Ristorante La Tavernetta – Cagliari
Lascivamente scrutato dall’alto, lo splendore architettonico del quartiere “La Marina”, è una solida scultura in pietra – plasmata dalla mano eccentrica e intransigente dell’artista Pinuccio Sciola – , che nell’austero silenzio dell’Autunno, privata del calore e dei colori della spenta stagione, ancora brama un ultimo passionale affanno di vita, accarezzata da un musicale alitar del vento, per gli anfratti e il regolare fendersi delle sue strette vie.
Ma quello stesso gelido, malsano respiro, che chiuso l’uscio di casa toglie la voce e avvolge di vuoto e lontana inquietudine, trascina colui che con ardore l’affronti, verso un nuovo germogliar di esistenza e una rinnovata, totalizzante euforia.
L’antelucano alitar del vento, che picchiava la mattina di Sabato alla malferma finestra di un assonnato Jesus, era quindi la voce di un ancestrale richiamo alla vita, un feroce digrignar di denti, un fragoroso ammonire, disperso nel turbinoso vortice del silenzioso nulla. Il vostro amato, audacemente raccoglieva l’invito:
«Ma chi ca… NE ha voglia di alzarsi oggi!?!»
Pochi minuti più tardi, la benigna e compassionevole voce del Raschione Ettore, spazzava via qualunque turbamento del vostro amato, portandosi via ciascheduna minchiata emotiva, finora citata:
«Jesus, oggi andiamo alla Tavernetta. Passa qui alle 12.30. Scatta, burriccu!»
Ecco quindi, una volta ancora
– accomodata poco prima delle 13 la 150cv di Jesus – , l’insistere e il lacerare, da parte dei due Triumviri storici, per quelle strette vie che più di una volta, a loro ed altri fortunati viandanti, hanno dato conforto.
Sferzati e trascinati dal rigore del vento, trovavano i burricchi, la forza lo spirito di una nuova coscienza, che impetuosamente li guidava verso il ristorante:
«Raschione, corri! Questa volta se non facciamo in fretta ci pigausu in prenu una passad’i acqua!»
Alle ore 13 in punto, il terzo Triumviro ufficiale, Ing.Marrocu, già attendeva in fronte al locale, scrutando incuriosito i vari menu vergati sull’uscio di ingresso. La nuova ciccionata, poteva quindi avere inizio.
L’interno del ristorante “La Tavernetta” è, a dir poco, seducente. Partendo da un piccolo bancone in legno, sovrastato da un delizioso accenno di tetto spiovente in tegole, la sala si estende su vari ambienti, maniacalmente e amabilmente curati fin nei minimi dettagli. Al di per sè affascinante impatto delle pareti color ocra, del soffitto e degli inserti in legno, degli arredi eleganti, si aggiunge l’incanto di piccole ricercate nicchie, impreziosite da decori in pietra e suggestive recinzioni in ferro battuto, per concludere con più intime e signorili salette da pranzo, arricchite da sfarzosi drappeggi scuri. Che classe!
Rifiniscono l’estetica generale, una eccellente illuminazione, garantita da accattivanti lanterne in metallo, e un perfettamente integrato impianto di riproduzione acustica.
Il servizio in sala è garantito da due efficienti camerieri, nonché dallo stesso cuoco/proprietario del ristorante
– il Sig.Tony -, che con discreta empatia interagisce con i vari avventori e si accerta costantemente del loro benessere. L’interazione con i tre Burricchi, inoltre, non poteva non essere gravida di dilettevoli battute di spirito, e di più serie considerazioni sulle difficoltà di gestione di un ristorante, in particolare nel severo capoluogo isolano.
All’esordio del pranzo, le richieste dei Burricchi si facevano subito particolareggiate e pressanti. Nel primo giorno utile dopo il famigerato fermo biologico, Jesus pretende assaggiare i ricci di mare, motivo per il quale gli ordinari antipasti venivano integrati da una sontuosa “coppa da cocktail”, strabordante lo squisito frutto di mare e servita su di un letto di pane carasau.
In tal modo aveva inizio il lungo e sontuoso appuntamento settimanale sostenuto, nell’armonia dei sapori, da due bottiglie di ottimo vermentino superiore I.G.T.
Ruinas, Depperu.
L’incedere degli antipasti è stato quindi scandito da ulteriori sette – più una – portate, semplici nella preparazione ma piuttosto gustose e quantitativamente adeguate alla pratica complessiva della solenne libagione.
Ricordiamo, quindi: insalata di gamberi e ceci, gattuccio di mare con olive e pomodoro fresco, tonno alla catalana con cipolle, pomodoro e fagiolini, eccellenti sardine scaloppate, ottimi granchietti marinati, insalata di mare, e buonissime cozze marinate.
L’ottavo antipasto, introdotto dal Sig.Tony con teatrale presenza scenica, è stato uno spettacolare polpo fritto su letto di rucola, decorato con aceto balsamico: eccellente!
Quello che invero ha caratterizzato in positivo l’evolversi della ciccionata, è stato l’assaggio di due primi piatti a dir poco entusiasmanti, da ascrivere ai vertici del gusto della nostra pur navigata esperienza.
Trattasi di meravigliose linguine ai ricci, sapientemente preparate con misurato dosaggio d’aglio e di peperoncino piccante, e di una favolosa fregola con polpo, carciofi e infarinatura di bottarga. Sublime!
Raggiunto il culmine della opulenza odierna, nonostante il comune buon senso suggerirebbe di non andare oltre, nell’approvvigionamento di ulteriori alimentari piaceri, l’impertinente e mai domo Jesus intendeva contrattare con il cameriere ulteriori prelibatezze:
«Siamo all’incirca al 70% di spazio disponibile utilizzato. Cosa ci propone per il restante 30%?»
Il 30% di spazio libero, s’aveva da riempire con due secondi piatti, che pur non raggiungendo la maestosità di preparazione delle due pietanze antecedenti, di certo costituivano nuovo momento di amabile piacevolezza, a conclusione di un pasto già di per sé appagante.
Richiesti e profusi in quantità coscientemente limitate, i burricchi potevano quindi assaporare: un ottimo astice preparato alla cagliaritana – l’alternativa proposta era “alla catalana” – nonché una portata di gamberi imperiali e calamari fritti, cucinati con panatura di semola, dal sapore e leggerezza decisamente fuori dal comune. Bravi!
Scivolava via pertanto, questa nuova esperienza ainìna, con la presentazione di tre sontuosi sorbetti al limone, digestivo d’interludio a cavallo tra i secondi e il dessert: tiramisù della casa per il Raschione Ettore, sontuosa panna cotta al caramello per Jesus e l’Ingegner Marrocu, finanche preceduti, invero, da un assaggio di sfiziosi dolcetti sardi, accompagnati da un gradevole moscato di ricercata produzione asseminese.
L’ultimo “sforzo” richiesto ai tre commensali, è stato quello di assaggiare una delle numerose (e costosissime) grappe presenti nella preziosa collezione del ristorante. Il pranzo era così completato.
Costo del pasto, 50€ cadauno, da giudicarsi perfettamente in linea con la qualità dei numerosi piatti consumati e finanche sotto la soglia del giusto dovuto, se si considerano le due bottiglie di Ruinas, che incidono per circa un terzo sul conto totale.
Il Ristorante “La Tavernetta” è di certo un caloroso e accogliente rifugio, integrato nella pittoresca via Cavour, in Cagliari. La curatissima ambientazione e la conviviale empatia del personale, ne fanno destinazione ideale per piacevoli ritrovi, cene romantiche, o eventi che richiedano un alto contorno di eleganza e signorilità. La cucina, semplice ed in linea con la tradizione cagliaritana, si mantiene comunque di apprezzabile livello, elevandosi a tratti verso punte di assoluta eccellenza.
VALUTAZIONE “La Tavernetta”: Tre Burricchi con menzione speciale. | |||
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Ristorante La Tavernetta |
Indirizzo: Via Cavour 83, Cagliari Telefono: 070660046 [mostra in google maps] |
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