Anche in questa occasione vorrei assegnare un mezzo burriccu (2.5) ma, in virtù delle potenzialità ben evidenziate dalla cucina dello chef e di altre caratteristiche volontariamente non apprezzate (sushi) possiamo formulare questo sintetico giudizio (per approfondire vi suggerisco di leggere questa discussione):
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set
5
2010
Antica Hostaria – Vicoli di Cagliari
Cagliari, Sabato, ore 13 ca. Quartiere “La Marina”. I Biumviri incedono tra le strette viuzze, i pittoreschi vicoli della città turistica, accompagnati dai profumi delle essenze di mare, conditi dai forti odori di cucina etnica provenienti da qualche abitazione di stranieri, ospiti della comunità locale.
Il nobile amore per l’armonia estetica del luogo cede presto il passo ad un più primordiale richiamo alimentare, rendendo il passo quindi più spedito: «pitticcu su famini»!
La direzione è quella della “Antica Hostaria”, storico ristorante cagliaritano, sito nella centralissima via Cavour, poco distante dal porto.
A dire la verità la tappa settimanale sarebbe dovuta inizialmente essere ben diversa; i due burricchi avevano preparato con cura la visita ad una trattoria, il cui nome e la logistica parevano decisamente affascinanti. Purtroppo ci si è dovuti scontrare una volta di più con il frequente atteggiamento nonditenguganistico del personale: «siamo al completo (alle 12.00 ndr.) – tu tu tuuu!».
Ed eccoci quindi entrare, accolti con garbo ed estrema efficacia, nella sala pranzo dell’Hostaria, e accomodati ad una tavola finemente apparecchiata con tanto di posate d’argento e sottopiatto ornato da un grazioso centrino.
Immediatamente riconosciamo alcuni tratti caratteristici di un altro ristorante, visitato dai Biumviri alcune settimane fà, la cui proprietà – e/o gestione – è la medesima: il Saint Remy.
Se si deve fare un paragone, diciamo subito che l’”Antica Hosteria” si presenta con ambienti più essenziali, meno raffinati e d’atmosfera, seppure comunque ben curati.
Antica Hostaria – Ostriche
Volendo ragionare su alcuni aspetti di carattere architettonico/ambientale, potremmo suggerire lo sfoltimento dell’eccesso di suppellettili alle pareti, l’addolcimento degli angoli della sala con semplici decorazioni in pietra (simil Saint Remy) e, soprattutto, sturaindi cussa radio!
Proseguendo con i paragoni, il servizio appare decisamente meno attento, ma l’estrema simpatia ed indaffarata empatia che il proprietario (almeno pensiamo fosse lui in sala) naturalmente emana, al pari del resto del personale, rendono l’ambiente indiscutibilmente più rilassato e familiare. La gentilezza, inoltre, è a dir poco squisita, tanto che verrebbe da contraddirci immediatamente: evitate di seguire i nostri consigli e lasciate tutto così che è molto meglio!
Antica Hostaria – Gamberi e Kiwi
Con la gentilezza di cui sopra, ci viene offerto in esordio un bicchiere di buon spumante, accompagnato da stuzzichini costituiti da olive grissini e pane. Il menu è del tutto simile a quello del St.Remy, così come la cantina; scegliamo, come d’abitudine e con buona pace dell’innominabile ex-triumviro, una bottiglia di ottimo “Costamolino DOC”, elegantemente riposto sul suo piedistallo nel cestello del ghiaccio.
Antipasti di mare. Un esordio di deliziose ostriche crude – in quantità forse troppo limitata rispetto al gusto che ne alimentava fortemente il desiderio – seguiti da un eccezionale accostamento di gamberi e kiwi su un letto di rucola e basilico: avverto l’istinto di mangiarmi il monitor del mio macbook-pro nel rivederne l’immagine riprodotta!
Antica Hostaria – Polpo fritto
Ed ecco arrivare il fantastico “polpo fritto” con pomodori e insalata rossa, già apprezzato al St.Remy. Sublime!
Da notare come, anche qui, ogni portata di antipasti era accompagnata con le proprie posate d’argento, per evitare contaminazioni di gusto tra un piatto ed il successivo, salvaguardando così il certosino lavoro di amalgama dei componenti da parte dello chef. Faceva capolino, a questo punto, un piatto di polpo marinato, estremamente morbido ma dal gusto non particolarmente degno di nota.
Infine, gli antipasti si concludevano con una pietanza alla quale, per esigenze documentali, dobbiamo prestare particolare attenzione.
Antica Hostaria – Orata / Burrida
Parliamo di un particolarissimo piatto che all’apparenza veniva presentato come un dolce decorato col cioccolato; alla prova del gusto risultava assomigliare ad una buonissima burrida, dal sapore particolarmente acceso, ma al contempo delicato. In realtà trattavasi di orate (anzichè gattuccio di mare) condite da una salsa di natura sconosciuta.
A questo punto il Raschione, affascinato dall’enigma, chiedeva numi alla graziosa cameriera, che con aria un po’ rassegnata rispondeva:
«Vi prego, non chiedetemi cosa sia perché non ne ho idea. Il cuoco se ne inventa una nuova ogni giorno!»
Antica Hostaria – Bavette carciofi porcini frutti di mare
Tale spiegazione veniva accolta dai Biumviri con un misto di divertimento ed ammirazione: màestro!
Ed eccoci quindi arrivare al primo piatto, consigliato dallo stesso chef: particolarissime bavette con carciofi, funghi porcini e frutti di mare. Nonostante la sua particolarità anche il Raschione Ettore si univa volentieri al progressista Jesus nella originale scelta; non rimaneva deluso. Un tripudio di sapori che si accendevano sempre diversi, con una trama di fondo però ben definita, ogni forchettata che arrivava alla bocca. Forchettata dopo forchettata, assaggio dopo assaggio alla ricerca di un nuovo gusto particolare, le bavette erano presto terminate, nonostante le porzioni non si potessero certo considerare esigue.
Antica Hostaria – Orata ai Funghi Porcini
Non potendo ordinare il bis per ovvie ragioni di opportunità, i due Biumviri si lasciavono affascinare dall’effetto visivo prodotto poco distante, da uno splendido carrello del pesce fresco, che straripava di orate, spigole cernie, pesci san pietro ecc. ecc.
Individuata la loro preda e concordata con il titolare la modalità con cui sarebbe dovuta essere trattata, questi la afferrava prontamente con le mani per consegnarla personalmente alle cucine.
Ed ecco, dopo un adeguato tempo di preparazione durante il quale i triumviri si sono intrattenuti osservando la passerella di splendidi piatti di pesce destinati agli altri avventori, arrivare la loro buonissima – a dir poco – orata arrosto condita con una salsina carica di funghi porcini; altro accostamento tanto originale quanto efficace in termini di gusto finale.
Antica Hostaria – Millesfoglie crema chantilly
Arrivava infine il momento di scegliere il dolce. Anche in questa occasione il Raschione ci stupisce per non essersi fatto tentare dal richiedere una Sebada, che sarebbe arrivata corposa e gravida di gusto, come l’invitante aspetto di quella ordinata da una bella avventrice mediorientale lasciava trasparire; la sua scelta invece è stata la medesima di quella manifestata in occasione del pranzo al “Saint Remy”: millesfoglie con crema chantilly, buona a suo dire, ma sicuramente non all’altezza nel confronto estetico con la prima .
Il buon Jesus, ormai ben più che satollo, si “accontentava” invece di un sorbetto al limone alcolico (non pensavamo ce ne fosse una versione differente, come l’appunto della cameriera sulla richiesta lasciava intendere).
Il caffè (in questa occasione piuttosto buono) senza il supporto di ulteriori alcolici ha infine concluso il pranzo.
Il costo finale é stato di 45€ cadauno, che vale appieno la qualità eccellente del cibo; meno la sua presentazione e l’ambientazione del locale. Se ritorniamo al paragone con il ristorante gemello, un conto limato in difetto sarebbe risultato meglio adeguato.
Pur tuttavia, considerata la qualità, l’accoglienza gentile e la piacevolezza familiare dell’atmosfera nel suo complesso, i Biumviri non hanno esitato ad arrotondare ai 100€ il costo complessivo, includendo una meritata mancia. La valutazione finale, non può che essere la sintesi delle qualità e dei difetti sopra riportati.
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